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BARI > CASTEL DEL MONTE
In provincia di Bari c'è
il famoso Castel del Monte, costruito nella prima metà
del XIII secolo per essere
la residenza di caccia dell'Imperatore del Sacro Romano
Impero Federico II di Svevia. Per essere solamente una
residenza di caccia (infatti l'imperatore aveva una
vera passione per la caccia col falcone) il castello
ha fin troppe particolarità. Tanto per cominciare,
è di pianta ottagonale e, ad ogni vertice della
figura, vi è una torretta anch'essa di forma
ottagonale, per un totale quindi di 8 torri: l'ottagono
è una figura geometrica particolare e dal profondo
valore simbolico, simbolo della resurrezione. Si dice
che anche il Sacro Graal, la coppa che raccolse il sangue
di Cristo morente, fosse ottagonale. Per molti, il castello
avrebbe questa forma proprio perché in esso sarebbe
stata celata la sacra coppa. Una curiosità: in
un particolare periodo dell'anno un raggio di sole entra
da una finestra, all'alba, per illuminare, su una parete
interna del castello, un rettangolo scolpito.
Per quale
scopo, non si sa. Una cosa analoga avviene anche nel
tempio di Abu-Simbel, in Egitto, e al Duomo di Milano.
Inoltre, il castello presenta tratti in comune anche
con le
cattedrali europee, specialmente con
quella di Chartres. Tra l'altro, il castello si troverebbe
su un'ipotetica meridiana che congiungerebbe la famosa
cattedrale francese ad altri
luoghi esoterici, passando anche per Milano. Potrebbe
centrare il fatto che nella capitale lombarda, nella
chiesa di Sant'Eustorgio, vi siano i resti dei Re Magi
e, sempre nella stessa, stelle a 8 punte? Quale segreto
accomuna Castel del Monte e Chartres? Naturalmente,
non poteva mancare l'Ordine Templare. Simboli templari
all'interno del castello indicano che c'è di
mezzo anche il famoso ordine soppresso da Filippo il
Bello, re di Francia, nel 1314. Che ci sia nascosto
anche il tesoro dei Templari all'interno della mistica
costruzione? Forse, un giorno, anche questo mistero
verrà risolto...
TARANTO > UNA SALITA IN DISCESA
Se vi capita di transitare nei
pressi di Statte (Ta), fate attenzione alla piccola
stradina che trovate lungo la provinciale che porta
a Taranto. All'apparenza, potrebbe sembrare una normale
strada in pendenza, ma non è così. Posizionata
un'automobile in salita, con la parte anteriore in
direzione della strada provinciale, questa,
inspiegabilmente, messa in folle, viene trascinata
da una misteriosa forza verso l'alto, invece di seguire
la giusta pendenza. Anche altri oggetti, come un pallone
da calcio, effettivamente, "scivolava in salita",
invece che verso il fondo della discesa. Ma, testando
la pendenza con una "bolla" da geometra
il mistero può essere risolto. La strada è
effettivamente in salita, e si vede anche ad occhio
nudo, ma non completamente. Per un breve tratto, proprio
nel mezzo di questa, vi è una depressione del
suolo stradale, lieve ed impercettibile. Quindi si
tratta solo di un particolare effetto ottico, uno
scherzo della nostra mente. Ma uno scherzo che comunque
è di grande effetto, nessuno lo può
negare.
L'esistenza di una "salita in discesa" in
Puglia fu segnalata in varie occasioni da diversi
giornali, tra cui il "Corriere del Giorno"
e un quotidiano di Bari, fin dal 1980. Il caso è
stato anche segnalato da Umberto Cordier nel suo "Guida
ai Luoghi Misteriosi d'Italia" (Piemme edizioni).
BARI > VAMPIRI A TRANI
"Vampiri" nellantica Trani. E ciò
che hanno sospettato archeologi e antropologi di fronte
alle due sconcertanti tombe iapigie emerse a Capo
Colonna. Qui qualcosa di unico nella storia degli
scavi in Puglia - nonché della ritualità
funebre antica - si è parato davanti agli occhi
dellarcheologa Ada Riccardi della Sovrintendenza.
