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la serie


i protagonisti

gli episodi

il cast tecnico




Nero Wolfe









NOTE

• Svariati attori hanno portato Nero Wolfe sugli schermi cinematografici e televisivi. Il primo film, ‘Meet Nero Wolfe’ (tratto da ‘La traccia del serpente’, la prima avventura di Wolfe), è del 1936 e vede recitare Edward Arnold (Wolfe) e Lionel Stander (Goodwin). Il film, realizzato negli USA, aveva la regia di Herbert Biberman ed era tratto dal romanzo ‘Fer de lance’-’la traccia del serpente’. L’anno successivo è la volta di ‘The league of frightened men’, con Walter Connolly (Wolfe) e ancora Lionel Stander.
Nel 1977 viene realizzata una serie di 13 episodi, preceduti da Thayer Davis (Wolfe) e Tom Mason (Goodwin), che però non ebbe grande successo.
Nel 1981, sempre negli Stati Uniti, viene realizzata un’altra serie di 13 episodi (trasmessa anche in Italia) con William Conrad (Wolfe) e Lee Horsley (Goodwin). Dal 2001 e per 29 episodi in onda sulla televisione via cavo A&E, è stata trasmessa una nuova serie di Nero Wolfe in cui il detective era interpretato Maury Chaykin. Fedele e piuttosto curata nelle atmosfere, questa serie americana è sicuramente migliore di quelle precedenti. Ma non regge il confronto con il Nero Wolfe di Tino Buazzelli.

• Può essere curioso ricordare che nel 1975 è stato allegato all’omnibus Mondadori ‘Nero Wolfe, Archie Goodwin e Company’, il ricettario completo di Fritz, con le indicazioni per preparare tutti i piatti citati nei vari romanzi di Nero Wolfe.

• Per un certo periodo Nero Wolfe ha praticato un curioso ‘esercizio fisico’: tirare freccette (senza muoversi per raccoglierle, naturalmente!) per quindici minuti al giorno, meglio se a gara contro Goodwin. Tuttavia ha presto smesso, ritenendo questo ‘sport’ troppo faticoso...

• La serie di sceneggiati, ognuno dei quali veniva trasmesso in due puntate diverse, è abbastanza fedele ai romanzi di Stout, con l’unica differenza del periodo storico. Infatti la serie non è ambientata negli anni ‘30, ma ai giorni nostri (o, perlomeno, ai giorni in cui era stata girata la serie, cioé tra il 1969 e il 1972).

• La serie conta in tutto dieci titoli, trasmessi in venti episodi. Per tutte le venti serate in cui é stata trasmesso Nero Wolfe, il giudizio della critica, su TV sorrisi e canzoni, é sempre stato lo stesso: “ottimo”. E nella rubrica ‘Vi consigliamo’ (cosa, se vogliamo, un po’ buffa, poiché vi erano solo due canali), compariva sempre ‘Nero Wolfe’.

• ‘Nero Wolfe della 35esima strada ovest’, di William S. Barring-Gould, è una vera e propria bibbia dedicata al corpulento detective, traboccante di aneddoti e curiosità. In Italia è stato distribuito da Mondadori, allegato all’omnibus ‘L’eccellentissimo Nero Wolfe’.

libro wolfe

• Nel 2002, ElleU multimedia si è impegnata in un’iniziativa editoriale lodevolissima: tutti gli episodi della serie sono stati commercializzati in VHS e in DVD. Otto di questi episodi erano già stati distribuiti, su videocassetta, dalla VideoRai-Fonit Cetra.

Tratto dal romanzo:

"The Rubber Band"
(1936) di Rex Stout

Numero puntate:

2

Prima trasmissione televisiva:

dom 27 luglio e 3 agosto 1969, rete 2, ore 21,00

Adattamento televisivo di:

Giuliana Berlinguer

Personaggi e interpreti:

Anthony Perry - Vittorio Sanipoli
Harlan Scovil - Augusto Mastrantoni
Signorina Barish - Elsa Polverosi
Claire Fox - Carmen Scarpitta
Ramsey Muir - Edoardo Toniolo
Hilda Lindquist - Cristina Mascitelli
Mike Walsh - Loris Gafforio
Sergente Stebbins - Sergio Reggi
Fred Durkin - Gianfranco Varetto
Saul Panzer - Roberto Pistone
Tenente Rowcliff - Gabriele Polverosi
Agente Bill - Arnaldo Bagnasco
Ispettore Cramer - Renzo Palmer
Francis Horrocks - Enrico Lazzareschi
Lord Clivers - Gastone Bartolucci
Procuratore Skinner - Gianni Bonagura


























































































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Un quintale e mezzo. Questo è pressappoco il peso di Nero Wolfe, il geniale detective privato nato dalla penna di Rex Stout.
Nella sua enorme casa-studio, situata a Manhattan lungo la Trentacinquesima Ovest, Wolfe vive con Archie Goodwin, suo aiutante e braccio destro, e con Fritz Brenner, cuoco belga sopraffino nonchè maggiordomo.

