TITLE: Iolokus #2 - Agnates (Parenti per parte paterna)
AUTHOR: MustangSally and Rivka T
TRANSLATED BY: Ainos - Ainos@SoftHome.net
CLASSIFICATION: M&S Relationship/Mitologia/X-File
CONTENT WARNING: NC-17 per il sesso, la violenza ed il linguaggio (brevi scene di slash)
SPOILER WARNING: Quinta stagione a partire da "Emily"
DISTRIBUTION STATEMENT: L’intero universo.
THE DISCLAIMER: Le autrici dichiarano di non essere in possesso dei personaggi utilizzati in questa storia e questo è il motivo per cui li hanno fatti comportare così. Inoltre sperano di non offendere nessuno.


* Capitolo 18 *

Sono lo schiavo che fugge e sussulta al morso dei cani.
L'inferno e la disperazione incombono su di me, colpo dopo colpo dei cacciatori, aggrappato alle sbarre del recinto, il mio sangue sgocciola e si mischia col sudore della pelle.
Walt Whitman


Con la reporter a rimorchio, perlustro il primo piano dell'edificio in modo sistematico, precipitandomi attraverso corridoi e abbattendo porte a pedate.

Il mio sesto senso non mi è di grande aiuto, ma in compenso trovo Darien ed Emerson. So che sono loro perché riconosco i capelli brizzolati di Darien ed quelli lunghi Emerson: quest'ultimo, poi, protegge Aileen con un braccio. Hanno tutti una gamba incatenata a barre fissate al pavimento.

Chissà chi è l'architetto che ha progettato quest'edificio: forse esiste sul serio una società a cui rivolgersi per farsi costruire una propria prigione privata sotterranea qui ad Austin.

Ma non c'è tempo per riunioni gioiose: "Aspettate un attimo." gli dico e corro a prendere un'accetta dal contenitore antincendio alla fine del corridoio. Li libero con un paio di colpi. Darien è tanto rigido quando un cervo impagliato, mentre Aileen ed Emerson sono spaventosamente calmi e fiduciosi. Penso subito ad uno shock che non farà affatto bene al neonato in arrivo. Due trovati, ne manca uno. George dev'essere da qualche parte qui intorno...

Il perimetro è ben protetto. George è passato dall'essere carcerato all'essere ostaggio e la mia speranza è che finisca tra le braccia di qualche agente dell'FBI o ranger del Texas con uguale facilità. Mulder, al contrario, sarebbe capace di finire in un mare di guai solo rimanendo in quest'edificio.

Spedisco l'intrepida Sheryl Ann a condurre gli ex-prigionieri fuori da qui. Lei da un'occhiata ad Aileen e prova subito un grande interesse nei confronti della donna incinta e dei due gemelli, così non protesta minimamente quando io le volto le spalle e mi allontano per continuare la mia ricerca. Credo che abbia assistito ad abbastanza combattimenti da soddisfare il suo bisogno di sangue.

C'è una porta che non ho ancora attraversato, un buco bianco di legno nel bel mezzo di una parete bianca di legno con segnali di avvertimento incollati tutt'intorno. Non ho l'elmetto da pompiere in testa, ma la apro lo stesso con un calcio.

All'interno sento subito odore di pittura fresca e polvere da sparo.

E' una stanza enorme: ci sono strane apparecchiature che riempiono le pareti, alcune sono in funzione, mentre altre sembrano solo metallo inerte. E poi tavoli chirurgici con lampade ad alto voltaggio, armadietti e carrelli per strumenti chirurgici a cui non voglio neppure pensare. Corde da trazione appese ovunque, come contorti nidi di vipere...

Ma loro dove sono?

***

Scully è una ragazza in gamba e sa prendersi cura di se stessa. Me lo ripeto incessantemente mentre corro attraverso i corridoi della fortezza di Jason. E quando è stata aggredita da Jason, stupido asino? E' riuscita a prendersi cura di se stessa allora?

Il corridoio termina con una porta decorata con segnali di avvertimento, pericolo biologico, accesso consentito solo agli addetti ai lavori, accesso cosentino solo al personale autorizzato, e cose del genere. Questo per me equivale all'odore del sangue e così entro senza alcuna esitazione.

