LE CONDIZIONI DELLA FINE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

GLI ARMISTIZI e LA PACE

Bulgaria

Prima a deporre le armi fu la Bulgaria, il 29 settembre 1918: dovette evacuare immediatamente i territori serbi e greci ancora invasi, smobilitare e espellere tutti gli agenti tedeschi, ed infine consegnare all’esercito dell’Intesa alcuni centri strategici.

Turchia

Il 30 ottobre fu la volta della Turchia, con l’armistizio di Mudros

Austria

L’Austria–Ungheria chiese l’armistizio all’Italia, che fu firmato il 3 novembre, a Villa Giusti a Padova.

Germania

L’11 novembre i delegati tedeschi firmarono l’armistizio di Rethondes, per il quale la Germania si impegnava a evacuare tutti i territori finora occupati, a dichiarare nulli i trattati di Brest Litovsk e di Bucarest, a consegnare il materiale da guerra e la flotta.

APPUNTI DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA DELEGAZIONE PER LA PACE, ALDROVANDI MARESCOTTI
Parigi, 25 marzo 1919.
Seduta antimeridiana presso Wilson, con Clemenceau, Lloyd George e Orlando. La prima parte della seduta ha avuto importanza per la condotta generale delle cose.
Wilson ha espresso il pensiero che la Lega delle Nazioni debba formar parte dei preliminari di pace. Oltre ad un suo punto di vista particolare (minori difficoltà col Senato americano), c'è per ciò la ragione che le colonie tedesche saranno affidate alla Lega delle Nazioni. Orlando ha dimostrato essere fuori dubbio che la Lega delle Nazioni debba far parte del trattato di pace, e per queste ragioni: primo per la clausola relativa alle colonie tedesche; secondo, perché la Lega delle Nazioni contiene il patto della garanzia territoriale tra gli Stati; terzo, per le garanzie del disarmo della Germania. Noi abbiamo disarmato la Germania a tal punto che essa è a discrezione del primo che voglia attaccarla. Noi dobbiamo assicurare la Germania verso la possibilità di ingiusti attacchi La Germania non fa parte della Lega delle Nazioni: ma questo organismo ha tra i suoi compiti quello di proteggere contro ingiusti attacchi. In questo senso si è concluso dopo brevi osservazioni degli altri due. Si è quindi affrontata la questione delle riparazioni.
La discussione si è svolta piuttosto confusa.
Lloyd George ha cercato di svalutare le richieste di tutti. La Serbia, ha fatto tutto con l'aiuto dei francesi e fa vistosi acquisti territoriali; la Romania, raddoppia il suo territorio; il Belgio, non ha avuto quegli ingenti danni di cui pretende essere risarcito. L'unica cosa che manca al Belgio sono le macchine, che sono state asportate: il riaverle è più questione di tempo che di danaro. Venendo a parlare della Francia, ha dimostrato, con l'ausilio di una carta, che la parte devastata è relativamente assai scarsa. Tutta la fortuna francese era valutata in 280 miliardi: se la parte devastata si considera come un cinque per cento ed ammettendo che essa non valga più niente (ma la terra rimane!) la Francia non potrebbe sperare più di una quindicina di miliardi. II grave danno è la perdita delle vite umane: essa vi dà subito un effetto finanziario tangibile, che è la pensione che si deve corrispondere.
Clemenceau si è riservato di parlare con Klotz e con Loucheur i quali avevano fatto la valutazione delle riparazioni occorrenti alla Francia, che ascenderebbero, secondo Loucheur, a novanta miliardi. Lloyd George ha concluso dicendo di ammettere che la Francia debba avere una preferenza e che debba avere circa il doppio dell' Inghilterra*.
Sulla valutazione della potenza contributiva tedesca, Ll0yd George ha parlato nel senso di sminuirla in rapporto al giudizio dei francesi. Secondo l'opinione angloamericana sulla potenza contributiva della Germania, comprendendo ciò che la Germania potrebbe dare immediatamente e ciò che potrà dare in un periodo successivo di anni (un trentennio), essa ascenderebbe a 125 miliardi al massimo. Le somme prorogate sono valutate come una scadenza immediata (interessi aggiunti).
Wilson ha domandato ad Orlando quali sono i punti di vista dell'Italia in relazione alla partecipazione sua verso la Germania. Orlando ha risposto essere evidente che qui si pone la questione della maniera di far pagare gli Stati successori dell' Austria. A proposito di tale questione c'è un punto di vista collettivo. Gli alleati debbono considerare la questione come interessante tutti per la quota parte. Si sentono cose inconcepibili a questo proposito: gli czechi non vorrebbero pagare nulla agli alleati. Orlando ritiene che non c'è ragione di fare esonerazioni. Egli considera la questione non come un punto di vista italiano, non potendosi in questa materia prescindere dalla più perfetta solidarietà: solidarietà tra debitori e solidarietà tra creditori. Questa solidarietà si fonda sopra un'alta ragione morale. Poiché si è fatta la questione delle ricchezze nazionali, Orlando ha rilevato che di tutti i paesi, compresi i nemici, l'Italia è il paese a cui la guerra è costata di più.
Wilson domanda ad Orlando a quanto ascende il debito pubblico dell'Italia, contratto per la guerra.
Orlando risponde che non è ancora definitivo, ma che si aggirerà sui settantacinque miliardi.
La ricchezza italiana era valutata in 140 miliardi: l'ltalia ha quindi speso più della metà di tutta la sua fortuna. Quanto alle ragioni di fatto, è impossibile determinare da chi il danno è provenuto, avendo avuto l'Italia contro di sé tedeschi, austriaci, bulgari e turchi. Le città italiane aperte sono state bombardate dai tedeschi, poiché gli austriaci avevano scarsezza di mezzi di aviazione. Ciò si può documentare. I sottomarini che hanno affondato le navi italiane erano in gran parte tedeschi. Non si può quindi distinguere da chi sia provenuto il danno apportato all'Italia.
Questa dimostrazione è stata accolta da un silenzio che può tradursi come acquiescenza.
Lloyd George domanda ad Orlando quanto l'Italia paga di pensioni militari. Orlando risponde che l'Italia paga 561 milioni l'anno (liquidate e da liquidare). Lloyd George commenta dicendo che l'Italia valuta molto meno dell'Inghilterra. Ed Orlando conclude mettendo bene in rilievo che questo non è l'unico capo ammesso al risarcimento: sono ammessi i danni arrecati alle case, alle navi, eccetera. Avendo Clemenceau ripetuto che voleva interrogare Klotz e Loucheur circa i danni della Francia, la questione si rinvia a domani.
*Secondo il resoconto di Mantoux, L10yd George più precisamente avrebbe proposto 50% alla Francia, 30% alla Gran Bretagna, 20% alle altre potenze.

