Il diario di Primo Santini
4a parte di 8
Deir Alinda - 3 settembre 1942
Il mito della Folgore
Quando non sono stati utilizzati i suoi ricordi si è fatto ricorso ai compagni, al gruppo della Sirena che in tempi recenti lasciarono scritte le loro memorie. Per i pezzi documentari si è ricorsi ad Autori o testi citati o a materiale d'archivio
I primi Paracadutisti Italiani erano di fatto
due battaglioni indigeni costituiti in Libia prima della guerra con
esperimenti sui materiali al limite del suicidio. Quelli Italiani
vennero formati, dopo l’esperienza libica, presso la Scuola di
Tarquinia. Dopo il I battaglione che dovette rinunciare al numero a
favore di paritario Carabinieri paracadutisti, si costituirono in
successione il II (ex I) battaglione (comandato dal Tenente Colonnello
Benzi) il III (Maggiore Pignatelli di Cerchiara agli inizi del 1941),
seguito poco dopo dal IV battaglione (Maggiore Bechi Luserna) che il 1
aprile 1941, formano il 1° reggimento paracadutisti comandato dal
Colonnello Riccardo Bignami. E’ di questo periodo il loro impiego tradizionale, dall’aria, su Cefalonia al comando del Maggiore Zanninovich. Il 30 aprile, dall'aeroporto di Galatina, decollarono alcuni SM-82: il lancio avvenne nella piana di Argostoli e l'azione riuscì senza che fosse sparato un solo colpo. Via mare poi andarono a presidiare Zante e Itaca prima che arrivassero i tedeschi. Tra l'estate 1941 e la primavera 1942 ne furono costituiti altri sette di battaglioni, tra i quali uno di guastatori e uno di artiglieria (47/32). La Divisione, al comando del Generale Francesco Sapienza, fu ufficialmente costituita il 1 settembre 1941, riunendo il 1° ed il 2° reggimento (Btg. V, VI e VII btg.), con l'VIII guastatori. A Sapienza seguì il Gen. Enrico Frattini che dovette senza preparazione eseguire un lancio per il brevetto, lui che non era della specialità. L'addestramento fu svolto fino al maggio 1942 in Toscana e nel Lazio, poi vi fu il trasferimento nelle Puglie in vista dell’operazione di invasione di Malta denominata C3. Sfumata l’operazione, per non destare contromisure da parte degli inglesi la divisione assunse il nome Cacciatori d’Africa e dal 10 agosto il numerico 185° e la vecchia dicitura Folgore coi reggimenti che perdono l’1, 2 e il 3 per acquisire il 185, 186, 187 che scambia i Btg. VIII e X con II e IV. Il 185° resterà in Italia per costituire la divisione Nembo (183°, 184° e 185° Rgto e 184° Artiglieria). La prima unità ad arrivare sul suolo africano fu il IV/187° del T. Col. Bechi Luserna che giunse a Fuka il 18 Luglio, seguito dagli altri. |
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OPERAZIOE BERESFORD |
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Quell’estate di fronte agli insuccessi di
Auchilenck, il primo ministro inglese Churchill si vide costretto a
nominare al comando dell'Ottava Armata il generale Gott che morì subito
dopo il 7 agosto in un incidente aereo (abbattuto come Balbo?). Il
comando dell'Ottava Armata fu assunto così definitivamente dal generale
Bernard Law Montgomery. Anche in campo avverso c’erano state novità nel
senso di rinforzi. Oltre la Folgore erano giunte la 164a divisione di
fanteria tedesca, la 22a Brigata paracadutisti Ramcke e la “corazzata”
Littorio. Il comando del Dak passa da Nehring (per ferita) al Gen. Fritz Bayerlein. Il
30 agosto prende il via la prima battaglia di El Alamein che punta ad
aggirare dal deserto il fronte ma che finisce contro il rilievo
superfortificato di Alam el Halfa che da spesso il nome alla battaglia.