Una caverna di passerelle e scalette di metallo mi fa tornare in mente il magazzino di Austin dove il clone di Crawford teneva nascoste le donne incinta. Mi trovo su di una passerella a metà strada tra il pavimento ed il tetto. Una luce verde risplende sopra la mia testa ed alzo lo sguardo per incontrare una mezza dozzina di enormi serbatoi pieni di un liquido verde che ora mi è familiare... il liquido amniotico delle nascite innaturali. E così sembra che il mio adorabile fratello abbia iniziato una produzione in serie di... qualcosa... in pochissimo tempo. E, dopo aver visto i feti mutati e malformati sul pavimento a Bethel, non sono certo del fatto che una nuova sfornata di esseri umani "nuovi & migliorati" sia qualcosa di buono.

"Sei in ritardo." dice una voce proveniente dalla mia sinistra, che sembra la mia ma non lo è.

"C'era traffico."

La .357 Magnum che stringe in mano Jason mi fa sentire un pochino migliore di lui: gli appassionati sostengono che le pistole sono come i peni... più grandi sono, meglio è! E la pistola dell'Ispettore Calaghan è impressionante, ma lo sarebbe molto di più se solo la stringesse in mano un tiratore con una mira buona abbastanza da permettergli di colpire la parete più lunga di un granaio. Tuttavia devo ammettere che, chiunque la usi, fa dei buchi insolitamente grandi.

Sono contento che abbia un arma... avrei potuto sentirmi vagamente in colpa a sparare contro un uomo disarmato. Ed io gli sparerò e lo ucciderò, non ci sono dubbi su questo. Solo, voglio sapere un paio di cosette prima di spargere le sue cervella su questo pavimento di metallo pressofuso.

"Perché?" gli chiedo.

Il bastardo sembra essersi vestito con l'idea di comparire sul prossimo numero di "GQ" come "Psicopatico dell'anno" tanto è elegante, con quei pantaloni neri e quella camicia costosa. Si avvicina a me impugnando la pistola in modo molto fotogenico.

"Se credi davvero che ti racconterò tutti i dettagli del mio piano - compreso il miglior modo per mandarlo all'aria - come farebbe il cattivo di un film di James Bond, ti stai sbagliando di grosso. Ti sei mai chiesto perché lo facciano, Fox? Sean Connery dovrebbe limitarsi a rimanersene legato ad un tavolo mentre Bloefeld dovrebbe mostrargli gentilmente il bottone che tramuta l'intero edificio in una voragine fumante nel terreno..." si stringe nelle spalle e si avvicina un po', "Tu dovresti limitarti a morire."

"Sbagliato. Sei tu quello che sta per morire." Ora è proprio un bersaglio perfetto.

"Lei non è poi questo gran ché, sai? Davvero, non riesco a capire cosa ti attragga di lei..."

Se stringessi ancor di più i denti finirei per sputare fuori le otturazioni.

"Avresti dovuto assaggiare il fascino di nostra sorella... ha un certo talento. Ma, dopotutto, ha sempre avuto un'inclinazione naturale per la carnalità, no? Da quando era piccola... da quando aveva dieci anni, mi sembra di ricordare."

Profondi respiri, amico! Ricordo a me stesso. Voglio avere le mani ben salde quando gli sparerò. Il piano generale è il seguente: ginocchio destro, ginocchio sinistro, spalla destra, spalla sinistra ed infine nelle budella. Voglio vedere la sua faccia impallidire; voglio che muoia dissanguato davanti ai miei occhi.

Jason si avvicina a me ancor di più, fino a raggiungere la distanza di un paio di metri: il sorriso che mi lancia dev'essere stato fatto apposta per la televisione.

"L'unico problema con Sam è che a lei piace sentirsi importante dirigendo i suoi progetti... personali."

"Lasciami indovinare. Bethel era il tuo progetto, il magazzino con Crawford era il suo, giusto? E lei ha condotto i Federali fino a qui perché tu hai fatto qualcosa che l'ha fatta incazzare. Che storia triste. Molto romana, sai, esattamente come il resto dei tuoi peccati. Sei stato tu ad uccidere il resto dei nostri fratelli... non è forse vero?"

"Solo due. Hal e Baylor." sorride ancora, "Agli altri ci ha pensato Sam. Ognuno per conto suo, ma entrambi abbiamo cercato di raccogliere la nostra dose di DNA per iniziare una nuova linea di produzione. Hal è stato un inutile spreco di materiale genetico e Baylor... beh, lui mi ha fatto quasi sentire in colpa. Non avevo mai conosciuto qualcuno di natura così squisitamente arrendevole prima d'ora. Vedi, lui pensava che io fossi proprio come te... e siamo tutti un po' narcisisti in famiglia, non trovi? Si vede che ce l'abbiamo nel sangue."

