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home arrampicata Torre - Via Corti precedente successivo

Torre

Via Corti

La via è abbastanza corta e sebbene di difficoltà tecniche non banali, mai faticosa. Solo a tratti impegnativa ma il V di questa via non è comparabile ad esempio con il V dello Spigolo del Clerici, o con quello della Fasana al Sigaro, decisamente più tecnico. La roccia è ottima, senza eccezioni; anche l'uscita dal canalino terminale è totalmente pulita dai frequenti fastidiosi sassi che infestano tutte le cenge della Grignetta. La chiodatura è buona; non si sente mai la necessità di più di quello che già si trova sul posto. Una sola eccezione: all'inizio del secondo tiro c'è un chiodo cementato praticamente invisibile perchè totalmente al di fuori del comune campo visivo di chi arrampica e se non ci si sbatte contro per puro caso rimane ignorato. Personalmente non mi è mai capitato di vederlo in tempo per moschettonarlo; è con tutta probabilità il chiodo meno usato nelle vie classiche della Grignetta; non necessario. L'intera via è facilmente individuabile, tracciata dalla chiodatura; nella parte alta è impossibile avventurarsi per tratti estranei alla fessura della via stessa; impossibile dunque sbagliare.

Difficoltà: D- (tratti fino al V)
Sviluppo: 2 lunghezze, 70 m
Esposizione: E
Chiodatura: ottima, soste su fix
Materiale: 8 rinvii, 1 corda
Salite: 20.08.95    Mirko, Silvano
22.08.95    Mirko, Silvano
05.11.95    Mirko, Silvano
08.04.96    Mirko, Silvano
01.08.96    Mirko, Silvano
23.03.97    Mirko, Silvano
18.05.97    Mirko, Silvano, Andrea
23.08.98    Mirko, Silvano, Andrea
16.05.04    Mirko, Andrea
14.05.06    Mirko, Andrea

AvvicinamentoSi segue il sentiero della direttissima (n.8) fino al Canalone dei Piccioni, da dove sono ben visibili le guglie del gruppo del Fungo, ed in modo particolare la parete Est della Torre. Superato il Canalone dei Piccioni e raggiunto il crinale tra questo e il Canalone di Val Tesa, in corrispondenza di una selletta, si prende il sentierino che si stacca sulla sinistra e scende ripido per costeggiare la Torre Maria e la Portineria; raggiunto il Campaniletto lo si aggira a sinistra continuando a scendere. Si raggiunge una piazzola proprio sotto alla Torre, alla base della rampa che porta alla selletta tra questa e il Campaniletto; l'attacco è alla base dello speroncino d'angolo al limite del terrazzino, ed è indicata da due fix e da uno spit. Pochi metri sopra, sul profilo dello spigolino d’attacco, si vede già il primo dei numerosi fix d’assicurazione.

Settore centrale della parete est, dal sentiero della Direttissima

L1L'attacco è ai piedi dello speroncino più basso dello spigolo al termine del terrazzino d'arrivo; è segnalato dagli ancoraggi di sosta: un vecchio spit, e due resinati, uno dei quali nuovissimo. Si parte rimontando lo sperone tenendo a sinistra; se ne raggiunge la cresta in corrispondenza di un fix, quindi la si segue per pochi metri fino ad un altro ancoraggio, ai piedi di una paretina verticale. Si risale la parete mantenendosi sulla destra. La parete diventa un diedro, chiusa sulla destra da uno speroncino. E’ possibile salire la placca per intero, in linea verticale, ed un nuovissimo fix ne indica la direzione (V/V+); per molti sarà più semplice spaccare a destra, sullo sperone che segue lo spigolo della parete. Lo si può risalire fino a una grande cengia alla destra di una parete apparentemente liscia, con un resinato nel mezzo. Si lascia lo spigolo per attraversare la paretina verso sinistra, fino a raggiungere la linea idealmente seguita se si fosse proseguiti in linea retta alla parete iniziale. Quest’ultimo traversino è l’unico passaggio tecnico di questa linea di salita. La salita prosegue ora diritta per una facile successione di buone maniglie; ci si trovano altri due fix d’assicurazione, ma questo rimane comunque uno dei tratti più semplici della via, nonostante lo si possa trovare a volte faticoso nell’ultimo muretto leggermente strapiombante. Si arriva ad un'ampia e comoda cengia sopra la quale si trovano i fix e l’anello di sosta.

L2Si prosegue attraversando la cengia fino al suo limite sinistro; l’inizio del traversino, dalla sosta, può spiazzare un po’, perché il muretto soprastante è strapiombante quanto basta per togliere l’equilibrio a chi lo costeggia. Quando si lascia la cengia è per iniziare la salita lungo la successione di fessure che termina solo in vetta: una serie di spaccature talvolta strette, talvolta ampie, una sorta di piccoli canali-camino. La prima è la più complicata in termini tecnici, da superare in opposizione (volendo evitabile tenendosi un metro più a sinistra della linea di salita indicata dal resinato che la protegge), mentre le successive, sebbene più faticose e meno sicure, non richiedono alcuna particolare tecnica. Fare molta attenzione durante il traverso sulla cengia e nei primi metri delle fessure perchè l'evidente chiodo all'inizio del tratto verticale non è il primo utilizzabile, anche se in realtà il primo - oltre che visibile - realmente necessario. Nel corso di recenti lavori di riattrezzatura parte del materiale di assicurazione originale è stato rimosso, sostituito da fix certamente più sicuri ma meno numerosi; si trova sempre il materiale necessario, ma alcuni potrebbero notare che l'attrezzatura sembra sempre più abbondante nei tratti meno impegnativi, e più scarsa nei tratti più tecnici. Si incontra la sosta immediatamente all'uscita dall'ultima spaccatura verticale.

DiscesaLa discesa è da farsi obbligatoriamente in doppia a meno che non si abbia voglia di arrampicare in discesa per il III grado della via normale, ma le possibilità di calata sono diverse: chi vorrà dirigersi verso lo spigolo del Fungo potrà attraversare direttamente la cresta sommitale verso sinistra e calarsi con due doppie piuttosto lunghe dal termine della cresta; alternativamente ci si dirigerà nel canale che divide la Torre dal complesso Fungo-Lancia, attraverso il quale si raggiungono le più comuni vie delle due guglie, ivi compresa quella dello Spigolo. Si potrà effettuare una doppia da cinquanta metri direttamente nel canale per la parete Ovest, ma la soluzione è sconsigliabile per via dell'estrema friabilità della roccia in questi tratti, pericolosa per le solitamente numerose persone che già si possono trovare alla base della parete. Più sicura è la comune combinazione di calate, vivamente consigliata, verso il Lancia: dalla vetta seguire la cresta verso destra - in direzione del Campaniletto, per intendersi - fino alla catena di calata, evidente. Una prima calata da 25 metri (fare attenzione nel calcolare la metà della corda se se ne possiede una di qualche anno d'età, anche di poco accorciata rispetto ai canonici 50 metri) porta fino all'intaglio tra Torre e Lancia; fare attenzione nel recupero, che potrebbe essere ostacolato dalla presenza di un terrazzo a metà lunghezza. Da qui ci si può calare verso il Campaniletto, fino alla sella venti metri più in basso per poi proseguire per elementari roccette fino al terrazzo d'attacco; alternativamente si potrà decidere di calarsi nel canale: con due doppie da venti metri (sconsigliabile una sola da 40 per le inevitabili difficoltà di recupero) si arriva all'attacco delle comuni vie di Fungo e Lancia.

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