Week end alternativo
Sì, alternativo alle mète più frequentate,
visto che siamo in agosto...
Sabato mattina: la sveglia è puntata alle 5 ed un quarto, ma non ha tempo di suonare. E' caldo, in più Claudia ed io abbiamo una gran voglia di evitare il caos del primo w-e d'agosto.
E, proprio a causa del fatto che siamo in agosto, abbiamo cercato un itinerario tra strade e località meno "note" delle classiche Dolomiti, Stelvio, passi svizzeri o alpenstrassen austriache.
Naturalmente abbiamo deciso anche di evitare accuratamente le austrade: quindi Statale Romea senza camion e senza vacanzieri diretti al mare (vista l'ora), caffè subito dopo aver passato le valli di Chioggia, poi tagliamo per Piove di Sacco, Padova, Cittadella, Bassano.
Il meteo prevedeva la possibilità di temporali, ma noi abbiamo fortuna: le nuvole nere stanno lasciando il campo all'azzurro del cielo, ma la temperatura è ancora frizzante.
Da Bassano del Grappa seguiamo le indicazioni per Cima Grappa, ma anzichè imboccare la statale 141 a Romano d'Ezzelino, proseguiamo ancora poche centinaia di metri e prendiamo la provinciale 140.
L'asfalto è ottimo, la carreggiata strettissima, i ripidi tornanti ci portano in quota in un attimo.
Subito si capisce l'importanza strategica del Monte Grappa: è un balcone altissimo sull'intera pianura veneta!
Andatura tranquilla: la strada è ben asfaltata, ma ancora ricoperta di foglie, rami, sassi. Il temporale che ci ha preceduto di qualche ora ha portato anche la grandine.
Ma noi non siamo qui per smanettare. Non siamo mai stati a visitare il Monte Grappa, il Memoriale e l'Ossario. E' questa la nostra prima mèta. Raggiunta, per la cronaca, pochi minuti dopo le nove. Partendo presto avremo l'intera giornata a disposizione!
Da Wikipedia: "...dopo la sconfitta italiana di Caporetto, la cima diventò uno dei punti centrali della difesa italiana, tanto che gli austriaci tentarono inutilmente e più volte di conquistarlo, per poi avere accesso alla pianura Veneta. Costruendo caverne nella roccia e postazioni fisse di artiglieria, dalla cima gli italiani dominavano e tenevano sotto controllo il fronte sino al Montello.
Il Sacrario Militare del Monte Grappa è uno dei principali ossari militari della Prima guerra mondiale.
Una volta conclusa la Grande Guerra sul Massiccio del Monte Grappa rimanevano molti cimiteri militari dislocati in diversi punti della montagna. Così si progettò di costruire un unico cimitero monumentale sulla vetta del Monte Grappa: l'attuale Sacrario Militare appunto.
Progettato dallo stesso architetto del Sacrario di Redipuglia, arch Giovanni Greppi e Giannino Castiglioni scultore, venne iniziato nel 1932 e inaugurato il 22 settembre 1935. Il Sacrario e' costituito da una serie di gradoni semicircolari che si sviluppano sul pendio che dalla strada conduce alla cima del sacrario. Cio' consente di sfruttare la pendenza del terreno al meglio limitando le difficoltà di costruzione e in definitiva i costi di realizzazione. L'elemento caratterizzante del sacrario è il motivo a colombario utilizzato per i loculi destinati ad ospitare le salme dei soldati caduti. Il modello a colombario, unitamente all'uso della pietra viva e del bronzo per le chiusure dei loculi vuole richiamare la classicità romana fortemente amata dalla committenza fascista.
Settore nord, ossario austroungarico con 10.295 morti di cui 295 identificati.
Settore sud, ossario italiano con 12.615 salme di cui 2.283 identificati.
Tra i due ossari, c'è la cosiddetta via eroica lunga 300 metri, con a lato i cippi recanti i nomi delle cime teatro di guerra..."
Non solo: sempre a Cima Grappa, sotto il Memoriale, ci sono, ottimamente tenute e visitabili, oltre 4 chilometri di gallerie, scavate per mettere in posizione cannoni (presenti), mitragliatrici, osservatori. Quanto devono aver scavato... (oltre che sofferto...).
Cmq qui ci sono molte informazioni per visite ben più approfondite di quella che abbiamo effettuato in una mattina Claudia ed io: www.montegrappa.org
Ripartiamo dal Monte Grappa percorrendo l'altra parte dell'anello (bello, come curve e come asfalto): la statale 141, che ci riporta in pianura, a S. Romano.
Raggiungiamo Valstagna, dove una bella e stretta strada (ovviamente anche questa una ex strada militare) che in 14 km ed oltre stretti 20 tornanti si arrampica fino alle pendici dell'Altipiano di Asiago, sbucando a Foza.
