AMORE IN BIT-LAND
Di Gordiano
p.26

Il mio computer e una notte solitaria davanti. Scandaglio mete in uno spazio irreale che non ha confini. Come sempre. Adesso che sono solo ancora più spesso. Si trova di tutto in bit-land. In questo mondo che non è un mondo, ma un alternarsi di parole in disordine. Un immenso canestro ricolmo di parole e menzogne.

Mia moglie è partita da dieci giorni. Ed io clicco nevroticamente sul mouse. Per sconfiggere la solitudine. Avrei tanto da fare. Dovrei ultimare dei racconti, sistemare articoli, scrivere bozze di storie da spedire alle riviste. Ma non ne ho voglia…e clicco.

Vago la notte per i meandri del cosmo telematico.

E tutto comincia quando mi imbatto in una proposta interessante.

O per lo meno insolita.

"Ragazza Vogliosa 3 Dicembre 1999 00:36:31 (EST)

Ciao ragazzi, ho 19 anni e non e' che sia una troia, ma se

uno mi piace, me lo scopo immediatamente....rispondete.."

Internet. Maledetto internet. Perché continuo a smanettarci sopra?

Con tutto quel che ho da fare…

Le mando una mail.

"Che meraviglia questo mondo telematico! Ci s’incontra su pagine bianche, fluttuando in uno spazio indefinito. E si comincia a parlare, senza neppure sapere che faccia ha l'altro, quanti anni ha, se è maschio o femmina, se gli puzzano i piedi o se ha i capelli rossi... Fantastico, fantastico. Si dicono cose che non si direbbero mai... Però vorrei sapere chi sei. Perché mandi questi messaggi a giro per l’etere. Cosa cerchi…

Arthur curioso"

Mi firmo con il nome di un poeta. Il mio preferito.

Dà molto mistero, penso.

Lei risponde prestissimo e si descrive.

"Amo la bit-land, sono una vera cittadina del mondo veloce.

Un mondo non mediato, dove le sensazioni si trasmettono con lunghe file di parole scritte, con immagini che a volte divertono a volte no, ma che trasmettono emozioni. Le parole e le immagini, mai banali, che ti costringono a prendere atto delle cose e a metterti da una parte della trincea o dall'altra.
Ho sempre creduto che il mondo veloce fosse un posto magico, dove essere in contatto diretto senza le sovrastrutture sociali imposte da secoli e secoli. Forse dipende dal fatto che vivendo nella rete per molto tempo ci si evolve in una specie di interfaccia, nel mio caso friendley per qualcuno e cagna per qualcun altro.
Ma alcuni dei miei amici, quelli che a volte sogno, sono proprio là. Ci si vede ogni giorno, ci si incontra fisicamente quando riusciamo a strapparci dalle cose del mondo lento. Amici ai quali perdono intemperanze scritte, ai quali dico - proprio perché sono amici - di non farlo più. Amici ai quali spiego perché qualcosa mi ha fatto male. Amici che però non riuscirei a lasciare anche se sono cretinetti dolci e sconclusionati. Amici con i quali amo anche litigare e che ogni tanto esilio dal mio icq e che ogni tanto mi danno il foglio di via, ma che restano sempre li, in un angolino della mia ram di carne e sangue. Neuroni e cuore.
A volte leggo cose che mi stressano. Altre che mi avvicinano pericolosamente a sensazioni i cui contorni erano ormai confusi e che preferivo restassero tali. Altre volte vi trovo qualcosa che mi esalta e mi fa sentire parte di un processo evolutivo, che magari mi tiene ai margini, ma che mi contiene. Perché in fondo anch’io sono parte della specie. Altre volte ancora cose violente che mi colpiscono forte come un maglio e mi fanno male, o che mi fanno arrabbiare, o che mi lasciano senza respiro, ma nel mondo veloce mai nulla mi lascia indifferente.
Lo amo perché non esiste il cinismo nel mondo veloce, se non quello dei venditori. La rete è pura. Anche nelle sue espressioni più deteriori ti dà la possibilità di scegliere. La amo ed amo anche i malintesi, i contrattempi, le bugie che si raccontano per essere più interessanti e che poi diventano verità sussurrate al telefono, tra risatine imbarazzate, gli appuntamenti al buio, le delusioni e le sorprese. Mi ci trasferirei in pianta stabile, ma poi sento il rumore delle foglie secche che si spezzano sotto i piedi in un viale o l'odore dell'asfalto appena bagnato. E allora penso che bit-land è ok per prendersi ogni tanto una vacanza e poi tornare ed averne nostalgia."