nero wolfe
Wolfe non lavora per spirito di giustizia, bensì per lucro, come è evidente dalle sue esorbitanti parcelle. È capriccioso ed indisponente: lavora solo quando ne ha voglia, e comunque a orari precisi, non tollera di essere disturbato mentre mangia o mentre legge, non permette a nessuno di entrare in casa sua prima delle undici. È molto pigro, non esce quasi mai di casa e comunque non lo fa per ragioni di lavoro. È Goodwin ad occuparsi del lavoro fuori casa. Le indagini fuori casa sono lasciate allo scattante Archie Goodwin: Wolfe lavorerà di cervello comodamente seduto dietro la sua scrivania, sull’enorme poltrona costruita appositamente per sopportare la sua stazza.

Nero Wolfe ama dimostrare la sua superiorità, in campo d’intelligenza ma anche culturale, a tutti coloro con cui ha di volta in volta a che fare. Nutre un altissimo concetto di se stesso e - non a torto - si considera semplicemente infallibile. Di tanto in tanto, senza preavviso, chiude gli occhi e comincia a muovere ritmicamente le labbra sporgendole e ritirandole. In questo caso è meglio non disturbarlo: è in fase di piena concentrazione, e sta deducendo. Per il criminale di turno, è la fine.

omnibus mondadori

Il suo passatempo preferito sono le orchidee, di cui possiede più di diecimila esemplari in tre attrezzatissime serre (ciascuna ricreante la situazione climatica originaria delle piante) situate all’ultimo piano della sua casa. Alle orchidee Wolfe dedica quotidianamente quattro ore, dalle 9.00 alle 11.00 del mattino, e dalle 16.00 alle 18.00 del pomeriggio, capiti quello che capiti, anche a costo di piantare nello studio i suoi clienti.

In secondo luogo ama la cucina, e non sopporta la vista di persone digiune. La abbondante colazione gli viene portata a letto da Fritz su un vassoio, il pranzo è solitamente all’una e la cena alle otto. Wolfe non tollera ritardi, ed esige che a tavola non si parli di lavoro: ‘niente e nessuno deve disturbare un uomo che mangia’.

In terzo luogo ama la birra Tuborg, di cui beve cinque litri al giorno ma solo fuori dai pasti. Conserva per tutta la settimana i tappi di latta in un cassetto della scrivania, per essere sicuro di non superare il limite che si é liberamente imposto.

Ha anche altre passioni, come la lettura, la musica classica e la storia degli Stati Uniti. In compenso non tollera la televisione, il cinema, i rumori molesti, l’untuosità, le donne frivole, i politicanti, i predicatori, le persone cerimoniose, quelle che vivono senza lavorare, che arrivano in ritardo o in anticipo agli appuntamenti, e infine quelle che scrivono il suo nome senza la ‘e’ finale’ (Nero Wolf, anziché Nero Wolfe). Non ha molta stima delle donne e le considera tutte, senza distinzioni, potenzialmente isteriche e provocatrici di guai.

Quando ha bisogno di svolgere delle indagini complesse fuori casa, Nero Wolfe assume a ore tre investigatori privati di cui ha piena fiducia: l’abilissimo Saul Panzer, il dinamico Fred Durkin e il giovane Orrie Cather.
Per ottenere informazioni riservate sulle persone con cui deve indagare, Wolfe si rivolge - tramite Goodwin - a Lon Cohen, un giornalista del quotidiano ‘Gazette’ che, in cambio di qualche notizia sui casi di cui si sta occupando, consulta i fornitissimi archivi del giornale.

Spesso Nero Wolfe lavora agli stessi casi su cui lavora la polizia: in questi casi si imbatte nell’ispettore Fergus Cramer, che di tanto in tanto irrompe nel suo studio minacciando Wolfe o Goodwin di arrestarli per intralcio alle indagini o di ritirare loro la licenza di investigatori privati. In realtà, Cramer conosce benissimo la loro abilità, e sa di potersi fidare di entrambi. Qualche volta, va da Nero Wolfe in veste ‘amichevole’ per consultarsi con lui fumando un sigaro.
Quando Wolfe risolve un caso, ama proclamarne teatralmente la soluzione nel suo studio, alla presenza di tutti i sospetti e dell’ispettore Cramer (il quale riceve l’invito con il suggerimento di portare anche ‘un paio di manette’, cosa che lo fa innervosire parecchio).

