TITLE: Iolokus #2 - Agnates (Parenti per parte paterna)
AUTHOR: MustangSally and Rivka T
TRANSLATED BY: Ainos - Ainos@SoftHome.net
CLASSIFICATION: M&S Relationship/Mitologia/X-File
CONTENT WARNING: NC-17 per il sesso, la violenza ed il linguaggio (brevi scene di slash)
SPOILER WARNING: Quinta stagione a partire da "Emily"
DISTRIBUTION STATEMENT: L’intero universo.
THE DISCLAIMER: Le autrici dichiarano di non essere in possesso dei personaggi utilizzati in questa storia e questo è il motivo per cui li hanno fatti comportare così. Inoltre sperano di non offendere nessuno.


* Capitolo 10 *

L’atmosfera qui non è profumata, non ha il sapore di un’essenza, è inodore.
Sarà per sempre per la mia bocca, ne sono innamorato.
Walt Whitman


Mulder entra nella stanza e cinque bocche si spalancano allibite. Uno degli agenti rovescia addirittura il suo caffè ed un altro porta istintivamente la mano alla pistola.

Il loro capo si alza dalla sedia e si presenta: "Agente Martinez."

Stringe la mano a Mulder, poi stritola anche la mia mentre mi osserva come se cercasse di indovinare la taglia del mio vestito.

"Sarà perfetta," mi dice, "dopo che l’agente Yarrow, Ines, le avrà trovato un vestito più adatto. Lei invece," continua rivolgendosi a Mulder, "è già perfetto così."

Questo dev’essere il più bel complimento che Mulder abbia mai ricevuto negli ultimi anni.

Ines mi conduce in un’altra stanza mentre gli altri agenti iniziano a raccontare a Mulder qual è il "background" del suo "personaggio". Nella stanza ci sono più abiti che in una stockhouse di "GAP" ed Ines inizia a rovistare alla ricerca di qualche cosa della mia taglia: intanto mi spiega che Hal Rothman è sotto indagine da molto tempo e Mulder è la prima vera possibilità di incastrarlo che abbiano mai avuto. Rothman è un tipo molto furbo: hanno tenuto sotto controllo il suo telefono per più di un anno, hanno nascosto una telecamera nel suo foyer più di tre mesi fa e, ciò nonostante, non hanno mai trovato alcuna prova a suo carico. L’agente Martinez ha ascoltato le assurde spiegazioni di Skinner ed ha ritenuto interessate un solo fatto: Mulder è la perfetta controfigura di Hal. E, dato che hanno scoperto che stasera Hal avrà un’importante riunione, tutto ciò che dovranno fare sarà impedire al vero Hal di parteciparvi e lasciare che Mulder registri tutto in modo da ottenere un mandato di comparizione davanti ad un qualsiasi Grand Jury della nazione.

Il mio ruolo in tutto questo? A quanto pare Hal non muove un passo senza un contorno adeguato.

Ines mi incolla addosso un piccolo microfonino prima di tirare fuori dal mucchio di vestiti uno straccietto arancione. A guardalo meglio mi accorgo che in realtà lo straccietto è una camiciola di raso che mi sarebbe risultata piccola anche quando avevo 12 anni. Indossarla con il reggiseno è fuori questione: sembra quasi che mi sia stata cucita addosso e riesce a malapena a celare il microfono. Poi mi fa indossare un paio di mutandine di Calvin Klein molto trendy (sono certa che Darien le adorerebbe) ed un paio di jeans sformati a vita bassa che mi coprono appena i fianchi. Così vestita il mio tatuaggio risulta completamente visibile ed Ines mi fa i complimenti e mi da un paio di consigli su come fare ad apparire una specie di lolita sexy.

Inizio a comprendere come la cultura societaria della DEA sia piuttosto differente da quella dell’FBI.