Sconvolto. Interessante. Molto interessante. Si firma "Iaia", un nome in codice, ermetico. Mi sono imbattuto in una filosofa della rete ed in una poetessa del web. Dice cose bellissime. Mi sono innamorato delle parole. Continuo io adesso.

Una nuova mail è pronta.

Confessiamo e facciamo cadere la maschera. Diciannove anni. Troppo pochi per provarci, anche per via telematica.

"Questo mondo virtuale è interessante. Allenta inibizioni e fa fare e dire cose sconvolgenti. Abbiamo una maschera che ci ripara. Tutto è permesso. Tutto è lecito. S’incontrano amici e amiche nuove.

Si dà del tu a perfetti sconosciuti. Purtroppo i miei trentotto anni non mi consentono di andare oltre lo scherzo telematico.

Mi piace giocare a carte scoperte".

Dopo poco lei mi risponde.

Non ha diciannove anni. Cade un altro travestimento.

"Ok .. adesso posso dirti un po’ di cose. Tu non sai quanto io odi parlare di me e nemmeno sai quanto io ami parlare di me, quindi non lo faccio, ma lo faccio. Ci sono cose che tu hai detto che mi sembrano molto vicine al vero. Mi sembra davvero inquietante essere inchiodata ad una superficie da un entomologo curioso, anche se questa è fatta di elettroni e bit. Uno specialista capace di decifrare il mio codice binario nei colori di ciò che scrivo.
Amo i pomeriggi pigri d’inverno, quelli in cui resti sola e conti le gocce di pioggia che scivolano lente sui vetri appannati dal tuo respiro. Quelli che tutto è concentrato in unico punto del tuo corpo, sconosciuto, inesplorato, da non scoprire mai. Perché è solo tuo.

A volte penso di aver scelto questo mezzo perché riesce davvero a farti nascondere. E’ più facile condividere con altri quello che ho fuori, oppure quello che ho dentrodentro, attraverso un firewall che mi consente di restare quasi immune. Invece a volte mi scopro a pensare di non avere nulla dentro. Non riesco a provare emozioni. Quando mia madre è morta, da sola, io ero a Segrate a conoscere il mio primo grande amore. Quello che ho lasciato dopo due settimane. Ma era così grande quando l’ho conosciuto. Bello da morire. E quando scoprii che lei era morta, entrando in quella stanza angusta del policlinico di Udine, vedendo il letto vuoto e le lenzuola raggrumate a terra, come se nella fretta di andare ad una festa solo per pochi le avesse dimenticate, mi sono semplicemente girata e me ne sono andata. Ho bevuto un frullato di banana e fragole e l’ho dimenticata per anni e anni e anni. L’ho ricordata adesso mentre ti scrivo.
Non ho fiducia in me stessa. Potrei tradirmi. Mi sono già tradita mille e mille volte e quelli che hanno creduto in me mi fanno un’immensa tenerezza. Mi vendo sempre e spesso nemmeno al miglior offerente. Non ho il cuore d’oro, ma so ascoltare e penso tanto, molto, troppo.
Spesso mi sorprendo ad accarezzare i tasti e a chiedermi se qualcuno fuori sa che lo cerco. Magari esco a cercarlo e mi metto in gioco e faccio finta di sapere tutti i trucchi e se perdo la prendo bene e poi piango. Ma da sola, senza farlo sapere a nessuno. Scherzare? Non credo. Sai mi fa un po’ sorridere la cosa, ma in bit-land riesco ad essere davvero sincera. Forse dipende dal fatto che in questo genere di rapporti non c’è davvero molto su cui basare un quid pro quo di tipo utilitaristico. Ci siamo, parliamo e un giorno potremmo esserci utili a vicenda. Ma più di questo non c’è. Tu non vuoi la mia partita iva. Io non voglio sapere qual è il tuo appoggio bancario. Tu non vuoi vedermi piangere e io non voglio scoprirmi sorpresa da un tuo sorriso sbilenco che potrebbe farmi andare in pezzi. Non credo che le maschere esistano davvero in rete. Io sono come sono e anche tu lo sei. Io vorrei essere più di quello che sono? Perché poi? Sono fantastica così, capace di assorbire ed imparare. Capace di ridere di una frase scritta bene o di una frase scritta male. Non chiedo poi molto. Chiedo stimoli alti, che non siano quelli del mondo lento, che sono noiosi. Non riescono a scavarti dentro così profondamente quanto hai fatto tu in quelle poche righe.
Ammetto che non sono tenera quando scrivo, ammetto di essere profondamente volgare se mi ci metto (e anche quando non mi ci metto per dirla tutta). Ammetto che in un paio di mail ho teso ad essere gratuitamente provocatoria. Ammetto tutto perché adoro sentirmi in colpa, dato che sono una nevrotica affetta da manie di persecuzione. Che vuoi, in fondo ci godo. Mi piace lo scherzo portato alle sue estreme conseguenze. Mi piace sapere qual é il punto oltre al quale sarebbe idiota spingermi. E superarlo.

