LE CONDIZIONI DI PACE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

RUSSIA GERMANIA - IL TRATTATO DI BREST-LITOVSK E QUELLI DI RAPALLO

Germania

L’11 novembre 1918 i delegati tedeschi firmarono l’armistizio di Rethondes o di Compiegne, con il quale si poneva fine al Grande Conflitto e la Germania si impegnava a evacuare tutti i territori fino ad allora occupati, a dichiarare nulli i trattati di Brest Litovsk (marzo 1918 con la Russia) e di Bucarest

Von Rathenau, due mesi dopo la Conferenza di Genova verrà assassinato a Berlino da alcuni estremisti di destra.

Russia

Il trattato di pace di Versailles con la Germania, 28 giugno 1919, non fu negoziato ma imposto:

  • obbligo di rifondere alle potenze vincitrici tutti i danni subiti dai territori e dai cittadini in conseguenza della guerra: la cifra stabilita fu di 132 miliardi di marchi oro da estinguere in trent'anni !!!;
  • La restituzione alla Francia dell’Alsazia e della Lorena;
  • Il distacco del bacino minerario della Saar, affidato per quindici anni all’amministrazione della Francia ;
  • l’annessione dei distretti di Eupen e di Malmédy al Belgio;
  • la restituzione dello Schleswig settentrionale alla Danimarca;
  • la cessione alla Polonia del territorio chiamato il "corridoio polacco", che permetteva alla Polonia di avere uno sbocco al mare (a fianco di Danzica territorio libero che confinava con la Prussia Orientale);
  • la città di Danzica era quindi dichiarata città libera sotto il controllo internazionale (lega nazioni)
  • la perdita di tutte le colonie, spartite tra Francia e Gran Bretagna, ad eccezione dell'Africa Sud Occidentale data in amministrazione all'Unione del Sudafrica e di alcuni territori in Estremo Oriente concessi al Giappone (che questa volta era contro)
  • la riduzione del proprio esercito a 100.000 uomini;
  • la consegna della flotta all’Inghilterra;
  • la smilitarizzazione perpetua della Renania;
  • l'impegno a fornire materie prime ai paesi vincitori a condizioni vantaggiose con la concessione unilaterale di facilitazioni doganali;
  • l'annullamento del Trattato di Brest-Litovsk e la perdita conseguente per la Germania dei territori baltici ed altri strappati alla Romania: nacquero in tal modo le repubbliche di Lituania, Estonia, Lettonia e Finlandia.

In November, 1917, Vladimir Lenin sent Leon Trotsky to negotiate  with  the Central Powers at Brest-Livosk.

Georgi Wassiljewitsch Tschitscherin

 

Trotsky wrote about these negotiations in his autobiography, My Life.

It was obvious that going on with the war was impossible. On this point there was not even a shadow of disagreement between Lenin and me. But there was another question. How had the February revolution, and, later on, the October revolution, affected the German army? How soon would any effect show itself? To these questions no answer could as yet be given. We had to try and find it in the course of the negotiations as long as we could. It was necessary to give the European workers time to absorb properly the very fact of the Soviet revolution.
In his autobiography Leon Trotsky explained also why he signed the Brest-Litovsk Treaty.
- On 21st February, we received new terms from Germany, framed, apparently, with the direct object of making the signing of peace impossible. By the time our delegation returned to Brest-Litovsk, these terms, as is well known, had been made even harsher. All of us, including Lenin, were of the impression that the Germans had come to an agreement with the Allies about crushing the Soviets, and that a peace on the western front was to be built on the bones of the Russian revolution (Lenin believed that a world revolution would occur over many years. What Russia needed now was an end to the war with Germany and he wanted peace, effectively at any cost. On February 18th, 1918, the Germans, tired of the Bolshevik’s procrastination, re-started their advance into Russia and advanced 100 miles in just four days. This re-confirmed in Lenin’s mind that a treaty was needed very quickly. Trotsky, having dropped the idea of the workers of Germany coming to the aid of Russia, followed Lenin).On 3rd March our delegation signed the peace treaty without even reading it. Forestalling many of the ideas of Clemenceau, the Brest-Litovsk peace was like the hangman's noose. On 22nd March the treaty was ratified by the German Reichstag. The German Social Democrats gave their approval in advance to the future principles of Versailles.

