I BERSAGLIERI E LO SPORT

 

LUIGI NATALE LUCOTTI

IL SERGENTE

    

1893-1980

   

Il suo Tour del '19

  Lucotti nasce a Voghera il 18 dicembre 1893 e vi muore il 29 dicembre 1980. Comincia a correre molto presto fra i professionisti a 19 anni quando risulta già essere in gara al Giro dell’Umbria con un 6° posto. Sono ancora anni pioneristici con tappe al limite delle resistenza, anche se vengono affrontate con calma, partendo però a ore antelucane e arrivando se andava bene col buio (con tanto di lampade sul manubrio, o lampadine sui berretti e in tasca). Ammalarsi o non alimentarsi bene e regolarmente era la fine dei sogni. Lo sprint “proibito” era una boraccia di caffè forte caldo o qualche integratore energetico di cui si cercava di capire l’importanza e la scientificità. Sul sellino ci facevi tre pasti e quanto di conseguenza. Anni dopo restò famoso il cestino d’uova (34 uova crude) mangiato da Binda. Agli inizi il vero doping era quindi mangiare bene e in abbondanza prima e dopo la corsa e metabolizzare il tutto nel più breve tempo possibile quando per la tappa successiva avevi a volte solo le ore di sonno. Vita sana e fortuna, molta molta fortuna.
     

Gli atleti, ancora adesso, non hanno una vita più lunga del cittadino che non fa sport, checché ne dica la medicina e i media con lo zoo di esperti che ci martellano tutti i giorni per inculcarci ciò di cui avremmo bisogno. Non staremo qui ad elencare le varie morti premature ma solo alcune di personaggi con cui aveva gareggiato.

  E Lucotti era una locomotiva, il tipico corridore delle corse a tappe, il gregario di lusso che copre poi anche il campione e che non disdegna i piazzamenti. E quando diciamo corse a tappe diciamo Tour che grandi campioni italiani non vollero mai correre per paura di far brutta figura. Il suo primo anno nel circo professionistico (presumibilmente dopo il servizio militare), il 1913, si chiude con diversi buoni piazzamenti autunnali, 6° al campionato Italiano, 7° al Lombardia e 4° alla Milano Modena e 16° in classifica Generale al quel Giro d’Italia vinto dall’altro bersagliere Oriani (ai punti). Si diceva che quando Lucotti correva da isolato (indipendente) dormisse nelle sale d’aspetto delle stazioni dei treni legandosi però la bici al polso per evitare che qualcuno, silenziosamente, gliela rubasse.
     

  Ma l’anno più grande, dal punto di vista epico, è il terribile giro d’Italia del 1914 in cui (con la maglia Maino) giunse terzo in classifica finale con una vittoria di Tappa e con due ore di ritardo da Alfonso Calzolari il primo. Piazzamenti: 2° nella 7a tappa e 3° nella 5a. Il giro come detto si giocava in 8 tappe la più corta delle quali era la Avellino Bari di 328 km vinta da Giuseppe Azzini e la più lunga la Lucca Roma di 430 Km vinta da Girardengo e subito dopo la Bari Aquila di 428 km vinta da Lucotti in 19 ore e 20 minuti !!!. (5 tappe su 8 oltre i 400 Km, si correva un giorno si e uno no probabilmente per esigenze di giornale, ma non solo !!!). Proprio la 6a tappa Bari - L'Aquila vide la "sparizione" della maglia Rosa Azzini ritrovato il giorno dopo. Solo  8 degli 81 partiti arrivarono al traguardo di Milano. L’anno si chiude comunque per Lucotti col secondo posto al Campionato Italiano su strada e un 7° posto alla Milano Sanremo. Corsa questa che l’anno dopo lo vide da terzo passare al secondo posto quando a Girardengo la vittoria venne revocata ed assegnata a Ezio Corlaita.
     

