http://web.genie.it/utenti/b/b.ilenia/files/gbr1918.htm
British "Italy Star" Campaign Medal
The British were more specific on their campaign medals. Whereas, the US issued one medal for all of Europe, Africa and Middle East, the Brits issued several different campaign stars with the same basic shape. Each star had a unique ribbon, with the Italy Star in the national colors of Italy. Description Front: King's mongram & crown, with "THE ITALY STAR" embossed in ring. Obverse: Name of soldier was stamped on the back. Most other medals had the name stamped on the
edge.
Diario
di un combattente inglese in Italia:
http://www.gutenberg.org/dirs/1/0/1/0/10107/10107-8.txt
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Inglesi:
Nel
novembre 1917, per parare le conseguenze di Caporetto, arriva in Italia il corpo di spedizione
britannico B.E.F. (British Expeditionary Force Italy, XI corpo d'armata
.(div. 5-41°) e XIV
c.d.a. (div.7-23-48°)) su 715
treni e numerose autocolonne. La divisione inglese è su 3 brigate di 4
battaglioni cadauna (12 in totale l'equivalente dell'Italiana) a cui si aggiungono mitraglieri, mortai, genio e logistica.
Tra gli ufficiali Edoardo VIII futuro Re. Dal 30 novembre i soldati si
schierano sul Montello. Ma gia dalla primavera del '17 erano arrivate in rinforzo
10 batterie (40 cannoni Howitzer 6 inch) della Royal Garrison Artillery
aggregate alla III armata.
The Royal
Garrison Artillery (RGA) was responsible for the heavy, large calibre guns
and howitzers that were positioned some way behind the front line.
A six-inch howitzer battery of the RGA was attached to the Italian 3rd Army
and saved at Caporetto.
Rome Conference of January 1917. Lloyd George suggested that if the
Italians had to defend against enemy attack, they would be reinforced by
British and French heavy artillery. Robertson went to see for himself in
March 1917 and concluded that the Italian tactics and administration were
fragile and that infantry would probably also be needed. As a result of
these discussions, ten newly-raised 6-inch howitzer batteries (total 40
guns) were sent to the Carso sector. There were at this time only 152 such
batteries on the Western Front.
On 24 October 1917 a combined Austro-German force attacked after a heavy
bombardment, with gas, against Italian troops in the upper valley of the
Isonzo. A precipitate retreat followed, with the enemy in pursuit as the
broken Italian forces fled westwards. The Italian Government immediately
pleaded for Allied help. An initial British force, consisting of the XIV
Corps under the command of the Earl of Cavan, with the 23rd and 41st
Divisions, was despatched and began to arrive on 11 November 1917. On the
13th, General Sir Herbert Plumer arrived and assumed command of the
British forces in Italy. 5th, 7th, and 48th Divisions eventually also
joined the force in Italy, as did XI Corps headquarters.
Con l'anno nuovo, vista la relativa calma e il
rafforzamento italiano, l'XI corpo è riportato in
Francia e il XIV dislocato sull'altopiano d'Asiago. La tattica inglese che precede
le offensive prevede una guerra notturna continua di pattuglie. La
staticità della trincea, dicono loro, tende a tradursi per gli uomini in
uno stato di passività. I "raiders" riportano notizie sulla dislocazione
del nemico, prigionieri, e stato del terreno. La difensiva sulla quale si
trova la linea prolunga nel tempo queste sortite che si protraggono fino a
metà Giugno. La natura mossa del loro fronte favorisce anche questa
tattica. Le fila degli inglesi sono falcidiate intanto dalla spagnola che
provoca 480 morti e molti ricoveri. La battaglia del Solstizio (Giugno) si combatte
anche sugli altipiani, dove la furia austriaca è contenuta a prezzo di
notevoli perdite per loro (50% dei caduti dell'intera campagna italiana).
Si racconta che sul torrente Ghelpac nel settore di Cesuna, occupato dai soldati
britannici, in particolare Ghelpac Park nome dato alle trincee più
avanzate (attuali cave di marmo) il 15 giugno 1918, gli austriaci riuscirono a sfondare le linee inglesi tenute dal I\V battaglione del reggimento Gloucester. Un contrattacco inglese,
favorito dalla sbornia colossale
degli austriaci che si erano bevuti le riserve di rhum inglese catturate, frenarono l’avanzata imperiale, determinando il fallimento
dell’attacco. Dopo la battaglia
riprendono i raid notturni contro le postazioni della terra di nessuno e
quelle avanzate per catturare prigionieri. In prima linea si
usano sempre più frequentemente potenti riflettori, puntati sulle
trincee, che accecano l'avversario e impediscono la vista di chi viene
all'assalto. La parte dell'altipiano su cui operano gli Inglesi è quella
infatti del Kaberlaba, Cesuna e limitrofe ben
note agli odierni sciatori. I raid notturni erano anticipati dai colpi precisi d'artiglieria e
non si svolgevano quindi come colpi di mano inaspettati.