L'attacco iniziò nella notte tra il 30 ed il 31 agosto. Dalle memorie del colonello Bayerlein: "Riflettemmo se interrompere la battaglia, perché gli inglesi sapevano ormai dove eravamo. Rommel parlò con me della situazione e giungemmo alla decisione di continuare l'attacco. Ma una cosa era evidente: la "grande soluzione", ossia il vasto aggiramento dell'Ottava Armata, non era più possibile, in quanto l'avversario aveva avuto il tempo sufficiente per preparare le sue controazioni. L'avversario ci costringeva dunque alla "piccola soluzione": essa consisteva nel fatto che noi dovevamo girare verso nord assai prima di quanto progettato e, in tal modo, urtare direttamente contro il dorso dell'altura di Alam Halfa, con l'importante quota 132, che doveva essere conquistata mediante un attacco diretto (frontale)". Dopo tre giorni di durissimi combattimenti, considerando le perdite e la mancanza di carburante, Rommel si vide costretto a sospendere l'offensiva e ad ordinare l'arretramento del fronte difensivo. |
Folgore had seven small parachute battalions at that time (V and VI under 186th Regiment; II, IV, IX and X under 187th Regiment, and VII operating independently), plus a strong parachute assault engineer battalion (Italian records are inconsistent on whether the assault engineers, known as guastatori, are included in the Folgore troop total or not). A number of assets from other divisions had also been attached: a combat engineer battalion, one artillery and one infantry battalion from the Pavia Division, an artillery battery from the Brescia Division, a battery of the deadly 88mm or 90mm anti-aircraft guns (Italian records differ as to which) from the Ariete Armored Division, an anti-tank company from the V Bersaglieri Battalion, and a German tank platoon from the 21st Panzer Division. |
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Così la versione inglese degli scontri che andremo a narrare sotto: | ||
By the evening of the 3rd, when Eighth Army was getting ready for its
counter-attack, the Panzer Army's retirement had progressed even further
than its plans demanded. The Reconnaissance Group was falling back on
Folgore Division's positions around Himeimat. Between the north-west of
Munassib and Deir el Angar, the newly prepared defences were still held
by detachments of German and Italian parachutists of Ramcke Brigade and
Folgore Division. Two battalions of Brescia Division held Angar, with
other units of this division linking the defences with the Qattara Box.
All the discussions and arrangements leading up to what was first called
Operation Wellington and later Beresford indicate that it was intended
as a probe to test the enemy's reactions. No plans were prepared in
advance for the powerful force of the British armour to assist, either
before or during the action, by containing the German panzer divisions
or by warding off counterattacks. Nor were the armoured formations
briefed to action should the infantry advance open the way to greater
success. The New Zealand infantry, thrusting forward into the lifeline
of an as yet undefeated enemy, was given two squadrons of Valentine
tanks. Operation Beresford, on the extreme south-western corner of
Eighth Army's front, took place on an arc over ten miles in length along
the northern edges of the four depressions, Angar, Alinda, Munassib and
Muhafid. During Operation Beresford the Comosso battalions beat off an
attack from New Zealand infantry on the nights of 3-4 September 1942 and
captured Brigadier G.H. Clifton with many vehicles and weapons. The
Folgore were again attacked on September 30 by the newly arrived 131st
British Infantry brigade supported by tanks of the Scots Greys and
preceded by a heavy artillery barrage. The British infantry were
repulsed with heavy losses and the Folgore inflicted 400 casualties on