Il tentato omicidio di Alfonso Calzolari - il vincitore del giro d'Italia del 1914 … Ed in questo 6° Giro ne accaddero davvero di tutti i colori: tormente di neve, cartelli con  segnalazioni errate che portarono Calzolari all'interno di una villa dall'aspetto sinistro a notte fonda; cadute causate da altri atleti "al soldo" di avversari o di personaggi ambigui. Alfonso che precipita dentro ad un fosso pieno di melma e profondo più di un metro, quando una macchina da corsa, rossa, con conducente e passeggeri forniti di baffi e barbe posticce, prima cerca di convincere Calzolari a farsi trainare poi lo sperona. Calzolari stava per scomparire nel fango e si salvò solo grazie al provvidenziale aiuto del generoso Clemente Canepari; un sinistro individuo dal volto coperto, che gli fa poi visita in albergo a Bari, alla fine della quinta tappa, e gli offre 15.000 lire per arrivare secondo, una proposta  rifiutata dallo sbalordito e sdegnato Calzolari (per la vittoria del Giro c'era ora una somma di 30.000 lire !!! ma spesso andava divisa coi poveri gregari);

  28 marzo 1915 - Milano-Sanremo riassunto da Ass. Amici del Museo del Ciclismo "Gino Bartali" info@ciclomuseo-bartali.it 
La corsa non aveva ancora la data fissa del giorno di S. Giuseppe (finchè questo rimase festivo).. la prima parte della gara viene da sempre indicata come frazione di trasferimento (di solito sotto una cattiva stagione atmosferica tipica Padana), perché la bagarre si apre quando si superano gli Appennini e mancano ancora molti chilometri all’arrivo. La battaglia vera quell’anno si accende alle prime rampe del Turchino, dove, sotto la spinta di Corlaita il gruppo si allunga. Passano Gremo, Belloni e Lucotti, poi a seguire Galetti, Agostoni e Girardengo. Due incidenti tolgono di mezzo prima Belloni che cade in discesa poi Gremo che fora. Lucotti è solo e transita nell'abitato di Genova Voltri con circa un minuto di vantaggio sugli inseguitori. Il tempo inclemente frena la fuga per paura di cadute e Lucotti viene presto raggiunto da Galetti e Corlaita e anche da Agostoni che però cede subito sui Piani d'Invrea. Il terzetto Galetti, Lucotti e Corlaita allunga portando il vantaggio a 4 minuti a Savona su Azzini, Girardengo, Gremo e Pratesi. A Diano Marina, Corlaita rompe la catena e naturalmente Lucotti e Galetti si involano. Su Capo Berta il loro vantaggio è di tre minuti su Gremo e Girardengo, i due compagni di squadra della Bianchi, che senza indugi spingono a tutta. A Porto Maurizio (Imperia) il fattaccio. La carovana dovrebbe prendere la circonvallazione (più lunga) ma anche più pianeggiante. Girardengo, invece, mosso dalla foga di raggiungere i due davanti, taglia per il centro del paese. Inutili sono i richiami di Gremo che cerca di convincerlo a tornare sul percorso stabilito dall'organizzazione. Il Gira sta andando anche forte perché i metri in più per gli altri non sono poi così tanti . Scatenato e con l'orgasmo della vittoria nelle gambe, Gira raggiunge a S. Lorenzo al Mare, Lucotti e Galetti ormai in riserva di fiato. Li passa e li stacca e arriva primo sul traguardo. Corlaita e Lucotti sono rispettivamente secondo e terzo, quarto Gremo, quinto Galetti. Corlaita, risaputa la cosa naturalmente inoltra reclamo nei confronti del taglio di percorso operato da Girardengo. Girardengo si difende affermando che il percorso non era precisamente segnalato e che davanti a lui non c'era nessuna vettura dell'organizzazione. Non c’era allora l’organizzazione e la segnalazione moderna e gli atleti erano spesso abbandonati a se stessi. Portavano in spalla i pneumatici e tutto l’occorrente per cavarsela da solo compreso i pasti. Le scuse inalberate da Girardengo stanno a zero e se fosse stato onesto forse vinceva lo stesso vista la sua forza. La giuria tagliò corto e il primo posto venne assegnato a Corlaita così agli altri che scalavano di un posto.