 

la pace con la Germania

 

Il trattato di pace di Versailles con la Germania, 28 giugno 1919, non fu negoziato ma imposto:

  • obbligo di rifondere alle potenze vincitrici tutti i danni subiti dai territori e dai cittadini in conseguenza della guerra: la cifra stabilita fu di 132 miliardi di marchi oro da estinguere in trent'anni (non fu applicato totalmente);
  • La restituzione alla Francia dell’Alsazia e della Lorena;
  • Il distacco del bacino minerario della Saar, affidato per quindici anni all’amministrazione della Francia;
  • l’annessione dei distretti di Eupen e di Malmédy al Belgio;
  • la restituzione dello Schleswig settentrionale alla Danimarca;
  • la cessione alla Polonia del territorio chiamato il "corridoio polacco", che permetteva alla Polonia di avere uno sbocco al mare (a fianco di Danzica);
  • la città di Danzica era dichiarata città libera sotto il controllo internazionale (lega nazioni)
  • la perdita di tutte le colonie, spartite tra Francia e Gran Bretagna, ad eccezione dell'Africa Sud Occidentale data in amministrazione all'Unione del Sudafrica e di alcuni territori in Estremo Oriente concessi al Giappone(questa volta era contro)
  • la riduzione del proprio esercito a 100.000 uomini;
  • la consegna della flotta all’Inghilterra;
  • la smilitarizzazione perpetua della Renania;
  • l'impegno a fornire materie prime ai paesi vincitori a condizioni vantaggiose con la concessione unilaterale di facilitazioni doganali;
  • l'annullamento del Trattato di Brest-Litovsk con la Russia, che sottrasse alla Germania i territori baltici ed altri strappati alla Romania: nacquero in tal modo le repubbliche di Lituania, Estonia, Lettonia e Finlandia.

la pace con l'Austria

Il trattato di Saint–Germain en Laye del 10 settembre 1919 con l’Austria vera e propria e il trattato di Trianon del 4 giugno 1920 con l’Ungheria:

  • Nascita di nuovi stati: la repubblica d’Austria, il regno di Ungheria (mai ufficializzato), la repubblica della Cecoslovacchia, il regno dei Serbi, Croati e Sloveni (Jugoslavia), la repubblica di Polonia, Lituania, Estonia, Lettonia e Finlandia;
  • La restituzione della Transilvania alla Romania da parte dell’Ungheria 
  • La Polonia riunì a sé le province polacche un tempo sotto l’Austria;
  • L’Italia ottenne le terre irredente, come era stabilito nel patto di Londra, cioè il Trentino e l’Alto Adige fino al Brennero, Trieste e l’Istria (ma non Fiume e Zara).

la pace con l'Ungheria

LA CORONA D'UNGHERIA

 

a bordo del Cardiff

Della regale coppia non c'è più nulla che ricordi i fasti di Vienna. Sono entrambi invecchiati molto più dei 10 anni trascorsi.

Bandiere rosse a ViennaIl trattato del Trianon del 4 giugno 1920 stabiliva la nascita dello stato indipendente ungherese che tuttavia dovette cedere territori alla Jugoslavia, alla Romania e alla Polonia (Cechi e Romeni avevano di fatto occupato parti del paese)Il caos del dopo armistizio aveva favorito prima una Repubblica Popolare poi un governo Bolscevico (Repubblica dei Soviet) diretto dal giovane Bela Kun che non era però in grado di far fronte ai vicini famelici. La sua milizia, i figli di Lenin si preoccupava invece della repressione interna tanto che le potenze dell'Intesa diedero via libera ai romeni attendati ormai fuori Budapest di togliere di mezzo Bela Kun e i suoi pochi accoliti (agosto 1919). L'occupazione rumena durò fino al marzo 1920 quando ufficialmente venne ripristinata la corona d'Ungheria. L'assemblea nazionale ungherese proclamò il 1º marzo 1920 Horthy capo provvisorio dello stato col titolo di reggente. Horthy rimase al vertice della "monarchia senza re" fino alla sua deposizione e arresto nel 1944 da parte dei tedeschi. Horthy vigente a Budapest il soviet di Bela Kun aveva intanto dato vita a Szeged a un controgoverno conservatore.
Sostenuto dai fucili rumeni Horthy fece il suo ingresso a Budapest il 16 novembre 1919. Il ritorno degli Asburgo osteggiato dalla vicina Austria e da altri ex dell'impero venne di fatto cancellato dopo i due falliti tentativi di ritorno di Carlo I d'Asburgo: il primo nel marzo del 1921 e il secondo il 20 ottobre. Carlo questa seconda volta venne arrestato e segregato nell’abbazia di Tihany sul Lago Balaton. Consegnato agli inglesi, insieme alla moglie Zita, vennero imbarcati sulla nave fluviale Glowworm, lungo il Danubio fino al Mar Nero e da qui, trasbordati sull’incrociatore inglese Cardiff che li portò a Funchal, sull’isola portoghese di Madeira. Qui giunsero il 19 novembre 1921: senza soldi e in una casa esposta al freddo delle tempeste atlantiche invernali si ammalò di una grave bronco-polmonite; il suo cuore già debole, non resistette ed il 1° aprile 1922 morì.
 http://www.eurostudium.uniroma1.it/rivista/studi ricerche/numero 2/L'Ungheria nel 1919.pdf

la pace con la Bulgaria

Il trattato di Neuilly del 27 settembre 1919 con la Bulgaria: essa dovette rinunciare allo sbocco sul mare Egeo e cedere la Macedonia alla Jugoslavia e alla Grecia.

la pace con la Turchia

In base al trattato di Sèvres, del 10 agosto 1920, la Turchia:

  • perse l’Arabia, la Mesopotamia, la Siria (posta sotto mandato francese) e la Palestina e l'Irak (sotto mandato inglese);
  • dovette cedere alla Grecia la Tracia e l’Anatolia meridionale con la zona di Smirne (mantenne sul suolo europeo la sola città di Istanbul, ma l'occupazione di Smirne fu temporanea);
  • dovette accettare il controllo internazionale degli stretti.

la Società delle Nazioni

La Società delle Nazioni, auspicata da Wilson, prese vita nell'aprile 1919 (approvazione dello Statuto). Nel gennaio 1920 ci fu a Ginevra la prima sessione. Gli Stati Uniti, tuttavia, dopo esserne stati i promotori con il presidente Wilson non entrarono a farne parte, per il voto contrario del Congresso.

Dal sito http://www.cronologia.it

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