the British while only losing 45 paratroops. Il 4 settembre gli inglesi lanciarono quindi l'operazione Beresford nata per eliminare il saliente che le forze italo-tedesche erano riuscite a creare durante l'ultima offensiva, nella zona di Deir Alinda, Deir el Munassib e Deir Munafid. L'attacco inglese si arenò davanti alla forte resistenza dei reparti della divisione Folgore, che riuscirono a respingere le puntate offensive del nemico infliggendogli notevoli perdite. Gli inglesi alla fine smentirono che si trattava di un contrattacco ma solo di un test (una ulteriore versione) per vedere la reazione e programmare le mosse per il successivo ottobre quando si scatenerà l’inferno dell’armata britannica superiore ai nostri da 2 a 3 volte. |
I soldati spaghetti come si sentiva spesso
dire non erano tali. Avevano si le loro manie, del resto anche gli
inglesi le avevano e traduco più il pezzo sottostante per
esemplificare. Most historians of the time, refer to them (Italians) as cowards or spaghettis. Most of the movies about the desert war try to show that the Italian man is a Latin stupid, only wants to survive and run cowardly from the front. It's not right! The Italian soldier fought in the desert equally or better than any other soldier, German or Allied. The Italian soldier fought most of the time in inferiority conditions and most of the so called "desert heroes" never fight in that way if they where in the Italian Army, this is the best thing to describe how brave the Italian soldier was in the desert campaign. Molti storici si riferiscono agli italiani come dei codardi e degli spaghetti (mangia). I film del dopoguerra poi li descrivono come stupidi latini con l’unico obiettivo di salvarsi e scappare vigliaccamente dal fronte. Non è vero. Gli italiani si battevano bene nel deserto, tanto e quanto tedeschi e alleati (le prime prove degli americani poi saranno un disastro). Gli italiani si battevano da una condizione di inferiorità e nessuno degli altri "eroi" della sabbia avrebbe accettato di combattere in simili condizioni (lo diceva anche Rommel dei piloti e dei loro aerei). Così dirà di noi il Brig. Lucas Phillips dopo averci visto a El Alamein: La divisione Folgore valeva quanto una leggera tedesca, ma la superava nel combattimento notturno. I bersaglieri avevano combattuto eroicamente a Sidi Rezegh e anche la Trento si era fatta onore. L'Ariete era migliore della Littorio (ma l'Ariete era da più tempo in africa) e nonostante i piccoli mezzi alleggerivano la fatica dei tedeschi. Il 47/32 c.c con perforante ad alto esplosivo era sempre una minaccia, specie a distanza ravvicinata. (Si era però cominciato a sparare a distanza di 2 kilometri a cui noi sembrava non fossimo neanche invitati). |
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Questa "montagna"(sopra) Qaret el Himeimat è una nave solitaria di roccia calcinata, alta meno di cento metri sul deserto, con la prua diretta a levante, tra lunghe ondate di sabbia dove galleggiano, qua e là, tronchi di legno pietrificati e preistorici. I numerosi lombardi presenti trovano più facile sostituire all'onomastica beduina la propria. e Qaret el Himeimat diventa la "Carretta dj bei matt". E'l'ultimo bastione meridionale dell'armata corazzata. Più in là non v'è' nessuno: soltanto mine, mine e ancora mine. Le vedette, dall'alto, avvertono qualsiasi movimento in un raggio di venti chilometri e incassano cannonate notte e giorno. |
Così dirà anche Rommel: "Noi dovemmo riconoscere che le divisioni italiane non erano più in grado di tenere le loro posizioni. Per le condizioni italiane si era preteso anche troppo da loro. Ora esse non potevano più sostenere lo sforzo. Eccellenti ufficiali italiani si adoperarono in modo straordinario per mantenere alta la forza di resistenza delle loro truppe. Così per esempio il Gen. Navarrini (XXI Cda), del quale ho una stima straordinaria, fece tutto quello che era in suo potere. La colpa non era del soldato italiano |
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LA BATTAGLIA DI DEIR ALINDA | ||
