Audace (D 551)

Vecchi Giornali

Nave Audace D 551

◄ Pag. Principale


    Vecchi Giornali   


Parole mancanti o errate sono dovute alla cattiva risoluzione dei documenti disponibili

Varo Nave Audace Partenza Golfo I familiari    
Quadrante 1976 Partenza Audace Nel Golfo Persico    

 

Articolo sul varo di Nave Audace

 

 

 

 

 

di GIORGIO BAZZALLI

   Riva Trigoso, 2 ottobre

 


Una nave da guerra costa diecimila lire al chilo. Il costo, prima della guerra, era pari ad un chilo di vitello, ora s’è quadruplicato per il maggior onere derivante dalla dotazione d’impianti elettronici e il graduale aumento della mano d’opera. Il cacciatorpediniere lanciamissili “Audace”, impostato nel gennaio del 1969 varato stamane ai Cantieri navali del Tirreno di Riva Trigoso, dopo ------ mesi di lavoro, costa sui 55 miliardi.  Non c’è niente di meglio e di più moderno, sinora, di quanto concepito e realizzato nel campo delle costruzioni navali militari di questo tipo. E’ uno sforzo che ha la------ ( in fatto di materiale ) Marina Militare invocava. Nelle pieghe d’un bilancio, quello del ministero Difesa, che può destinare meno del trenta percento ai programmi di potenziamento e ammodernamento delle forze armate, essendo il settanta percento assorbito dalle spese del personale. Progettato dagli stessi Cantieri navali del Tirreno, non presenta in fatto di armamento novità essenziali, se non la dotazione di cannoni

 

 

 

automatici in grado di sparare ottanta  colpi al minuto, anziché i sessanta sinora costituenti un record nelle fabbricazioni  italiane della Oto Melara della Spezia. Venti secondi di suspense hanno preceduto l’impatto con il mare dell’”Audace” , che oltre ad essere lanciamissili e portaelicotteri ed ha caratteristiche antiaeree e antinave, tecnologicamente le più avanzate. Il caccia non s’è mosso allo scatto dell’impianto elettronico che l’ha liberato degli “scontri” che l’ancoravano allo scivolo, nonostante l’enorme quantità di stearina, un composto di grassi e acido con il quale si fanno anche le candele steariche, che doveva favorire la discesa in mare.  Poi finalmente ha preso l’avvio, accrescendo con quei venti secondi di timore soprattutto dei dirigenti e delle maestranze dei cantieri la suggestione di un varo ch’è ancora uno dei pochi tradizionali, data la moderna tecnica in atto di quelli trasversali e verticali, che hanno ristretto il varo ad una cerimonia semplicemente simbolica con il varo verticale in bacino, bisognerebbe attendere otto ore per vedere la nave galleggiare. Tradizionale anche la cerimonia, presente anche il ministro della Difesa Tanassi che nel suo discorso ha confermato alle maestranze dei

 

cantieri navali del Tirreno di Riva Trigoso sicure prospettive di lavoro, annunciando che nello stesso cantiere verrà impostata una nuova unità, di circa duemila tonnellate di dislocamento, “ una nave idrografica – Ha detto Tanassi  di elevate caratteristiche che proseguirà la grande tradizione, ben nota nel mondo, della nostra Marina anche in campo scientifico” Un campo, in effetti, quello idrografico dove siamo all’avanguardia.  L’annuncio del ministro ha anch’esso, se vogliamo, un aspetto tradizionalista, i cantieri navali, infatti, hanno quasi una specializzazione nel campo delle costruzioni navali militari. L’”Audace” è la nona unità militare realizzata nel cantiere, che ha duemila dipendenti e che con l’”Impavido” , vinse ne 67 il premio Anial  per la migliore costruzione navale dell’ultimo quinquennio.  Altre tre unità militari portarono il nome dell’”Audace”, l’ultima varata nel 1916 e rimasta in servizio fino al 1947 fu la prima unità della Marina Militare italiana ad entrare  a Trieste liberata il primo novembre 1918, al comando dell’allora capitano di corvetta Pietro Starita. La signora Marisa Starita, nuora di quel capitano, per questo è stata madrina del quarto “Audace”

