l
23 giugno 1875 alcuni
soldati del presidio di Milano, fra cui sette bersaglieri dell'8°,
partecipano (a titolo personale) ad una corsa su velocipede. Così era chiamato un derivato a due ruote della Draisine
(1818) e della sua versione aggiornata il biciclo Michaux (1855). In pratica si trattava di una bicicletta, coi pedali sulla ruota
anteriore, d'altezza al mozzo o raggio di 60 cm circa e della metà la posteriore.
Così diceva una rivista americana "1875, Italian militia called Bersaglieri use highwheeled bike riders to deliver messages during maneuvers. The bikes had lanterns, rifles, ammunition, and knapsacks. The cyclists carried messages, and averaged 12
mph. trad.1875
In Italia una classe di soldati detta Bersaglieri
usa velocipedi per consegnare messaggi durante le manovre. Le biciclette hanno lanterne fanali, arma individuale e sacca. I Ciclisti nel consegnare messaggi raggiungono una velocità di 12 miglia orarie circa 22
Km/h.
Sulle strade normali
del tempo, coi solchi dei carri, o con
la ghiaia non ben compressa, questi bicicli sarebbero andati incontro in breve ad una
impietosa fine. L'uso di questi mezzi è assolutamente vietato a donne, ufficiali e sacerdoti.
Il mezzo non agevole, lo
sforzo per muoverlo e le inevitabili cadute non sono dignitose per
nessuno.
I modelli introdotti per il commercio, passano da quelli
parzialmente in legno a quelli in ferro con le ruote di diametro quasi
uguale. Il biciclo è pesante (oltre 30 Kg), inesistenti i ricambi: rocchetti e corone
sono ingrassate
all'inverosimile, tant'è che in caserma chi se ne occupa è il Lumaio, il
soldato più sporco, quello che era addetto alla illuminazione (petrolio illuminante). Questi mezzi,
entrati in prova in caserma nel 1878, partecipano alle
grandi manovre nelle Marche. Nel 1887 alla rivista militare di Rubiera ogni
reggimento ha tre biciclette della ditta Turri e Porro di Milano. Nel
1892 vede la luce, con scarso successo, la prima bicicletta pieghevole. Due anni
dopo un giovane tenente, Luigi Camillo Natali, visto il successo
crescente del moderno mezzo di locomozione
tra la gente, sia operaia che borghese, pensa di utilizzarlo per esaltare
quello che dei bersaglieri è l'arma specifica; il movimento. Dotatosi
di una bicicletta, forse una Carraro o una Bianchi costruita su modelli
francesi già in voga, ne studia l'impiego in reparto con la
possibilità di spallaggio una volta ripiegata in due. Inizialmente si usa una bicicletta da addestramento,
senza pedali e senza freno,
dalla quale si deve cercare di scendere in corsa con un salto all'indietro
(tecnica resa necessaria dal pignone fisso). Nella primavera del 1895, Il generale Testafochi riesce a convincere le
autorità ad usare, alle grandi manovre, un drappello di 16 uomini
comandato dal Natali. Il discreto successo da inizio ai primi esercizi
individuali che si svolgono su terreno piano e a seguire in discese, fossi e terrapieni.
Per ultimo viene l'esercizio
d'insieme detto "ordine chiuso". Si parte impugnando con forza
il manubrio. Fatti due passi di corsa e slanciata la gamba
destra all'indietro s'inforca d'un balzo la sella. La posizione in
sella deve essere col busto leggermente inclinato in avanti, la testa
alta, le braccia distese, le ginocchia ravvicinate, i talloni più bassi
delle piante dei piedi di circa 2 cm. Le regole dell'aerodinamica !!! e
della forza sono evidentemente tabù e sacrificate ad un concetto più
estetico (MILITARE). L'addestramento è una
fase impietosa, od ilare a seconda del punto di vista, per le inevitabili cadute di ragazzoni grandi
e grossi. E' tradizione che in
salita si forzi al massimo, per poi scendere dal mezzo in discesa
quando, come ben tutti sapete, qui tutti i santi vi aiutano. All'addestramento
si aggiungono ora anche gli ufficiali
di tutti i reggimenti, che ne sono comandati. Facciamo ora un passo indietro
per vedere quali furono i principali problemi tecnici che dovette
superare la bicicletta. E' indubbio che le gomme pneumatiche facilitino
la corsa, ma nel fuoristrada e nell'uso militare la foratura è un
inconveniente irrisolvibile in tempi brevi. Si ritorna pertanto al tubolare pieno o
semipieno. Il pignone fisso viene presto sostituito da quello a
cuscinetti, mentre per il molleggio si montano ammortizzatori sulle
forcelle (come le mountain Bike odierne). Con l'adozione di
ruote più grandi, aumenta la velocità e si cominciano a studiare anche
rapporti di moltiplica posteriori, che sfoceranno poi nel cambio
automatico (per gli ufficiali). Le biciclette allora più in auge sono, la Bianchi, la
Carraio, la Costa, la Rossi Melli. Nel
1911 il ministro della Guerra indice un concorso tra ditte
costruttrici nazionali (11) per scegliere il modello ufficiale. La prova
è eseguita su un percorso di 3.000 Km, in gran parte costituito da
strade polverose e bianche. A prova ultimata sarà vincitrice la Bianchi.