Quei giorni di settembre del ‘42 sono infatti passati alla storia come la svolta d’Africa, quella oltre la quale Rommel non riuscì ad andare e che segnò la fine del sogno italiano d’africa, la fine del miraggio del bacino adriatico libero da inglesi e la sua fine perché d’ora in poi segnerà solo sconfitte (se si esclude il blitz più che facile dell’8 settembre 43). I suoi assalti di fine agosto per aggirare i campi minati di El Alamein si infransero contro il rilievo superfortificato di Alam Halfa. Dopo tre giorni di durissimi combattimenti, considerando le perdite e la mancanza di carburante (erano affondate varie navi cisterna italiane, Camperio, Istria, Delphi, Fassio, Abruzzi, Tergeste e la petroliera Pozzarica da 12.000 t), Rommel si vide costretto a sospendere l'offensiva e ad ordinare l'arretramento dietro i suoi campi minati. Per giunta l’ultima benzina rimasta veniva colpita da Stukas per errore. Errore causato dal fatto che i mezzi di trasporto erano tutti inglesi catturati a Tobruk e non contrassegnati (si metteva di solito una bandiera con la svastica sui cofani). La notte fra il 3 e 4 settembre gli inglesi sicuri di sbancare il tavolo lanciarono la controffensiva, l’operazione Beresford, nel tentativo di eliminare il saliente che le forze italo-tedesche erano riuscite a creare durante l'ultima offensiva, nella zona di Deir Alinda, Deir el Munassib e Deir Munafid. |
Il XIII corpo inglese Lieutenant-General Horrocks di cui faceva parte la 2a divisione con la
6a brigata Clifton |
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L’operazione Beresford cominciò alle 22,30 del 3 settembre per eliminare il saliente di Deir Alinda e Deir el Munassib a est di Bab El Qattara (la depressione). Lungo i bordi della depressione vi erano i paracadutisti divisi in raggruppamenti (di 2 battaglioni e armi accessorie) che prendevano il nome dal loro comandante. Bechi (II e IV btg), Ruspoli (V e VII btg), Tantillo (VI e VIII (guastatori) btg), Camosso (IX e X btg). I “rinforzi” erano costituiti a nord da aliquote della Brescia (19°) a Deir Alinda il Kampfgruppe Hubner (Ramcke) mentre a Deir el Munassib vi erano aliquote della Trieste (65° e 66°), arti celere coi cannoni carrati da 100 più altre formazioni minori tedesche e italiane. Quando la 2° div. Neozelandese (NZ) del dentista Freyberg si pose in controffensiva non disponeva di carri validi o almeno di una massa di carri da fare la differenza (aveva solo i Valentine del 46° e 50° RTR). La punta del dispositivo era costituita dalla 132° brigata di fanteria di Robertson che aveva come fiancheggiatori la 5° NZ di Kippenberger e la 6° NZ di Clifton. Al II btg/19° Brescia andò bene diversamente dal I/19° che lasciò sul campo 300 uomini. Più arretrata, non per ordine di battaglia ma per ritardi, la punta della offensiva la 132° brigata con i carri. In totale in questo settore circa 4.000 uomini. Le punte del dispositivo italiano della Folgore (IX e X) che si trovavano in centri di fuoco avanzati dopo aver scambiato Royal West Kent battalion per tedeschi si trovarono sopraffatte. Immediata la reazione della seconda linea con i cannoni da 47/32 e i mortai da 81 che ridusse le colonne nemiche in una lingua di fuoco che rischiarava la notte. Anche gli inglesi che si scontravano con la Ramcke ebbero la peggio. | ||
I combattimenti si erano risolti nella
oscurità con “corpo a corpo” in cu lasciarono la vita Il Cap. Carugno e il Magg. Aurelio Rossi ex bersagliere rispettivamente
comandanti del X e XI btg. La violenta reazione del nemico convinse
Freyberg che un nuovo attacco della sua divisione non avrebbe avuto
successo e chiese il permesso di ritirarsi. Horrocks e Montgomery
glielo concessero*. Il tentativo di (ri)chiudere i campi minati e
mostrare almeno qualche segnale di azione aggressiva era fallito. Anche
la storia ufficiale britannica ammette che "il nemico aveva provocato
non più che una preoccupazione passeggera". Queste preoccupazioni per la
Divisione neozelandese consistettero in 275 uomini persi, inclusa la
cattura del comandante della sua 6a Brigata, il generale di brigata
Clifton. Alla 132a Brigata andò peggio, con 697 fra morti, feriti e
dispersi, fra i quali il comandante, il generale di brigata Robertson.
Era un risultato molto deludente per un tale numero di perdite. Le
perdite britanniche totali dopo quasi una settimana di combattimenti
ammontavano a l.750 fra morti, feriti e dispersi. Gli italiani persero
l.051 uomini e i tedeschi l.859. 38 carri armati tedeschi e Il italiani
furono distrutti, mentre i britannici ne persero 67. Le perdite aeree,
quale che fosse la causa, ammontavano a 68 aerei britannici, 5 italiani
e 36 tedeschi.