 

 

 da "The role of Treaty of Brest-Litovsk  in the history of the Usa"  

www.u-s-history.com/pages/h1341.html   

 

The agreement signed in March exacted even greater demands on Russia than those proposed earlier. Soviet territorial losses included the following areas to be controlled by Germany and Austria-Hungary: Latvia, Estonia, Lithuania, Kurland, Livonia and Bessarabia. Russia recognized the independence of Georgia, Ukraine and Finland. The Armenian districts of Ardahan, Kars and Batumi were ceded to the Ottoman Empire. Five months later, Russia agreed to pay hefty reparations for its part in opposing the Central Powers.  The Russians lost more than 300,000 square miles of territory and in excess of 50 million people. Of greater significance, however, was the loss of huge sources of iron and coal in the ceded areas. From the Allied perspective, the treaty was a disaster in that it allowed the Germans to transfer soldiers to the Western Front, where they immediately gained numerical superiority. The German territorial triumph was short-lived. As part of the armistice signed in November 1918, Germany was forced to renounce the Treaty of Brest-Litovsk. The new Soviet government had managed to relieve its weary citizens of the burden of war against Germany, but the surrender of important territory provoked much criticism. The treaty also helped to establish, at least for the time being, the independence of Estonia, Finland, Latvia, Lithuania and Poland.

The 'ghost of Rapallo' - IL FANTASMA DI RAPALLO

Rapallo, in Liguria costa di levante, fu sede in sequenza di una serie di convegni e trattati che cambiarono il volto geografico e storico del continente e che avranno conseguenze a venire negli anni. La Prima conferenza risale al 1917 nei giorni della disfatta di Caporetto: il convegno tenutosi nelle sale del Kursaal New Casino  il 6/7 novembre venne indetto per decidere tempi e modi del sostegno alleato all'Italia in uscita dalla tragedia di Caporetto (la linea del Piave si forma il 9 anche col sostegno alleato). Per la delegazione italiana parteciparono il nuovo presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando, il ministro degli Esteri Giorgio Sidney Sonnino, Alfieri, il sottocapo di Stato Maggiore Carlo Porro e l'onorevole Leonida Bissolati. La rappresentanza francese fu invece composta dal presidente del Consiglio Paul Painlevé, l'ambasciatore Camille Barrère e i generali Ferdinand Foch e Maxime Weygand. Per il Regno Unito furono presenti il premier Lloyd George ed i generali Smuts, Robertson e Wilson. Nel corso della conferenza si discusse anche sulla possibilità di spostare la resistenza sul fiume Piave (già c'eravamo) e si deliberò di creare un consiglio di guerra (supremo), esclusivamente politico, che avrebbe avuto ai suoi ordini uno Stato Maggiore interalleato che verrà in seguito istituito nella primavera del 1918 (ma fu uno strumento puramente consultivo: Ogni nazione alleata avrebbe avuto un alto ufficiale militare nel consiglio. Il Francese Maxime Weygand poi Joseph Joffre. Gli inglesi erano rappresentate da Robertson, che si dimise e fu sostituito da Sir Henry Wilson Hughes. L'Italia era rappresentata da Luigi Cadorna, gli Stati Uniti da Tasker H. Bliss). La prima lapide posta sul luogo venne distrutta dalla rabbia fascista della vittoria mutilata e riposizionata nel 1967 a ricordo del convegno e dei due trattati di pace del 1920 (pace nostra) e del 1922 (pace tra Germania e Russia Sovietica

Dopo la firma del I trattato del 1920 il destino della repubblica anarchica di Fiume era segnato. Un mese dopo gli italiani attaccarono in quello che sarà ricordato come il "Natale di sangue"

 

Il secondo Trattato di Rapallo del 16 aprile 1922 fu invece un accordo internazionale concluso nel territorio di Santa Margherita Ligure tra la Germania e l'Unione Sovietica. La conclusione dell'accordo avvenne di notte segretamente al margine della Conferenza Internazionale Economica a Genova e fu sottoscritto dal ministro degli esteri della Repubblica di Weimar, Walther Rathenau, e dal suo omologo sovietico Georgij Vasil'jevič Čičerin (foto sopra a sx). Il trattato ebbe per conseguenza il riavvicinamento e la ripresa delle relazioni diplomatiche fra le due nazioni (la sconfitta Germania e la Russia comunista) che per differenti motivi si trovavano isolate sulla scena politica. E' il 16 aprile 1922, giorno di Pasqua, e la firma del documento coglie di sorpresa un po' tutti, soprattutto i 200 giornalisti accreditati (fra di loro c'era anche Emest Herningway).

Il primo vero trattato di Rapallo, firmato il 12 novembre 1920, fu un accordo con il quale i Regni d’Italia e Jugoslavia stabilirono i confini e le rispettive sovranità, nel tentativo di risolvere la difficile situazione venutasi a creare dopo il Trattato di Pace di Versailles del 1919 e l’occupazione di Fiume da parte di D'Annunzio. Il 12 novembre a Villa Spinola (oggi conosciuta anche come Villa del trattato), nel borgo di San Michele di Pagana (insenatura presso Rapallo), si riunirono ancora Trumbić e Sforza, oltre a Giolitti e al ministro della guerra Ivanoe Bonomi per l'Italia e Milenko R. Vesnić (presidente del Consiglio) e Kosta Stojanović (ministro delle finanze) per la Jugoslavia; verso la mezzanotte si firmò un trattato, in 9 articoli, che confermava praticamente ciò che era stato deciso a Parigi.

