TITLE: Iolokus #2 - Agnates (Parenti per parte paterna)
AUTHOR: MustangSally and Rivka T
TRANSLATED BY: Ainos - Ainos@SoftHome.net
CLASSIFICATION: M&S Relationship/Mitologia/X-File
CONTENT WARNING: NC-17 per il sesso, la violenza ed il linguaggio (brevi scene di slash)
SPOILER WARNING: Quinta stagione a partire da "Emily"
DISTRIBUTION STATEMENT: L’intero universo.
THE DISCLAIMER: Le autrici dichiarano di non essere in possesso dei personaggi utilizzati in questa storia e questo è il motivo per cui li hanno fatti comportare così. Inoltre sperano di non offendere nessuno.


* Capitolo 9 *

Andrò fino al limite del bosco e sarò smascherato e nudo,
Impazzisco per sentirlo in contatto con me.
Walt Whitman


La mattina seguente porta novità tramite l’e-mail di Scully. L’autopsia su Christopher Faber contiene degli interessanti brandelli di informazioni che Scully mi indica col dito. Il tipo avrebbe dovuto essere già ospite dell’obitorio da tempo: nel suo sangue c’è tanto di quel virus HIV da sterminare un’intera sala di debuttanti tanto stupide da fidarsi dei loro accompagnatori, ma neppure una traccia di alcun deficit immunitario.

Superman ha sedotto un mucchio di ragazzette provinciali e probabilmente le ha infettate tutte quante senza neppure rendersene conto.

Devo darne atto ai progettisti... non avranno combinato un gran ché con le nostre personalità, ma hanno fatto meraviglie con i nostri corpi.

Sembra proprio che Scully ed io abbiamo deciso, di muto accordo, di curiosare nel destino dei miei variegati "fratelli" ... d’altro canto, che altro potremmo fare? All’aeroporto spedisco a Skinner, via fax, l’intero contenuto dei files di Jason, con una breve letterina d’accompagnamento in cui gli spiego che Scully ed io abbiamo intenzione di investigare in merito. Darei la mia vita pur di poter vedere l’espressione che farà quando si renderà conto che la sua personale "spina nel fianco" non è unica ed irripetibile. L’idea mi diverte un mondo e Scully mi lancia uno dei suoi particolari sguardi mentre io ghigno ancora nella sala d’aspetto dell’aeroporto. Se le cose continueranno così, credo proprio che finiremo per accumulare abbastanza miglia da poter scappare a Big Island prima ancora di risolvere il caso. L’immagine di Scully sulla spiaggia in bikini mi inebria.

Dopo poco più di un’ora passata a bere pessimo caffè nella sala d’aspetto dell’aeroporto, finalmente il mio cellulare inizia a squillare. So già che è prima ancora di rispondere.

"Sarebbe così gentile da spiegarmi che cosa significa questo fax che ho trovato sulla mia scrivania stamattina?" ringhia Skinner, suonando quasi agghiacciante attraverso il crepitio della linea.

Io do un’occhiata al mio orologio. Come minimo si è fatto un caffè prima di chiamarmi.

"Ho scritto tutto sulla prima pagina."

"Mi scusi se trovo sconvolgente lo scoprire che esiste più di un Fox Mulder vagante sulla faccia della terra."

"Beh, la maggior parte dei miei "fratelli" sembra essere più propenso a violare la legge piuttosto che farla rispettare. E ciò mi fa apparire un po’ migliore, no?"

Lui sbuffa come un toro infuriato davanti ad un giovane matador alla sua prima corrida.

"E che cosa si aspetta che faccia io?"

"Faccia pervenire il tutto a Danny e stia a vedere che cosa riesce a cavar fuori dal suo computer miracoloso."

"OK." acconsente lui ed io riesco quasi a immaginare le sue seguenti parole prima ancora che le pronunci, "Agente Mulder, mantenga tutto sul piano professionale. Non lo trasformi in un’altra delle sue crociate personali."

"È un po’ tardi per questo, signore."

"Provi con più impegno, Agente Mulder," mi ammonisce e poi riattacca.

Scully mi osserva dal bordo della sua tazza di caffè.

"Come l’ha presa?" mi chiede.

"Piuttosto bene, tutto considerato. Forse era drogato."