****

Martinez mi fa un breve riassunto della vita della mia fotocopia vivente. In pratica mi ripete ciò che già avevo scoperto leggendo i fascicoli di Jason. Non mi fa domande prima di aver finito di espormi il suo piano ed avermi fatto ingoiare il condensato formato Reader's Digest della storia del traffico di droga sulla costa occidentale degli States. Trovo stranamente corroborante l’incontrare qualcuno coinvolto quanto me in una cospirazione che però non ha nulla a che fare con la mia... a parte il fatto che uno dei miei gemelli omicidi ne è strettamente implicato.

La sua prima domanda, però, è un capolavoro.

"Da quanto tempo è al corrente del fatto che Hal Rothman è suo fratello?"

Scully mi salva in corner, intervenendo nella conversazione con lo stesso effetto dirompente che deve aver avuto Athena quanto è salta fuori dalla testa di Zeus: "Mi spiace, ma quest’informazione è strettamente correlata ad un’indagine ancora in corso. Non possiamo dirle nulla al riguardo per ora."

Le rivolgo un’occhiata colma di gratitudine e poi una seconda di tutt’altro genere. I miei occhi scivolano sul suo corpo e registrano ogni minimo particolare: le forcine di plastica bianca tra i capelli, l’ombretto blu opalescente sugli occhi (direttamente dalla copertina di "Cosmopolitan", credo), le labbra lucide come nettare di pesca e le unghie dipinte d’arancione come la biancheria intim... ops... la camiciola che indossa. Maniaca dei dettagli come sempre, in qualche modo è persino riuscita a simulare le vene rotte nell’incavo di un gomito. I piccoli lividi sbiaditi che ha sui fianchi, al contrario, sono reali: glieli ho fatti io.

Non le si potrebbero dare più di sedici anni e mi rendo conto che è anche grazie alle scarpe, un paio di enormi Adidas spelacchiate al posto delle sue solite scarpe coi tacchi. Riesco a vederne solo la punta che sbuca dall’orlo dei pantaloni che sfiorano terra.

Se è questo il prototipo delle ragazze che frequenta abitualmente Hal, sono nella merda più di quanto pensassi.

I piano è, se di piano si può parlare, molto semplice e ciò è un bene, perché non abbiamo tempo per fare delle prove. Far uscire di strada la limousine di Hal con un incidente "di comodo", isolargli il telefono cellulare e mandare me al posto suo al meeting malavitoso. Non ho neppure bisogno di un particolare travestimento: sulla base della mia voce registrata Hal potrebbe persino cantare in playback.

Quelli della DEA sperano che il mandato di comparizione a suo nome lo costringa a prendere posizione contro i suoi attuali complici e lo spinga a chiedere di entrare a far parte del sistema di protezione dei testimoni in cambio della sua deposizione.

Forse anche lui riuscirà a sfuggire alla maledizione del naso. O potrebbero anche dargli l’identità di uno dei "Mulder" morti, offrendogli la scelta tra Arlen e Chris. Sarebbe divertente.

In cambio quelli della DEA gli garantirebbere la loro protezione... cosa assolutamente indispensabile, tra l’altro, dato che hanno assoluto bisogno di lui - vivo - perché faccia la sua testimonianza. Non penso che loro credano al fatto che lui ha un giro di fratelli che stanno per essere uccisi uno dopo l’altro, ma ci accontentano cortesemente. Forse Skinner gli ha promesso gli inviti al party annuale dell’FBI.

Andiamo al meeting con un’auto tipica da ruffiano.

L’ometto che ci accoglie all’entrata della suite lancia una brevissima occhiata a Scully e poi ci fa cenno d’entrare. Ci conduce in una sala conferenze molto ben arredata. Io mi accomodo su un divano con Scully al mio fianco... la mia mano abbandonata all’interno delle sue cosce. Lei si guarda intorno facendo finta di niente e quest’atteggiamento mi ferisce di più di quanto non farebbe una delle sue solite occhiatacce.

Da una stanza privata lì accanto emergono due uomini, un bianco ed un asiatico.