 

12/11/1920 - documento n. 11 dal Trattato di Rapallo  

Art. 1 …. Dall’abitato di Zeisc a Cabranska: una linea da determinare sul terreno, con andamento generale Nord-ovest Sud-Est, che si svolge dapprima sulle falde orientali del monte Pomario (Javornik q.1268) lasciando gli abitati Dolenja Vas e Dolenje Jezero e Olok al RSCS (Regno dei serbi croati e sloveni) e alture di q. 875/985/963 all’Italia. Quindi nelle falde orientali del Bicka Gora (q.1236) e del Pica Gora (q. 1067), attribuendo all’Italia l’abitato di Leskova dolina ed i bivi stradali di q. 912 ad ovest di Shodnik e di q:. 1146 ad est del Cifri (q. 1399) e raggiunta Cabranska che rimarrà nel territorio italiano, insieme alla strada rotabile svolgentesi sulle falde orientali del Monte Nevoso, da leskova Dolina a Cabranska:
Da Cabranska a Griza (q.502): una linea da determinare sul terreno con andamento generale Nord- Est Sud-Ovest , che passi ad oriente del monte Terstenik q.1243, tocchi la q. 817 a sud-est di Suhova, passi a sud di Zidovje q. 660, quindi a Est di Griza q. 502 lasciando gli abitati di Clana e di Bresa all’Italia e quello di Studena al RSCS.
Da Griza al confine con lo stato di Fiume: una linea da determinare sul terreno, che abbia andamento generale Nord-Sud fino a raggiungere la rotabile Rupa Castua circa a metà distanza fra Jussici e Spincici: tagli poscia detta strada e circondando ad occidente gli abitati di Miseri e Trinaistici, che restano al RSCS, raggiunga la rotabile Mattuglie Castua a monte del Bivio ad oriente di Mattuglie; raggiunga quindi sulla strada Fiume-Castua il confine Nord dello Stato libero di Fiume e precisamente al margine settentrionale dell’abitato di Rubesi (bivio della carrareccia di Tomatici, 500 metri circa a sud del trivio ad Ovest di Castua)
Art. 2 – Zara e il territorio qui descritto sono riconosciuti come facenti parte del Regno d’Italia.
Il territorio di Zara di sovranità italiana comprende: la città e il comune censuario di Zara e i comuni censuari (Frazioni) di Borgo Erizzo, Cerno, Boccagnazzo e quella parte del comune censuario di Diclo determinata da una linea che, partendo dal mare a circa 700 metri a sud-est del villaggio di Diclo, va in linea retta verso Nord-Est sino alla q. 66 (Grac)…
Art. 3 – Sono riconosciute del pari come facenti parte del Regno d’Italia le isole di Cherso e Lussin con le isole minori e gli scogli compresi nei rispettivi distretti giudiziari, nonché le isole minori e gli scogli compresi nei confini amministrativi della provincia d’Istria, in quanto come sopra attribuiti all’Italia e le isole di Lagosta e Pelagosa con gli isolotti adiacenti.
Tutte le altre isole che appartenevano alla cessata Monarchia A.U. sono riconosciute come facenti parte del RSCS.
Art. 4 … Lo Stato di Fiume è costituito
a) dal Corpus Separatum quale attualmente è delimitato dai confini della città e del distretto di Fiume;
b) da un tratto di territorio già istriano delimitato come segue
a nord da una linea da determinare sul terreno che partendo immediatamente a sud dell’abitato di Castua raggiunga sulla strada San Mattia-Fiume il limite del Corpus Separatum lasciando gli abitati di Serdoci e di Hosti al RSCS e lasciando tutta la rotabile che a nord della ferrovia per Mattuglie e il bivio di q. 377 ad ovest di Castua, conduce a Rupa, allo Stato di Fiume. Ad occidente: da una linea che da Mattuglie scenda al mare a Preluca lasciando la stazione ferroviaria e la località di Mattuglie in territorio Italiano.