 

 

 

La Scheda

 

Le Caratteristiche principali del lanciamissili e portaelicotteri “Audace” sono le seguenti:  dislocamento 4300 tonnellate;  lunghezza  152 metri; larghezza  14,5 metri; immersione  4,3 metri; potenza 72 mila hp; velocità 35 nodi.  Armamento missili Standard  antiaereo e antinave;  2 cannoni da 127-54 Oto Melara, automatici; 4 cannoni da 76-62, automatici;  4 lanciasiluri singoli  antisom e antinave; 2 lanciasiluri trinati; 2 lanciarazzi Breda;  3 elicotteri.

 

 

L’allestimento  sarà eseguito nei Cantieri navali del Tirreno di Genova. La consegna alla Marina militare italiana è prevista per la metà dell’anno prossimo.

 

 


Audace partenza per il Golfo                              ▲Inizio Pag.


 

Si chiama Roberto, ha 25 anni ed è un sottotenente di vascello. Scende dal cacciatorpediniere pochi minuti prima della partenza e si mescola ai compagni, per abbracciare i familiari, L’ammiraglio se ne sta in diparte, con la moglie Claudia Gragnani e la nuora Claretta Vio di 26 anni. Ma il gruppo viene subito riconosciuto e “costretto”  a stringere una raffica di mani.   La scena è emozionante, soprattutto quando ai Messina si avvicinano contemporaneamente Aldo Defranceschi ( Capo di stato Maggiore ) e Mario Hoss (Comandante del “caccia”). Il primo “ha tenuto a battesimo” Roberto, quando si imbarcò da mariscuola 6 anni fa.Il secondo sta per condurlo in una missione pericolosa. Claudia Gragnani ricorda quando raccomandò, come tante altre madri, il suo ragazzo a Defranceschi, dicendogli “stia attento al mio bimbo”. Oggi vorrebbe trattenersi, ma ci riesce a metà; “dia un’occhiata a Roberto –Invoca, rivolgendosi a Hoss – E naturalmente a tutto l’equipaggio”

 

L’Audace lascia le banchine dell’arsenale militare di La Spezia. I marinai salutano dal ponte

 

L’ammiraglio Messina, la moglie, il figlio Roberto e la nuora

La stretta di mano tra Aldo Defranceschi, Capo di stato maggiore, e Mario Hoal, comandante del cacciatorpediniere Audace


 Venerdì 4 gennaio 1991                    ▲Inizio Pag.


Venerdì 4 gennaio ore 8,42 banchina scali, l'Audace molla gli ormeggi


    I Familiari                               ▲Inizio Pag.


 

     

Servizio di

Luigi Canroppo

Luigi D’Ambrosio

 


Solo la televisione, 24 ore su 24, e un telefono che non squilla mai. I parenti dei marinai spezzini impegnati nel Golfo stanno vivendo ore d’angoscia e di trepida attesa. Per le 77 famiglie degli imbarcati sull’Audace l’ultimo contatto con i loro cari risale al 3 gennaio, data di partenza del cacciatorpediniere. Altre 30 hanno sentito figli e mariti appartenenti all’equipaggio della Libeccio, della Stromboli solo sporadicamente in questi mesi di missione. Passioni, speranze, paure: gli eventi di queste settimane hanno provato un po’ tutti, ma ci vuol poco ad immaginare quali effetti psicologici abbiano avuto le terribili notizie sull’animo di chi laggiù ha più di un pezzetto di cuore. IL suono del telefono in molte case della Spezia è il desiderio più agognato, anche se  un angolo, nascosto, c’è sempre la paura di una notizia che non si vorrebbe mai ascoltare. L’amata voce non arriva ancora e allora vola  l’immaginazione legata alle notizie che la televisione offre. Amelia nel Golfo ha il suo unico figlio di 20 anni. Da civile era elettricista, nel tempo libero si cimentava nell’alpinismo. Da quattro mesi fa il servizio militare in marina. Poi all’inizio di gennaio è partito, da allora i suoi genitori attendono notizie. Sanno che sta bene ma manca la sua voce. Amelia ha preso una settimana di ferie che a passato in poltrona attaccata alla televisione. Antonella ha 30 anni. Vive alla Spezia da 10, dal momento in cui si è sposata. Ha conosciuto il marito quando era giovanissima, nella natia Caserta, poi il salto in Liguria, per lui un lavoro nella Marina militare, per lei un’esperienza in una città che ama subito. Otto anni fa e nata loro figlia. Ora va a scuola. In questi giorni di tensione Antonietta ha tenuto nascosto alla bambina che il papà è via per una missione. pericolosa. Tiene dentro di se la paura. Almeno sentisse la voce del marito. Dal giorno della sua partenza non gli ha più parlato. Si affida alle notizie trasmesse da radio e televisione, alle pagine dei giornali, ad alcune amiche con cui

