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è possibile dar corpo ad un efficiente sistema di identificazione numerica degli scatti, ovvero delle velocità ?
La risposta è si.
Vediamo come, e proprio a partire da ciò che la stessa fisica delle particelle ci suggerisce con il tempo di Planck e la distanza di Planck.
Con quest'ultima che appunto da corpo, nell'ambito della mia teoria del movimento a scatti, allo scatto elementare del moto, ovvero quello al disotto del quale non si può scendere.
I più piccoli intervalli, stimati in via teorica dai fisici delle particelle, sono stati quantificati e valgono:
- per lo spazio, la cosiddetta distanza di Planck, è:
Dp = 1,616 * 10^-33 cm
- per il tempo, il cosiddetto tempo di Planck, è:
Tp = 5,391 * 10^-44 sec
Naturalmente è:
velocità limite = Dp / Tp = 299.758,86 Km/sec .
Domanda: nel discreto, quanti scatti si fanno a 100 Km/h ?
Intanto bisogna determinare nDp, ovvero in 100 Km = 10^7 cm, quanti Dp ci sono.
A tal fine basta fare:
nDp = 10^7 / Dp = 10^7 / (1,616 * 10^-33) = 6,19 * 10^39
ed a cui corrisponde nTp, ovvero il numero
di Tp corrispondenti, e cioè:
nTp = 6,19 * 10^39
Con:
(durata degli nTp) = nTp * Tp = 6,19 * 10^39 * 5,391 * 10^-44 =
= 3,34 * 10^-4 sec
Siccome allora la velocità nel continuo è di 100 Km/h,
e ad 1 ora corrispondono 3.600 sec, per conoscere
quanti scatti si fanno a 100 Km/h basta calcolare
il rapporto:
3.600 / (3,34 * 10^-4) = 10.778.443,11
Per cui 100 Km/h nel continuo, corrispondono, nel discreto, a fare 1 scatto elementare mentre la velocità limite è di circa 11 milioni di scatti elementari.
Facilmente si riesce anche a calcolare che:
- fare nel discreto 1 scatto elementare mentre la velocità limite è di circa 10 milioni di scatti elementari, significa nel continuo spostarsi a circa 107 Km/h
- fare nel discreto 1 scatto elementare mentre la velocità limite è di circa 1 milione di scatti elementari, significa nel continuo spostarsi a circa 1.070 Km/h (ovvero circa mille chilometri all'ora)
- fare nel discreto 1 scatto elementare mentre la velocità limite è di circa 100 mila scatti elementari, significa nel continuo spostarsi a circa 10.700 Km/h (ovvero circa diecimila chilometri all'ora)
- fare nel discreto 1 scatto elementare mentre la velocità limite è di circa 10 mila scatti elementari, significa nel continuo spostarsi a circa 107.000 Km/h (ovvero circa centomila chilometri all'ora)
- fare nel discreto 1 scatto elementare mentre la velocità limite è di circa 1.000 scatti elementari, significa nel continuo spostarsi a circa 1.070.000 Km/h (ovvero circa 1 milione di chilometri all'ora)
- fare nel discreto 1 scatto elementare mentre la velocità limite è di circa 100 scatti elementari, significa nel continuo spostarsi a circa 10.700.000 Km/h (ovvero circa 10 milioni di chilometri all'ora)
- fare nel discreto 1 scatto elementare mentre la velocità limite è di circa 10 scatti elementari, significa nel continuo spostarsi a circa 107.000.000 Km/h (ovvero circa 100 milioni di chilometri all'ora)
- fare nel discreto 1 scatto elementare mentre la velocità limite è esattamente pari a 1 scatto elementare, significa nel continuo spostarsi esattamente alla velocità limite
Si potrebbe obiettare che 2/3 della velocità limite corrispondono nel continuo a circa 719 milioni di km/h, che nel discreto corripondono a fare 1 scatto elementare mentre la velocità limite è di 1 scatto e mezzo, con tutto ciò che comporta l'incoerente introduzione delle frazioni di scatto.
Ma alla suddetta obiezione si risponde affermando che fare nel continuo 719 milioni di km/h, significa che nel discreto si fanno, in realtà, 2 scatti elementari mentre la velocità limite è di 3 scatti.
In aggiunta si può anche dire che se il problema è semplicemente fare dei raffronti fra velocità, niente impedisce l'introduzione delle frazioni di scatto, e che parlare di frazioni di scatto non comporta affatto che in natura esistano le frazioni di scatto.
Anche nell'ambito del discreto, dunque, è possibile dar corpo ad un efficiente sistema di identificazione numerica delle velocità.