     

L’accordo italo-jugoslavo di Rapallo (1920)

William Klinger* GERMANIA E FIUME La questione fiumana nella diplomazia tedesca(1920-1924)

DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PER LA VENEZIA GIULIA Via A. La Marmora 17, Trieste © 2011  Serie prima: Fonti Vol. XIII

nota del pezzo: L’art. 7 del trattato di Londra del 1915 prevedeva anche una spartizione dell’Albania tra Serbia, Grecia e Italia. Fu l’opposizione di Wilson (Presidente Usa dal 1913 al 1921) al progetto che impedì la sua realizzazione a vantaggio degli albanesi. Fu questo che spinse il presidente americano a convincersi della necessità di negoziati diretti italo-jugoslavi per risolvere tutte le questioni pendenti dalla Venezia Giulia all’Albania. Wilson, difendendo gli jugoslavi in Venezia Giulia ma contrastandoli in Albania, dimostrava la sua imparzialità. È da notare che la diplomazia wilsoniana di fatto avvantaggiava croati e sloveni ma non i serbi, ma di questo non si parlò nei circoli ufficiali jugoslavi per non incrinare la compattezza del nuovo Stato “nazionale” jugoslavo, essenziale per la sua legittimazione.

William Klinger * è un croato nato a Rijeka nel 1972. Ha studiato in diverse Università: Trieste, Klagenfurt, Budapest, Firenze. Vive attualmente a Gorizia ed è impiegato al Centro di Ricerche Storiche di Rovigno.

 

Visti i crescenti problemi interni del nuovo Stato jugoslavo che ne minavano la coesione e quindi la credibilità, la strategia italiana sul piano diplomatico era quella dell’attesa. A livello operativo Badoglio, fino all’autunno del 1920, esplorava ogni possibilità di fomentare e sostenere movimenti secessionisti in Jugoslavia, in particolare quelli croati e montenegrini. L’Italia dovette cercare un accordo strategico con Belgrado quando si accorse che le possibilità del movimento montenegrino, unico alleato dell’Italia ma efficacemente represso, erano minime. Principale fautore dell’avvicinamento con Belgrado fu il conte Sforza, ministro degli Esteri del governo Nitti, il cui disegno politico si basava su una “equa transazione territoriale tra Roma e Belgrado” e su un accordo politico antirevisionista, a beneficio soprattutto degli interessi serbi, che avrebbe dovuto riservare all’Italia una situazione di “primordine nell’Europa centrale ed orientale” permettendole di avere un “ruolo egemone fra gli Stati successori dell’Impero austroungarico”. I croati, che assieme agli sloveni nutrivano aspirazioni verso le terre adriatiche pretese dall’Italia,andavano isolati e abbandonati il che avrebbe reso i rapporti con Lubiana e Zagabria perennemente difficili e conflittuali. Tale politica veniva appoggiata anche all’epoca dallo stesso Mussolini, che dalle pagine del «Popolo d’Italia» di cui era direttore, sosteneva la necessità di un compromesso politico e territoriale italo-serbo, tanto che Giolitti e Sforza lo considerarono un possibile mediatore tra il governo di Roma e d’Annunzio. Per gli jugoslavi l’esecuzione del Patto di Londra era la soluzione peggiore, in quanto oltre all’Istria li privava pure della Dalmazia settentrionale. Nitti in realtà minacciò di procedere con l’esecuzione di quanto previsto dal Patto, ma gli jugoslavi si resero conto benissimo che non poteva farlo, perché questo significava abbandonare Fiume alla mercé jugoslava in quanto il Patto di Londra la escludeva. La posizione negoziale italiana si rivelava quindi difficilmente difendibile sia sul piano diplomatico che pratico essendo vulnerabile al ricatto jugoslavo. In tal caso l’Italia, pur di preservare l’italianità di Fiume,avrebbe potuto perdere gran parte dei territori della Provincia del Carnaro, il che spiega la veemenza con cui Gabriele D’Annunzio a Fiume e i nazionalisti in Italia si opposero a simili progetti. Nitti a Pallanza e a Sanremo si mostrò molto più permeabile di quanto non fosse stato Orlando a Parigi nei confronti dello “Stato cuscinetto” ma la sua caduta impedì ogni ulteriore sviluppo in tale direzione. Significativamente l’unico fiumano che si candidò a guida dello “Stato cuscinetto” fu Ruggero Gottardi che con il suo Partito democratico fiumano godette, molto più dello stesso Zanella, di appoggi in sede diplomatica. Nella primavera del 1920, il consenso attorno a D’Annunzio stava scemando e sia il governo italiano che l’esecutivo jugoslavo si trovarono progressivamente concordi sull’opportunità di istituire uno Stato Libero di Fiume limitato ai confini del corpus separatum ungherese. In risposta D’Annunzio proclamò la «Reggenza del Carnaro» una repubblica rivoluzionaria, centrata su Fiume, ma aperta ad ulteriori espansioni per mezzo di atti di forza anche su altri territori adriatici (le isole di Veglia e Arbe) cui l’Italia si diceva ormai pronta a rinunciare. Il negoziato interalleato proseguiva fino alla fine di aprile 1920, a San Remo, quando si interrompeva per dare spazio al negoziato italo-jugoslavo. La caduta di Nitti, il ritorno di Giolitti e i crescenti problemi interni della Jugoslavia agevolarono la conclusione del Trattato di Rapallo l’11 novembre 1920 col quale finalmente aveva termine il contenzioso adriatico. Infatti la posizione della Jugoslavia fu indebolita tra il giugno e il novembre 1920 sia dall’esito del plebiscito di Klagenfurt che dal definitivo tramonto di Wilson. In base all’art. IV del Trattato, lo Stato libero di Fiume aveva per territorio il cosiddetto corpus separatum, “delimitato dai confini della città e del distretto di Fiume”, ed un’ulteriore striscia che gli avrebbe garantito la continuità territoriale con il Regno d’Italia. Le parti si accordarono, inoltre, per la costituzione di un “Consorzio italo-slavo-fiumano” per la gestione del porto della città adriatica, a tutela del suo sviluppo in collegamento con l’entroterra. Con tale Trattato, il Regno d’Italia e il Regno serbo-croato-sloveno riconoscevano l’indipendenza dello Stato di Fiume e si impegnavano a rispettarla “in perpetuo”.