 

 

condivide l’esperienza di avere il marito imbarcato. Ma le notizie sono poche: stanno bene, il morale è alto. Anche la mamma di Silvio, 23 anni compiuti il giorno di Natale, tecnico elicotterista imbarcato sulla Libeccio, non parla con il figlio dal momento in cui la nave è salpata dal porto della Spezia. E’ però come se fosse stata sempre insieme a lui. La compagna, forte, viva, è per lei una fede profonda. Ed è alla luce della fede che, spera, si rivolgano anche i potenti del mondo, quelli che hanno nelle loro mani la pace e la guerra. Lei l’ha già fatto. Nei momenti in cui si sente maggiormente angosciata si rivolge alla Madonna, la “ mamma di tutte le mamme”,  come la definisce, che può capire cosa lei provi. Anche suo marito, militare di carriera è animato dal medesimo fervore religioso che lo rassicura. La Mamma di Silvio ha passato lunghe ore, lunghissimi giorni a sentire la notizie dei vari telegiornali. Ha partecipato alle vegli di preghiera che si sono svolte in città, si è raccolta in silenzio. Ha ricordato i passi di Geremia, sulla Bibbia: le hanno dato conforto e la forza di andare avanti.  I tre figli di Felice Carillo sottoufficiale dell’Audace vanno a scuola con un pensiero  fisso: il loro padre è alle porte del Golfo, non lo sentono da quindici giorni. In famiglia inevitabilmente non si parla d’altro. La “guerra in diretta” porta in tutte le case le vicende del Golfo. L’Audace invece sembra lontanissima: vogliamo sentire Felice – racconta Rosa Carillo – fino a qualche giorno fa riuscivamo a stare calmi, poi la situazione è precipitata, la tensione è cresciuta. La notizia della scomparsa del Tornado ha portato ulteriore inquietudine in tutti noi. Il ruolo dell’Italia è cambiato, siamo in guerra, non vigiliamo solamente, attacchiamo e ci difendiamo. Quando non si Hanno notizie precise, di viva voce s’immaginano tante cose, le più disparate. Non c’è la facciamo a vivere in questo stress continuo. Non esistono punti di riferimento per i familiari dei solini blu. Solo vaghe informazioni che rimbalzano da un tg da un altro.

 