Ed appunto agganciando le velocità degli oggetti alla velocità limite, con quest'ultima che, nel discreto, come si evince teoricamente e come gli esperimenti confermano, è indipendente dal moto dell'osservatore e della sorgente.
Di seguito sono riportate 3 tipiche velocità espresse numericamente nell'ambito del discreto.
A) La velocità del centro di massa della Terra nel suo moto di rivoluzione attorno al Sole:
- che nel continuo vale circa 106.000 Km/h
- nel discreto, lo stesso centro di massa, fa 1 scatto elementare mentre la velocità limite è di circa 10mila scatti elementari.
B) La velocità di un punto all'equatore della Terra:
- che nel continuo vale circa 1.700 Km/h
- nel discreto, lo stesso punto all'equatore, fa 1 scatto elementare mentre la velocità limite è di circa 635mila scatti elementari.
C) La velocità del suono nell'aria
- che nel continuo vale circa 1.200 Km/h
- nel discreto fa 1 scatto elementare mentre la velocità limite è di circa 900mila scatti elementari.
Domanda:
ma è possibile eseguire un esperimento che ci confermi, in via definitiva, che la nostra Realtà Fisica è solo ed esclusivamente discreta ?
Io penso di si.
Prima però di illustrare l'esperimento che ho ideato, esaminiamo il seguente quesito:
Immaginiamo che su di un muro che
circonda completamente un faro, venga proiettata
la luce del faro stesso.
Consideriamo che sia il muro che il faro
ruotino alla velocità limite in direzioni opposte.
Quesito: la macchia di luce proiettata dal faro
sul muro si sposterà ad una velocità uguale, minore o
maggiore della velocità limite ?
la macchia di luce proiettata dal faro
sul muro si sposterà ad una velocità maggiore
della velocità limite.
V = 2 * pigreco * f * r
Con la velocità V della macchia di luce che, dipendendo unicamente da f e da r, dunque, non è limitata superiormente.
In tal modo, però, i fisici finiscono per smentire se stessi, visto che l'informazione finisce per viaggiare a una velocità maggiore di quella limite, quando, in realtà, i fisici stessi affermano che il trasporto superluminale dell'informazione non può esistere.
I fisici stessi, cioè, dicono:
se è D la distanza che separa X
da Y, qualunque schema di
trasporto dell'informazione si tenti di approntare,
comunque non si riuscirà, stando
in Y, a sapere cos'è accaduto in X,
in un tempo minore di:
D/(velocità limite).
Vediamo di capire perchè quest'ultima cosa è in evidente contraddizione con la risposta dei fisici al quesito di cui sopra.
Immaginiamo che sia D la distanza nota che separa X da Y, e dove questi ultimi sono punti del muro fermo colpiti dai fotoni sparati dal faro che ruota, e con X che è colpito prima di Y.
Ebbene, se il raggio r è sufficientemente grande, e se fosse vero ciò che i fisici sostengono, e cioè che:
una macchia di luce proiettata da un faro
su di muro che lo circonda,
può spostarsi anche ad una velocità maggiore
della velocità limite,
Di conseguenza l'informazione:
"il muro è stato colpito nel punto X da un fotone un delta(t) fa"
può raggiungere Y in un tempo superluminale, visto che:
stando in Y, si riesce a sapere cos'è
accaduto in X, in un tempo
che vale:
D/(2 * velocità limite)
evidentemente minore dell'invalicabile:
D/(velocità limite).
Si tratta di un'evidente contraddizione a cui qualcuno ha provato ad opporsi affermando che la macchia di luce che si sposta è solo una sequenza di punti non correlati, e che quindi non esiste.
Il che è chiaramente falso.
Ed, infatti:
- non solo la macchia di luce che si sposta è ben visibile, per cui esiste
- ma è anche vero che i punti di luce che la originano sono tra loro correlati.
Tanto è vero che se i fotoni colpiscono la distanza D che
separa X da Y ad una
velocità uguale alla metà della
velocità limite, noi diciamo, stando in Y,
che il muro è
stato colpito nel punto X da un fotone esattamente
un delta(t) fa, con:
delta(t) = (2 * D) / (velocità limite).
Come uscire da questa situazione che apparentemente sembra senza via d'uscita ?
Semplicemente facendo ricorso al discreto.
Con l'obbligo di risolverlo nell'ambito del discreto, riesaminiamo allora il quesito:
Immaginiamo che su di un muro che
circonda completamente un faro, venga proiettata
la luce del faro stesso.
Consideriamo che sia il muro che il faro
ruotino alla velocità limite in direzioni opposte.
Quesito: la macchia di luce proiettata dal faro
sul muro si sposterà ad una velocità uguale, minore o
maggiore della velocità limite ?
la macchia di luce proiettata dal faro
sul muro si sposterà anch'essa
alla velocità limite e non ad
una velocità maggiore.