La battaglia di Alam Halfa fini con la Panzerarmee Afrika che ritirava tutte le sue formazioni ad ovest dei campi minati britannici indisturbata, a parte alcune scaramucce da parte della 7a e l 0a Divisione corazzata che la seguivano a distanza di sicurezza. Montgomery lasciò addirittura le forze dell'Asse in possesso dell'altipiano di Himeimat, affermando che era contento che osservassero il suo fronte meridionale, così avrebbero visto le false preparazioni per la sua offensiva imminente e forse avrebbero creduto che il suo attacco principale sarebbe stato lanciato a sud. Tutto questo mentre la RAF con 500 aerei compiva 2700 missioni prevalentemente di giorno. Dirà Rommel “Se materiali assolutamente indispensabili non saranno forniti all’ACIT questa non sarà in grado di resistere alle forze riunite degli Usa e dell’Impero britannico, cioè delle due potenze mondiali” dirà anche in seguito “ se perdiamo qui e a Stalingrado non vedo alcun futuro nella Germania (Kaputt). Molti i prigionieri ma anche Jeeps, Bren Carrier, e soprattutto camion Dodge carichi di viveri, vettovagliamento, munizioni che resero molto contenti i Paracadutisti. Scatoloni di cartone con scatolette di latta, le quali contenevano alimenti più svariati; miele, marmellate, fagioli, latte ( anche in polvere ), carne, pane biscottato, bottiglie di whisky. etc. etc. |
Comando Divisione Folgore Gen. Frattini
Enrico - Vice Com. Col. Riccardo Bignami CLIFTON - LA PRIMULA ROSSA
Posto di Comando del 187° fanteria paracadutista. Il portaordini del col. Camosso entrò nell'ufficio dicendo: «Là fuori c'è un tizio con un berretto da copostazione!». Il colonnello restò perplesso, poi si ricordò del fatto che i generali inglesi portavano sul berretto una larga fascia rossa, capì e fece entrare il prigioniero. Clifton ripetè la sceneggiata del “circondati” ma Camosso gli rispose che era in zona della fanteria d’assalto italiana e che il prigioniero per ora era lui e comunque non aveva tempo da perdere. Cosa era successo. Quando la 6° |
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Da II G.M. Delta ed. febbraio
2011..... I Maori si scontrarono con reparti tedeschi e del 65° della
Trieste e gli italiani ebbero 89 prigionieri e persero tredici veicoli e
alcuni cannoni. Verso le tre del mattino del 4 settembre, lo scontro tra
i paracadutisti del IX Battaglione si accese violento e i neozelandesi
furono costretti a ri tirarsi. Il Lt. Gen. Freyberg si rese conto che l'Operation
Beresford si stava rivelando un fiasco, mentre cercava di riorganizzare
i propri reparti. Il Brig. Gen. George Clifton decise di rendersi conto
di persona della situazione e, unitamente al suo aiutante di campo Maj.
E. Walden, un autista e un operatore radio si diresse verso le posizioni
tenute dalla 30' Compagnia del X Battaglione, tra le aree assegnate alla
5' ed alla 6a Batteria con i pezzi da 47 mm. Ad avvistare e riconoscere
la Jeep nemica (esistono anche rapporti che parlano di "due camionette")
furono il sergente Umile Cecchinelli e il paracadutista Battista Bor~
ghetti, entrambi della 27 Compagnia del IX/187°, comandata dalla
medaglia d'oro Fabio Rugiadi. I due "folgorini" erano rimasti isolati
dal loro plotone e nel tentativo di rientrare si erano imbattuti in
Clifton. C'era stato un violento scambio di raffiche di mitra e, a
quel punto, il generale neozelandese si arrese, consegnandosi al Ten.
Stefano Dezza e al STen. Vittorio Fois, che lo accompagnarono dal Ten.
Col. Camosso. Clifton, che inizialmente era stato convinto di essere
stato catturato dai Fallschirmjàger, tentò un "bluff", dichiarando di
essere venuto ad offrire una resa con onore agli italiani. Naturalmente
non fu creduto. Nelle ore successive l'operazione neozelandese si spense
e Freyberg chiese a Horrocks l'autorizzazione a ritirarsi. Da parte sua,
Rommel ordinò ad un battaglione della 21a Panzer-Division e ad una
compagnia della Trieste un contrattacco per respingere definitivamente
la 5th NZ Brigade. La Battaglia di Alam el-Halfa si era conclusa a
favore degli Alleati ma lo scontro di Deir Alinda era stato vinto dalla
Folgore. I suoi paracadutisti avevano dato una prima prova della loro
determinazione e confermeranno in seguito di essere soldati per i quali
la parola "ritirata" è solo un vocabolo privo di significato. Santini: Gli Inglesi perdono, per loro stessa ammissione, 983 uomini e alcune decine di carri e mezzi blindati. Fra i caduti della Folgore, 230 fra morti e feriti, e fra questi vi è anche Nando Danelli, piacentino, medaglia d’argento primo caduto della Sirena, che (ricorda mia zia Vilma), veniva spesso a Parma a casa nostra. Il IX ed il X, decimati, vengono fusi nel IX battaglione.
segue ...