Sono borderline. E mi piace esserlo.
Siccome mi hai raccontato qualcosa di te, tipo quelle cose che si trovano allegate alle fotografie in un giornale di annunci, allora anche io lo faccio di me, senza fotografia. Credo che tu mi immagini come io immagino te.
Ok, vado. Anni 36, non sono una megabonazza, leggo tutto quello che mi capita sottomano, non mi piace il gelato al limone, non so andare in bicicletta, amo il cioccolato fondente, Beethoven ed i gatti, non necessariamente nell’ordine, ascolto molto jazz, poca musica di tendenza, internet dipendente , parlo un sacco di lingue, amo i bambini, odio i cani, risolvo i cruciverba direttamente a penna ma faccio un sacco di cancellature, leggo nove giornali al giorno, sono di sinistra, non so cucinare ma sono un genio a razionalizzare gli armadi, ho fatto un corso di taglio e cucito, ho un master in businness administration conseguito alla Boston University, ho fatto il poliziotto in Italia, sono africana, gioco a carte come un vecchietto del centro anziani, bevo come uno scaricatore di porto ma una volta ubriaca sembro una lady britannica, fumo quattro pacchetti di Marlboro al giorno, non ho mai fumato altro che le Marlboro, amo il sesso, il sesso mi ama, viaggio molto e torno sempre.
E questa sono io. E adesso posso andare a fare una doccia.
Ciaociao, Iaia kamikaze"

Cadute le maschere. Caduti i trucchi. Non serve fingere. Rispondo. Vuoi vedere che ci scappa la scopata? Magari non virtuale.

Credevo che tutte quelle storie sulle donne conosciute in rete fossero soltanto favole. Approfitto dell’assenza di mia moglie. Sono libero di agire.

Le rispondo.


"Odio l’inglese e non lo uso mai quindi dico scrivi e non quell’altro verbo che non sopporto. Come odio gli americani. Ognuno ha i suoi miti e le sue fisse. Bene. In primo luogo mi piace la contraddittorietà delle persone.