fritz

La serie televisiva italiana é la migliore che sia mai stata creata, ed é uno dei capolavori della nostra televisione. Tino Buazzelli veste magistralmente i panni del detective, aggiungendo un pizzico di ironia e di simpatia alla serie. Scriveva Emilio de’ Rossignoli in un articolo pubblicato nel 1969 su ‘TV sorrisi e canzoni’ “[...] Gli sceneggiati hanno per protagonista l’unico attore al mondo - se si esclude Orson Welles - che poteva accettare senza sfigurare un personaggio pachidermico come quello dell’investigatore più grasso che la storia del poliziesco [...] abbia ideato per il diletto dei suoi lettori: Tino Buazzelli [...]”. Ed in effetti Tino Buazzelli corrispondeva proprio alla descrizione che Stout faceva di Nero Wolfe. Per calarsi al meglio nei panni dell’investigatore, Buazzelli, attore scrupoloso e preciso, ha studiato a fondo il personaggio, leggendo tutte le sue avventure, ed ha cercato di assimilarne i tic, i difetti e i processi mentali con quella ‘stupefacente precisione che egli sa mettere nelle sue creature’. Inoltre Tino Buazzelli aveva il vantaggio di assomigliare molto a Nero Wolfe, anche come carattere: l’attore era in continua polemica con le abitudini del nostro tempo e deplorava la corsa degli arrivismi, la deificazione del denaro. Diceva sempre de’Rossignoli: ‘Solo sulla dieta Buazzelli é più attento di Wolfe: deve limitarsi col mangiare se non vuole superare il peso massimo e diventare un Wolfe e mezzo!’.

Paolo Ferrari é simpaticissimo nella parte del braccio destro Archie Goodwin,  Pupo de Luca interpreta deliziosamente il cuoco-maggiordomo Fritz Brenner, che delizia Wolfe con i suoi raffinati manicaretti e lo aiuta nella serra con le sue amate orchidee (ricoprendo anche il ruolo che, nei romanzi, è di Theodore Horstmann, il balio delle orchidee), mentre Renzo Palmer è irresistibile nei panni dell’ispettore Fergus Cramer, della squadra omicidi, eterno amico-nemico di Wolfe. Gli ‘irregolari’ Saul Panzer, Fred Durkin e Orrie Cather sono interpretati rispettivamente da Roberto Pistone, Gianfranco Varetto e Mario Righetti. Se posso azzardare un commento personale, Varetto e Righetti avrebbero dovuto scambiarsi i ruoli: il primo corrisponde alla descrizione che Stout fa di Cather, il secondo a quella di Durkin.

La regia é, per tutti gli episodi, di Giuliana Berlinguer. Di lei Paolo Ferrari dice: ‘ha fatto veramente un ottimo lavoro. Lavorare in quello studio non era facile’. Bisognava stare tutti in quella stanza: attori, cast tecnico e cameramen. Così, nelle pareti erano stati fatti un sacco di buchi per nascondere le telecamere: ‘Sembrava una groviera!’.

Il commento musicale elettronico (compreso lo storico scricchiolio delle scarpe di Wolfe) è di Romolo Grano, la musica della sigla è di Nunzio Rotondo.

La prima serie (del 1969) registrò un ascolto medio superiore agli 8 milioni, con una punta di 12,3 milioni per il debutto su rete 1. Gli ultimi tre episodi (del 1971) registrarono un ascolto medio record di quasi 19 milioni di spettatori, superando così lo stesso Maigret.

A Rex Stout va attribuito il merito di aver unito nello stesso romanzo, per la prima volta nella storia della letteratura, due modelli completamente differenti: quello inglese (l’investigatore tutto cervello) e quello americano (il detective sempre in azione e pronto a menar le mani).  Nonostante la loro incolmabile diversità, e anzi proprio grazie ad essa, Wolfe e Goodwin sono personaggi complementari, e nessuno dei due riuscirebbe a fare a meno dell’altro. Ferma restando la loro stima reciproca, tra i due nascono spesso piccoli battibecchi o innocui pungolii. Goodwin sa come stuzzicare Wolfe, come indisporlo (basta portare una donna in casa) o come costringerlo ad accettare un incarico. A Wolfe piace, di tanto in tanto, tenere Goodwin all’oscuro del suo lavoro proprio sul più bello, ben sapendo che è una delle cose che più lo fanno innervosire.
In conclusione, la chimica tra Wolfe e Goodwin è perfetta e forma una delle coppie più riuscite della letteratura poliziesca.

Ricorda Paolo Ferrari che tra lui e Tino Buazzelli c’era un rapporto molto simile a quello dei due personaggi che interpretavano. Buazzelli era un maestro, e godeva del rispetto e dell’ammirazione di tutti, Ferrari compreso (‘Lavorare con Tino Buazzelli era un godimento’, ha detto lui stesso). Tuttavia, il giovane attore aveva nei suoi confronti quell’atteggiamento sfrontato e un po’spavaldo, nel senso innocuo della parola, che era tipico di Goodwin. Secondo Ferrari, la cosa aiutava molto nelle riprese.
E noi siamo d’accordo: traspare eccome, regalandoci alcuni ‘duetti’ godibilissimi per l’ironia e la abilità di interpretazione.

di Stefano Vendrame