Verranno costruite oltre 7.000 biciclette negli anni successivi. Finite le istruzioni
preliminari in addestramento, si esce finalmente in
strada per le grandi tappe di trasferimento o per le manovre. Le
esercitazioni sono normalmente di 120 km da compiersi in 7-8 ore.
Allora
sì vedevi la vera ebbrezza del ciclismo fatta di ritmo e stile, fatta di
fatica vinta con la forza della volontà, fatta di silenzio sottolineato
dal fruscio dei raggi e delle catene. Potevi vedere sulle polverose
carrarecce file interminabili di soldati in bicicletta per due pedalare
di buona lena portando sul proprio mezzo il più svariato
equipaggiamento. Durante questi trasferimenti emerge
la baldanza giovanile. Passati pochi chilometri nasce uno spirito
d'emulazione che fa aumentare la velocità. In tali frangenti i graduati
meno giovani si trovano a mal partito e possono anche perdere la faccia
davanti alla truppa. Ma le vecchie volpi, individuati i più forti, li
caricano delle mitragliatrici e delle attrezzature più pesanti. Il
baffuto sergente maggiore può così sfoggiare la pedalata più
rotonda.
La ditta Bianchi sorta nel 1885 a Milano
costruisce durante il primo conflitto 2000 motori d'aviazione, 250
motociclette e oltre 60.000 biciclette per tutti i reparti dell'esercito
che l'adotteranno. Viene studiata una bicicletta
con cambio per gli ufficiali ed una versione per il trasporto di
mitragliatrici in tre pezzi di 14 kg ciascuno. Oltre al modello da
truppa e da ufficiale come detto, si producono da parte dell'arsenale
del genio in Pavia, biciclette che sono cedute con agevolazioni di
pagamento per uso personale agli ufficiali. Dopo la guerra, tutti i
reggimenti bersaglieri si trasformano in ciclisti adottando l'ultima
nata di casa Bianchi, il modello 23 quella giunta fino ai giorni nostri.
Gli ultimi ad
inforcare biciclette regolamentari sono stati i nostri Carabinieri in servizio
nelle piccole stazioni.
Nella Confederazione elvetica il tempo non sembra essere passato
poiché plotoni di ciclisti hanno prestato servizio fino al 2003 (per 112 anni di impiego: foto
sopra ultimo modello). Come abbiamo visto
in alto nel 1875 l'uso delle biciclette non era da
"mezzo o strumento bellico". Ci vorranno diversi anni per vedere le
prime pattuglie militari fare esercitazioni sulle due ruote (1888,
un'unità inglese di volontari, la "26th Middlesex Volunteer Rifle Corps"
su mezzi propri). Nel 1891 come detto la Svizzera, il paese più montagnoso
d’Europa, crea le truppe cicliste mentre in tutti i paesi si
sperimentano compiti e funzioni, come segnalamento e
portaordini. La classe militare si era per molto tempo tenuta lontano
dal mezzo poiché per un ufficiale come per una signorina era disdicevole
la salita, la montata. E’ del 1905 l’adozione in Svizzera del modello bicicletta
"leggera" Ordonnanzfahrrad MO 05 del peso di circa 23 Kg., che sarebbe
rimasta in uso fino al 1993. Ora l’hanno semplicemente sostituita con una
moderna mountain bike come sopra. Una
esperienza analoga l'avevano avviata gli Statunitensi nel lontano 1896 e
prima ancora gli austriaci come detto sotto.
http://www.benvanhelden.nl/Condorclub/Fiets/Switserland/MO93/model93.html
Non è attinente al ciclismo ma sempre fatica sportiva quanto riportato
da un noto quotidiano inglese il 10 giugno 1894. La neve incontrata è
probabilmente l'ultima perturbazione (nevischio) possibile ancora a
primavera inoltrata (sempre che si parli di una cosa accaduta una
settimana prima e non dei soliti lanci d'agenzia che fanno il giro del
mondo anche dopo mesi !!!, non esisteva il fax o la mail).