Cerco disperatamente nei meandri della mia mente una foto che me li faccia riconoscere. Merda, avrei dovuto prestare più attenzione al sermone di Martinez: questi due non sanno di essere personaggi secondari della storia e non ci penserebbero due volte a farmi fuori.

Alla fine riesco a farmeli venire in mente: John Kim e Mark 'Tigrè Timmins. Io sono quello che hai i soldi - come una specie di produttore Hollywoodiano - e loro mi hanno contattato originariamente per il finanziamento del loro primo affare: da allora lavorano ancora con me...

In tutte le descrizioni Hal è definito praticamente come un "figlio di puttana" nelle relazioni interpersonali e per questo motivo li saluto limitandomi ad alzare la mano dalle cosce di Scully.

Loro rispondono con cenni secchi. Scully li fissa con occhi vitrei, cercando di non sbattere minimamente le palpebre...

Si siedono ed incominciamo a parlare d’affari. Hanno un problema di liquidi per quanto riguarda le nuove banconote da cento dollari, che solo ora si stanno diffondendo anche all’estero.

La DEA mi ha istruito bene in merito ed io gli darò tranquillamente una soluzione appropriata a tempo debito.

Il telefono squilla e John Kim lo guarda male, poi si volta verso di me con espressione contrita: "Non chiamerebbero se non fosse importante." Io annuisco con aria autorevole, dandogli il permesso di rispondere.

Lui solleva la cornetta, si limita a dire "Sì?" e ascolta per un minuto buono. Poi solleva con molta attenzione il telefono dal tavolo di vetro e me lo porge: "È per lei."

Devo reprimere l’impulso di gettare un’occhiata a Scully per chiedere la sua opinione in merito. Le puttane drogate non hanno opinioni.

Con la stessa cautela che userei con un serpente, allungo la mano ed afferro la cornetta: "Pronto?"

"Chi è?" La voce, nasale e gracchiante, mi suona stranamente familiare, ma non riesco a dargli un nome.

"Chi è lei, piuttosto."

"Piantiamola con le stronzate, sono Hal Rothman e voglio parlare con John."

"Da dove chiama?"

"Da un telefono pubblico. Il mio cellulare non funziona, ho avuto un incidente e non posso venire al meeting... e, a proposito, chi cazzo sei tu?"

"Io sono Hal Rothman," gli rispondo, intensamente consapevole del respiro tranquillo di Scully seduta accanto a me, "e non la trovo molto divertente." John mi fa un cenno col capo nel vedere la mia reazione.

"Ascolta, io non so a che gioco tu stia giocando, ma ti avviso - e dillo anche a John - io vi sono necessario e non mi lascerò sbattere fuori impunemente."

"Non ho la minima idea di che cosa stia parlando." gli dico e attacco.

John e Tiger mi guardano in attesa di una reazione. "I giochetti del cazzo della DEA. Ne inventano una nuova ogni giorno... devono essere proprio disperati."

I miei compari annuiscono, come se avessi appena finito di leggere un rotolo della Torah.

Una volta ancora mi ritrovo a nuotare nel mio stesso sudore, con il cervello che perde colpi come una pistola inceppata.

Operazioni in incognito più elaborate di una telefonata non sono mai state il mio forte ed ho interpretato in maniera pessima il dentino felice nella recita di terza elementare.

Merda, è già abbastanza complicato far finta di essere me stesso tutti i santi giorni.

Scully scivola sul divano verso di me e sospira.

"Che piano zoppicante." borbotta.

John e Tiger ghignano.

"Proseguite con la soluzione dei biglietti da cento per adesso.

Quando i dannati Federali avranno cambiato tutta la valuta vedrete che nessuno capirà cosa diavolo è successo." Mi alzo in piedi seguito goffamente da Scully.

Anche loro si alzano e così ripetiamo l’elaborato rituale delle strette di mano... preso direttamente dai film del "Padrino", credo. Che razza di idioti. Presuntuosi, per di più. Non sono migliori degli spacciatori di crack all’angolo della strada... hanno solo un guardaroba leggermente migliore.