Alcuni paracadutisti della Folgore
avevano quindi, nel setacciare il campo di battaglia, trovato questo
generale che anche se di Brigata valeva almeno per i documenti che si
portava addosso e appresso. Il giorno seguente, per pura formalità e
cortesia fu condotto da Rommel. Il generale inglese si disse mortificato
di essere stato catturato proprio dagli Italiani. Anzi ripeté il
racconto aggiungendo che la vena persuasoria era anche a buon punto se
non fosse arrivato un tedesco di cui lui ora voleva dichiarasi
prigioniero. Rommel probabilmente non gli credette ma la cosa che gli
dava più fastidio era che lui era il comandante dei Maori che i suoi
conoscevano bene dalla fine di giugno ma qualcuno dice anche degli
italiani (On 5th september '42 brig. Clifton of 6th NZ bde. was
prisoneer of 187. Folgore. He asked to be held by the germans and not by
the italians due to a recent massacre of italian soldiers of Brescia,
Pavia and Trieste divisions). Rommel lo fece mettere temporaneamente a
Marsa Matruh. Il prigioniero chiese di andare al gabinetto e, poiché la
sorveglianza era scarsa, ne approfittò per scivolare dalla finestra
allontanarsi nel deserto. Fu trovato giorni dopo che vagava
questa volta sotto il sole al limite delle sue forze. Questa volta venen
caricato sul primo aereo e spedito in un campo di concentramento
italiano per ufficiali. Le peripezie di Clifton non erano però finite.
In Italia, mentre veniva trasportato ad un altro campo di prigionia,
tentò la fuga una seconda volta. Ma lo fece da un treno in corsa e il
tentativo fallì miseramente: ottenne soltanto la frattura del bacino. A
suo carico vanta altri tentativi di fuga tutti finiti male senza che gli
italiani per questo cercassero di vendicarsi del massacro subito. Le sue
richieste di andare in Germania alla fine vennero accolte e qui potè
vantare altri 2 tentativi di fuga, l’8° e il 9°. Cosi
la racconta Renato Migliavacca ne La Folgore nella battaglia di El
Alamein pag 8/9). |
divisione
decise la ritirata l’ordine fu emanato anche alla 2° brigata di Clifton
ma lui probabilmente in quel momento era per i fatti suoi tanto che lo
trovarono girovagante nella notte (si era perso) con la sua scorta. (Our (inglesi che parlano) casualties during the latest operations were approximately 70 killed, 40 missing, and 250 wounded.1 I am exercised over our losses of senior officers in the last two months: one Brigadier and five commanding officers killed, one Brigadier and three commanding officers captured. Brigadier J. R. Gray and Lieutenant-Colonels E. Te W. Love, S. F. Allen, A. W. Greville, J. N. Peart, and J. T. Russell were killed. Brigadier George H. Clifton and Lieutenant-Colonels C. N. Watson, C. D'A. George, and R. J. Lynch were taken prisoner, Lynch dying of wounds on 26 Sep 1942 while aisoner of war). |
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Aurelio Rossi nasce a Roma il 15 gennaio 1898.
Rossi non era l'unico bersagliere nella storia dei paracadutisti. Un altro ufficiale ( VIII guastatori) era il T. Col Giulio Burzi e prima di lui il comandante della scuola Giuseppe Baudoin de Gillette e il capo dell'Uff. Addestramento il Magg. dei Bersaglieri Giovanni Verando. Giovanissimo, ancora diciottenne si offre volontario al 13° bersaglieri nei reparti arditi. Al termine del conflitto con tre ferite e altrettante decorazioni si laurea in giurisprudenza senza però mai esercitare la professione. Appassionato esploratore e cacciatore trascorre diversi anni in Africa sui Grandi Laghi e al termine le sue scoperte vengono raccolte in un libro edito a Milano nel 1931. Suoi anche molti pezzi al Museo Civico di Storia naturale. Nel 1935, richiamato a domanda, fu assegnato al III coloniale Libico destinato all'Eritrea dove guadagna altre due medaglie. Nel 1940 è in Albania col 51° fanteria (ferita) e l'anno dopo é fra i primi a far domanda per passare nella specialità paracadutista. Il IX(187) battaglione del maggiore Aurelio Rossi e il X° del maggiore (capitano) Amleto Carugno conquistarono Quota 101 di Deir Alinda il 3 settembre sulla scia della operazione xxxxxx. Al momento dell'assalto si udì il suono di una tromba . Il maggiore Rossi aveva ordinato al suo trombettiere, Scotti (di Monza), di suonare la carica come nel '18. Rossi aveva ora 44 anni, e a 19, da giovane tenente, ufficiale degli arditi sul Piave, fu tre volte ferito e tre volte decorato con l'argento. Il generale Frattini disse al colonnello Camosso, da cui dipendeva Rossi, di frenarne l'impeto.