Great march by
Bersaglieri Regiment (From The London Daily News).
A company of the Fourth (4°) Bersaglieri at San Remo made, the other
day, a remarkable march under full weight of accoutrements, baggage, and
arms. Led by Capt. Campo, the brave fellows marched twenty miles of
mountain paths and twenty-one miles of high road at the rate of about
three and three-quarter miles an hour. During the march they met with a
storm of rain, wind, and snow. The march was interrupted by a long and a
short halt which took six hours and fifty minutes. On returning to San
Remo. The company formed in line and the men and their Captain were
highly complimented by Gen. Boido, a eulogium repeated next day by Gen.
C.Alberto de Sonnaz (1839/1920 figlio del Gen.
Senatore Ettore Gerbaix De Sonnaz d'Habères 1787/1867), who said he had never known of a similar march in forty-nine
years of service. The height at which the company arrived on the
mountains was about 5.000 feet (1600 m).
....
Following the advent of the chain-driven "safety" bicycle, developed in
1874 by H.J. Lawson, and John Boyd Dunlop's 1888 pneumatic tire
invention, cycling for pleasure and for everyday transport became
popular. Meanwhile, several European armies had
already established the bicycle's value for reconnaissance and courier
services. The U.S. Army, however, did not attempt any
official experiments in bicycle transport until 1896, when the task was
assigned to the 25th Infantry. The newly formed bicycle unit consisted
of eight enlisted men and their white commander, Lieutenant James A.
Moss. (foto
sotto)
In July 1896, the bicycle corps was given its first long-distance test,
riding north to Lake McDonald and back, a distance of 126 miles. During
the three-day expedition the soldiers encountered heavy rains, strong
winds, deep mud, and steep grades and suffered punctured tires, broken
pedals, and loose rims and chains. The corps gained valuable experience
for the following month's test. On August 15, the riders pedaled out of
Fort Missoula and reached Yellowstone Park 10 days and 500 miles later.
There they rested and saw the sights for five days before returning to
their post. The soldiers averaged a speed of six miles per hour over the
steepest part of the route, more than twice (2,5 volte) that of
infantrymen traversing the same terrain......
LA SCUOLA CICLISTICO-MILITARE A LIEBENAU IN
AUSTRIA.
(da una rivista del 1897) I grandi progressi del
ciclismo e la rapida, straordinaria sua diffusione hanno indotto quasi
tutti gli Stati d'Europa ad organizzare delle sezioni più o meno
numerose di velocipedisti militari.
Non ultima, in questo movimento di
innovazione, fu l'Austria che possiede ora una compagnia ciclistica di
cento A.U della Cadettenschule che, dopo una accurata istruzione, nelle
recenti manovre di campagna, hanno reso un servizio strategico
splendido, utile ed apprezzatissimo. Liebenau , il grazioso paesello ove
risiede la Cadettenschule, dista una mezz' ora da Graz, capitale della
Stiria; nel collegio, i soldati, oltre alle istruzioni militari e
ginnastiche ordinarie, fanno il corso completo di velocipedismo. L’aver
scelto degli allievi ufficiali, giovani svelti ed istruiti, fu un'ottima
idea perché non solo essi apprendono in poco tempo a pedalare
perfettamente ed a percorrere ogni terreno, ma sono intelligenti,
esperti nel leggere carte topografiche, pieni di slancio ed energia,
doti tutte indispensabili perché il servizio richiesto riesca veramente
utile. L'insegnamento ciclistico viene impartito tanto all'aperto, nel
parco inglese che fronteggia la scuola, quanto nella sala di ginnastica
che misura 40 metri di lunghezza per 25 di larghezza.
Oggi la
bicicletta militare italiana riposa
nei musei (quella di Toti a Roma). Dorme, eppure la sua linea essenziale
sembra ancora percorsa da un nervoso movimento, sembra ancora pronta a
spiccare il volo, per portarti con le sue ruote magre sugli eterni
sentieri di gloria, dove per due, affiancati, i bersaglieri ciclisti
continuano a pedalare fra colline sempre verdi della giovinezza.
Ordinamento di
massima dei reparti ciclisti dalla costituzione al 1919
http://www.regioesercito.it/articolivari/bici2agm.htm
e
Sedi dei reggimenti alla Vigilia della Grande Guerra e Ordinamento
e Struttura della difesa.
Per
comunicare con il Comando i Bersaglieri ciclisti portavano uno
zainetto con il telefono: salivano sui pali delle linee aeree,
con i classici ramponi da palo di legno, e
lo collegavano con morsetti (ma quello a destra usa ancora
metodi antiquati).
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