****

Appena fuori, Mulder sparisce dietro l’angolo del palazzo in attesa della Limousine della DEA. Sotto la luce al neon della porta, sembra quasi che si muova vacillando.

"Merda!" sibila, infilando le mani nelle tasche del lungo cappotto di pelle nera che indossa.

"La telefonata?" gli chiedo mentre gli barcollo vicino a portata di bisbiglio.

"Era lui. Per un pelo non è andato tutto in malora. Quel coglione di Martinez..."

"È un vero peccato che il Quoziente d’Intelligenza non sia un requisito fondamentale per entrare a far parte della DEA." mormora una voce strascicata che mi è stranamente familiare... ma non troppo, "Ma sono certo ugualmente che abbiate capito chi ha vinto questa mano... no?" continua, mentre io riconosco il suono inequivocabile di una pistola a cui viene tolta la sicura.

Ci sono molti vicoletti bui accanto all’edificio e l’uomo con la pistola è solo una macchia nera che si confonde con l’ombra della notte.

"Per favore spegnete i microfoni." aggiunge, con quel suo strano tono educato, "So che non siete armati, Tiger e John non vi avrebbero mai fatti entrare altrimenti. Forse è l’unica cosa che vi è andata bene."

Io raggiungo la cintura dei miei jeans e scollego il filo del microfono, mentre Mulder osserva Rothman come fosse un cervo che fissa un autocarro articolato con rimorchio che si avvicina.

"Muovetevi verso la luce, per favore." ci consiglia Rothman.

Mulder si muove per primo ed io vedo chiaramente le sue pupille contrarsi nel momento in cui la luce ci batte sopra. Rothman gli si avvicina e rimangono entrambi immobili, uno di fronte all’altro, sotto la luce fredda dei lampioni, come attori su un palcoscenico. La scena è estremamente surreale... i cappotti di pelle, i pantaloni neri, le camice di seta sbottonate... Rothman ha persino i capelli pettinati all’indietro come quelli di Mulder.

"Spero che ti abbiano pagato bene per la plastica facciale."

"Non è chirurgia plastica... sono tuo fratello."

"See... ed io sono Luke Skywalker." Rothman sfoggia l’identico sorriso affascinante di Mulder.

"C’è gente che vuole ucciderci tutti."

"Tutti?"

Io cerco di spiegargli.

"Siete dieci gemelli frutto di un esperimento genetico e..."

"Zitta puttana." mi aggredisce Rothman, colpendomi poi alla mascella con la mano che regge la pistola.

Il pavimento è freddo e sporco quando cado al suolo.

"Scully?"

"Sto bene, Mulder." mi metto a sedere e mi passo le mani sulla pelle nuda, ripulendomi le braccia dai granelli di ghiaia.

Mulder parla velocemente, cercando di ignorare il fatto che Rothman ha tanta voglia di ascoltarlo quanto ne avrebbero la maggior parte dei partecipanti ad un congresso del senato. "Il mio nome è Fox Mulder e sono dell’FBI, puoi controllare, siamo stati tutti cresciuti separatamente..." La canna della pistola che Rothman gli punta contro la guancia lo fa interrompere bruscamente.

"Dì a Martinez che è pezzo di merda e che se mi capita di nuovo a tiro la tua fottuta faccia ti cambio i connotati a suon di cazzotti, intesi?"

La faccia di Mulder muta, s’indurisce in un’espressione che non ho mai visto prima.

"Ascoltami tu, fottuto caprone ignorante, stai per diventare un cadavere e non sarà per mano di uno dei tuoi quattro spacciatori di crack del cazzo!" esclama alzando di colpo un braccio e afferrando il polso Rothman... bloccandogli la mano che impugna la pistola.

"Io ti ammazzo, amico."

A dispetto del tono da osso-duro della sua voce, Rothman rimane davvero sorpreso dalla mossa repentina di Mulder che gli solleva il braccio sopra la testa e gli tira un calcio in uno stinco con l’elegante stivale di pelle.