"
Quando le divisioni si schierarono ad
Asiago, vennero emessi ordini per il controllo della terra di nessuno. Tra
il 29 marzo e il 14 settembre sono stati condotti 41 raid.". Anche in
campo italiano, dove possibile, si attuavano ormai queste tecniche. I
Bersaglieri avevano il reparto esploratori scudato che nella terra di
nessuno svolgeva, anche di giorno, iniziative analoghe o similari.
Ci si prepara per
una grande offensiva prevista per settembre che è successivamente
annullata. Nel mese di Settembre si assiste a grandi opere di
riorganizzazione e dislocamento. I battaglioni per brigata sono
ridotti a 3 con rimpatrio delle eccedenze. Gli inglesi sono ora in
pianura, dove con due loro divisioni (7-23a), un reggimento americano e
reparti Italiani formano la X armata
al comando di Lord Cavan. La 48°
britannica, rimasta sugli altopiani, scatta all'assalto il 29 ottobre
verso la postazione del Vezzena e bivacca all'Osteria del Termine
(Trentino), ex
frontiera, il 2 novembre sera. Si tratta delle prime truppe britanniche a
mettere piede sul territorio delle Potenze Centrali .
Gli inglesi caduti
furono in totale 1024 sepolti in 5 piccoli cimiteri sull'altopiano.
Da Canove di Roana centro
(dove c'è anche un piccolo e bel museo)
prendete per Cesuna e prima del paese, a sx una deviazione porta al Boscon. Da
Cesuna centro invece una strada porta a Magnaboschi dove nella sella, fra il
Zovetto e il Lemerle, trovate il secondo cimitero inglese e un ex
Italiano. Dal campo da Golf di Asiago lungo la via Barenthal ai
piedi del versante Sud del Kaberlaba trovate il terzo e proseguendo per il
Monte Corno poco dopo il Rifugio Granezza il quarto. Al Monte
Cavalletto l'ultimo. I cimiteri sono tutelati dalla "Commonwealth War Graves
Commission" che li cura e ne garantisce la conservazione.
Risultano
altre sparse sepolture
http://www.corpoconsolarevenezia.it/gb/victims-wwii/commonwealth-victims.htm
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http://www.lagrandeguerra.info/articoli.php?i=16
l'ospedale da campo inglese di Dolegnano
Per le truppe anglo-francesi rimase comunque la
pregiudiziale del comando nazionale, che venne superata dall’Italia
costituendo due armate: la 10a al comando di Lord Frederic Rudolph Lambart
Cavan (con staff inglese, due Corpi d’armata italiani ed uno inglese) e la
12a al comando del Generale JEAN CESAR
GRAZIANI (un Corpo
d’armata italiano, una divisione italiana ed una divisione francese delle
sei presenti in Italia).
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Francesi:
Se noi fino a questo momento eravamo convinti di aver
condotto la nostra guerra (anche guerra di liberazione di terre
irredente), potevamo ricrederci, poiché per i francesi il nostro era un
loro sottofronte, noi una sub colonia, e se non interferirono fu solo perché fino a Caporetto le
cose erano andate come previsto.
Nei primi anni di
guerra in Italia di Francesi se ne vide pochi, consiglieri, qualche
squadriglia aerea e molta artiglieria (60 pz). Nella primavera del '17,
visto il nostro logoramento e la nostra incapacità di dare una svolta
positiva al conflitto (ma a casa loro era anche peggio) promisero in caso
di bisogno 10 divisioni. I loro artiglieri (120 mm), inseriti nella II armata erano
sul Globokak il 24 ottobre 1917 e dal quel momento anche un reggimento
faceva bisogno per noi al Piave. Il 30 ottobre Foch era già in Italia per concordare gli
aiuti. Il 6 novembre già molti uomini del contingente erano schierati nel
Bresciano e Vicentino. Il
contingente francese, (in totale alla fine coi supporti circa 133.000
uomini div. 64 e 65, XXXI corpo del gen. Rozée d'Infreville
e Chasseurs des Alpes div. Alpine 47 e 46) uomini, fu il maggiore apporto
alleato a sostegno dell'esercito italiano nel 1917. La spedizione,
decisa anche grazie al decisivo aiuto americano in Francia, avrebbe
condizionato (credevano) la condotta delle successive operazioni militari dopo l'allontanamento di Cadorna (allontanamento da loro caldamente
imposto) e le scelte politiche conseguenti al nostro asservimento. I francesi se ne stavano per lo più in disparte, criticando gli
italiani per la loro povertà contadina e per la loro esagerata
"devozione" alle pratiche cattoliche e ... alla Madonna (i preti
italiani non potevano vederli). Le
osterie di paese, che recavano cartelli sul tipo
"vietato sputare per
terra" o
"la persona educata non bestemmia"
rafforzavano
l'impressione di dover aiutare un popolo sottosviluppato. Nessuna remora
nemmeno nel pretendere razioni alimentari "speciali", poiché consideravano quelle
italiane misere al palato. In tal modo la nostra sussistenza prendeva
atto che ai francesi non doveva mancare il pesce, quasi ogni giorno e che, soprattutto, non mancasse il baccalà.
