Modernità Crisi e Information Technology
__concept: Archeologia e Interattività di Giustino Di Cunzolo

 

La crisi che oggi, vivendo un periodo di veloce progresso tecnologico, siamo obbligati ad affrontare è il dialogo tra città antica e città futura; soprattutto per un motivo: evitare il definitivo distacco tra dimensioni temporalmente distanti “anni luce”.
Molte metropoli moderne vogliono imporsi come capitali della cultura europea o mondiale e, per riuscirci, devono compiere questa operazione di forte integrazione.
La crisi è ancor più lampante se pensiamo alla situazione italiana, ove qualsiasi reperto storico-archeologico diviene un “soprammobile urbano” di pregio da lasciare nella sua ieraticità, per la paura di sporcarlo con i “fumi del progresso”. Le colpe oggettive istituzionali lasciano indietro tutto questo mondo che sembra appartenere ad una dimensione parallela e sovrapposta alla nostra.
Allora perché non intervenire con progetti che sfruttino le infinite potenzialità dell’information technology per superare questo gap?
Con un uso calibrato di questi mezzi si potrebbe creare una nuova idea di museo interattivo, dove il virtuale si sovrappone alla realtà sostanziale dei siti archeologici, fornendo all’utente percezioni multisensoriali (visioni olografiche e virtuali, suoni, odori) attraverso le quali vivere profondamente una determinata era e le sue stratificazioni successive fino all’attualità: una concretizzazione della “macchina del tempo di Wells”. Questa potrebbe essere una esperienza culturale più formativa di qualsiasi libro, documentario televisivo o ricostruzione digitale chiusa nei limiti fisici di uno schermo da 19 pollici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

__Commento da: Collaboratore alle ricerche e Architetto Rosetta Angelini <rosettaangelini@nitrosaggio.net>

...sicuramente il problema tra antico e nuovo è molto forte in Italia, soprattutto in una città come Roma dove sembra essere tutto congelato, tutto inviolabile. Su questo ci sarebbe già molto da dire visto che a parer mio non tutto ciò che è “antico” è necessariamente bello e quindi, intoccabile. Andrebbe fatta una selezione più critica. L’idea di poter viaggiare all’interno di uno spazio non più congelato ma animato da giochi di luce, proiezioni, suoni e odori che attivino nuove percezioni, mi sembra molto stimolante. Un nuovo paesaggio mentale, un nuovo scenario, un nuovo modo di vivere uno spazio ormai stanco ma…soprattutto molto lontano da noi.
Queste sono le immagini di alcuni progetti in cui si utilizzano sistemi interattivi.
Il primo, è un progetto di Studio Azzurro “ Il Soffio sull’Angelo”. Questa installazione è interessante perché lo spettatore attraverso sistemi interattivi, viene coinvolto diventando parte dell’opera stessa.

Questo secondo progetto è un giardino interattivo : “Il Giardino Sonoro” di Lorenzo Brusci e Stefano Passerotti. Il giardino è inserito in un contesto urbano e, alcuni elementi di crisi come il traffico, vengono rielaborati e trasformati in suoni diventando parte integrante del progetto. Anche la densità della vegetazione è un elemento di ricerca . Attraverso dei sensori, le diverse densità restituiscono suoni sempre diversi.

Guarda anche le “Light Architecture” di Gianni Ranaulo

Guarda il lavoro di questi ragazzi del corso caad 2006. Riguarda il Gasometro ma, l’idea è la stessa,... ridare vita!

__Risposta da: Giustino Di Cunzolo <giustinodicunzolo@libero.it> <giu.arch6@gmail.com>

... Sono d'accordo con lei, infatti, quando dice che andrebbe fatta una selezione critica tra tutte le architetture che disperatamente cerchiamo ancora di conservare ovunque.
Comunque approfondendo il discorso, ho capito che l'idea ispiratrice del concept era nata da riflessioni su siti archeologici di inestimabile valore completamente abbandonati all'interno delle nostre città. Primo fra tutti i Fori Imperiali, un sito di enormi potenzialità attrattive e culturali che però non vengono sfruttate appieno, anche perchè non si sa su quali strade è giusto procedere. Una giusta soluzione, a mio parere, ma non attuata forse per paura verso un accostamento architetture antiche/nuove tecnologie, è quella di rendere questi siti dei veri e propri musei interattivi, dove l'utente diviene attore della scena, e la conoscenza/scoperta dell'antico è stimolata attraverso forme sensoriali virtuali e reali (ovviamente anche riprodotte)...
...questo tema: ovvero come trasformare questo elemento di crisi (il sito/museo archeologico statico con ovvio riferimento ai Fori) in una progettazione tecnologica e comunicativa (museo interattivo, dinamico, stimolante) cercando di esplorare le possibilità tecnologiche da applicare.