Speranze che si alternano a timori e nulla più. “E’ scandaloso l’appoggio che i servizi militari ci stanno offrendo – commenta la moglie di Floravante Senalone, elicotterista sul cacciatorpediniere – A disposizione abbiamo solo un numero verde di Roma Fornisce solo informazioni di carattere generale, gli addetti ripetono che tutto va bene, di stare tranquilli. Non si rendono conto che di queste notizie indefinite non  ce ne facciamo nulla ? Siamo tutto il giorno incollati al video sperando che i giornalisti parlino dei nostri cari. Ci vuole veramente tanto ad istituire un centralino che faccia da tramite con le navi italiane ? Forse solo un po’ di serietà. Dall’Audace sono giunti da quel piovoso 3 gennaio, solo qualche telegramma, le telefonate si contano sulle dita delle mani nonostante i 400 uomini di equipaggio. Una di queste è giunta alla famiglia Plicanti, proprio due giorni fa. In linea Ivan 19 anni, marinaio di leva da otto mesi; “Sono riuscita a parlare con mio figlio a mezzogiorno di giovedì – esclama mamma Maria – La nave era allargo del Golfo di Oman, Ivan mi ha detto che stava bene, che tutto procedeva tranquillamente, senza particolari problemi, tensioni o preoccupazioni. Sono state poche parole- ma mi hanno confortato moltissimo. Una boccata di ossigeno, che mi aiuta ad andare avanti, Ivan mi ha confermato che le comunicazioni con l‘Italia sono difficili e mi ha dato l’incarico di telefonare agli altri genitori per rassicurarli. Ora mi metto davanti alla tv con in mente la telefonata, i saluti, al sua voce. Ivan non voleva partire , i presagi di un conflitto erano nell’aria, ora è laggiù con tanti altri ragazzi della sua età. Mi sembra sempre più sproporzionato il loro impiego in una guerra che richiede professionalità ed esperienza”. Immagini su immagini, bombardamenti, città di notte illuminate dai traccianti, il cuore si stringe, trepidazione e attesa si mescolano, le speranze vengono alimentate con la preghiera. Quando il conforto della fede viene a mancare i ricordi dei figli e dei mariti si accavallano. Ricordi di piccole cose, di episodi particolari. Il legame affettivo si rafforza, diventa fortissimo. Il pensiero vola nel Golfo in attesa di pochi, interminabili, secondi via cavo.


Nel Golfo Persico                    ▲Inizio Pag.


 

Servizio di

Luigi Caroppo

 

 LA SPEZIA – Il cacciatorpediniere “Audace”, che è salpato ieri mattina dal porto della Spezia, è sicuramente uno dei mezzi navali più potenti dell’intera flotta militare italiana. E’ stato costruito nei cantieri  del Tirreno di Riva Trigoso ed è stato varato nell’ottobre del 1971, dal novembre del 72 è entrato a far parte della marina. Ultimamente ha subito dei lavori di ammodernamento e potenziamento dei sistemi di combattimento. Il suo invio nella zona “calda” del Golfo Persico rientra, come fa sapere lo Stato Maggiore della Marina, nel programma di avvicendamenti predisposto per realizzare una rotazione tra tutte le forze disponibili. Da ieri l’Audace è entrato a far parte della missione “Golfo 2” a cui partecipano le unità del ventesimo gruppo navale. L’arrivo del lanciamissili nelle acque arabe consente il rientro a fine mese della fregata “Orsa” adesso impegnata nel rimpatrio dei nostri connazionali dalla Somalia, e il miglioramento “qualitativo della presenza italiana nel Golfo” come ci ha confermato il capitano di vascello Mario Horel, comandante della nave. Il cacciatorpediniere dopo aver fatto scalo ---- ad

 

 

Augusta, sta navigando verso Port Said dove prima di attraversare il canale di Suez si unirà ad un contingente di altre unità navali. L’arrivo è previsto per il 15 gennaio, ultimo giorno utile per attuare la risoluzione 678 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite da parte di Sahddam Hussein. Probabilmente solo quando l’Audace entrerà nel Golfo conoscerà il suo raggio d’azione mentre la sua permanenza dipenderà, secondo fonti della Marina, “dall’evolversi della situazione internazionale”. Il suo motto è “la gloria accompagna l’audacia”. Il cacciatorpediniere ha un dislocamento di 4.554 tonnellate, una lunghezza di 141 metri, una larghezza di 15, naviga alla velocita di 33 nodi (circa 60 chilometri all’ora) con un’autonomia di 7.200 chilometri grazie ad un motore di 73 mila cavalli. L’audace è dotata di sofisticate apparecchiature tecniche: tre radar di scoperta aerea a grande distanza, sistemi di difesa anti-aerea composti da lanciamissili standard, da lanciamissili con otto aspide, quattro cannoni, due lanciarazzi e sistemi di difesa antinave comprendenti quattro lanciamissili binati Teseo, sei tubi lanciasiluri poppieri fissi e due elicotteri  antisommergibili. Oltre a queste caratteristiche l’unità partita ieri dal porto della Spezia ha la possibilità di collegarsi via satellite ai canali delle forze alleate in modo da realizzare un coordinamento d’intervento e garantire una maggiore sicurezza per le navi occidentali.


Doc. Nave Audace                            ▲Inizio Pag.