Con un ruggito di dolore, Rothman riesce comunque a colpire il suo gemello con il calcio della pistola. Mulder sputa un fiotto sangue e reagisce con una gomitata violentissima allo stomaco. Lottano in prossimità di un muro di mattoni rossi in un turbine di abiti di pelle, capelli scarmigliati e bagliori di metallo. Attraverso i rumori della colluttazione, riesco comunque a sentire la voce del mio partner.

All’improvviso vedo la pistola volare in aria ed atterrare a non più di un metro da me.

"Vuoi morire? Perché ti ammazzeranno, dannatissimo idiota."

"Vai a farti fottere amico, spari cazzate! Non potete farmi nulla!"

Ma anche se sono riuscita ad afferrare la pistola di Rothman, non riesco a distinguerli nella luce incerta del vicolo. Dannazione! Anche se mirassi ad uno dei due avrei il 50% di possibilità di beccare quello sbagliato. Il neo... il neo... quale dei due ha il neo? Alla fine, mentre ancora sto cercando di decidere chi dei due sia Mulder, uno dei due gemelli riesce ad inchiodare l’altro al muro.

"Mulder!" grido.

E si girano entrambi verso di me... merda!

"Mulder lascialo andare... lascia che corra i suoi rischi! Probabilmente fai un favore al mondo!"

Mi guadagno una doppia occhiataccia per quest’ultima frase.

"Lascialo andare!" ordino allora, puntandogli contro la pistola, "allontanati da lui e alza le mani... e vale per entrambi!"

Il gemello, qualunque dei due sia, lascia andare quello bloccato contro il muro e poi entrambi sollevano le mani in aria.

"Ti ammazzeranno e finirai in un sacchetto di plastica nero come il mucchio di spazzatura che sei." sibila quello sulla destra.

Okay, è Mulder... quello con il labbro rotto e sanguinante. Punto la pistola direttamente contro Rothman.

"Ci devono solo provare." replica questi con un sorrisetto orribile ed alzando il dito medio verso Mulder.

Poi si volta e sparisce nelle tenebre da dove è venuto.

Mulder chiude gli occhi e dondola leggermente sui piedi. Allungo la mano graffiata e do uno strattone alla sua giacca.

"È quasi comico." mi dice, guardando nella direzione dove è svanito Rothman, "Ho passato metà della mia vita alla ricerca una sorella ed ora che ho scoperto che la mia famiglia da una nuova sfumatura al significato della parola "allargata", nessuno di loro vuole parlare con me."

Mulder si volta verso di me. Io aspetto, nel buio e al freddo, che riesca a riacquistare un po’ di padronanza di sé. Ne ha bisogno, dopo che ha detto a Rothman il suo vero nome... a Martinez verrà un colpo apoplettico quando lo verrà a sapere. Mi infilo la pistola di Rothman in una delle tasche dei jeans: con un po’ di fortuna, un esame balistico determinerà che è l’arma di un delitto insoluto... poi rimango lì ad aspettare l’arrivo del Calvario.

Saliamo sulla limousine e facciamo il viaggio di ritorno ascoltando le conversazioni tra gli agenti che sorvegliano il palazzo di Rothman.

L’autista è la prova decisiva del fatto che Rothman non si sbaglia di molto sul livello del Q.I. degli agenti della DEA... è riuscito a perdersi già due volte nel raggio di quattro isolati.

E poi... quanto sarà difficile trovare New York City? È come la Roma antica, tutte le strade portano a lei, no? Ed allora perché questo imbranato ci sta praticamente portando in Pennsylvania prima di decidere quale strada sia migliore per tornare indietro?

Mulder non sembra troppo preoccupato: anche se indubbiamente non muore dalla voglia di raccontare a Martinez che cosa gli ha appena detto Rothman. L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un’investigazione della OPR sul lussuoso stile di vita di Mulder perché sospettato di connessioni con il traffico di stupefacenti.

"È nell’edificio." si sente qualcuno dire attraverso il gracchiare della radio. Noi siamo sul ponte "George Washington", intrappolati nel traffico della città.

