Villa S. Maria Storia |
Il Territorio | I Longobardi | I Franchi | |||
I Normanni | Gli Svevi | La Dominazione Angioina | |||
I Caldora | I Caracciolo |
Il testo sottostante è stato tratto dal libro del Professore Antonio Di Lello Storia di Villa S. Maria Casa Editrice Itinerari - Lanciano
Negli antichi testi esso è ricordato come il fiume Saro o Sarus e talvolta anche Sagro o Sano. All'altezza di Villa S. Maria un grosso torrente, Il Turcano, riversa le sue acque nel Sangro.
E' ormai tradizione popolare che il primo nucleo di cittadini di Villa S. Maria
ha avuto la sua dimora nei luoghi dove oggi sorge la chiesa di
Santa Maria in Basilica.
La storia di Villa S. Maria comincia nell'ottavo secolo dopo la
discesa in Italia dei Longobardi (569).
Il Regno Longobardo era diviso in ducati quelli più importanti
furono il ducato del Friuli,
il ducato di Trento, il ducato di
Spoleto, ed il ducato di Benevento.
Il ducato di Benevento comprendeva la Campania, la Lucania,
il gastaldato di Boiano, ed il Sannio.
Del Sannio faceva parte la Frentania che comprendeva i distretti di
Lanciano, di Larino e di Vasto. Al distretto di Lanciano appartenava
il territorio su cui sarebbe sorta Villa S. Maria.
Nel 703 i tre fratelli longobardi
Tato, Taso e Paldo
fondarono il convento di San Vincenzo al
Volturno, nella diocesi di Isernia.
Intorno
allo stesso anno di fondazione della badia di San Vincenzo al Volturno
Gisulfo I, duca di Benevento, donò alla badia stessa
il terreno dove oggi è situato il santuario della Madonna (Maria)
in Basilica.
Non appena la Badia di San Vincenzo al Volturno ebbe in donazione
il territorio, furono
mandati sul luogo i monaci che iniziarono il dissodamento
del terreno e quindi la costruzione della chiesa e del convento annesso.
E' molto probabile che i
frati furono accompagnati da coloni i quali contemporaneamente fondarono
il vicino villaggio che dalla basilica prese il nome di Villa S. Maria in
Basilica.
Nel 774, con la discesa in Italia di Carlo Magno, ebbe
inizio la dominazione dei
Franchi che durò fino all'888.
In questo periodo le terre in cui si trovava Villa S. Maria continuarono
a far parte ora del ducato di Benevento ,
ora del ducato di Spoleto.
Intorno all'anno 930, mentre era re d'Italia Ugo di Arles, detto Ugo di Provenza,
si affermò una potente famiglia di origine franca che venne ricordata come
famiglia dei figli di Borrello.
Il capostipite fu Berardo Francesco.
che sposò l'erede di una illustre famiglia romana ed ebbe un figlio di
nome Borrello.
Berardo Francesco riuscì a possedere molte terre nell'alta
valle del Sangro dove fondò una
nuova città che dal suo nome si chiamò Civita Borrello
(odierna Borrello).
I discendenti di Borrello assunsero il suo nome come cognome del
del casato e divennero signori di un vasto dominio
feudale
che si stendeva tra il Molise ed il Chietino, tra il medio Sangro e
l'alta valle del Trigno.
Tale territorio prese il nome di stato Burrellense e comprendeva
anche Villa S. Maria.
Nel 1024 cominciarono ad infiltrarsi in Italia I Normanni che riuscirono
a conquistare gran parte dell'Italia meridionale.
Nonostante alterne vicende i discendenti
dei Borrello riuscirono a mantenere gran parte del loro stato che comprendeva
le seguenti terre:
Civita Borrello, Rosello, Pilo, Collemiga, Rocca dei Pizzi, Calcosano, Squintrone, Areano, Casalpiano, Monteformoso,
Malacocepiaro, Cantalupo, Pietraguerrazana, Rojo, Riparella (odierna Civitaluparella),
Monte Lu Piane, Carpineto,
Casalanguida, Pescopennataro, San Pietro Avellana, Malanotte
(odierna Montebello Sul Sangro), Faldo (odierna Fallo)
e Villa S. Maria.
Nel 1189 alla morte del re Normanno Guglielmo II, gli successe
Enrico VI di casa Sveva
con cui Il Regno delle due Sicilie passò
dalla dominazione normanna a quella Sveva.
Ad Enrico VI successe il figlio Federico II e a questi
Corrado IV.