Per parlare di me dirò che sono enormemente contraddittorio. Riesco persino a darmi torto quando mi ci metto. Qualcuno ha detto che solo gli stupidi non cambiano idea. Io credo a volte di essere troppo intelligente, perché cambio idea in continuazione.
Anch’io amo i pomeriggi d’inverno. Però non amo molto restare solo. Anzi è la cosa che più mi terrorizza. Quando resto solo scrivo. Racconti, poesie. Lo faccio da quando ero bambino e ora (dicono) che mi riesca anche abbastanza bene. Invento storie che spesso sono le mie storie (o lo sono state). Raccatto nella mia fantasia tutto quello che avrei voluto vivere. Almeno in parte riesco a farlo...
Chi ha fiducia in sè? Gli imbecilli. Al solito. Gli stessi che non cambiano mai idea. Tutti abbiamo bisogno di cercare qualcosa prima o poi. In un modo o nell’altro. Soprattutto abbiamo bisogno di cercarci e di trovarci. Non è facile. Io spesso mi ritrovo e poi mi riperdo. Mi tuffo in tante storie assurde e difficili. Ma vivo. Questo è l’importante. Tutti in un modo o nell’altro fingiamo e portiamo una maschera. A volte non lo sappiamo neppure noi.
Lo avevo capito che non potevi avere 19 anni.

Troppo intelligente. Troppo profonda. Se tu avessi avuto 19 anni mi avresti spaventato per un gran numero di motivi.

Dire qualcosa di me. Difficile dire molto di più dal già detto. Trentotto anni, alto, moro. Laureato in legge. Scrittore per hobby. Ho pubblicato un libro un paio d’anni fa. Adesso ne escono altri due prodotti senza spese da piccoli editori.

Mi piace il teatro, il cinema, la musica latina (quella bella di Benny Morè, Tito Puente, Willy Cirino, Josè Feliciano).

Basta per ora.

Arthur stanco"

Vado a letto pensando un poco a lei. Ad un’amica virtuale ed a mia moglie lontana, in vacanza. Io sono qui a lavorare e lei è ai tropici. Gita premio. Offre la ditta. Buon per lei.

Il giorno dopo, puntuale una nuova mail nella bottiglia telematica.

L’attendevo con trepidazione.

"Che cosa strana, ti scrivo. Non ho mai scritto a qualcuno.
Un conto sono i gruppi di discussione, le mailing list, oppure i
messaggi veloci e brucianti di icq, un altro invece è aspettare in una
forma strana, facendo finta di niente, dicendo che controllo la
posta solo per vedere se qualcuno ha scritto e sperando che sia proprio quella persona a fare uno squat improvviso nel mio mondo.
Mi piace questa cosa. Sapere che qualcuno che non conosco mi legge e mi pensa al di là di tutto e magari aspetta quello che scrivo con la stessa finta nonchalance che io fingo da questa parte dell'etere. Bello, bello, anzi fantastico, fantastico.
Facciamo che ci scriviamo di meno. Facciamo che ci si risponde con un delay più lungo. Per esempio io questa mail l'ho scritta due ore fa e la spedisco solo ora. Così, tanto per far finta di niente.
E l'unica cosa che voglio fare adesso è far finta di non aspettare una
risposta e nell'attesa mi viene voglia di dirti che sono la donna più
sexy dell'universo e sto ascoltando Ike & Tina Turner che suonano Proud Mary. L'uomo che adoro è on line. Lontano, lontano ma tanto vicino lo stesso. E io mi sento felice e fumo una sigaretta e mi bevo l'orzobimbo caldo caldo. E sono ancora più felice e scrivo cazzate e rido da sola .. bello, bello ...
E ho voglia che anche tu viva delle cose belle. Cose dolci, serie,
divertenti, lacrimose, sghignazzanti, calze a rete, scherzi dagli amici, bollette rimborsate, esami col 30, tesori da trovare, baci accademici, baci da maiale, baci sulla fronte, buone recensioni, favole la sera prima di addormentarti, puntine nelle scarpe così ti ricordi che stai camminando, misteri da risolvere, profumo di pane, profumo di pene, ribollite toscane, soluzioni da regalare, bimbe da amare, piccini da coccolare, omini buffi con cui litigare, affari conclusi, conguagli a tuo favore, luci che si accendono quando il baubau esce dal suo buco buio, lacrime quando non ci vogliono e risate quando è troppo tardi per capire lo scherzo, occhi lucidi
e occhi brillanti, vacanze vinte in televisione, televisori che non
funzionano, cene in famiglia, funzionari sorridenti, un nome fatto di
lettere e mai di numeri, una morte indolore, una vita strana e intensa, e tutto, davvero tutto, cose piene di amore e piene di odio. Mai indifferenza. E se mi devo preoccupare, mi preoccuperò. Ma solo nel mondo lento. In bit-land mi diverto e ti scrivo e ti leggo e ho rispolverato i vecchi vinile dei miei cantanti preferiti e li ascolterò domani mentre faccio le cose da fare. E ti penserò .. però non tirartela, ok?
Iaia sonnacchiosa"