Dieci minuti dopo si sente ancora: "Se ne sta andando... prende un taxi. Lo dobbiamo seguire?"

Riconosco la voce di Martinez che risponde in modo affermativo. Dopo un minuto, lui riprende a parlare: "Aspetta un secondo... Yarrow, hai detto che è entrato nell’edificio che state tenendo sotto osservazione?"

"Sì."

"Ed allora com’è che Johnson mi ha detto la stessa cosa due minuti fa?"

Mulder lancia un’imprecazione ed afferra la spalla dell’autista con una mano mentre con l’altra cerca di raggiungere la radio. "Noi torniamo indietro al suo palazzo." dice, "C’è qualcosa che non quadra."

Dopo qualche secondo di silenzio, chiede: "Martinez?"

"Non usi il mio nome, Mulder. Ha idea di quanta gente potrebbe essere in ascolto? Non ha mai visto il programma Hard Copy?

Andremo tutti in onda su quel programma domani, a meno che non andiate in quell’appartamento ora... ve l’ho appena detto: c’è qualcosa che non quadra."

Un’altra voce li interrompe: "Signore? Il portiere dell’edificio ha appena chiamato un’ambulanza."

****

Una splendida quattordicenne - la sua concubina della settimana, immagino - sta singhiozzando rumorosamente nell’appartamento di Hal, circondata da un flusso ininterrotto di poliziotti... una rapsodia in blu.

"Lui non la usava." insiste con gli occhi arrossati quanto le vene rotte sulle sue braccia.

Quando apre la bocca, l’illusione di essere di fronte ad una Kate Moss dai lineamenti di porcellana si dissolve rapidamente, ma non credo che Hal la tenesse con sé per la sua abilità oratoria.

Nel momento in cui vede il mio volto viene presa da un attacco isterico.

Scully tira fuori un sedativo dalla sua inesauribile borsa da medico e glielo inietta, facendola calmare. Rannicchiata sul divano di broccato cinese col rischio di impregnarlo di "CKOne" al punto che scommetto che Hal protesterebbe sonoramente se fosse nei paraggi, la ragazza sembra molto più piccola del suo metro e mezzo d’altezza. L’ufficio protezione dei minori sta arrivando per prenderla in custodia, ma non credo che i tempi di reazione delle autorità qui a New York City siano tanto rapidi.

E quando arrivano, è probabile che sia perché hanno a disposizione un ruffiano disposto a trovare qualcuno che si prenda cura di lei.

Non sono affari miei, comunque. Io devo solo farmi dire da lei ciò che sa a proposito dell’apparente overdose di eroina che ha stroncato Hal.

"Lui non l’ha mai usata." mi ripete, asciugandosi il labbro superiore con il dorso della mano.

"Forse tu non l’hai mai visto." suggerisco.

Scuote la testa rapidamente, come un cagnolino che si scrolla l’acqua di dosso. "Naa, lui ci scherzava sopra. Diceva che non ne aveva bisogno, che cosa c’era che non andava nella sua vita? Nulla... non aveva ragione di farne uso."

"Chi è che è venuto a trovarlo, prima che..."

Lei tira su col naso e se lo pulisce con un braccio, che sembra essere stato ricucito malamente dopo un brutto incidente: "Non lo so! Mi aveva solo detto di avere un appuntamento, di levarmi dai piedi ed andarmene a guardare i "Simpson"..."

Le do un colpetto sulla spalla, goffamente, mentre lei ricomincia a singhiozzare. Ha l’età che doveva avere Giulietta, e molto probabilmente fra un po’ penserà anche lei di suicidarsi per seguire il grande amore della sua vita nelle le fauci del drago. E considerando le altre prospettive che le rimangono.. beh, non riesco proprio a biasimarla.

Gli agenti sciamano fuori dall’appartamento di Hal come formiche che non hanno trovato ciò che si aspettavano. Non c’è dubbio che Rothman avesse dei conti bancari segreti ed informazioni che potesse usare per salvarsi il culo, se necessario, ma se faceva la bella vita con l’eredità di famiglia ci vorrà ben più che l’abilità dei cani antidroga per scoprirlo.