Il viaggio dal Massachusetts a Los Angeles è snervate. Non mi piace il Logan, servono Pepsi al posto della CocaCola e l’aeroporto è piatto e "nasale" come l’accento di Boston

Il Logan mi ricorda di troppi ritorni ad una casa che sarebbe stata meno vuota se mamma fosse semplicemente scappata via. Di troppe corse in taxi quando tutti gli altri bambini della mia età avevano frotte di familiari ad attenderli per abbracciarli.

L’aeroporto LAX è migliore, scintillante e rotondo come un diamante da cinque carati sul dito di una stellina di Hollywood. Il sole è come incastonato nel centro del cielo mentre incontriamo gli agenti che Skinner ha inviato ad accoglierci.

Sono tutti vestiti di nero, probabilmente perché Will Smith e Tommy Lee Jones l’hanno fatto diventare di moda.

I loro nomi sono Jordan Marsh e Jeanne Redmond, ma è solo la Redmond quella che parla.

"Abbiamo localizzato il vostro Darien Klein. Lavora in casa e l’abbiamo tenuto sotto stretta sorveglianza nelle ultime 24 ore. Ha avuto due ospiti: entrambi si sono trattenuti alcune ore e poi se ne sono andati."

Scully assume il suo solito aspetto efficiente. "Abbiamo un’idea di che genere di consulenze faccia?"

La Redmond ridacchia. "Del genere "senza vestiti" a quanto dicono quelli del LAPD. È uno gigolò. Sareste sorpresi di scoprire quanta gente da queste parti preferisce pagare ciò che potrebbe avere facilmente gratis."

"Beh, se non altro in questo modo sanno esattamente in che valuta stanno pagando." commento io, guadagnandomi un’occhiata dubbiosa dalla donna.

****

Troviamo Darien accanto alla sua piscina, unto da uno spesso strato di crema abbronzante. Io mi avvicino per prima: l’intenzione è quella di farlo incontrare con Mulder dopo che io ho stabilito il primo contatto, in modo da minimizzare l’effetto sorpresa.

Lo osservo attentamente mentre mi avvicino: ha meno cicatrici, ma le spalle più ampie, i capelli striati di biondo e un’acconciatura che deve essergli costata un capitale. Un volto come quello di Mulder ha bisogno di essere trattato con un certo riguardo per poter essere considerato attraente: visto da una certa angolazione, quando non si riesce a vedergli gli occhi, appare come quello di uno stupido... anche se non si può certo dire lo stesso per il suo corpo. Osservarlo con attenzione mette addosso un certo turbamento.

Tiro fuori il mio tesserino e lo sventolo un po’: "Darien Klein?"

Lui si volta verso di me ed abbassa gli occhiali da sole: "Dimmi che sei quella delle tre."

Mi sento arrossire fino alla punta dei capelli. "Agente Speciale Dana Scully, FBI."

Lui mette il broncio e si passa la lingua sulle labbra: "C’è qualche problema?"

Si, c’è, ma mi limiterò a presentargli la versione semplice dei fatti; spiegargli tutta la questione ci farebbe perdere troppo tempo.

"Signore, crediamo che lei sia in pericolo a causa della sua connessione con un... gruppo di uomini. Devo chiederle di venire con me affinché possa essere messo sotto custodia protettiva."

Darien si tira su a sedere e mi guarda con più attenzione, abbandonando le braccia sulle cosce in un modo che rende perfettamente evidente il perché non ha alcun problema a mantenere una casa come questa.

"Ci sono." dice, "È Jorje che ti manda, vero? Digli che ha indovinato alla grande i miei gusti. Che cosa mi aspetta ora? Mi ammanetti e poi mi allestisci un bello spogliarello?"

C’è di buono che non posso diventare più rossa di così. "Ho paura che questo non sia uno scherzo, signore."

Apro la giacca e gli lascio intravedere il fodero della mia pistola. "Ha mai sentito il nome Jason Lindsay?" Lui scuote la testa e mi rendo conto che inizia a capire la gravità della situazione. "Arlen Petrovsky? Christopher Farber?". Ad ogni nome lui continua a scuotere la testa.

"Dato che non ho mai sentito parlare di queste persone, perché avrei bisogno della vostra protezione?"

Io alzo la mano e segnalo a Mulder di uscire dalle ombre dove si nasconde.

Gli occhi di Darien si spalancano nel momento in cui coglie la rassomiglianza fisica. "Chi sei?"

