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Incroci: Pistoia, 6 dicembre 2001 |
L'INNESCO, IL VUOTO E IL PRINCIPIO L'azione distratta di Giovanni Commare
L'analisi delle strutture linguistiche e fonetiche di un testo è importante per definirne il messaggio, perché esso si costruisce non solo al livello del senso ma anche al livello del significante che lo porta. La prima impressione che ho avuto, a una prima lettura di L'azione distratta, è stata di un'opera che si collocava in uno spazio non consueto rispetto alla poesia che siamo abituati a leggere negli ultimi vent'anni. Il dettato che sottostà a questa scrittura è positivo, perché Commare, almeno nel primo gruppo di poesie, crede in un senso, in una verità da portare con le parole. C'è il ricordo di un'infanzia perduta, da recuperare, che ha valori molto positivi. La prima poesia comincia Il tempo esplode in festa e si conclude
Grande la fiera sulla spiaggia
C'è, anche a livelo fonetico, un'esplosione. Ciò fa pensare
a una struttura classicista del linguaggio. Per classico intendo uno spazio
semanticamente e linguisticamente chiuso, che permette al lettore una comprensione
immediata. Classico è anche raccontare una storia esemplare, sia
essa positiva o negativa. Perciò l'organizzazione della materia
verbale è correlata a un'idea positiva della realtà. Roland
Barthes parlava di polisemia moderata del testo classico e Bachtin di testo
monologico, come qualcosa di pericoloso perché dice una sola cosa.
Ora comunque non so o il verso finale a chi resta. Questa costruzione fa pensare al "concetto dell'orlo smussato". La funzione
di questi versi, che sono comunque d'appoggio (incipit, conclusioni), è
di creare una sorta di vuoto, per cui dobbiamo pensare che il testo ci
vuole dire qualcosa d'altro. Come se da una parte ci fosse un linguaggio
rassicurante, classico, positivo, mentre dall'altra il linguaggio fosse
spaesante, areferenziale e povero.
Sfascia la catena dei pianeti
"L'innesco il vuoto e il principio" è una frase programmatica
dentro cui potrebbe stare tutta la poesia di Commare, che è di innesco,
di vuoto e di principio. Se fosse stata solo una poesia di principio, e
quindi rassicurante, sarebbe stato un testo - come diceva Bachtin - monologico.
Ma accanto al principio c'è la necessità di scegliere
il vuoto, che è contemporaneo e legato al bisogno di vivere. C'è
l'essere calati nella storia, ma c'è anche un residuo d'inattività
e di perplessità di fronte alle cose. E questo è sottolineato
dalla catena del linguaggio.
Non t'aspettavo, padre, così tardi e Ma ora è ancora il tempo dei padri e ma il fiato non mi basta nella corsa e il verso finale, bellissimo Allunga, allunga il passo nel mattino. Questa poesia ci fa capire bene l'uso del doppio registro, per cui da
una parte c'è il recupero classicista, dall'altra un linguaggio
completamente nuovo.
nessuno faccia del mito una metafora
Il mito è qualcosa che abbiamo come una dotazione, un'attrezzatura.
Il mito rassicura il nostro esistere, ma deve congiungerci al nuovo.
Questo è il messaggio, questo a livello linguistico riesce perfettamente
in L'azione distratta.
Lasciatemi gli scarti. Tra i rovi
Nuovo è il giunco sulle dune, ma il gesto d'inseminare la terra
è antico, un gesto che si è appreso solo dal linguaggio del
padre, però serve al presente e serve per creare qualcosa di nuovo.
Firenze, Villa Fabbricotti, 15.12.1990. |