Il maggiore Rossi cadde da
eroe, meritandosi la M.O.V.M., con la seguente motivazione |
(così il racconto di Caccia Dominioni comandante del 31° Guastatori- Rossi avrebbe cercato di arrampicarsi sulla torretta di un Grant e di aprire lo sportello per gettarvi una bomba. Una raffica da un altro carro chiudeva la sua avventura terrena) |
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SETTEMBRE 1942 - Piste aeree e Rommel** nel mirino dei commandos inglesi | ||
Il Gruppo
Desertico a Lungo Raggio, in Inglese Long Range Desert Group (o in sigla
LRDG), ma anche “Scorpioni del deserto” dal badge del basco, operò in
Nord Africa compiendo scorrerie, incursioni e recupero piloti con jeep e
camion armati. Le operazioni di sabotaggio venivano effettuate, con la
compartecipazione del S.A.S. (Special Air Service) e di altri servizi
S.Boat.S., Kalpaks di Mitford, Squadrone sacro greco, Special
Interrogation Group (SIG), dietro le linee dell'Asse contro aeroporti,
porti, linee di comunicazione, depositi e centri comando. Lo Special
Interrogation Group era costituito da gente che era nata o aveva vissuto
in Germania e quindi parlava tedesco fluentemente.
Operazione Giacinto***: L'attacco a Barce fu portato da due pattuglie dei LRDG (una britannica ed un'altra Neozelandese), per un totale di 50 soldati montati su 12 camion leggeri e 5 jeep. Si mossero da Fayum* il 2 settembre 1942. Il 12, come stabilito, giunsero a Barce dopo un viaggio di 1860 km nel deserto. A questo punto la pattuglia rhodesiana proseguì verso ovest per Bengasi, mentre britannici e neozelandesi si prepararono per l'attacco della notte successiva. Alla mezzanotte tra il 13 ed il 14, mentre la pattuglia inglese attaccava le baracche dei militari creando un diversivo, i neozelandesi si diressero verso l'aeroporto, colpendo con proiettili incendiari gli aerei parcheggiati. La ritirata venne contrastata dai nostri ma una parte dei commandos riusci a porsi in salvo con le pattuglia di Bengasi ed una altra parte a piedi venne salvata in condizioni estreme e disperate. Il gruppo a piedi venne rintracciato all'alba del 17 settembre. Un'altra pattuglia si affrettò verso LG 125 dove Lawson e i feriti erano però già stati recuperati da un'aereo da trasporto Bombay della 216ª squadriglia della RAF. Operazione Snowdrop (Bucaneve)-Bengasi: L'azione affidata ai Sas (200 uomini per demolire i moli) del T.Col. David Stirling ebbe origine dalla lontana oasi di Kufra. Guidati da una pattuglia dei LRDG della Rhodesia, giunsero nei pressi di Bengasi dopo un viaggio di 965 km. All'appuntamento doveva arriuvare anche una pattuglia distaccata da Barce che si sarebbe occupata della pista. Ritardati dal terreno accidentato, gli operatori dell'LRDG rinunciarono alla missione e si nascosero per non essere avvistati dalla ricognizione aerea. Il SAS non desistette ma le prime luci dell'alba li esposero alla ricognizione aerea che li braccò (presero diverse piste) fino all'interno del deserto. Perdite ingenti di mezzi (materiale gettato o fatto saltare) e 10 uomini. Cogli uomini di Barce raggiunsero Kufra diversi giorni dopo. Operazione Daffodil(Narciso): attacco a Tobruk. Si risolse in un completo disastro per gli inglesi che lasciarono sul campo oltre 1300 uomini e diverse navi (tra cui 1 incrociatore e 2 cacciatorpediniere). Operazione Tulip-Attacco all'oasi di Gialo. Fallita per la reazione italiana come a Tobruk. I sudanesi (800) avevano lasciato Kufra l'11 settembre guidati da una pattuglia del LRDG neozelandesi. Il viaggio fu più difficoltoso del previsto, così le unità attaccarono l'obiettivo solo il 15 poi si ritirarono. * |
