E' proprio alla sfera del sogno e dell'inconscio onirico che la produzione di D'Elena attinge a piene mani, nonostante la sua aderenza al reale; un sogno che spesso diventa incubo, orrido segno, presagio finale che č poi il segnale della liberazione dell'idea dal magma caotico primigenio e del suo farsi arte.

L'ultima produzione artistica di D'Elena, comunque, č caratterizzata da un attacco frontale alla societā dei simulacri, da un accentuarsi di visioni prospettiche insolite quasi i personaggi volessero uscire dal quadro per vivere autonomamente.

Le prospettive delle opere di D'Elena mutuate dai mass-media mediante accorgimenti tecnico-elettronici (sdoppiamenti dell'immagine, fughe dallo spazio visivo, zoom) ci fanno pensare ad un accostamento dell'arte di D'Elena alla societā del video di massa o, meglio. degli ologrammi, sintomo di crisi sociali profonde.

Ma Giuliano non si limita ad un'esaltazione "delle magnifiche sorti e progressive", ma procede a una demistificazione di ipocrisie di trucchi cinematografici, di amplificazioni e minimizzazioni che ci fa ricordare la conclusione di una conferenza dello stesso artista tenutasi a Gallipoli e organizzata dall'associazione "L'uomo e il mare" sulla mutabilitā e non evolvibilitā dell'arte: LA SOCIETA' MASCHERA, L'ARTE SMASCHERA.

Giorgio Barba

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