A Foza facciamo la spesa: pane, formaggio Vezzena, speck. E via, verso Gallio. Appena in centro, sulla destra, con una stretta svolta ci dirigiamo verso la Valle di Campomulo. E' una strada di oltre 20 chilometri (i primi dieci asfaltati, poi cinque-sei sterrati e poi gli ultimi km nuovamente asfaltati) che porta fino a Piazzale Lozze (m.1805), base di partenza per le escursioni sull'Ortigara e dintorni.
Dopo esserci rifocillati (anche se questo comporterà un'appesantimento delle prestazioni scarpinatorie durante la digestione)
togliamo gli stivali da moto ed calziamo le scarpe da trekking. Direzione Cima Caldiera, percorrendo la stessa mulattiera militare che porta all'Ortigara. Trincee, camminamenti, muretti di sassi, caverne, schegge...
Novant'anni sono tanti, da quando questo macello è terminato, ma se la natura, alle altitudini meno elevate, ha nascosto quasi tutte le cicatrici, a quota 2.000 metri la roccia porta e porterà ancora per molto tempo i segni della fatica e dell'orrore.
Da Cima Caldiera, oltre ad una vista incredibile, a 360 gradi, su tutto l'altipiano e sulla sottostante Valsugana, si ha la pelle d'oca anche pensando che novant'anni fa partivano dal di qui gli assalti italiani al sottostante passo dell'Agnella e al vicinissimo Monte Ortigara (altre info: fortinorditalia.altervista.org): morirono decine di migliaia di uomini, in pochi giorni, su quel monte (http://www.nondimenticare.com).
E' ormai pomeriggio inoltrato quando scendiamo tra i boschi della valle di Campomulo.
Riprendiamo la moto e torniamo a Foza, dove abbiamo prenotato una stanza al solito Hotel Alpi, che ci lascerà anche questa volta un buon ricordo. E, dopo cena, pochi passi per digerire e poi a nanna presto!
Domenica niente trekking. Oggi si va ad alimentare la collezione di passi.
Visto il traffico d'agosto, infatti, ho pensato ad un anello fatto di valichi meno nobili ma sicuramente divertenti, anche se a quote inferiori alle classiche Dolomiti.
Partendo da Foza ci godiamo la vista dei bellissimi verdi pascoli dell'Altipiano (lo so che oggi tutti lo chiamano Altopiano, ma siccome Mario Rigoni Stern ed Emilio Lussu utilizzavano la definizione Altipiano, immodestamente ...e per amore di quanto ci hanno lasciato questi due straordinari scrittori, lo faccio anch'io).
Ripassiamo Gallio ed entriamo ad Asiago. Troppi turisti in giro, anche solo per una fermata. Prendiamo la statale della Val d'Assa
(che bella... e, di prima mattina, così poco trafficata. Abeti, abeti, abeti e curve raccordate, con pochissimi tornanti...
che meraviglia). Poi, poco dopo aver incontrato l'amata Osteria dell'Antico Termine,
eccoci ai prati che attorniano il Passo di Vezzena e, sulla sinistra, la Malga che produce e vende dei formaggi meravigliosi. Casualmente avevamo con noi una borsa termica... che, unita alle bottiglie di acqua ghiacciata che possono essere righieste ai malgari, garantiranno la sopravvivenza del formaggio Vezzena fino alla torrida pianura!
Ripartiamo con qualche chilo in più nel bauletto, ma la Stelvio affronta senza incertezze i tornanti che scendono a Lavarone.
Proseguiamo quindi in direzione Folgaria, ma in cima al Passo di Sommo svoltiamo a sinistra per
l'Altopiano dei Fiorentini. Strada bellissima e sempre panoramica, che scende prima a Tonezza poi ad Arsiero.
Ad Arsiero, subito sulla destra, c'è la strada che va in direzione Posina e che porta al Passo Borcola.
Noi però, a Posina, svoltiamo a destra per il Colle Xomo (1058 mt.). La strada è dissestata e stretta, in compenso non c'è molto traffico... e poi il Colle Xomo mancava alla mia collezione di passi!
Scesi a Valli del Pasubio, sulla destra troviamo la strada per Staro. E' il Passo Xon (668 mt.), questa volta ben più guidabile e divertente del precedente, anche se più basso.
Dallo Xon si scende a Recoaro Terme. Di qui prendiamo la direzione sud per Valdagno, ma prima di raggiungere questa località svoltiamo a sinistra per il Passo Zovo (631 mt.) dove, godendoci l'ultima mezz'ora di temperatura resa accettabile dall'altitudine e dai boschi, ci fermiamo a pranzo.
E' infatti ora di iniziare l'attraversata della pianura e tornare a casa.
Malo, Vicenza, Padova, Piove di Sacco... il termometro della Stelvio arriva a segnare 35 gradi, ma per fortuna non c'è
ancora traffico e possiamo evitare tranquillamente l'autostrada.
Qualche vacanziero lo troviamo sulla statale Romea, ma in meno di quattro ore (brevi soste comprese) siamo a casa.
La Stelvio ha 'compuito' i suoi primi 10.000 chilometri sul Passo Zovo. Auguri!!!
Gattostanco, 4 agosto 2008