__Commento da: Collaboratore alle ricerche e Architetto Antonino Di Raimo <antonino.diraimo@nitrosaggio.net>

... la tua crisi, mi sembra di aver capito, è nel rapporto fra antico e moderno. Le osservazioni che fai mi sembrano condivisibili e pertinenti, ma ti chiedo: - Tu come senti il problema? - Come vivi le contraddizioni fra la città antica e quella nuova, e come le vedi rispetto al sistema dei valori che ti caratterizza?

__Risposta da: Giustino Di Cunzolo <giustinodicunzolo@libero.it> <giu.arch6@gmail.com>

Per quel che riguarda il mio sentire la crisi, dopo aver parlato anche in aula con voi e con il prof. Saggio (mi avevate consigliato di cercare la specificità nel concetto generale da me fornito), ho capito che il mio disagio era nato dal vedere quasi ogni giorno la staticità e l'inutilità di condizione di siti archeologici di inestimabile valore, quali i Fori Imperiali per fare un esempio.
E' una vera situazione di disagio verso una realtà da me più volte visitata, anche per molte ore, ma non accettata per la sua scarsa "potenza comunicativa". Ovvero essa, ora come ora, è solo simbolo di una storia ormai passata, che la città moderna lascia dietro, abbandona, oppure si degna solo di ripulirle dall'inquinamento urbano. I milioni di turisti che visitano questi posti hanno una percezione sbagliata di questi luoghi (convinzioni del tipo:architetture bianche, prive di colore; murature perfette a facciavista, quando poi in realtà erano tutte intonacate dai romani, ecc.). Allora la risposta a questa situazione di crisi, non può essere quella di fornire una nuova percezione di questi luoghi attraverso le tecnologie. Proprio una "nuova comunicazione" ricucirebbe lo strappo temporale tra queste dimensioni così diverse. La vera diversità è che noi trattiamo questi posti con una sorta di rispetto divino che non può essere protratto ancora nel tempo. Questi posti devono essere utilizzati, così come utilizziamo il resto della città, e se si deve iniziare da qualche parte bisogna far si che questi luoghi ricomincino a parlare, a stimolare, così come fanno le luci, i neon, i led, le pubblicità anche, nella città moderna.

__Commento da: Collaboratore alle ricerche e Architetto Antonino Di Raimo <antonino.diraimo@nitrosaggio.net>

... anch'io sento la necessità di posare ancora lo sguardo su qualcosa che la città ci consegna in modo muto, "statico" come sostieni tu, quasi inutile (se non per pochi specialisti). Il Tema della "potenza comunicativa" della città del passato è enorme e interessante. Vale già lo sguardo che per esempio aveva posato Goethe sulla campagna romana, con i suoi acquedotti, e le altre rovine mute... O ancora le meditazioni di altri poeti proprio sotto le rovine dei Fori Romani. Tuttavia è ovvio
che il nostro sguardo su quei resti cambia, com'è cambiato il paesaggio attorno ad essi, e come è sicuramente cambiato il  nostro "paesaggio mentale".

Allora la nostra domanda potrebbe essere "cosa ci raccontano i luoghi del passato, nella città dell'informazione?"...

__Approfondimento a cura di: Giustino Di Cunzolo <giustinodicunzolo@libero.it> <giu.arch6@gmail.com>

Ovviamente non bisogna fare l’errore della mostra fallimentare e con tecnologie sorpassate come quella sulle ricostruzioni della Roma antica, di qualche anno fa.
Da un sito statico (crisi, es. Fori Imperiali) ad un museo interattivo (risoluzione progettuale con l'utilizzo di nuove tecnologie).
Un nuovo paesaggio mentale sta nascendo in questo senso e navigando su internet ho trovato sul sito dei “Light Architecture” di Gianni Ranaulo un esempio di applicazione di nuove tecnologie che stimolano una partecipazione attiva/interattiva con i monumenti.
Di seguito il link del sito e quello specifico per l’esempio suddetto:

  1. http://www.lightarchitecture.net/index2.php
  2. http://www.lightarchitecture.net/contenitore.php?c=lg&id=48

L'Archeoscreen è solo una piccola possibilità rispetto a quello che si potrebbe attuare attraverso un nuovo approccio progettuale.

 

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