Intorno al 1250, anno della morte di Federico II, Roberto di San Severino,
conte di Caserta, sposò una certa Soffrida.
Essendo quest'ultima erede della famiglia Borrello, gli portò in dote lo
Stato di Civita Borrello e le terre ed i feudi che ad esso
appartenevano. Fu così che Villa S. Maria venne annessa alla contea di Caserta.
Ma, Roberto di San Severino e Bonifacio Borrello, signore di Agnone, si ribellarono contro il re Manfredi, fratello di
Corrado IV e successore di Federico II.
Contro di essi infierì Manfredi e così Agnone
fu arsa e Roberto di San Severino fu privato delle sue terre.
Lo Stato di Civita Borrello e con esso Villa S. Maria passò ad un certo
Mario, che fu conte di Borrello, in questo modo Villa
S. Maria tornava a far parte della contea di Teate.
Nel 1266 il papa clemente IV, stanco dei soprusi di
Manfredi, chiamò in Italia Carlo d'angiò
, il quale vinse Manfredi.
Fu allora che corradino scese in Italia e attaccò Carlo d'Angiò ma fu da questi sconfitto nel 1268 nella battaglia di tagliacozzo.
Corradino fu poi preso e decapitato a Napoli sulla piazza del mercato.
Aveva così inizio la dominazione angioina.
La lotta tra Carlo d'Angiò e Corradino si svolse anche in Abruzzo ed i
baroni e i signori di queste terre vi
parteciparono, chi assecondando le mire di Carlo e chi combattendo
nelle file di corradino. Carlo I di Angiò fu molto riconoscente verso i nobili
che l'appogiarono.
Uno di questi
fu Rodolfo di Cortiniaco, nobile francese, a cui
il re donò
la contea di Teate alla quale apparteneva anche Villa S. Maria.
A Rodolfo successe la figlia Matilde che sposò
Filippo di Fiandra, conte di Chieti,
il quale così diventò padrone di queste terre.
Intanto la sede reale del regno venne traspotata a Napoli.
Il regno di Napoli, dopo una serie di successioni e dopo una lotta
tra i tre rami degli angioini,
quello del re di Ungheria, quello dei principi di
Taranto e quello dei duchi di Durazzo,
passò a Ladislao di Durazzo. Ladislao fu assai largo verso
la città di Lanciano.
L'11 luglio 1390 infatti esentò
la città dai tributi dovuti e l'anno dopo, il 17 maggio, concesse a
Lanciano Civitaborrello con
tutti i suoi feudi e dunque anche Villa S. Maria.
Nel 1392 donò anche
Quadri, Pizzoferrato, PescoPinnataro, Sant'Angelo e rosello.
Siamo agli inizi del XV secolo. In questo periodo era signore di
Castel del Giudice Giacomo Caldora da cui
discese la potente famiglia dei Caldora della quale parliamo a parte
In questo periodo Villa S. Maria appartenne proprio a lui. Alla sua morte
gli successe il figlio Antonio che però,
spinto da una forte ambizione tanto da aspirare alla corona del regno di
Napoli,
osò sfidare Alfonso d'Aragona che deteneva
il regno d'Aragona, la Sicilia, la Sardegna, e il regno di Napoli.
Antonio Caldora fu sconfitto e perse molte terre.
Nel 1476 Villa S. Maria passò a Giovanna, figlia di
Giovanni II re d'Aragonae di Sicilia.
Infatti Alfonso di Aragona, morto nel 1458, aveva lasciato al
fratello Giovanni la sicilia
e al figlio Ferdinando I il regno di Napoli. Questi, avendo perso la moglie,
chiese in sposa Giovanna portandole come dote nuziale una rendita derivente
da una serie di feudi tra cui anche
Villa S. Maria.
Dalla morte di Ferdinado II avvenuta il 7 ottobre 1496,
si ssuccessero
sul trono di Napoli dapprima lo zio paterno federico III,
quindi nel 1501 Ludovico d'Orleans col nome di Luigi XII
e nel 1504 Ferdinando il Cattolico.
In questo periodo pare che fosse signore di Villa S. Maria un certo
Matteo di cui non si sa nulla.
Alla sua morte lasciò questa terra al figlio Bartolomeo e
da questi passò ad un certo Gian Francesco.
E' notizia che alla morte di questo signore, nel 1517, divenne barone
di Villa S. Maria
e Montelapiano un certo Martino il quale ingrandì i
suoi possedimenti comprando Pilo che apparteneva a Federico Carrafa
, figlio ed erede di Ferrante carrafa.