E’ una proposta? E’ una dichiarazione d’amore? La cosa mi sta prendendo. Apro il computer e leggo la posta proprio dopo una tremenda giornata di lavoro. Che racconto interessante ne potrebbe venir fuori, penso. Deformazione professionale. Tutto in funzione della scrittura. E’ la mia vita e potrebbe scapparci la scopata. Quella scopata che ormai manca da almeno dieci giorni.

Rispondo rapidamente. Vediamo cosa succede.

"Sai che sto pensando la stessa cosa?
Sarà che mi sento solo in questo periodo. Sarà che ho bisogno di una parola di conforto ogni tanto, quando vago per il buio del mondo virtuale. Sarà che la penna a volte non basta a farti compagnia. Però mi capita di attendere una risposta da una sconosciuta e di preoccuparmi se non arriva.
Un gioco. Niente più che un gioco, mi dico.
Però corro al computer e cerco. Non so niente di te. Tu sai come mi chiamo. Hai un tremendo vantaggio. Di te so solo le cose che mi dici. Contraddittorie, difficilmente interpretabili. Hai scritto che sei africana e che hai 36 anni...Per essere africana hai una padronanza notevole dell’italiano. Un’amicizia ci può essere con un fantasma?
E’ una cosa strana, ma in questo mondo che non è il mondo, in questa vita che non è la vita, accade anche di questo.
Consoliamoci perché nella vita vera accade di peggio.
Accade che si corre e non si vede. Accade che si cerca e non si trova. Accade che l’unica cosa che conta è il denaro ed una rincorsa affannosa per ottenerlo. Vorrei dissociarmi da questi meccanismi. Vorrei vivere solo delle cose che amo. Ed è impossibile.
Credo che questo al giorno d’oggi voglia dire essere di sinistra.
Tanto per dare un senso nuovo a parole vecchie.
Essere contro. Proporre un modello di vita diverso.
Però mi tocca come tutti andare a lavorare in un ufficio squallido pieno di gente squallida. I personaggi delle mie storie mi risollevano (a volte). Più spesso hanno i difetti delle persone che vedo. E si dibattono, scalpitano, annegano in un mare di cose maleodoranti che compongono la vita. Andiamo avanti e lavoriamo credendo. Parliamo nel vento. Scolpiamo graffiti illeggibili sui muri della storia. Una storia con la esse piccola piccola, ma è la storia di tutti noi che ci rotoliamo in un mare di contraddizioni irresolubili e di follie quotidiane. Poi ci buttiamo in questo mondo virtuale e parliamo nel vuoto. Disegniamo quadri senza cornice che non si reggono in piedi. Ci teniamo su a forza di sorrisi e fantasie sul domani. Pensiamo a una spiaggia tropicale o all’iperspazio. Pensiamo a un mondo senza problemi e ad un viaggio impossibile.
E siamo sempre fermi, in una stazione invisibile, dove l’ultimo treno ha lasciato l’odore del carbone e del vento su rotaie distrutte.
Teniamoci compagnia. Per quel poco (o quel tanto) che conta.
Per non cadere in una sconfortante voglia di televisione, che sarebbe ancor peggio di continuare il lavoro d’ufficio che mi ha tenuto impegnato tutto il pomeriggio.
Almeno tu avessi veramente diciannove anni!
Potrei dirti che tutto è ancora da vincere e tutto da perdere... (non è mia). Potrei dirti che nessuno può insegnarti l’avvenire (non è mia).
Alla nostra età abbiamo già perduto molto e le illusioni che restano solo foglie caduche dietro a soffi di vento....