Anche sul tabacco avevano da ridire.
Fortuna volle che nel veneto questo fosse uno dei piatti più diffusi,
guerra permettendo. Va pure precisato che la nuova gestione dell'esercito Francese, similmente
a quella italiana, prevedeva anche
alcune migliorie, in particolare per i turni al fronte che erano meno pesanti. Si
faceva una settimana in trincea e poi pieno riposo in retrovia, quando
ancora gli italiani erano soliti
"riposare"
lavorando. Il
20 novembre 1917 arrivavano le ultime divisioni (XII corpo del gen.
Nourisson div. 23 e 24) con la certezza di
"dover salvare l'Italia
da una disfatta generale", convinzione che li indusse a scavare trincee
nei
pressi di Custoza.!!!!.
(hai visto mai ce ne fosse un'altra)
dove furono
temporaneamente acquartierati. Per fortuna lo spirito italiano era ben
lungi dall'essere sconfitto. Così anche i francesi entravano in linea sulla
dorsale del Monfenera, tra Pederobba e sotto il Monte Tomba e a fianco del
contingente inglese sul Montello rendendosi conto di cosa era il fronte
italiano (sugli altopiani si videro anche i loro
alpini). Il settore era molto delicato e su di
esso premevano le truppe austrotedesche in vista di un forzamento del Piave
che in quella
sede avrebbe provocato il rapido aggiramento della IV armata italiana del
Grappa e
delle truppe di stanza ad Asiago. Gli alpini francesi presero contatto con
le linee del Grappa, dominate dai tedeschi. Dopo aver perduto un ufficiale superiore molto
amato, il desiderio di rivincita nei confronti degli austriaci si fece più
vivo. Iniziarono estese ricognizioni del settore,
servendosi anche dell'osservazione aerea, eseguita da proprie squadriglie
e progettarono un colpo di mano volto a liberare dai tedeschi la scomoda dorsale del
Tomba. La battaglia per il Monte Tomba resta ancor oggi un
luogo della memoria francese ed, assieme al mausoleo cimitero di Pederobba,
è meta di costanti visite celebrative. Le divisioni erano piccole ed
agili, con metà ranghi di quelle del 1914, dotate di 5000 uomini, circa
1000 artiglieri, 400 del genio e 400 operai. I loro battaglioni, anche se
lo studio dell'organica militare attribuisce ai francesi la forza di 800
effettivi per battaglione, non raggiungevano i 450-500 combattenti. Il
battaglione aveva tre compagnie di fanteria ed una potente compagnia
mitraglieri di 200 uomini, 8-12 mitraglie pesanti e 1-2 pezzi
d'artiglieria da trincea (Bombarde).
Nella divisione francese (tre brigate di tre battaglioni cd), spiccava
l'apporto dell'artiglieria, omogenea ed efficace che a noi mancava. Essa vantava due o tre
gruppi d'artiglieria campale (ognuno dei quali formato di tre batterie di
quattro pezzi da 75 mm), un gruppo di tre batterie pesanti da 155 mm e
spesso un gruppo da 120 mm. Il compito dei battaglioni francesi era
inoltre facilitato dal fatto che, sul Grappa, il fronte da difendere non
superava i 300-400 metri contro gli abituali 800 del fronte occidentale.
Il grosso dei francesi (100.000 se ne ritornò subito in Francia
accompagnato dalle truppe italiane che questa volta andavano loro a levare
le castagne dal fuoco ai francesi). I
Francesi caduti furono 480, quasi altrettanti perirono in un deragliamento
a metà dicembre del '17 in Savoia. Trasportava 980 soldati in licenza
dall'Italia. In guerra si muore anche così senza eroismo. |