COSTANTE GIRARDENGO

 Il “campionato Italiano su strada”, ma non solo (come visto), vide esplodere in quegli anni un grande asso della bicicletta, Costante Girardengo (Gira) che vinse le edizioni dal 1913 al 1925 salvo gli anni della guerra. Con Gira si doveva fare i conti per ogni corsa. Al termine del suo ciclo eroico di “strada” seguirà Binda (26/29) poi Guerra (30/34) fino alla comparsa di Bartali. Gira era nato a Novi Ligure il 18 marzo 1893 da famiglia di modeste condizioni. Gira, che aveva avuto un’infanzia di fame, faceva il garzone al mercato di Novi recapitando a domicilio polli e uova. Compagno di scorribande notturne ai pollai delle cascine si dice fosse l'amico Sante Pollastri più giovane di lui di 6 anni !!! che diventò poi un famoso bandito internazionale. Durante una Sei Giorni a Parigi i due si incontrarono e il campione ebbe seri guai per l’omaggio ricevuto dal suo imbarazzante tifoso. Fu interrogato dalla Gendarmeria e poi convocato come teste al processo di Pollastri. L’episodio ispirò a Luigi Grechi, nome d’arte di Luigi De Gregori, la canzone “Il bandito e il campione” che il fratello Francesco cantò nel 1992. Naturalmente la storia pencola da tutte le parti e se ne parla di più qui. http://digilander.libero.it/freetime1836/sport/sportcuriosi/brunero.htm Girardengo nato lo stesso anno di Lucotti ha una carriera più lunga della sua. Corre infatti fino al 1936 alla bella età di 43 anni, ma dal 1929 non vince più nulla. Muore nel 1978

   
  La guerra chiuse i giochi e inaspettatamente, forse in un anno che si pensava tranquillo, vennero messe in cantiere diverse corse, l’ultima delle quali l’autunnale Giro di Lombardia corsa in un momento poco felice (4/11 in piena ritirata di Caporetto) e con la gente in panne per ben altre ragioni. Buoni piazzamenti quindi per Lucotti al giro dell’Emilia (2° posto dietro Gremo e davanti a Girardengo), Giro della Provincia di Milano a coppie (3° posto ma erano in quattro)
-Era il 24 giugno 1917 quando quattro coppie: Girardengo-Gremo, Belloni-Sivocci, Ferrario-Bordin e Egg-Lucotti presero il via de "il Giro della Provincia di Milano"sul percorso Milano-Como-Erba-Milano. I due Sivocci e Belloni registrarono la straordinaria media di 37,450 km/h. Il ritardo dei secondi, i favoritissimi Girardengo e Gremo, di 54 secondi. Altri piazzamenti alla Milano Torino (3° posto primo Egg lo svizzero foto in basso a sinistra), Milano Modena (5° posto) e al Lombardia come detto un 4° posto che a nessuno interessa. Poche corse nel 1918 con piazzamenti ancora al giro della Provincia di Milano e alla classica Milano Modena. Nel periodo bellico rimase in forza alla Bianchi per tornare alla Maino dal 1922 al 1924 ma solo nel 1923/24 con Girardengo.
Il 1919 si ritorna a correre alla grande in Europa. L’Italia potrebbe schierare anche al Tour de France campioni degni  dei transalpini e dei Belgi, ma dopo ricerche non sono riuscito a trovare altri che Lucotti e un certo Fasoli perché una lunga lista di Italiani è classificata non partente in categoria A dal numero 9 al numero 27 (di maglia?) Egg compreso. Anche qui tappe interminabili, ma si corre tutti i giorni e per 15 giorni !!!! Lucotti si impone in 2 tappe a Strasburgo e a Metz e 2° in altre quattro tappe (Marsiglia Nizza Ginevra e Parigi, l’ultima sui campi Elisi) con un  7° in classifica generale.

  Di lui si disse anche (ma qui come in tante altre occasioni si sfora la “Urban Legend”) che al Tour del '19, sulla salita del Col St. Michel si staccasse dal gruppetto dei primi in preda a crampi. Scomparve letteralmente lasciando il dubbio che si fosse ritirato. La verità si scoprì più tardi. A Nizza, dove Lucotti al suo primo giro, arrivò secondo, venne sconfessato: "...un gruppo di entusiasti esaltati eludendo la sorveglianza di Carapezzi, che é l'angelo custode dell'italiano, riusciva a portare Lucotti nientemeno che a una festa da ballo, dove si é fatta gran baldoria. Insomma Lucotti il bersagliere, com'era chiamato, resta vittima di una colossale ubriacatura" e la tappa chi gliela ha assegnata nel Palmares ufficiale?.
Sempre quell’anno è 3° al campionato italiano su strada dietro Sivocci e primo il solito Gira: 7° alla Milano Sanremo, 2° in una tappa del Giro e 10° al Giro del Piemonte. Salta un anno (non trovo traccia?) per presentarsi ancora una volta al Tour de France del 1921(maglia Ancora) con la vittoria di tappa Perpignan- Lione di 411 km e il 4° posto in classifica finale dopo i  2° posti nella Nizza-Grenoble, Metz-Dunkerque, Dunkerque-Paris e 3° posto nella Grenoble-Ginevra. Potrà sembrare strano che Lucotti arrivi sempre nelle stesse città ma il Tour si correva esattamente intorno al paese e tutti gli anni sullo stesso percorso, con piccole varianti e continuò così per diversi anni. Nessun italiano aveva vinto fino a quel momento e solo nel 1924 e nel 1925 si imporrà Ottavio Bottecchia già secondo al Tour del 1923. Ma Bottecchia in Francia c'era cresciuto.
     