Invece del problema di cui sopra, consideriamo il più semplice quesito:
Immaginiamo che su di un muro che
circonda completamente un faro, venga proiettata
la luce del faro stesso.
Consideriamo che il muro ruoti alla
velocità limite e che il faro sia fermo.
Quesito: la macchia di luce proiettata dal faro
sul muro si sposterà ad una velocità uguale, minore o
maggiore della velocità limite ?
Immaginiamo allora che la distanza che separa il faro dal muro si componga di soli 10 Spazi di Planck.
Ciò evidentemente comporta che tutte le possibili velocità sono esattamente 10, e precisamente:
1 scatto 2 scatti 3 scatti 4 scatti 5 scatti 6 scatti 7 scatti 8 scatti 9 scatti 10 scatticon l'ultima (ovvero 10 scatti) che è esattamente la velocità limite.
E siccome il faro "spara" fotoni alla velocità limite, 10 fotoni occuperanno sempre tutti e 10 gli Spazi di Planck che separano il faro stesso dal muro.
Domanda: a che velocità deve ruotare il muro affinchè i fotoni che il faro stesso "spara", colpiscano il muro in modo da occupare tutti i possibili spazi di Planck ?
Risposta: il muro deve esattamente ruotare alla velocità limite.
E siccome il moto è relativo, invece di dire che il muro si muove alla velocità limite, posso in alternativa dire che la macchia di luce sul muro si sposta alla velocità limite.
Per cui la risposta al più semplice quesito:
Immaginiamo che su di un muro che
circonda completamente un faro, venga proiettata
la luce del faro stesso.
Consideriamo che il muro ruoti alla
velocità limite e che il faro sia fermo.
Quesito: la macchia di luce proiettata dal faro
sul muro si sposterà ad una velocità uguale, minore o
maggiore della velocità limite ?
la macchia di luce proiettata dal faro
sul muro si sposterà anch'essa
alla velocità limite.
Risposta: no, perchè i fotoni hanno già tutti occupati i possibili Spazi di Planck anche solo facendo ruotare il muro e tenendo il faro fermo.
Per cui la risposta al più complesso quesito:
Immaginiamo che su di un muro che
circonda completamente un faro, venga proiettata
la luce del faro stesso.
Consideriamo che sia il muro che il faro
ruotino alla velocità limite in direzioni opposte.
Quesito: la macchia di luce proiettata dal faro
sul muro si sposterà ad una velocità uguale, minore o
maggiore della velocità limite ?
la macchia di luce proiettata dal faro
sul muro si sposterà anch'essa
alla velocità limite e non ad
una velocità maggiore.
il trasporto superluminale dell'informazione è sia possibile che non possibile.
Contraddizione che nel continuo viceversa non è sanabile, e nemmeno ricorrendo alla dilatazione del tempo.
Non esiste, cioè, rispetto al problema del faro di cui sopra, nemmeno nessuna correzione matematica-relativistica con annessa non reale dilatazione del tempo, che intervenga per tener conto del fatto che anche per la macchia di luce si impone il vincolo dell'invalicabilità della velocità limite.
E riflettendo sulla cosa ci si rende conto che la suddetta correzione è impossibile, dato che nel problema del faro interviene direttamente il tempo, ovvero la rotazione del faro stesso.
Rotazione del faro, agganciata alla rotazione delle Terra (quella che i terrestri chiamano tempo), che, come quest'ultima, non è una nuova grandezza fisica, ma l'arcinota grandezza fisica spazio.
Tempo, ovvero rotazione del faro, che essendo coinvolto in un problema tipicamente discreto, dove tutto cioè è finito e limitato, diventa non dilatabile, con ciò rendendo impossibile la non reale correzione matematica-relativistica.
Il fatto poi che, rispetto al problema del faro, le risposte siano praticamente opposte a seconda se ci si muova nell'ambito del continuo, o se ci si muova nell'ambito del discreto, mi ha suggerito che, se fosse possibile trovare un faro opportuno, sarebbe possibile verificare se effettivamente la nostra Realtà Fisica è solo ed esclusivamente discreta.
Ebbene, di fari opportuni ne esistono addirittura un migliaio, visto che le stelle Pulsar finora scoperte sono appunto circa mille, con queste ultime che, essendo dei veri e proprio fari cosmici, si prestano senz'altro per essere impiegate nell'ambito del nostro esperimento.