 


 Noi dell'Audace

Il formarsi della coscienza di Unità navali nasce da un'armonica fusione di piccole e grandi cose, indispensabile premessa per una collaborazione vera, che fa del lavoro di ogni uomo dell'equipaggio una delle più ricche esperienze umane.

Servizio illustrato rivista Quadrante 1976


Ad una delle consuete esercitazioni che il cacciatorpediniere lanciamissili " Audace " ha di recente svolto nell'alto mar Tirreno "Quadrante " ha partecipato con un " inviato " d'eccezione ! Il comandante della stessa unità il capitano di vascello Marcello Vinciguerra. Il suo brillante reportage non poteva essere illustrato da fotografie di pari interesse e attualità per le quali " quadrante " ha inviato a bordo i suoi operatori per un " servizio " che consentisse ai lettori di vivere l'esaltante esperienza di una giornata e di un notte a bordo dell'unità in manovra. Ed ecco nelle foto che seguono alcune fasi operative dell' " Audace " in piena attività addestrativa, foto seguite da quelle sulla vita per così dire, di distensiva routine quotidiane per i 400 uomini di equipaggio precede e segue le ore intense trascorse alle centrali elettroniche alle armi e agli strumenti di bordo della moderna e bella unità.

" Ancora un po' di pizza, comandante  ". La voce familiare interrompe un ritmo operativo piuttosto intenso. Sono le due della mattina. L'" Audace " sta transitando per le Bocche di Bonifacio fra qualche rovescio di pioggia. Il mare é tranquillo, non c'é vento e la navigazione procede senza difficoltà. In questo momento il terzo dell'equipaggio che é di guardia si concede un attimo di riposo; come la sigaretta fumata in macchina durante un lungo viaggio. La tensione si allenta , c'é posto per qualche battuta, per un sorriso, sempre tenendo d'occhio l'apparecchiatura.

In attesa di congiungersi con le alte Unità della Divisione per la successiva fase dell'esercitazione, si parla di ciò che abbiamo fatto, si intrecciano commenti in tono scherzoso, ma il loro contenuto fornirà la materia per la discussione post esercitazione.

" Ancora venti gradi al rilevamento di accostata ". L'Ufficiale di rotta richiama tutti all'attenzione con questa comunicazione, uno sguardo alla carta e il Comandante con un cenno da l'autorizzazione a procedere, dopo tante miglia percorse insieme, uno sguardo é sufficiente.

L'ufficiale di guardia in plancia, ricevuto il cenno d'intesa ordina " 19 gradi di barra a sinistra " il timoniere muove la barra a sinistra e la nave, sotto il leggero controllo delle mani di un uomo solo accosta ubbidiente. I suoi trentamila cavalli le imprimono la rispettabile velocità di venticinque nodi. L'isola di Razzoli scompare lungo il nostro lato sinistro, siamo fuori delle Bocche, nuovamente in Tirreno. Dentro la pancia della nave la vita scorre c'é chi dorme in attesa di montare di guardia c'é chi controlla i complessi macchinari che danno il moto e l'energia elettrica, c'é il panettiere inforna la pasta lievitata, c'é il cannoniere con la cuffia in testa in attesa dell'ordine che lo metterà in attività.

 NESSUNO INDISPENSABILE, TUTTI NECESSARI

La nave é un'organizzazione complessa nella quale nessuno é indispensabile ma tutti sono necessari, l'adattamento deve essere completo altrimenti qualche cosa non funziona a dovere. Lo si vede in tutte le attività ma in momenti come questi, in particolare; l'immagine della formica non si ferma alla centrale operativa, tutta la nave é un formicaio. Tutto é previsto, sembra  un gioco di parole, per meglio fronteggiare l'imprevisto, il controllo della temperatura di un cuscinetto che sembra stia per mollare , l'orecchio del capo macchina " ausculta " la " sua " turbina alla ricerca di eventuali anomalie nel fischio potente del vapore che muovendosi fra  le palette della turbina fa girare quella ( 2 eliche ) grossa elica che sta sotto la nostra poppa.