Martinez arriva nel momento in cui stiamo per andarcene. Ha il mio biglietto da visita in una bustina trasparente. "L’abbiamo trovato sul corpo di Rothman. Vuole riprovare a spiegarmi da quanto tempo è al corrente del vostro legame famigliare?"

Scully gli ringhia letteralmente contro - se fosse un gatto le sue orecchie le si appiattirebbero sulla testa - e lui fa un istintivo passo indietro, borbottando qualcosa sul riuscire a farsi raccontare tutto da Skinner. Ragazzo sveglio.

Come ciliegina sulla torta, non faccio tre passi fuori dalla porta che il mio cellulare inizia a squillare. Affrettandomi verso l’ascensore per riuscire ad allontanarmi in fretta da questo posto ancora pullulante di poliziotti, rispondo: "Mulder."

La voce di Skinner mi esplode nell’orecchio abbastanza forte da permettere anche a Scully di seguire la conversazione... "Darien Klein è stato appena sorpreso a dare una bottarella all’Agente Fallon."

"Si è fatto pagare?"

Scully mi fissa con riprovazione, ma credo che si stia divertendo un mondo.

Skinner continua. "Voleva fare una telefonata. Ha detto di voler chiamare per cancellare un "appuntamento" o il suo cliente non gli avrebbe più rivolto la parola."

"Beh, un quarto di dollaro è diecimila volte meno di quanto non si faccia pagare normalmente."

"Per quanto tempo ancora dovrò occupare una casa sicura e sprecare i miei agenti per proteggere questo... prostituto?"

"Vorrei poterle dare buone notizie in merito, ma sono di fronte all’appartamento di Hal Rothman e sembra che mi aspetti un ennesimo funerale. Anche se potrei attendere ancora un po’ per poi usare una bella cappella di famiglia."

Skinner grugnisce. "Si guardi le spalle, Mulder. Io non conosco quegli altri uomini, ma non intendo perdere un agente prezioso a prescindere qualsiasi cosa ci sia dietro a tutti questi omicidi."

Mi auguro che Skinner abbia abbastanza agenti per poterlo impedire, ma mi suona comunque molto improbabile.

Mentre Scully trotterella via verso la sua autopsia, io decido di seguire l’istinto e chiedo di poter vedere le ultime registrazioni della telecamera nascosta nell’atrio di Hal.

Come mi aspetto, ieri una figura a me molto familiare gli ha fatto visita. La risoluzione non è abbastanza buona per vederne la faccia in tutto il suo splendore, però: la DEA non ha molta fantasia nel posizionare le sue telecamere nascoste.

Non credo che saranno in grado di apprezzare l’ironia della cosa: io mi ricordo benissimo dov’ero e cosa stavo facendo nel momento in cui sono state fatte queste riprese... ero lì lì per venire dentro Scully... un alibi eccellente, certo, quelli della Commissione Disciplinare ne saranno entusiasta! Mi piacerebbe sapere come hanno fatto a procurarsi un mio biglietto da visita e quante impronte digitali mie ci sono sopra.

****

Non avevo mai effettuato un’autopsia su Mulder prima d’ora a dispetto di tutte le sue morti.

La somiglianza non è assoluta. Hal non ha segni o cicatrici di ferite da armi da fuoco, nonostante si dica che abbia ammazzato gente spesso e volentieri. La sua arma preferita, però, era un fucile a pompa e non le consuete pistolette in dotazione agli uomini di legge che devono lasciare ai malviventi una possibilità di arrendersi e sopravvivere. Amava anche prendersi cura di se stesso: i suoi avambracci sono più sviluppati rispetto a quelli di Mulder, probabilmente grazie a quegli attrezzi ginnici scintillanti che ho notato durante la nostra breve permanenza nel suo appartamento. Anche se non credo che le foto del cadavere vicino agli attrezzi della "Nordic Trac" saranno una gran bella pubblicità per l’azienda...