"E tu vorresti farne degli altri? Ma sii realista! Il Progetto è un fallimento. Ha prodotto dieci uomini malati e pazzi, che non hanno causato altro che sofferenze a chiunque sia entrato in contatto con loro."

"Aumento della resistenza alle malattie, un intelletto superiore ed abilità quasi empatiche... queste sono state le qualità della nostra linea che, combinate con un DNA pari a quello della tua Dana, danno una combinazione stupefacente. Quanto il Vecchio Ordine libererà quella mostruosità biologica che sta creando, io risorgerò dalle ceneri per guidare i sopravvissuti."

Diavolo, non mi stupisce che l'idea base del Progetto sia venuta dai Nazisti! Questo sproloquio sulla superiorità genetica è vecchio come il cucco: già i Babilonesi si consideravano migliori delle altre tribù lungo l'Eufrate. E mia madre è invischiata in tutto questo fino alla punta dei suoi orecchini di perle.

"Scusa, ma prima che inizi ad esagerare con il tuo piccolo soliloquio megalomane, lascia che ti rammenti un po' del background della dinastia dei "Mulder". La nostra adorabile madre ha sempre trascurato di menzionare il fatto che la nostra famiglia è ebrea. Nonna Sophie è riuscita a sopravvivere a Dachau. La famiglia di papà è riuscita a sopravvivere a stento ad Amsterdam, sostenendo di essere cristiana. I tuoi deliri sulla tua dannata razza superiore sono semplicemente patetici alla luce dei tatuaggi sulle braccia dei nostri antenati."

"E' questo quello che racconterai a tua figlia?"

"Mia figlia?" strillo.

"Sì, la tua bambina. Quella che io ho creato per te con gli ovuli della tua partner. Non me ne erano rimasti molti dopo l'incidente di Bethel, ma mamma è sempre stata una donna dalle mille risorse."

Miranda.

Riesco a malapena a sentire la voce di Jason attraverso l'ondata di sangue che mi sta affogando il cervello. Credo proprio di sorprenderlo quando mi lancio su di lui.

La pistola gli sfugge dalle mani.

****

Un colpo di pistola, che risuona come lo scoppio di una bomba, attira la mia attenzione verso la parte superiore dell'edificio, dove ci sono almeno dieci cisterne piene di liquido verde che risplende nella semioscurità.

Una scala di legno porta a quella parte dell'edificio ed inizio a correre in quella direzione.

Qualsiasi cosa ci trovassi, sarebbe sempre meglio che rimanermene ferma senza sapere che sta succedendo; ma comunque sento la voce di Mulder, due volte, e così sono certa di averlo trovato.

Mi arrampico sulla scala maledicendo passo dopo passo le mie gambe, che sono troppo corte per permettermi di salire saltando qualche piolo.

Sbuco con la testa oltre il bordo giusto in tempo per vedere due uomini che lottano e che colpiscono per sbaglio la cisterna a loro più vicina. Mi abbasso di colpo, ma non sono abbastanza veloce da evitare che un scheggia di vetro mi ferisca ad una guancia. Poi vengo innaffiata da un liquido denso e salmastro. Mi ritrovo così insudiciata da capo a piedi da una sostanza vischiosa che mi fa quasi scivolare giù dalla scala: semi-accecata, raggiungo il pavimento afferrandomi alla sua intelaiatura metallica incompleta.

Sapevo che saremmo arrivati a questo, prima o poi.

Il liquido verde, che adesso sembra quasi opaco in confronto a come appariva luminescente nelle cisterne, ha ricoperto completamente entrambi gli uomini in lotta, impiastricciandogli i capelli e nascondendo inevitabilmente qualsiasi particolare che li rende distinguibili. Riconosco solo due paia di occhi nocciola brillanti d'odio.

Uno dei due colpisce l'altro buttandolo a terra con un fragore di metallo assortito. Quello a terra mi guarda come se stesse lottando per evitare che l'altro lo strangoli senza pietà.

Mi urla qualche cosa che non riesco a sentire a causa dei colpi di pistola all'esterno e del rumore assordante degli elicotteri... ma glielo leggo comunque sulle labbra: "Uccidici entrambi", mi dice.