Arthur depresso".

Per stasera basta. Sono stanco e chiudo tutto.

Come dice il buon Guccini domani poi ci penserò, se mai.

Lo dico ma non lo faccio. E scrivo di nuovo. Parole che non portano a niente. Parole che non concludono una speranza.

E arriva di nuovo lei brutale e decisa come solo una donna sa esserlo.

"Ci sarà pure un cazzo di modo per finire questa storia delle mail!

Telefonami. Voglio sentire la tua voce".

E mi lascia un numero. Lo faccio. Non lo faccio. La cosa mi tenta, ma ho paura. Mia moglie che torna. Un tradimento senza neppure conoscere l’altra persona. E poi? Se fosse tutto uno scherzo?

Non ho il coraggio di chiamare. Glielo dico.

E lei di rimando.

"Sei indeciso amico. Decido io per te. Vai a letto e non farne di niente. Non chiamarmi, ma ci perdi e non sai cosa perdi".

Secca e dura. Mi stende. Replico abbacchiato e brevemente.

"Sei dura con me. Dura e brutale. Mi mandi a letto male".

Sembra scusarsi.


"Ok, io sono anche così. Vorrei mostrarti di me le cose più dolci, quelle che non fanno paura, quelle che sembrano belle a me.

E invece con te è difficile. Mi sa che sei pericoloso signore e io non so se una cosa così mi sento di gestirla. Mi spaventa, mi elettrizza mi fa sentire bene e strana e allegra e provocante …

Non ti manderei mai a letto, almeno finchè non ci vado io.

Mi sembra bello pensarti dall'altra parte ad aspettarmi e magari sentirti chiamare a voce alta e chiederti se mi scaldi la mia parte di letto e ridere perché ieri sera ti sei preso tutte le coperte. e litigare per il telecomando e scandalizzarti perché guardo i canali dopo il dieci. E allora vai a letto, però prima di farlo porta fuori l'immondizia e controlla le finestre ....
Iaia 'notte"

Adesso ho una moglie in bit-land, in cambio della mia vera compagna che sta al caldo dei tropici. Immagino di raggiungerla. Immagino di scopare con una sconosciuta. Vado a letto e credo che la sognerò, confusa nei suoi discorsi contraddittori, immersa in parole d’amore inconfessabili.

Il giorno dopo. Posta in arrivo.

"Ciao tesoro. Non mi hai chiamato. Ti aspettavo. Lo sai che ti aspettavo. Adesso è tardi, perché la tua mogliettina virtuale ha deciso di darti lo sfratto e di non farti trovare la cena in tavola questa sera. Sei un prepotente e un indeciso. Hai invaso la mia vita e non hai voluto invaderla sino in fondo. Questa è la mia ultima mail. Addio.

Iaia sconfortata

p.s.: non scrivermi perché ho cambiato indirizzo

Provo ugualmente. Non è possibile. Mi sta prendendo in giro.

Il messaggio ritorna, inesorabile, nella mia cartella di posta elettronica. Destinatario ignoto. Non riconosciuto. Dice la macchina infernale in quel fottutissimo inglese.

Sparita nel nulla. Irrimediabilmente. E non posso farci niente.

Allento la presa sul mouse. Maledetto clic.

Non darò mai un volto alla presenza dietro lo schermo.

Ma quello che più mi sconforta è che la mia scopata virtuale è andata a buca. Definitivamente. Con l’incertezza incontrollabile della sua realizzabilità. Un volto confuso tracciato da una matita immaginaria. Iaia. Un codice incomprensibile. Perduta. Perduta per sempre. Ed io sono qui che rimpiango un’amica che non ho mai avuto. La mia scopata immaginaria. I miei sogni in bit-land.

Credo proprio che non ci sia altro da fare. Non mi resta che attendere il ritorno di mia moglie.

 

 

 




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