Dopo l’insuccesso del Gottardi a Fiume ma soprattutto dopo il fallimento del plebiscito carinziano, piuttosto che inventare repubbliche di sana pianta, gli jugoslavi decisero di sostenere movimenti che godevano dell’appoggio della popolazione locale. Gli jugoslavi sostennero così una serie di movimenti separatisti a danno dei loro vicini. Nell’Ungheria meridionale daranno prima appoggio (e poi asilo) a Bela Linder, capo di una “Repubblica serbo-ungherese di Baranya-Baja” con sede a Pecs; istituiranno una specie di governo rivoluzionario delle tribù ribelli albanesi del Nord con sede a Prizren e, al confine con la Grecia sulla strada per Salonicco, sosterranno i separatisti a Corizza. Zanella poté dare vita al suo rinnovato movimento autonomista ora volto alla costituzione e al governo di uno Stato sovrano, limitato alla sola città e distretto di Fiume, dove la maggioranza italiana era assicurata e che durante il dominio ungherese aveva costituito il suo agone politico. L’espulsione di D’Annunzio dopo il “Natale di sangue” sembrò spianargli la strada del potere:ma pur vincendo le elezioni nell’aprile del 1921 Zanella si dimostrò incapace di creare uno spazio politico tra i nazionalisti italiani da una parte e gli jugoslavi dall’altra (che una volta abbandonato il progetto dello “Stato cuscinetto”si erano garantiti uno sbocco al mare del limitrofo porto di Sušak e quindi non erano più interessati a Fiume). Fiume divenne solo uno strumento di pressione in mano alla diplomazia italiana (che a Fiume appoggiava i nazionalisti) e jugoslava (che, a determinate condizioni, appoggiava gli autonomisti) e il suo destino dipendeva da chi avrebbe ceduto per primo. Nel frattempo lo Stato che Zanella avrebbe dovuto governare deperiva economicamente per il blocco dei collegamenti interni di Fiume con il suo hinterland messo in atto dagli jugoslavi come strumento di ricatto e anche l’ostruzionismo italiano impediva il libero sviluppo dei suoi traffici. Lo Stato Libero di Fiume per essere vitale aveva bisogno di controllare le infrastrutture portuali e ferroviarie, ma queste restavano sotto diretta amministrazione militare italiana che teneva la città sotto occupazione. Quando nell’ottobre1921 si insediò l’assemblea Costituente fiumana, procedendo alla nomina di un Governo indipendentista guidato da Zanella, le finanze pubbliche erano in uno stato disperato. Zanella fu pertanto ostaggio del governo italiano dalla cui benevolenza dipendeva per assicurare l’ordine interno e un livello minimo di funzionamento dell’apparato amministrativo statale. Da parte jugoslava Zanella fu considerato un’utile pedina da utilizzare sul tavolo delle trattative con Roma. Rappresentanti fiumani non furono mai interpellati nelle trattative italo- jugoslave finalizzate a dare pratica attuazione a quanto pattuito a Rapallo. pag 37