Come loro, tutti , anche chi dorme é importante, perché é uno di noi, che ha lavorato e deve riposare per far riposare noi più tardi, per loro l'addetto al condizionamento controlla pompe, ventole,manometri, termometri, per loro l'acquaiolo controlla che l'acqua distillata dal mare con i mezzi di bordo sia alla temperatura giusta per la doccia; per loro é sotto pressione la macchina del caffè come in un bar stazione sempre aperto.

Il formarsi della coscienza di Unità nasce da tutte queste piccole cose: viene dal sentire che l'addetto alla lavanderia , che quando si spara rifornisce i cannoni , é tanto importante quanto l'infermiere che per fortuna, lavora poco, e quanto il radarista che " scopre " la nave , l'aereo o lo scoglio.

Quando uno comincia  adire " Noi dell'Audace " significa che l'Unità si é già cominciata a formare e chi l'ha provato lo sa, la collaborazione vera, che ha questi caratteri, é una delle più ricche esperienze umane. A tutto questo pensa l'ufficiale di guardia in plancia; il buio, la notte, suggeriscono, si sa, riflessioni e chiacchiere a cuore più aperto delle quali il timoniere, il brogliaccista e il segnalatore sono i normali interlocutori.

 TUTTO E' CHIARO

Le Vedette scrutano l'orizzonte attraverso il binocolo; stiamo cercando il cacciatorpediniere che simula di essere nemico, la nave é buia, appena un'ombra scura che scivola sul mare calmo. La centrale antisom é in piena attività: in questa zona c'é anche un sommergibile che deve ostacolarci. La centrale operativa di combattimento buia tranne per la luminescenza emessa dai ripetitori radar, é la dimostrazione di quanto si può fare con i mezzi di oggi. un aereo " Atlantic " ci fornisce la situazione a oltre cento miglia da noi, le altre navi della Divisione ci comunicano tutto quello che succede nella loro zona;  tutto  é chiaro, i dati vengono evidenziati dagli operatori che ricordano le formiche per il loro costante lavoro di raccolta. Viene fatto decollare l'elicottero che dovrà individuare il sommergibile. Alle 4 precise lanceremo razzi illuminanti sul bersaglio trainato da un'altra nave, alle 8 riprenderanno le operazioni di ricerca e la lotta contro sommergibili, navi ed aerei italiani.

Nel frattempo giunge la comunicazione dall'elicottero:  " Il sommergibile é per 340° a settemila yards; il dato viene riportato: uno sguardo alla situazione generale poi arriva dalla Centrale Operativa l'ordine " Plancia da COC accostare per Nord " ; il tempo necessario per guardarsi fuori e poi l'ordine al timoniere. Non ci si può permettere nessun indugio, andiamo ad attaccare il sommergibile.

Dopo pochi minuti di manovra da tutte e due le parti siamo in posizione di lancio del siluro, con il telefono subacqueo ne diamo comunicazione al sommergibile. Dieci minuti dopo l'episodio é già concluso.

Intanto abbiamo avuto comunicazione che il caccia nemico é stato localizzato da Nave " Canopo " e il gruppo composto dal " Canopo ", " Castore " e " Centauro " lo sta impegnando simulando il fuoco con le armi di bordo.

 ADDESTRAMENTO CONTINUO

Nel frattempo gli artificieri hanno preparato i razzi da lanciare, il lancio avviene regolarmente. L'attività è continua a bordo per cercare di impiegare ogni occasione utile per l'addestramento. Ma per ogni cosa che una fine; per rete, ordini collettivi, la voce " Terza squadra prepararsi a rilevare " dice che potremo andare a dormire anche noi della seconda.

Alle 4, puntuali, arrivano i sostituti; qualche minuto per le informazioni necessarie e poi ce ne andiamo a letto tranquillamente mentre la vita della nave continua il suo ritmo normale. Altre voci, altre facce ci risponderanno nella penombra usando lo stesso vocabolario che che abbiamo usato noi e che é nato, dettato dall'uso e dalla necessità.

E tutto continua mentre la nave cammina con il suo passo lungo e dondolante che ricorda la camminata del vecchio pescatore camoglino.

MARCELLO VINCIGUERRA

 


Foto dell'articolo










▲Inizio Pag.