"Tuo fratello separato alla nascita, a quanto pare."

"Sono nato e cresciuto nella Valley! E non ho fratelli!"

"Sorpresa." esclama Mulder con asprezza.

Marsh e Redmond rimangono di guardia all’esterno mentre noi rimaniamo con Darien, che stipa in due valige una quantità incredibile di abiti firmati che meriterebbero ben altro trattamento. I suoi stilisti preferiti sembrano essere "Versace" e "Dolce & Gabbana" al contrario di Mulder che invece predilige "Armani": li vedo lanciarsi occhiate furtive come se confrontassero i propri guardaroba.

Non permettiamo a Darien di portare con lui il telefono cellulare e questa sembra essere la prima cosa che veramente lo turba.

Non capisco se la sua impassibilità è dettata dal fatto che è abituato a veder succedere cose così strane, abitando a Los Angeles, o se la sua sociopatia ereditaria si esprime semplicemente attraverso una estrema mancanza di interesse.

Dopo tutto è il gemello di Mulder... la dipendenza da telefonino potrebbe essere genetica.

Mentre lo stiamo accompagnando all’auto che lo porterà fino ad una casa più sicura (un posto che ne io ne Mulder abbiamo voluto conoscere per potergli garantire una maggiore protezione), lui si volta verso Mulder e gli chiede: "Ma... alla fin fine, chi diavolo sei tu?"

"Fox Mulder."

Una strana espressione d’intesa gli compare in volto.

"Che c’è?" gli chiede bruscamente Mulder.

"Questo è un nome che ho già sentito.."

"Da chi?" esclamo io, battendo di un millisecondo Mulder.

Darien abbassa la testa ed la solita ciocca di capelli (o, per lo meno, una molto simile) gli sfiora la fronte. Non ho mai pensato che questo gesto fosse studiato in Mulder, ma forse dovrei riconsiderare la cosa. Sembra quasi farsi improvvisamente ritroso attraverso quelle ciocche biondastre: "Presumo che voi sappiate benissimo quello che faccio, no?"

Mulder si lascia sfuggire un suono strangolato ed io capisco che ha trovato una connessione che a me francamente sfugge.

"Abbiamo dei rapporti... sì." dico io, cercando di suonare il più imperturbabile possibile.

"Un paio di anni fa c’è stato un uomo..." sorride al ricordo, "Mi ha notato in un bar e mi ha osservato per tutta la sera. Lo capisco sempre, sapete. Alla fine mi ha offerto un drink ed abbiamo fatto due chiacchiere. Io gli ho spiegato che non ero libero quella sera... non lo sono mai comunque, ho anche altri affari in ballo... così ci siamo messi d’accordo per incontrarci la sera dopo. Lui mi ha salutato chiamandomi Fox... ma al momento l’avevo preso come un complimento insolito."

"Come si chiamava?" Mulder scuote la testa per fermarmi, ma ormai la domanda è fatta.

Darien si stringe le spalle in modo tanto elegante che difficilmente mi sento di definirla come una semplice stretta di spalle .

"Ho avuto la netta sensazione che mentisse, comunque mi ha detto di chiamarsi Alex."

Ecco un’altra cosa da aggiungere alla lista di quelle che "Non Voglio Sapere".

Facciamo salire Darien in auto e rimaniamo a fissarci negli occhi come due idioti... "E adesso?"

"Emerson non risponde alle mie chiamate ed è difeso da un mini-esercito. Credo che dovremmo andare a cercare Baylor: sulla carta sembrerebbe un ragazzo piuttosto simpatico."

Il telefono di Mulder si mette a squillare. Lui ascolta per un paio di minuti e poi riattacca.

"Al diavolo." esclama, "Era Danny. Nel momento in cui ha inserito il nome di Hal Rothman, il database si è illuminato come un albero di natale. Il tipo è ricercato da quelli della DEA e quando questi hanno chiesto a Danny chi l’autorizzava alla ricerca lui ha dato il nome di Skinner... morale della favola: il nostro inaffidabile superiore ci ha barattati in cambio di una muta di Pastori Tedeschi antidroga."

"Cosa?"

"Hanno bisogno di noi per tendergli una trappola... sembra che un altro Hal Rothman è giusto quello che serve alla DEA per terminare la caccia e battere sul tempo tutte le altre agenzie."


continua...