Nella sepoltura più piccola era deposto un
cadavere in posizione prona, inginocchiato, schiacciato
da un lastrone piazzatogli sulla spalla; nel secondo
sepolcro, invece, tre erano i defunti, anchessi
inumati, ognuno con un proprio masso addosso. Lo
scavo è stato condotto dalla Riccardi nel 2001.
Ma la notizia, per evidente cautela, non era trapelata
finora. Il primo è un adulto maschio - ci dice
il prof. Vito Scattarella del Dipartimento di Zoologia,
sezione Antropologica dellUniversità
di Bari, che con il dottor Sandro Sublimi Saponetti
stanno studiando i resti ossei. Gli altri sono due
adulti dai venti ai quarantanni e un ragazzo
di quindici anni. Lindagine prosegue, ma nessun
segno traumatico è ancor apparso sulle ossa:
il che escluderebbe, per ora, una morte violenta,
inflitta loro dalla comunità, che pure volle
punire questi morti per leternità.
Durante gli scavi precedenti
effettuati negli anni 70 a Capo Colonna, la
penisoletta di Trani dove sorge il Monastero che sarà
sede museale, non erano emerse sepolture: si trovarono
invece tracce di insediamenti delletà
del Bronzo e anche fondi di capanna delletà
del Ferro, delimitate da un fossato. Furono recuperati
reperti tardo-elladici e micenei. Lo scorso anno però
si ripresero le indagini in una zona limitrofa e riaffiorarono
strutture di ambienti, con un cortile che doveva essere
in origine lastricato (lo si deduce dal "vespaio"
di ciottoli di mare disseminati, che avrebbero dovuto
formare il sottofondo). Le pareti di questo edificio
presentavano una originalità. I paramenti esterni
dei muri erano costituiti da lastroni infissi verticalmente
nel terreno: si doveva trattare, quasi certamente,
di un luogo di culto.
Che si trattasse di sepolture di reietti
era emerso da vari indizi: non solo limposizione
dei massi, ma anche la mancanza di qualsiasi elemento
a corredo funebre: neppure un frammentino di ceramica
fu adagiato nelle tombe. Eppure i loro corpi non furono
lasciati insepolti o gettati in mare. Oltre
al sasso, i corpi furono coperti da terreno, e le
tumulazioni furono sigillate con un lastrone di pietra.
È quasi esplicita in un siffatto rituale la
volontà di impedire ai defunti un ritorno tra
i vivi. E a un fenomeno di "vampirismo"
hanno pensato gli antropologi baresi Scattarella e
Sublimi. Le deposizioni di Trani, pur essendo uniche
in Italia, hanno dei riscontri con altre scoperte
dagli archeologi nel nord della Grecia: fu la studiosa
greca Anastasia Tsaliki (ora docente in Inghilterra)
a rivelare in alcuni congressi di antropologia la
permanenza di rituali funebri di questo genere, dalletà
neolitica fino ai giorni nostri. Il masso imposto
al defunto doveva impedire che, egli tornasse a portare
scompiglio nella comunità dei vivi. Naturalmente
quando si parla di "vampirismo" non ci si
vuol riferire al mondo dellorrore, come lo intendiamo
oggi. E tuttavia questi trapassati dovevano essere
affetti da morbi connessi con la manifestazione del
sangue, sostengono gli antropologi: quali la fotofobia,
la porfiria, la tubercolosi polmonare, la rabbia ecc...
Macigni,
ritorni dal mondo dei morti
Un nesso non nuovo:
il più immediato riscontro che il mito può
fornirci - se vogliamo stare al gioco - è quello
di un celebre "revenant": Sisifo. Lastuto
fondatore di Corinto, che aveva incatenato la Morte,
e una volta defunto aveva ingannato anche gli dèi
degli inferi ed era tornato a vivere (uno dei rarissimi
casi di "zombi" nel mito) fu punito con
un masso da sospingere per leternità.
Perché aveva osato limpossibile "ritorno"...
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