Ecco dunque illustrato di seguito l'esperimento:
- il periodo di rotazione T
del "faro" delle Pulsar
è dell'ordine delle centinaia di msec (millisecondi),
ovvero dell'ordine di 10^-1 sec
- mentre la distanza d delle Pulsar dalla Terra
è dell'ordine delle decine di migliaia di anni luce,
ovvero dell'ordine di 10^17 Km (chilometri).
Ciò comporta una velocità
Si tratta di una velocità enorme, che infatti è circa
30milaMILIARDI di volte la velocità limite.
Visto che io sostengo che una macchia di luce
proiettata su di un muro da un faro (completamente
circondato dal muro stesso), comunque non può viaggiare
(la macchia) ad una velocità maggiore di quella limite,
si potrebbe tentare di approntare il seguente esperimento:
- visto che il diametro D della
Terra è all'incirca di 12.700 Km
- e visto che è all'incirca:
- sia proprio D la distanza che
separa due laboratori X e Y
- si cronometri con un orologio il ritardo delta(t) con cui
i due laboratori X e Y
rilevano l'impulso (e non il periodo)
di una Pulsar, impulso che normalmente è dell'ordine
delle decine di msec, ovvero dell'ordine di 10^-2 sec
- dopodichè basta verificare:
- se è:
- se è:
Faccio notare che se fosse vero che la "macchia di luce" (l'impulso)
proiettata dal "faro" di una Pulsar ordinaria, può
spostarsi sulla superficie terrestre ad una velocità pari a
30milaMILIARDI di volte la velocità limite,
gli orologi in X e Y
dovrebbero registrare un delta(t) pari a:
V = 2 * pigreco * f * d
dell'ordine di 10^19 Km/sec.
D / (VELOCITA' LIMITE) = 42 msec
delta(t) maggiore o uguale di 42 msec
allora ho ragione, con la conseguenza notevole che ciò
costituirebbe una prova clamorosa a favore del movimento
a scatti e della Realtà Fisica fatta solo ed esclusivamente
di discreto
DELTA(t) minore di 42 msec
allora ho torto.
D / (30milaMILIARDI di volte la velocità limite)
ovvero un delta(t) pari a :
12.700 / (30milaMILIARDI di volte la velocità limite)
e quindi un delta(t) dell'ordine di 10^-19 sec.
attuabile, credo, non solo in tempi rapidissimi e a costi praticamente nulli, visto che già esiste tutto (laboratori che studiano le pulsar e ricercatori),
effettivamente confermasse ciò che io penso, e cioè che l'impulso di una Pulsar si sposta sulla superficie terrestre al massimo con la velocità limite,
che senso avrebbe la cosa ?
Sarebbe una conferma clamorosa del fatto che la nostra Realtà Fisica è solo ed esclusivamente fatta di discreto, con il moto che dunque evolve a scatti, per conto suo, con il tempo che dunque non gioca alcun ruolo effettivo, ma che ha solo una funzione mediatrice, legata all'impossibilità di conoscere lo scatto elementare del movimento.
A tutto ciò si può aggiungere che, con il comodo impiego del tempo, tutto funziona bene fino a quando le velocità in gioco sono piccole rispetto a quella limite.
Ma, man mano che le velocità crescono, il necessario effetto mediazione del tempo, finisce per falsare ciò che realmente avviene nell'ambito del moto, e cioè che la velocità è realmente legata solo agli scatti (ovvero allo spazio), e non anche al tempo.
Tanto è vero che l'impiego dell'invenzione continuo-tempo, non segnalandocela (come invece fa il discreto), sbaglia in pieno proprio in corrispondenza della velocità limite, anzi ci suggerisce che quest'ultima non deve esistere per niente.
Ebbene, questo esperimento non farebbe altro che confermare tutto ciò.
Il periodo T con cui ruota il "faro" delle Pulsar, e quindi il tempo, cioè, non ha niente a che spartire con il moto dei fotoni che, provenienti dalle Pulsar, impattano con la superficie terrestre alla velocità limite.
Tanto è vero che la rapidità con cui avvengono gli impatti, ovvero la velocità con cui si sposta la "macchia" del "faro" delle Pulsar sulla superficie terrestre, non ha niente a che spartire con il periodo T con cui ruota il "faro" stesso.
Tutto ciò perchè, esattamente come prevede il movimento a scatti, il moto non dipende dal tempo, e ciò dato che velocità e spazio sono fra loro legati in modo diretto e senza alcun mediazione.
Ed il fatto che il fenomeno finirebbe, se confermato dall'esperimento di cui sopra, per essere così ben evidente, è solo dovuto alla velocità dei fotoni "sparati" dal "faro" delle Pulsar, velocità che è, appunto, la velocità limite che la materia può avere nel nostro Universo.
Giovanni
mercoledi 13° giorno di novembre 2002