Ndr del sito: Wilson, democratico,, secondo l'autore, era "imparziale" dall'alto dei suoi 126.000 morti contro gli oltre 5 milioni degli altri (700.000 i morti italiani convinti che la guerra fosse per la causa risorgimentale (gli americani in Italia ebbero 1 morto e i croati ci sparavano contro)) che avevano "inavvertitamente" consolidato le basi dell'imperialismo americano. Un'altra cosa che forse sfugge all'autore è la messa in cantiere di un secondo conflitto mondiale che porterà al totale controllo del mondo da parte della potenza americana, sia dal punto di vista economico che militare. Storicamente si da Wilson come aderente al Ku Klux Klan e in seconda battuta sicuramente razzista (vedi "Nascita di una Nazione" di Griffith: la visione fu proibita in diverse nazioni a cominciare da quelle europee). Per chi vuole sbizzarrirsi e verificare le basi della democrazia di Wilson non c'è che l'imbarazzo della scelta in rete e fuori, Klinger escluso. Un piccolo assaggio anche qua nel sito  http://digilander.libero.it/fiammecremisi/schede/scorcidonna.htm

La "pulizia" etnica di Wilson assomiglia tanto ad altre già viste ai nostri confini e quasi sempre ha un nome, fascismo o nazionalismo.

     
This study examines the impact of Rapallo on British foreign policy between 1922 and 1934, when the German-Soviet relationship had virtually ended. The 'ghost of Rapallo' (IL FANTASMA DI RAPALLO) is the central theme of this story, as ever since the treaty's conclusion Rapallo has been a byword for Soviet-German secret and potentially dangerous collaboration. This book describes how the British viewed the Rapallo co-operation, how they dealt with this special relationship, and how the lingering memory of Rapallo affected British policy for decades to come.  

(a sx sopra) Rapallo 1922: German Reichskanzler Joseph Wirth with Soviet delegation: People's Commissar of foreign trade Leonid Borisovich Krasin, People's Commissar of Foreign Affairs Georgy Vasilyevich Tschitscherin  and Adolph Abramovich Joffe (from left to right da sinistra a destra) "Cicerin" il secondo da destra

(ndr al testo di mare nostrum sottostante): che il nuovo governo russo non riconoscesse i debiti con l’imperialismo e quelli di guerra ai tedeschi (contro cui aveva perso male) era acclarato. I problemi economici e politici in via di primaria soluzione se gravati dal debito, avrebbero affossato il consolidarsi del regime dei Soviet. Parimenti la Germania era in quel momento (e lo sarà per anni) depredata dalle potenze occidentali che nella vittoria avevano speso tutto. Solo gli Usa avevano guadagnato dal conflitto e volevano indietro i soldi prestati a tutti. Era quindi naturale che i veri sconfitti non potessero che mettersi d’accordo. La Germania sopraffatta andava verso il "rosso" o perlomeno sembrò andarci fino all’avvento di Hitler, ma molte alleanze e collaborazioni erano già state avviate con successo e collaudate con reciproca soddisfazione (e continueranno fino alla vigilia della operazione Barbarossa nel 1941). La Russia potè così varare un piano d'industrializzazione passato alla storia per la brutalità di tempi e metodi)

Le cronache dei quotidiani nei giorni successivi riportano le furibonde reazioni delle altre nazioni. Il "Corriere della Sera" del 17 aprile titola "Un colpo di scena alla Conferenza" mentre Pietro Nenni su "L'Avanti" scrive "Una delle questioni che, a Genova, almeno, sarà seppellita con gli onori di un funerale di prima classe, è quella sollevata dalla delegazione francese circa la violazione del Trattato di Versailles che i delegati tedeschi avrebbero compiuto con la Convenzione di Rapallo". Imperial-PalaceIl commissario del popolo Cicerin (Georgi Wassiljewitsch Tschitscherin) al "Chicago Tribune" rilascia invece una dichiarazione nella quale, rispondendo alla domanda se il Trattato significhi un'alleanza con la Germania afferma: "Questa è una cosa del futuro. lo ritengo questo trattato un piccolo modello per la Conferenza di Genova. Specialmente mi piacerebbe firmare un trattato simile con gli Stati Uniti".

Von Rathenau, due mesi dopo la Conferenza di Genova verrà assassinato a Berlino da alcuni estremisti di destra.

 

Rielaborato dalla Brochure edita nel 2009 a Rapallo da “Mare Nostrum” autore Emilio CARTA 

