Libertà

«L’io e l’altro come artifici»

Il problema è l’identità. Tuttavia, la questione posta nel titolo non è risolta: sembrerebbe addirittura che l’io, per identificarsi, abbia bisogno dell’altro come nemico. L’articolo finisce con un’esortazione all’accoglienza nei confronti della differenza e della pluralità.

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di Franco Cardini



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Libertà: «L’io e l’altro come artifici», di Franco Cardini, Il Sole 24 Ore, 25 novembre 2001
Commento:   Sembrerebbe che la grande confusione dei tempi inciti l’io, nel senso della singola persona e del gruppo a cui la persona ritiene di appartenere, a farsi la domanda sulla propria identità. La risposta tuttavia appare assai labile, esortativa e senza un riferimento cogente, che indichi esplicitamente l’identità e l’appartenenza in termini non reattivi, ma originali.


Bisogna, invece, assolutamente rispondere alle preoccupazioni vere di Amicone e di Dabray: come si possa essere liberi e come l’approdo alla fede non contraddica la ragione. Si distingue la posizione ebraica, che giustamente, anche se con un certo dubbio, pone la realizzazione della libertà nell’obbedienza a Dio, cioè alla verità. Il dubbio deriva dalla percezione che la verità non può essere soltanto una legge. 


E infatti Vittadini - nel suo articolo su La Stampa (29 novembre 2001), «Contro il Dio serpente» - suggerisce come «rinascita», come modo di ritrovare la propria identità, la semplicità e la popolarità di un gesto come la colletta di generi alimentari per i più poveri, recentemente promossa dalla Compagnia delle Opere. Questo è un piccolo gesto di condivisione che, se svolto in tutte le sue implicazioni, richiama chi lo compie a rendersi conto che la vita è fondamentalmente bisogno e quindi domanda. L’identità non è una “sicumera”, ma una domanda, una domanda che sa che Chi risponde non è soltanto una legge e una morale, ma un fatto di gratuità. Quattro milioni di italiani hanno dimostrato che una certa idea di Chi risponde ce l’hanno. Tutto ciò è molto “cristiano”, deve diventare consapevole, soprattutto in noi.
 

 
Rassegnina  
  • Franco Cardini
    L’io e l’altro come artifici
    Il Sole 24 Ore (25 novembre 2001)
    Il problema è l’identità. Tuttavia, la questione posta nel titolo non è risolta: sembrerebbe addirittura che l’io, per identificarsi, abbia bisogno dell’altro come nemico. L’articolo finisce con un’esortazione all’accoglienza nei confronti della differenza e della pluralità.

  • Luigi Amicone
    Cari studenti, siete a digiuno di libertà
    Il Giornale (30 novembre 2001)
    È una lettera sulle recenti agitazioni scolastiche. L’autore accetta l’ipotesi che gli studenti in sciopero (anche della fame) non siano classificabili secondo gli schemi tradizionali (fascismo, comunismo, etc…); fa un appello accorato alla libertà e alla considerazione dei fatti come sono, contro il monopolio di Stato e le vecchie trite nostalgie del «gioco politichese e sindacalese».

  • Guy Rossi-Landi
    Debray sceglie la sinistra per la volontà, la destra per l’intelligenza
    Il Foglio (28 novembre 2001)
    Nonostante il titolo molto politico, tutto l’articolo è sul problema di Dio. L’articolo è intelligente, pieno dei dubbi del nostro tempo ed è una formidabile dimostrazione della differenza tra senso religioso, che c’è («l’uomo è un essere che attende. Non esiste definizione migliore»), e fede, che sembrerebbe non esserci («Non sono credente, ma sono un miscredente convinto della necessità di credere. Chi non crede in Dio, generalmente crede in molto peggio»)

  • Abraham B. Yehoshua
    Libertà vo’ smarrendo
    La Stampa (29 novembre 2001)
    Il modo in cui si scrive in ebraico la parola libertà (la prima lettera è graficamente chiusa), dice il concetto che gli ebrei hanno della libertà: la libertà è totalmente determinata dalla legge che Dio ha dato a Mosè, per cui non esisterebbe. Tuttavia, gli ebrei ritengono di esser più liberi degli altri.