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CRONACA DI UNA TRAGEDIA

Gli ultimi istanti della Regia Nave "Roma" scanditi dall'orologio della Storia

 

 

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Ore 14:47:09.

Un ricognitore tedesco (avvistato dal cacciatorpediniere Legionario) osservò la manovra e la nuova rotta assunta dalla Flotta e comunicò quindi i relativi dati al suo Comando.

 

Ore 14:50:09.

I tedeschi, appena ricevuto l’avvistamento relativo all’accostata a un tempo della Flotta di 180° a sinistra, e che questa aveva assunto la rotta per uscire dal Golfo dell’Asinara, dettero disposizioni alla 2ª Luftflotte di attaccare. Decollarono quindi dall’aeroporto di Istres, in tre ondate, ventotto “DO217”, dei quali undici del II KG 100 (trasferiti da Cognac) e diciassette del III KG 100

 

Ore 15:15:09.

Fu avvistata una formazione aerea e dato l’allarme.

 

Ore 15:16:09.

La formazione, costituita da undici velivoli, venne riconosciuta per tedesca e, dato il rilevante numero di velivoli, il CC.FF.NN.BB. alzò a riva il segnale P.3 che significava “Posto di combattimento pronti ad aprire il fuoco”. 

 

Ore 15:37:09.

I primi cinque aerei tedeschi, che erano comandati dal maggiore Jope, avevano ormai superato il punto fino ad allora previsto per lo sganciamento delle bombe e quindi furono considerati come “in allontanamento” (volavano infatti ad una quota superiore a 5.000 m ed erano vicini alla verticale del bersaglio, su di un sito 80° anziché di 60°). Non sussistevano quindi elementi tali da far giudicare il loro volo come “una definita azione ostile”.

Ci si trovava pertanto nella impossibilità di aprire preventivamente il fuoco allorché gli aerei sganciarono la prima bomba la cui coda luminosa, data l’altezza dei velivoli tedeschi, fu inizialmente scambiata per un segnale di riconoscimento.

Subito dopo ci si rese conto che si trattava di una bomba, per cui fu dato ordine alle artiglierie contraeree delle FF.NN.BB di aprire il fuoco. Data però l’elevata quota a cui volavano gli aerei tedeschi, i cannoni italiani dovevano sparare alla massima elevazione. Con tale alzo, pur rendendosi difficile la precisione del tiro, si ottenne ugualmente un efficace fuoco di sbarramento. Una prima bomba cadde 50m a prora dell’incrociatore “Eugenio di Savoia”, sede del Comando della VII Divisione navale, senza provocare danni. Una seconda bomba cadde vicinissima alla poppa della corazzata “Italia”, provocando danni alla centrale elettrica. La nave governò, ma solo per poco tempo, con il timone rimasto alla banda, dopodiché il danno venne ripristinato e non si verificarono ulteriori problemi.

 

Ore 15:42:09.

Un aereo isolato, facente parte del II KG 100, raggiunse la Roma di poppa e a dritta. Sulla corazzata entrarono subito in azione le batterie da 90 mm di dritta, che erano in punteria dalle 15.20, mentre non poterono essere impiegate le torri di medio calibro da 152 mm perché gli aerei tedeschi avevano un sito molto alto.

Subito dopo spararono anche le batterie di sinistra da 90 mm dato che la formazione aerea tedesca era entrata nel loro raggio di azione. La Roma fu colpita da una prima bomba PC-1.400X (sganciata dall'aereo dell’Oberleutnant Heinrich Schmetz*) nella parte centrale, sul lato destro, tra la Torre 9 e la Torre 11 delle batterie contraeree da 90 mm. L’ordigno attraversò l’unità per tutta la sua profondità e scoppiò poco al di sotto della chiglia, provocando l’allagamento del locale caldaie e macchine di poppa.

I danni causati immobilizzarono le due motrici relative alle eliche dell’ estrema poppa (riducendo la velocità da 22 a 16 nodi), inutilizzarono gli apparecchi della Punteria Generale per la direzione del tiro contraereo di destra, interruppero i contatti elettrici e telefonici, ivi compresi quelli del tiro contraereo, e si verificò una falla attraverso la quale la nave imbarcò acqua. Di conseguenza si ebbe un’inclinazione sulla destra che venne controbilanciata allagando a sinistra.

 

Ore 15:52:09.

Mentre la Roma stava effettuando un’accostata di 60° a sinistra, l’aereo pilotato dal sergente Kurt Steinborn sganciò sul sito 80° una seconda bomba PC-1400X. Il puntatore, Sergente Eugen Degan, seguì in punteria l’ordigno che colpì la Roma al centro-prora a sinistra. La bomba si infilò tra il torrione corazzato (dove si trovavano la Plancia Comando, la Plancia Ammiraglio nonché la Direzione di Tiro dei grossi calibri) vicino al fumaiolo di prora, la torre N. 2 dei cannoni di grosso calibro da 381 mm e l’impianto dei cannoni di medio calibro da 152 mm. L’esplosione si ebbe nelle vicinanze del locale motrice di prora e causò inizialmente una fuga di vapore nonché l’allagamento delle macchine di prora, le cui motrici si bloccarono.

La nave quindi proseguì solo per abbrivio. Contemporaneamente deflagrò il deposito munizioni da 152 mm e, per “simpatia”, (termine usato in Marina per comunicare che la deflagrazione di un deposito munizioni causa la deflagrazione di un altro deposito munizioni posto nelle immediate vicinanze) deflagrò anche il deposito munizioni della Torre n. 2 dei cannoni da 381 (che venne letteralmente proiettata in aria).

In conseguenza della deflagrazione delle munizioni si alzò una densa colonna di fiamme e fumo che raggiunse altezze intorno ai 400 m e avvolse completamente il torrione corazzato; la nave venne quasi sollevata in aria e ricadde immediatamente iniziando a sbandare sul lato destro. Infine, le riservette delle mitragliere antiaeree si incendiarono ed esplosero.

 

Ore 16:11:09.

La Roma, così gravemente colpita, si capovolse spezzandosi in due tronconi che affondarono verticalmente.

 

 

 

 

Un Dornier Do 217 K del III.KG 100 fotografato presso la base di Istres

 

Una Bomba FX-1400 viene caricata sul velivolo

 

Uno schema di attacco ad una nave da parte di un velivolo equipaggiato con la FX-1400

 

Punto di impatto della prima FX-1400 che colpì la corazzata Roma

 

Punto di impatto della seconda FX-1400 sul Roma

 

L'esplosione che decretò la fine della bella nave italiana

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