Scena IX

Il faro illumina un uomo giovane

 

E' bello morire per la patria, respirare il fumo acre della polvere da sparo, udire il tuono dei cannoni, vedere nella notte i fulmini degli spari. E in un corpo a corpo è eccitante assaporare la paura del nemico, misurare la tua forza, la tua potenza, percepire la sua paura.
Salve o patria! A te dedico le mie imprese eroiche in mare, in cielo e in terra. Per la tua potenza sono disposto a morire, a sacrificare la mia vita per la tua gloria. Io... io... io... sarò il tuo vate, il tuo eroe, il tuo salvatore e se un giorno dovessi morire, vorrei morire combattendo per te, vorrei chiudere gli occhi sapendo di aver compiuto un'impresa memorabile.
E sarò ricordato dal mio popolo che non dimentica i suo eroici figli che hanno lottato per la sua grandezza. Figli che dagli stadi, dalle prigioni, dai quartieri malfamati sono emersi per la sua gloria.
Salve patria, a te dedico la mia morte... e al mio popolo impongo la mia memoria... e alla storia la mia presenza taumaturgica.
E' dolce morire per la patria, essere graffiati, straziati, feriti per essere ricomposti nella propria terra redenta, riconquistata, reintegrata negli antichi confini di una Grande Nazione. Il mio spirito si librerà allora vittorioso e sarò sicuro di essere un eroe degno di una potente nazione. E quando morirò il mio nome non sarà scritto su una semplice lapide tra tante di ignoti, ma sarà inciso a lettere di fuoco nel libro della storia. Sì, il sibilo delle pallottole contro un bambino, contro una donna, contro un vecchio che aspetta davanti al negozio per un tozzo di pane mi concederà l'eternità e un monumento al valor militare nel mio paese martoriato dalle granate.
Tra le macerie delle piazze il mio nome sorgerà e vincerà il silenzio dell'oblio.