Il suo ultimo pasto consisteva in formaggio caprino piuttosto costoso, noci e radicchio.

Non ha segni di punture, neppure in parti accuratamente nascoste. Nessun segno che ci si potrebbe aspettare sul corpo di un uomo dedito ad una relazione particolarmente intima con i derivati dell’oppio. Per quanto in alto fosse riuscito ad arrivare nella gerarchia della sua organizzazione, avrebbe dovuto comunque consumare dell’eroina tagliata. La cocaina è molto popolare ed ha la particolarità di depositarsi nei polmoni per sempre: gli alveoli di Hal sono rosa ed intatti. Anche il chinino è molto usato, ma è dannoso per il cuore: non ci sono ascessi né segni di endocardite nel suo. Oltre al piccolissimo problema che non respira, Hal è in ottima forma.

Il NYPD e la DEA vogliono chiudere il caso come overdose accidentale, perché è noto che gli spacciatori preferiscano prendersi a pistolettate quando si trovano in disaccordo: è più conveniente per tutti reputare che Rothman abbia sniffato un po’ troppa "Coca Cinese". Ma la cosa non regge. La maggior parte delle overdosi "accidentali" coinvolge persone infelici che mezzo-decidono di non fare troppa attenzione alla quantità di droga che si sparano in vena... Hal era al centro dell’universo in confronto.

Gli agenti della DEA hanno ammesso che se non fosse stato per l’intervento di Mulder, probabilmente avrebbero continuato a cercare prove per incriminarlo fino alla fine del prossimo millennio.

E poi il biglietto da visita di Mulder non è una cosa che Rothman si sarebbe portato dietro volentieri. Ironicamente i soci di Rothman sarebbero rimasti turbati quanto l’OPR nello scoprire il legame genetico tra i due gemelli... a parte il piccolo particolare che la loro idea di "interrogatorio" non concerne stanze con specchi segreti e niente da bere, ma coltelli e sigarette spente sulla pelle.

Per di più c’è anche la faccenda della doppia entrata di Rothman nel suo palazzo... una doppia entrata può essere valida per la contabilità, ma non per le persone.

Il tempo sta passando velocemente. Ho bisogno di fare più attenzione al mio Mulder... devo ricordarmi sempre che, agli occhi di qualcuno, lui è solo uno dei tanti.

Mi fa ancora male la faccia nel punto in cui Rothman mi ha colpito con la sua pistola: raramente mi sono goduta così tanto un’autopsia.

Finisco di dare i punti al petto di Rothman, un petto perfettamente modellato tra l’altro, e poi alzo lo sguardo.

Incontro gli occhi di Mulder, solo che... attraverso di essi riesco a vedere l’orologio che c’è sul muro alle sue spalle!

Sono le dieci ed un quarto.

Quasi mi porto una mano alla bocca prima di rendermi conto che indosso ancora i guanti di lattice e che non ho nessuna intenzione di assaggiare il sangue ed il resti del contenuto dello stomaco di Hal.

Un’altra visione penso, mentre lui mi fissa e continua a fissarmi come se fossi io quella trasparente dei due!

Una volta è anormale, due volte è rarissimo. Ma adesso persino io non posso fare a meno di ammettere che devo avere qualche problema con gli irrequieti spiriti dei morti. "Che... che cosa vuoi?" gli chiedo, "Chi sei?"

Il colore dei suoi capelli non è facile da indovinare - dato che è quasi trasparente - e non riesco a vedere alcun neo, ma persino Mulder morto mi darebbe l’impressione di essere più cattivo.

La sua bocca si muove.

Non fidarti di lui, sembra dirmi, ma non faccio in tempo a chiedergli altro perché svanisce nel medesimo istante in cui si apre la porta e Mulder entra nella sala, fermandosi nello stesso punto in cui era il suo fantasma.

"Prossima fermata, Philadelphia. Baylor Francis ha accettato di fare una chiacchierata con noi."


continua...