  Svanita la speranza di un crollo del regime sovietico, i governi francese, inglese e americano si resero conto che un piano per lo sviluppo della Russia avrebbe non solo reso possibili ottimi affari, ma fatto fare buoni affari anche alla Germania, mettendo così quest'ultima in grado di pagare le dovute riparazioni di guerra. Dall'incontro tra questo progetto e la necessità russa di macchinari ed attrezzature di ogni genere per la ricostruzione del paese, nonché dal progetto del governo sovietico di regolare le relazioni tra l'Urss ed il resto del mondo, nacque la conferenza di Genova del 1922. Naturalmente i russi intuirono la possibilità di rimanere isolati di fronte al mondo capitalista e costretti quindi ad accettare condizioni poco favorevoli; così la loro delegazione (Cicerin, Ioffe, Krasin, Litvinov, Vorovskij, Rakovskij) si fermò a Berlino dove fu steso, ma non firmato, il testo di un trattato separato. Questo l'aspetto più saliente della crisi di quegli anni e, per trovare più solidità anche umorale, viene così convocata a Genova la Conferenza Internazionale che si apre il l0 aprile 1922. Sono 34 le nazioni ospitate e all'incontro delle "Superpotenze" partecipa, e la notizia incuriosisce tutti i presenti, anche la Russia con una propria delegazione guidata da Cicerin da molti definito un "sovversivo" . In quei giorni primaverili le varie delegazioni si sistemano non solo a Genova ma anche in riviera e negli alberghi rapallesi.
Quelle appartenenti a Cecoslovacchia (33 persone), Finlandia (14), Lituania (8), sono sistemate al New Casino Hotel, quelle di Estonia (20) e Lettonia (8) all'Hotel Verdi, quelle di Grecia (25), Romania (25) all'Hotel Bristol, mentre la Jugoslavia (23) è all'Hotel Guglielmina e la Russia all'Imperial Palace Hotel. In un momento successivo sopraggiunge la delegazione della Saar che troverà alloggio allo Splendido. Complessivamente i delegati presenti sono 1.254 e nutrita è la schiera degli "inviati speciali". Fra i maggiori giornalisti dell'epoca figurano anche Hemingway, Pietro Nenni e D'Annunzio. I lavori vanno avanti stancamente, in un clima piuttosto salottiero sino a quando i russi, con un vero e proprio colpo di mano, riescono a siglare un accordo bilaterale con i tedeschi. Von Rathenau, assai inquieto sulle sorti della Germania, è letteralmente tirato giù dal letto nel cuore della notte da von Maltzan e su invito di Cicerin lascia l'hotel genovese che lo ospita per trasferirsi all'hotel Imperiale Palace di Santa Margherita Ligure (allora territorio amministrativo rapallese).
Il testo dell'accordo fa capo soprattutto alla rinuncia reciproca ai danni di guerra, al ripristino di normali relazioni diplomatiche fra i due Paesi e ad una mutua assistenza per alleviare le difficoltà economiche. Le relazioni fra Russia e Germania, riprese dopo la Rivoluzione di Ottobre, si erano infatti nuovamente interrotte nel 1918 pochi giorni dopo l'abdicazione del Kaiser, con la motivazione che l'ambasciata russa a Berlino, approfittando dell'immunità diplomatica, aveva esercitato propaganda comunista in Germania.

Pace Brest Litovsk

  Le misure di sicurezza oltre che a terra erano esercitate sul mare. Alla notizia dell’accordo si attivarono sia i servizi di pubblica sicurezza a terra (guardie Regie) che in mare. Anarchici, terroristi e bombaroli erano all’ordine del giorno. In rada a bordo della corazzata "Cavour" la tensione era forte e palpabile. L'equipaggio era stato consegnato a bordo in attesa di nuove disposizioni ed era stato diramato un primo ordine di "all'erta". I "cannonieri" erano già ai pezzi e gli ufficiali in plancia, mentre le caldaie, nel locale macchine, per la verità mai spente, erano state velocemente messe in pressione. Gli ordini giunti da Roma, dal Ministero della Marina in particolare, erano chiari e non parlavano affatto di un'esercitazione. Rapallo e la riviera, grazie ai suoi numerosi alberghi, in occasione della Conferenza di Genova tra le altre cose ospitava anche decine di spie. Come dimostrano le ricerche effettuate nel 2006, in occasione della stesura della sezione "Hanno visitato Rapallo" della Mostra Mare Nostrum di quell'anno, sappiamo ad esempio che nel 1922 diedero fondo nelle acque del Tigullio le corazzate della Regia Marina Andrea Doria, Duilio e Dante Alighieri; i cacciatorpediniere Mosto e Fabrizi (febbraio / marzo 1922), gli incrociatori britannici Curacoa, Caledon, Castor e Carysfort sino alla corazzata Cavour, appunto, nell'aprile 1922.
     
Amadeo Bordiga, fondatore del Partito Comunista: “Mosca è oggi così vicina a Roma come non lo fu mai (…) I fatti sono oggi questi: Mosca si muove per tendere la mano a Roma. (…) Mosca vuole che l’imperialismo inglese si rassegni o che esso si scontri nel Mediterraneo con quello italiano per uscirne sconfitto”.