***Operation
Agreement (Daffodil) Operation Bygamy (Snowdrop) Operation Caravan (Hyacinth) Operation Nicety (Tulip) (Most early books use the name of flowers for the operational names. Later books use the actual code names. The reason the flower names were used is because they were the one's used in Shaw's book. When Shaw wrote his book, the operational names were still classified and he was not allowed to use the correct names). **l'attaccoa Rommel era stato portato e fallito nel novembre 1941 *AL FAYUM è un'oasi che si estende a ovest del Nilo a circa un centinaio di chilometri dal Cairo. E’ alimentata da un canale naturale, il Bahr Yusuf, (Fiume di Giuseppe, influenza religione copta) proveniente dal Nilo. Quando le piene del fiume erano più abbondanti e meno regolamentate (Assuan), il Bahr Yusuf e il Fayum seguivano il regime esondante del Nilo. La depressione e le grandi piene causavano l'inconveniente che l'oasi diventava un emissario del Nilo e per il continuo apporto d'acqua, che non trovavano vie d'uscita, diventava zona palustre dalla vegetazione lussureggiante, regno dei coccodrilli. I primi a ridurre il Fayum in condizioni di abitabilità furono i faraoni della XII dinastia. |
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Sand and dust (Sabbia e polvere) |
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I ragazzi della Folgore vivono nelle buche. Nelle buche dei centri di fuoco o nelle “bocche di lupo” da cui usciranno per mettere le molotov sui carri inglesi. La bella uniforme nell’estate africana ha perso ogni suo colore. Crescono le barbe. Viveri e acqua (1 litro di al giorno), così lontani dalla litoranea, sono i problemi più importanti. Gli altri, come il dormire e vivere a 50 gradi, sono secondari. La depressione di EL QATTARA è una fossa torrida sotto il livello del mare e l’acqua stagnante emana miasmi febbrili. Non vi è un “Folgorino“ che non sia febbricitante, ma nessuno brontola. Generosi ed intelligenti, si rendono conto delle difficoltà che occorre superare. Il Col. BECHI dirà: “me li vedo deperire senza un lamento, né un brontolio, e mi si stringe il cuore nello scorgere le giacchette già stinte che pendono flosce sui toraci smagriti“. Il dimagrimento è il primo segno inequivocabile del deserto, del ghibli, delle mosche, poi viene la dissenteria e i luoghi per servirsene. Fame o non fame le mosche finiscono prima o poi nella pancia. Le mosche a due passi dalla depressione vivono a sciami, fitte come nubi, si incollano alla pelle madida, si insinuano nel naso, negli orecchi, su per le maniche. Chi apre la bocca ne inghiotte una folata. Le pattuglie notturne, gli agguati e spesso il nemico sloggia lasciando viveri se non munizionamento o mezzi. Un giorno sloggiano le truppe britanniche di colore da una posizione importante. Tonnellate di munizioni vengono catturate, con viveri, vestiari ed impermeabili di gomma. E’ in questo momento che ROMMEL dice al Col. BECHI: “Con simile gente si va in capo al mondo. Occorrerà frenarli, anziché sospingerli in battaglia“. Trascorrono le giornate nel fondo di una buca, stretta come il fosso di una bara. La sete è una brutta bestia! non vi era neppure la legna per scaldare qualcosa. Bruciarono i pali della palizzata di confine quando sporgevano dalla sabbia. Gli inglesi, si scoprirà poi, nel fare i campi minati avevano lasciato piccoli varchi ad andamento irregolare che saranno allargati dai pionieri all’alba del’attacco finale d’ottobre. I Folgorini, coscienti o no, prendono a scovare le mine e a spostarle cambiando ordine al campo minato. Così il nemico saltava sulle proprie mine. Quando arrivò il contrattacco inglese inglesi e italiani spesso non si distinguevano perché i vestiti erano quelli “rubati” agli inglesi come gli autocarri. da sx Bizzarri, x, Minaldi, Danelli, Santini |
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Fernando Danelli Sergente 187° Rgt. Folgore | ||
Primo caduto della Sirena |
Per vederne di più
http://www.youtube.com/watch?v=XGWbRonIBGg
Oggi |
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Medaglia d'Argento al Valor Militare alla Memoria Comandante di pattuglia impegnata contro una infiltrazione nemica, benché ferito guidava con perizia e ardimento i suoi uomini all'attacco. Gravemente colpito una seconda volta continuava a combattere finché esanime si abbatteva al suolo trovando ancora la forza di incitare i propri dipendenti al proseguimento della lotta . Deir Alinda A.S. 4 settembre 1942
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