Conclusioni

Dalla fine della II G.M. la Questione Palestinese è al centro degli affari internazionali, senza che si riesca a vedere una soluzione, anzi apparendo essa sempre di più un vicolo cieco.

In ogni contesto internazionale, per il solo fatto che esso è controllato dalle economie occidentali, da un lato non si nega l’aggressione paramilitare condotta dal consorzio sionista ai danni delle comunità arabe palestinesi; dall’altro però la si sostiene, per gli interessi economici legati al Medio Oriente e perché non si vuole assolutamente sopportare le esclusive responsabilità dell’Europa nelle disgrazie del popolo ebraico. Poiché tra le due istanze ciò che prevale è il doppio presupposto della seconda, appare evidente che ogni possibilità di negoziato favorevole alla comunità araba palestinese è preclusa per costruzione.

Questo è ciò che abbiamo visto finora e che vedremo fino a nuovo ordine, attraverso gli eventi drammatici del 1956 (“Guerra del Sinai” a seguito della nazionalizzazione egiziana del Canale di Suez, Primo Ministro israeliano per la seconda volta D. Ben-Gurion, Presidente USA D. D. Eisenhower), del 1967 (Guerra dei 6 giorni, all’epoca di Levi Eshkol e di Lyndon Johnson), quelli del 1973, concomitanti con la crisi del petrolio e l’embargo dell’OPEC all’epoca di Golda Meir e della presidenza Nixon (Guerra del Kippur) e via così, tra un accordo di pace ed un’aggressione militare, un’invasione ed un ritiro parziale e molto lento, ma, più che altro, attraverso una serie di stragi (non “attentati terroristici”, che sono un’altra cosa), di provenienza incrociata, alcune delle quali volte ad eliminare specificatamente i personaggi che hanno lavorato in direzione della pace, ma la maggior parte a danno di cittadini indifesi (la lista dei massacri operati dalle organizzazioni sioniste dal 1946 è lunghissima: 22 Luglio 1946, massacro dell'Hotel Re David, Irgùn; 31 Gennaio 1947, massacro di Baldat Al Shaikh, Palmach; 13 Dicembre 1947, massacro di Yehida, non identificati in uniforme inglese; 9 Aprile 1948, massacro di Deir Yassin, Irgùn; 14 Aprile 1948, massacro di Naser Al Din, Irgùn; 5 Luglio 1948, Gerusalemme, massacro dell'Hotel Semiramide, Haganà; 17 Settembre 1948, assassinio Bernadotte, Gruppo Stern, ecc... La reazione palestinese non s'è fatta aspettare ed a quella dobbiamo ad esempio la strage di Monaco del 6 Settembre 1970, firmata "Settembre Nero" e le altre azioni organizzate dall'Al-Fatah dal 1957).

Seguendo il gioco delle parti, il conflitto arabo-sionista è definito “legittima difesa” non solo dagli Arabi palestinesi, ma anche dai paesi arabi, per i quali la Palestina è più uno strumento negoziale che una questione di Giustizia, e, ovviamente, dai Sionisti e dal Likud.

L’ONU ha continuato a svolgere un suo ruolo di teatro di confronto “democratico” tra gli interessi in campo, ma la battuta “c’è del marcio in Danimarca” non è mai stata interpretata così bene!

 

F. G. Urbon

 

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