-1923- MILANO SANREMO ...  Rampe del Turchino. La folla che si aspettava i campioni vede passare un perfetto sconosciuto di quasi 30 anni di nome Bottecchia indipendente. Ad Arenzano il gruppetto dei migliori è di nuovo unito. Bottecchia ritenta un attacco sui Piani d'Invrea e infatti attraversa tutto solo il lungomare di Varazze, ma viene immediatamente ripreso dagli uomini di Girardengo. Il controllo della squadra di Girardengo è ferreo. Non succede più niente fino all'attacco dei Capi. Nuova selezione in salita ma si arriva in volata e Girardengo la fa con l'aiuto di tre gregari. All'ultimo chilometro sono infatti Gremo e Lucotti a fare l'andatura per il novese che è protetto sulla ruota da Azzini. Quando i due battistrada si fanno da parte, Girardengo lancia la sua volata e così fa anche Tano Belloni che trova sulla sua traiettoria Azzini; per Belloni il suo "solito" 2° posto. Girardengo vince invece la sua terza (18/21) Sanremo.

  In Italia al giro ha un buon piazzamento di tappa come lo ha alla San Remo e al Giro del Piemonte. Sono ormai 10 anni che corre e gli viene offerto di entrare nella squadra di Girardengo (1923/24). Con Girardengo la pagnotta era sicura ma doveva fare il gregario anche se di lusso. Le vittorie d’ora in poi scompaiono per lasciar posto a onorevoli piazzamenti come il secondo posto nella 5° tappa del giro d’Italia Roma Napoli di 281 km regolata dal suo capitano. Un 5° posto al Giro del Veneto e la 10a posizione nella San Remo dietro il gota del ciclismo italiano dell’epoca. Costante GIRARDENGO (Gira), Gaetano BELLONI, Giuseppe AZZINI, Giovanni BRUNERO (l'altro bersagliere), Pietro BESTETTI, Bartolomeo AIMO, Camillo ARDUINO, Angelo GREMO, Ottavio BOTTECCHIA.
L’anno dopo (1924) l’ultima Sanremo sempre al 10° posto. Alle porte di Sanremo un folto gruppetto coi soliti: Arduino, Bestetti, Azzini, Aimo, Girardengo, Berni, Belloni, Bogliolo, Bottecchia, Linari, Brunero, Ciaccheri, Corini, Dinale, Frantz, Gay, Gremo, Lucotti, Lugli, Sangiorgi, Sellier, Tequi, Trentarossi e Dal Fiume. Brunero tenta la volata partendo lungo ma ai 500 mt. Bestetti rilancia con Girardengo a ruota che compie lo sforzo forse leggermente in anticipo e viene castigato dal velocista fiorentino Pietrino Linari che regola Belloni, Girardengo, Bestetti, Bottecchia
     

Egg

  1924, dodicesimo Giro d’Italia. Non si vedono campioni al via. Le solite beghe di soldi. La Gazzetta dello Sport apre allora la corsa agli isolati, a quei ciclisti di ventura che ci sono sempre stati (tra quelli, l’anno prima, c’era Ottavio Bottecchia, quinto all’arrivo). Poiché gli isolati corrono senza assistenza, senza appoggi, l’organizzazione provvede alle necessità alimentari dei 90 concorrenti: In Frigorifero 600 polli, 750 kg di carne, 50 kg di burro, 720 uova, 4.800 banane, 4.800 mele e arance, 2.000 bottiglie di  minerale, zabaione, biscotti, cioccolata e molto altro ancora. Il Giro d’Italia del 1924 registra anche una regina, Alfonsina Strada, accolta in gara con e contro i maschi. Cade finisce fuori tempo massimo ma prosegue. Quel Giro lo vince Giuseppe Enrici, trentenne sconosciuto, piemontese.
Dati delle classifiche desunti da
http://www.sitodelciclismo.net/coureuruitslagenfiche.php?coureurid=5965
     

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