Sollevo la pistola e prendo la mira con cura. Non ho alcuna intenzione di colpire Jason ad una spalla.

Quasi non sento neppure la botta. Solo l'improvvisa percezione di essere sdraiata a terra ed il vedere la mia pistola che scivola veloce sulla passerella mi fa rendere conto di essere stata colpita.

Sento la testa come se mi dovesse esplodere da un momento all'altro. Rotolo sulla schiena, sentendo il dolore che avanza, ed alzo lo sguardo sul volto di Mulder.

Sbatto gli occhi e combatto contro il panico che vuole assalirmi mentre lentamente focalizzo che il volto di Mulder è più grasso e flaccido del normale. E' quello di Ian, infatti, il povero matto Ian, che non è affatto morto dopo tutto: è stato semplicemente tenuto nascosto in attesa dell'atto finale. Mi piacerebbe poter dire di aver fatto questa deduzione perché ce l'ho di fronte, ma devo ammettere che onestamente lo sapevo di già.

Lui mi lancia un'occhiata fugace e poi raccoglie la mia pistola. Io cerco di raggiungerlo a carponi. Lui non sa, come può prendere la decisione giusta? Mulder e Jason stanno ancora rotolando qui intorno ed io ho perso qualsiasi certezza che ho creduto di avere.

Mi alzo in piedi e cerco di disarmarlo, ma lui si libera di me con noncuranza... Non riesco a vederlo in volto e sono quasi sorda, ma capisco ugualmente ciò che continua a ripetere ossessivamente: "Io sono tuo fratello e ti amo."

Sento la vibrazione del colpo di pistola, sento la passerella scuotersi come un uomo agonizzante: metà della faccia di uno si sparge letteralmente sulla testa e le spalle dell'altro, verde e rosso mischiati insieme come glassa di bizzarri biscotti natalizi.

Sbatte gli occhi, quasi incredulo, mentre il suo corpo collassa a terra e le sue mani accennano ancora a gesti di lotta, piegandosi sul petto inondato di sangue. Sento fuochi d'artificio che esplodono nello spazio dove normalmente ci dovrebbe stare il mio cervello.

Quello dei due che è stato colpito crolla a terra: bolle di sangue scivolano fuori da quella che un tempo è stata la sua bocca.

Percepisco dei movimenti tutto intorno a me, come di serpenti che strisciano nell'erba. Ce ne sono altri. Altri tre di loro.

Quello coi capelli lunghi, Emerson, ha la bocca spalancata e sembra echeggiare l'urlo di suo fratello, pur senza emettere alcun suono; Darien, dai capelli screziati, urla tanto quanto quello coi capelli corti e la gola tatuata, George. Ian si avvicina al moribondo a terra ed urla persino più degli altri. Il sopravvissuto alla lotta si allontana barcollando dai fratelli, ma, dato che è pur sempre membro dello stesso ceppo insano, lo fa urlando anche lui.

Come lupi sopra il corpo di una antilope appena catturata, quattro di loro convergono verso il corpo steso a terra, tenendosi per mano, mentre il loro ululato penetra nella mia anima. Decina di dita si allungano sul corpo del fratello steso al suolo. Lo raggiungono, lo tirano, lo strappano, lo spaccano. Vedo del sangue. Molto sangue, molto più di prima... e, mentre loro si accaniscono su di lui, il suo urlo si tramuta in un strillo d'infante che supera in intensità la nenia inumana dei fratelli Mulder. Brandelli di carne sanguinolenta cadono sulla passerella e gocciolando fino al livello inferiore. Dita insanguinate che si impiastricciano l'un l'altra come quelle di bambini che giocano nel fango.

Un occhio nocciola rimbalza sul pavimento ed arriva a pochi centimetri dal mio volto: io schiaccio la testa contro il metallo freddo e chiudo gli occhi. Il singhiozzo nella mia gola muore ancor prima di nascere.

Un momento, un battito cardiaco, un'eternità ed il rumore scompare. Nulla è rimasto del fratello abbattuto se non un bouquet di ossa innaffiato di sangue cremisi ed incartocciato da brandelli di pelle. Gli ultimi tre arrivati se ne sono andati... è come se non ci fossero mai stati... solo il sopravvissuto è rimasto sulla passerella con quello che rimane di suo fratello. Ian è di fronte a me... ed io sono ancora rannicchiata al suolo.

C'è del sangue sulle mani di Ian.

