La riserva del Bosco di Alcamo è una tra
le più piccole aree protette siciliane. Si estende lungo la
parte sommitale del Monte Bonifato, un rilievo che fa parte
del vasto complesso calcareo che si snoda lungo la costa
occidentale dell'isola tra la provincia di Palermo e Monte
Erice. In tutta l'arca le pendici montuose sono
caratterizzate da un paesaggio brullo e monotono, dominato
dal grigiore della roccia calcarea; l'originaria vegetazione
legnosa, costituita un tempo da una fitta macchia
sempreverde nelle aree più basse e da foreste di Leccio e
Roverella lungo le pendici, è infatti quasi dappertutto
scomparsa a causa dei frequenti tagli operati dall'uomo e
dai numerosi incendi. I declivi rocciosi sono occupati da
pascoli in cui prevalgono pianticelle annue effimere, o da
garighe composte da bassi e contorti suffrutici. Lo stesso
Leccio, albero tipico della regione mediterranea, è ormai
divenuto raro lungo questi monti, pur formando piccoli
addensamenti nelle zone più impervie e lungo i ghiaioni al
riparo dal fuoco. |
Vaste superfici sono colonizzate da
robuste graminacce cespitose come l'Ampelodesma, più
comunemente conosciuta come «Disa», specie resistente al
pascolo ed agli incendi, che forma estese praterie lungo le
pendici più erose. Anche il Monte Bonifato ha subito questi
processi di degrado del manto vegetale, motivo per cui le
sue propaggini appaiono oggi spoglie e rocciose. La sommità
è stata invece sottoposta durante i decenni passati a
ripetuti interventi di riforestazione che hanno portato alla
creazione di un fitto bosco costituito in prevalenza da Pino
domestico, Pino d'Aleppo e Cipressi. Pur essendo quindi
composto da specie esotiche, cioè non originarie della zona,
il Bosco di Alcamo rappresenta un'area verde di un certo
interesse sia per lo sviluppo e l'equilibrio raggiunti dalla
vegetazione arborea, che per la sua funzione ricreativa. La
presenza di un fitto manto vegetale ha inoltre svolto un
ruolo insostituibile nella preservazione del suolo
dall'erosione, e potrà agevolare l'opera di reintroduzione
di piante arboree indigene come Lecci, Frassini e Roverelle,
che sono ancora presenti nel bosco in buon numero e mostrano
una notevole capacità di rigenerazione. |
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La fitta vegetazione di questa riserva
ospita una fauna peculiare in quanto costituisce un'area
boscata relativamente isolata rispetto al territorio
circostante. Vi si trovano diverse specie tipiche dei boschi
siciliani, come ad esempio parecchi fringillidi, fra i quali
il Verzellino ed il Verdone.
Questi uccelli hanno infatti
una particolare predilezione per le zone boscate a Cipressi
e Pini. Osservando attentamente le cime delle chiome durante
la primavera si possono scorgere i maschi che si posano bene
in vista a cantare per delimitare i propri territori di
riproduzione. Il Verdone è una specie tipicamente granivora,
come testimoniato dal becco robusto. Il suo piumaggio è
giallo-olivastro, dalle tinte meno vivaci nelle femmine. Il
canto è costituito da un trillo ripetuto e senza
modulazione, e viene emesso a cominciare dal mese di
febbraio fino all'inizio dell'estate. Spostando la nostra
attenzione verso i tronchi dei grossi alberi, si può
osservare il rapido muoversi di un uccello molto piccolo,
dal piumaggio mimetico e dal caratteristico becco lungo e
sottile rivolto verso il basso: il Rampichino. Questo
uccelletto si ciba degli insetti che cattura tra le fessure
delle cortecce, che vengono esplorate in maniera alquanto
singolare. Infatti il Rampichino ha l'abitudine di portarsi
alla base dei grossi tronchi e di risalire verso la cima
muovendosi a spirale sul tronco stesso, per poi volare sulle
parti basse di un altro albero e ricominciare la propria
caccia. Tra gli abitanti delle alte fronde degli alberi si
trovano anche le colorate e rumorose Cince, uccelli
insettivori di piccole dimensioni che catturano le proprie
prede muovendosi agilmente tra i rami. Le specie più comuni
sono la Cinciallegra, dal caratteristico canto, un monotono
«cin-cin» e la Cinciarella, riconoscibile per il tipico
disegno nero e azzurro del capo.
Nell'ambiente omogeneo e
ombreggiato creato dal fitto rimboschimento trovano rifugio
poche specie di rettili, tra cui il Biacco, il più comune
serpente siciliano, dal cui colore interamente nero deriva
il nome dialettale «serpe nivura», e la Lucertola campestre,
che si può osservare nelle zone più aperte, soprattutto in
vicinanza di casolari ed altre costruzioni. Tra i mammiferi
è di particolare interesse un piccolo roditore che ha una
caratteristica mascherina nera sugli occhi e ai lati della
testa, e un evidente ciuffo di pelo nero all'estremità della
coda: il Topo quercino. Questa specie, imparentata più con
il Ghiro che con i comuni topolini di campagna, è
prevalentemente arboricola e si muove quasi esclusivamente
di notte; per queste abitudini particolari e per il
carattere molto elusivo l'osservazione diretta è abbastanza
improbabile. Il Bosco di Alcamo, nonostante risulti da
un'opera di riforestazione con specie di origine esotica,
costituisce comunque un habitat di un certo rilievo per le
comunità di animali che ospita e che non sono meno varie e
interessanti rispetto a quelle di altri boschi naturali del
territorio siciliano. |