The 'ghost of Rapallo'

http://www.prassi.cnr.it/prassi/content.html?id=1047
il 7 maggio 1918 fu la Romania a sottoscrivere la pace coi tedeschi cedendo la Dobrugia alla Bulgaria, i passi sui Monti Carpazi all’Austria-Ungheria, e garantendo alla Germania concessioni a lungo termine sui pozzi di petrolio. Fu la Compagnia italiana commercio estero (Cice), sorta a Milano nell'aprile 1921 (Franco Marinotti e Borletti), a dare il via alle trattative con i sovietici. Mosca era riuscita a siglare accordi commerciali con la Germania, ma non con altri Paesi occidentali, riluttanti ad allentare il "cordone sanitario" attorno alla Russia bolscevica. Per aprire un'altra breccia contro l'embargo, i russi confidavano nel Governo di Roma, presieduto allora da Giovanni Giolitti, in quanto, a loro giudizio, l'Italia era schierata nel Consiglio economico dei Paesi dell'Intesa "a sinistra" rispetto alla Francia "a destra" e alla Gran Bretagna "al centro". Sta di fatto che, anche per affrancarsi dalla "schiavitù di un cambio esoso" per l'acquisto di materie prime negli Usa, erano stati incoraggiati i negoziati della Cice con la Delegazione commerciale russa a Roma, con il plauso dei socialisti riformisti e della CGdL. Ma fu Mussolini a dire l'ultima parola decidendo di ripristinare le normali relazioni diplomatiche con Mosca. Il 19/11/23 aveva espresso al plenipotenziario sovietico, Vaclav Vorovskij, l'intenzione dell'Italia «d'avvicinarsi pienamente alla Russia», giacché «il potere sovietico» era «ben saldo»: purché da Mosca non ci si intromettesse negli «affari interni italiani». La Russia intendeva importare camion e trattori agricoli, impianti elettromeccanici e tessuti; l'Italia a sua volta aveva bisogno di nafta e cereali: fu così che l'interscambio andò intensificandosi. Successivamente, durante la "Grande crisi" degli anni 30, risultò provvidenziale per la Fiat l'appalto, da parte dell'Urss alla Riv e alle sue consociate, delle attrezzature per la costruzione di una fabbrica di cuscinetti a sfera nei pressi di Mosca, la più grossa al mondo. Del resto, per Stalin risultava meno ingombrante la presenza in Russia dei tecnici torinesi rispetto a quella dei loro concorrenti americani; Mussolini, dal canto suo, aveva tagliato corto con la Banca d'Italia, restia ad accordare alla Fiat anticipi sulle forniture all'Urss, affermando: «I Soviet hanno sempre pagato, è inutile imbottirsi di garanzie suppletive».
I russi avevano bisogno che le loro forze armate post zariste fossero pronte per difendere la rivoluzione, mentre la Germania aveva bisogno di armi, la cui fabbricazione era proibita sul suo territorio, per prendersi prima o poi la rivincita. Gli ufficiali tedeschi, anche a detta di Churchill, erano stati i migliori sul campo. In Germania si costituì una sezione segreta del comando supremo tedesco sotto la sigla commerciale “GEFU” con uffici a Mosca e Berlino. E la “collaborazione” funzionò perfettamente tanto che nel 1926, addirittura 1/3 del bilancio della Germania finì in Russia per acquisto di armi e di munizioni (permesse e bisogna aggiungere che 1/3 di poco non è molto). Fra il '20 e il '30 in Russia vennero comunque costruiti e cogestiti: un centro tedesco per l’aviazione a Vivupal-Lipezk (400 km da Mosca); una scuola tedesca per l’addestramento alla guerra chimica a Saratov, sul Volga inferiore, e una scuola per il personale di mezzi corazzati con relativo terreno di addestramento a Kazan, sul Volga medio. I primi due, erano una specializzazione molto tedesca. I primi caccia della Luftwaffe, venivano costruiti e collaudati a Lipezk. Senza Lipezk la Germania avrebbe avuto bisogno ancora di 10 anni per competere con l’occidente. La contropartita era che ufficiali sovietici prescelti per far parte degli S.M. sedevano insieme con gli ufficiali tedeschi che studiavano nelle scuole militari per entrare negli S.M. tedeschi, e imparavano l’arte di fare la guerra sui libri di Clausewitz, Moltke, Ludendorff. A Kazan , nel 1934, con il pretesto di formare i quadri dell'arma corazzata russa, gli istruttori tedeschi, bloccati ancora dai vincoli del trattato di pace, studiavano sul campo le tattiche che avrebbero in seguito portato la Panzerwaffe a vincere (proprio in Russia). Qui a Kazan vennero gettate le basi delle divisioni corazzate di Hoth, di Guderian, di Hoepner, di Von Kleist. Entrambi gli S.M. pensavano ad una vicina rivincita sull'occidente.
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