E c'è del sangue sul suo visto, tutt'intorno alla sua bocca.

Si sta puntando la pistola alla tempia, ed io sono trapassata dall'immagine... quella stessa immagine che mi si dipinge in mente tutte le volte che la voce di Mulder suona troppo triste e distante al telefono.

Ian abbassa lo sguardo su di me e non sono certa che gli piaccia ciò che vede. "Abbi cura di mia figlia." mi dice, e preme il grilletto per la seconda volta.

Il calore bruciante del suo sangue mi ricopre.

Ancora sangue.

Ci sto affogando dentro.

Solo due terzi dei "Mulder" nelle immediate vicinanze è morto. Ho ancora un lavoro da fare prima di soccombere allo shock, alla disperazione, alla completa pazzia o ad una qualsiasi di quelle alternative che ho seria intenzione di esaminare attentamente... un giorno o l'altro.

Gli spasmi minuscoli di Ian gli permettono di stringere ancora saldamente in mano la pistola persino nel momento in cui io gliela tolgo. L'uomo ricoperto di sangue a qualche metro da me sta ancora guardando allucinato il corpo che giace ai suoi piedi quando io recupero la mia arma e gliela punto contro.

"Pulisciti la faccia!" gli ordino, suonando assurdamente come la madre di un poppante.

Lui esita.

"Ora!" la mia voce cresce d'intensità ed io ondeggio un po'. Se solo fa il gesto di avanzare verso di me sarò costretta a sparargli contro: non mi posso permettere un corpo-a-corpo.

Solleva un braccio zuppo di sangue ed inizia a sfregarsi una guancia. La prima passata non fa molto, impasta un po' il sangue con il liquido verde fino ad ottenere un orrido color marroncino. Ripassa ancora, usando l'avambraccio per pulirsi come se fosse un gatto, sempre più veloce e pesante come se potesse così grattarsi via la faccia ed iniziare daccapo come un'altra persona.

Quando alza la testa il suo volto non è molto più pulito di prima, ma è evidente che il suo naso difetta di simmetria.

Io avanzo di un passo e ci penso un po' sopra. E se Mulder avesse rotto il naso a Jason durante la lotta? La luce non è il massimo a cui si possa aspirare e nemmeno io sono al mio meglio attualmente. E ovviamente sono incapace di riconoscere la differenza nei momenti cruciali.

"Scully..." mi dice, sollevando le mani verso di me, con i palmi in alto, implorando assoluzione.

Nonostante siamo stati costretti a stare vicini per così tanto tempo, non ho la minima idea di che cosa chiedergli per verificare la sua identità.

"Mostrami la tua guancia!" gli ordino e quando lui alza la mano sinistra inizio a perdere quel residuo di speranza che avevo nel fatto che lui fosse realmente il mio Mulder. Il mio dito trema sul grilletto a pochi millimetri dal punto di non ritorno.

Ma lui si limita a sfregarsi le mani in un inutile tentativo di pulirle, poi alza le spalle, sfrega la mano destra sul muro lasciando strisce di sangue ed attacca la sua faccia un'altra volta, grattando lo strato spesso e vischioso che ancora la ricopre.

Non ho mai amato tanto il neo di Mulder quanto in quei pochi secondi dopo il momento in cui finalmente è apparso... prima di collassare definitivamente a terra.

****

Scully si porta via la bambina quando lascia l'ospedale. Avrei dovuto aspettarmelo. E sarei stato disposto a pagare non so che pur di essere preavvertito del suo imminente arrivo, per potermi così godere lo spettacolo di lei che cammina lungo il corridoio con un neonato appeso al collo come una Medaglia d'Onore del Congresso.

Invece mi devo accontentare di vedermela comparire davanti nell'ufficio di Zippy.

Ci metto un po' a ritrovare la voce che, come il mio cuore, ha perso un colpo a quella vista: "Avevi in mente di parlarmi di lei prima o dopo che raggiungesse l'età per votare?"

Lei alza gli occhi e la bimba ne approfitta per girare la testina ed iniziare a sbavare sulla sua giacca: "Ho pensato che tu probabilmente avessi indovinato che cosa mostrava il responso dell'esame PCS a proposito della mia parentela con lei."

Io annuisco col capo. Lei dà un'occhiata veloce a Zippy e poi torna a rivolgersi a me.

"Vuoi sapere che cosa ho scoperto quando ho fatto sottoporre ai test anche il tuo sangue?"

