il Rimino - Riministoria

INPGI: smentito l'Ordine di Bologna.

Qualcosa si muove per i pubblicisti

La mia lettera al «Ponte» (5 gennaio) sulla questione Inpgi Ordine dei giornalisti, aveva ricevuto una risposta piccata da Claudio Santini (presidente emiliano-romagnolo), che non toccava minimamente le questioni prospettate (il pagamento da parte dei pubblicisti free-lance di un contributo per uno speciale fondo pensione).

Santini aveva scritto esattamente: «Non è consentito all'Ordine, ad esempio, intervenire su regole finanziarie fissate da decreti legge e riguardanti enti autonomi, con riferimento, per di più, questa volta, a una sanatoria, a un condono, di contributi destinati ad altre casse. La lettera risentita del pubblicista incollerito ha dunque l'indirizzo sbagliato».

Successivamente da Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine lombardo, ho ricevuto notizie su come egli si stia adoprando per modificare la normativa vigente.

Il comunicato (inviato al nostro giornale da Claudio Santini) conferma le informazioni milanesi circa la possibilità di passare (come è nella natura delle cose) dal diritto «còndito» al «condendo», e chiarisce in maniera ufficiale che l'Inpgi ha rimeditato giustamente tutta la questione.

Morale della favola: all'Inpgi soltanto dopo le molte proteste dei pubblicisti sparsi in tutt'Italia, si sono accorti che esiste un problema di buon senso, secondo il quale una piccola collaborazione ad un piccolo foglio locale non produce altro che piccoli ed insignificanti redditi ai fini pensionistici (per chi è giovane, tralasciando chi è vecchio come il sottoscritto).

Ma da quanto leggo nel comunicato dell'Inpgi, le situazioni pregresse che riguardano il condono di cui avevo parlato io, non vengono minimamente toccate. A meno che non scatti per queste situazioni quanto richiamato da «un altro provvedimento recentemente proposto dall'Inpgi 2 ai Ministeri vigilanti, affinché sia consentito di richiedere la restituzione dei contributi soggettivi (più gli interessi) a tutti quei giornalisti che al momento del pensionamento avessero maturato una rendita inferiore a 350 euro annui lordi».

Allora come ci si comporterà? Immagino la scena: si impone il condono con il pagamento della «multa» (184 euro), e con il versamento del dovuto (maggiorato dell'un per cento di sanzione), per poi procedere al rimborso del dovuto (maggiorato degli interessi).

Alla fine il pubblicista non otterrà nessun beneficio, ma avrà soltanto graziosamente versato in dono all'Inpgi la «multa» (184 euro). Se ho compreso male, invito i responsabili regionali dell'Ordine (anche se, come avevo preannunciato, non ho più rinnovato l'iscrizione) ed i signori dell'Inpgi, a chiarire le idee non soltanto a me, ma a tutti quanti sono interessati alla questione.

Un ultimo dubbio: questo condono ha tutta l'aria di essere anticostituzionale, riguardo al principio di eguaglianza fra i cittadini. Infatti, se uno avesse scritto ed avesse guadagnato ma non fosse stato rintracciabile da un Ordine perché non iscritto, adesso non sarebbe sottoposto alla «multa»!

Antonio Montanari



*******

Il documento dell'Inpgi a cui faccio riferimento nella mia nota, è il seguente:

Prot. presidente 118 del 13/02/03

Ai Fiduciari degli Uffici di corrispondenza Inpgi Ai Componenti del Consiglio Generale
Ai Componenti del Consiglio di amministrazione
Ai Componenti del Comitato amministratore della Gestione previdenziale separata
Alla Fnsi e alle Associazioni Regionali di stampa
All'Ordine Nazionale e agli Ordini regionali
Alla Casagit e alle Consulte regionali
Loro sedi

Cari colleghi, il Comitato amministratore della Gestione previdenziale separata dell'Istituto (Inpgi 2) ha approvato oggi una rilevante modifica al Regolamento che, allorché sarà stata approvata dai Ministeri vigilanti (Lavoro ed Economia), potrà risolvere il problema di vari giornalisti i quali oggi sono tenuti, in base alla legge generale da cui ha avuto origine l'Inpgi 2, a versare contributi previdenziali che rappresentano una parte consistente dei lori modesti introiti.

Nel considerare il problema posto da questi colleghi, il Comitato amministratore ha ovviamente tenuto conto del principio affermato a suo tempo dal legislatore, secondo il quale non solo i lavoratori subordinati, ma anche i lavoratori autonomi devono essere posti nella condizione di maturare obbligatoriamente una rendita pensionistica. Gli amministratori dell'Inpgi 2 hanno comunque ritenuto che, nell'ambito di questa esigenza, sia anche opportuno proporre ai Ministeri vigilanti un tetto di reddito minimo, al di sotto del quale la contribuzione non sia obbligatoriamente dovuta. E ciò in base alla considerazione che versamenti annuali esigui comporterebbero la maturazione di quote di pensione trascurabili incidendo comunque, nel presente, in maniera consistente sui modesti redditi professionali realizzati. Questa decisione del resto è in linea con un altro provvedimento recentemente proposto dall'Inpgi 2 ai Ministeri vigilanti, affinché sia consentito di richiedere la restituzione dei contributi soggettivi (più gli interessi) a tutti quei giornalisti che al momento del pensionamento avessero maturato una rendita inferiore a 350 euro annui lordi.

* * *

La delibera approvata oggi, e che sarà portata all'esame dei Ministeri del Lavoro e dell'Economia per la indispensabile ratifica, prevede dunque che l'iscritto all'Inpgi 2 il quale percepisca un reddito da attività professionale autonoma pari o inferiore a 1.500 euro annui, abbia la facoltà per quell'anno di non versare il contributo soggettivo, integrativo e di maternità (attualmente pari, nella misura minima, a 337,53 euro complessivi per coloro che siano iscritti all'Ordine da più di cinque anni, e a 105,12 euro per chi invece abbia un'anzianità professionale inferiore).

Nel dettaglio la delibera prevede la seguente procedura:- entro il 30 settembre il giornalista che ritenga di non conseguire nell'anno un reddito superiore a 1.500 euro, potrà inviare alla Gestione separata una dichiarazione in cui attesta di trovarsi in tale situazione reddituale. In tal caso non dovrà corrispondere i contributi minimi (soggettivo ed integrativo), né il contributo di maternità;- l'anno successivo comunque, l'interessato sarà tenuto ad inviare copia della dichiarazione dei redditi per la parte riguardante l'attività giornalistica autonoma;- infine, se le previsioni formulate il 30 settembre si rivelassero errate, e se entro la fine dell'anno i redditi da lavoro autonomo superassero i 1.500 euro, il collega sarà tenuto a darne comunicazione e a corrispondere il contributo minimo, provvedendo al saldo l'anno successivo.

* * * * *

Quanto contenuto nella delibera appena illustrata troverà applicazione - dopo l'approvazione dei Ministeri vigilanti - a tutti i giornalisti, anche a coloro che abbiano già una posizione previdenziale da lavoro subordinato e che abbiano contemporaneamente redditi da attività giornalistica autonoma.

Cordiali saluti Gabriele Cescutti


All' indice de il Rimino

All' indice di Riministoria


772/24.02.2003