Nel 1560 Martino vendè Villa S. Maria a Ferrante Caracciolo
.
Ferrante Caracciolo era signore di numerose terre prima dell'acquisto di
Villa S. Maria e Montelapiano.
Sua dimora abituale nel periodo che trascorreva a Villa era Il Castello,
corrispondente all'abitazione dell'avvocato Giuluio de Prospero.
Siamo in piena dominazione spagnola che durò fino al 1713 quando
gli austriaci presero il regno di Napoli. La dominazione austriaca durò
fino all'anno 1735 e ad essa successe la dinastia borbonica che durò
fino al 1860.
I signori di Villa S. Maria fino questo periodo furono ininterrotamente
i discendenti della famifglia Caracciolo.
I Caldora sono di origine francese. I discendenti di questa famiglia
che più ci
interessano sono Giacomo ed Antonio.
Giacomo Caldora nacque a Castel del Giudice
nell'autunno del 1368.
Questi fu padrone di vastissime terre in Abruzzo, in Molise, e
finache in terra di Bari.
Villa S. Maria in questo periodo appartenne a lui, ma
la terra che ebbe particolarmente a cuore fu Vasto.
Giacomo Caldora ebbe due figli maschi Berligiero e
Antonio.
Il primo sposò Francesca De Riccardis di Ortona la quale aggiunse
ai già vasti possedimenti dei Caldora anche Termoli, Campomarino
ed altre terre.
Antonio Caldora fu anch'egli , come il padre, Gran Contestabile e
perfino vicerè nelle province del Regno. Fu valoroso condottiero,
ma non raggiunse la grandezza del genitore.
Antonio Caldora ebbe un'ambizione smodata tanto da aspirare alla corona
del Regno di Napoli. Si oppose ad Alfonso d'Aragona, ma fu
sconfitto a Sessano.
Alcuni anni dopo cercò di risollevarsi, ma, dopo qualche vittoria, come la
conquista di Vasto, dovette chiudersi nella rocca imprendibile
di Civitaluparella, da dove si mosse solo quando seppe che il Re
era partito dall'Abruzzo.
Morì ad Iesi, dove si era rifugiato in casa di un ex soldato del padre.
Così ebbe fine una delle più potenti famiglie d'Abruzzo.
La famiglia Caracciolo fu un'antichissima famiglia patrizia napoletana
che ebbe circa ottocento
feudi molto dei quali in Abruzzo. I Caracciolo furono signori di
queste terre quasi fino al XIX secolo.
Gli esponenti di questa famiglia più direttamente legati al nome di
Villa S. Maria sono:.
Tommaso Caracciolo fu giustiziere (amministratore della giustizia)
dell'Abruzzo Citeriore. Alla sua morte, per farsi perdonare, lasciò molto denaro a diversi paesi tra i
quali anche Villa S. Maria.
Tersa Caracciolo:
figlia di un conte di Chieti fu regina di Villa S. Maria e da molti ricordata come la "terribile regina
della Villa".
Ferdinado o Ferrante Caracciolo:
sposò Isabella Barattucci discendente da nobile famiglia francese. Tra i tanti feudi di
cui essi furono signori, preferirono dimorare spesso nel loro castello di Villa S. Maria.
Ferdinando e Isabella ebbero cinque figli, tre maschi e due femmine.
Il primo si chiamò Giulio, in ricordo del nonno, e ricevette in eredità
i feudi di Villa S. Maria e Montelapiano.
Tali feudi Ferdinando li aveva ricevuti dal Padre Giulio e fu proprio quest'ultimo
che in luogo di Pilo fondò una nuova città che dal suo nome si chiamò Giuliopoli.
Il secondo figlio si chiamò Ascanio ed il terzo Antonio.
Ascanio nacque a Villa S. Maria il 13 ottobre del 1563.
Insieme con Agostino Adorno e Fabrizio Caracciolo
fondò l'ordine dei chierici regolari minori che ebbe l'assenso del Papa Sisto V. Prese
il nome di Francesco.
Alla morte di Adorno divenne generale dell'ordine, ma prima di morire fece rinuncia
a tale carica.
La sua vita fu tutta spesa nell'amore di Dio e nell'aiuto al prossimo.
Morì il 4 giugno del 1608 ad Agnone, all'età di quarantasette anni.
Il suo corpo fu sepolto nella chiesa di Santa Maria Maggiore in Napoli.
Morì in onore di santità e fu innalzato agli onori dell'altare.
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