"Dove hanno seppellito Jimmy Hoffa?"

Neanche una piega, non una smorfia di divertimento o di esasperazione.

"Cosa?" le chiedo allora, e la mia voce si spezza.

"Beh... secondo i protocolli standard dei test genetici, lei è tua figlia."

Mi si blocca la circolazione. Per un attimo non c'è una sola molecola di sangue che si muova nel mio corpo. Ho voluto credere che Jason mi avesse mentito.

Come non fosse tipico di quel figlio di puttana (e non lo siamo forse tutti?) avermi detto la verità sull'unica cosa che vorrei fosse una bugia.

Io adoro le mie illusioni... non esco di casa senza.

Scully sospira con rassegnazione.

"Lei ha i tuoi geni, ma questo non la rende automaticamente tua figlia. Credi sul serio che abbiano usato il tuo sperma quando quello di Jason o di Ian era molto più facilmente accessibile?"

Sono stato colpito da pugni che mi hanno fatto meno male. Sento quasi spaccarsi i punti di sutura che ho nello stomaco.

Devo dare credito a Zippy che ha continuato a rovistare nelle sue carte con apparente noncuranza, come se non fosse cosciente di essere prossimo ad una guerra termonucleare in corso.

"Mulder?" mi richiama sull'attenti. "Nella tua testa c'è attualmente un qualche pensiero che sia degno di essere condiviso?"

Io corro con lo sguardo dappertutto, evitando accuratamente quel piccolo concentrato di gioia che lei stringe tra le braccia.

"Che cosa vuoi che possa pensare di fare? Non è come se ti avessi messa incinta. Per grazia ricevuta, ho fatto tutto il possibile per evitarlo! Non puoi mettermi di fronte a una simile responsabilità. Come sei sempre felice di farmi notare, io riesco a malapena a prendermi cura di me stesso... figuriamoci di un bambino!"

Quella porta metaforica che c'è dietro il suo volto mi viene sbattuta in faccia e mi ritrovo a fissare me stesso nella canna di fucile che sono ora i suoi occhi.

"Beh, se è così che la pensi..." mi dice, con voce fredda e fragile come cristallo di Boemia.

"No, non è esattamente così... merda! Devi darmi un po' di tempo per pensarci su." mi giro e mi metto a fissare con sommo interesse la parete di mattoni rossi che sta di fronte alla finestra dell'ufficio di Zippy, "L'idea che il mio dannato codice genetico continui ad infestare questo mondo non mi esalta particolarmente."

"In qualsiasi modo lo faccia."

Lo scalpello della sua lingua penetra fino alla mia spina dorsale.

"Ho preso Miranda con me e adesso sto andando da mia madre. La corte mi ha concesso la custodia temporanea in attesa dell'udienza per l'adozione. Ho spiegato tutto a Skinner e lui mi ha concesso il congedo per maternità. Se hai qualche domanda da farmi a proposito del mio coinvolgimento con il caso della Roush, chiamami al cellulare o mandami una e-mail."

La porta si richiude alle sue spalle con un rumore più definitivo di uno "sbam"!

Zippy alza la testa.

"Sei una testa di cazzo."

"Vai a farti fottere fino a crepare." gli rispondo io e lo penso sul serio.

****

Non mi ero mai resa conto pienamente di quante cose avessero bisogno quotidianamente i neonati fintanto che non mi sono ritrovata a dibattermi sull'aereo in partenza da Austin con Miranda, la borsa dei pannolini, il passeggino, la mia borsa (con tanto di PC portatile a renderla pesantissima) e la mia valigia. Gli altri passeggeri della classe "businness" mi guardano come se pensassero che sia affetta da qualche forma particolarmente virulenta di lebbra, invece che come una donna più minuta della maggior parte delle loro formidabili valigie. So bene come si sentono. Ho sempre avuto la loro identica reazione ogni volta che ho visto delle donne con figli su un aero. I neonati piangono sempre come ossessi e le madri sembrano imbarazzate e frustrate allo stesso tempo. E gli altri passeggeri impazziscono fino a trovare allettante l'idea di un'infanticidio.

Le ecchimosi che ho ancora sul fianco destro dopo l'incontro/scontro con i fratelli "Mulder" mi rendono rigida e dolorante come se fossi reduce da un allenamento di boxe in cui io ho sostenuto il ruolo di punchball! Mi siedo sul sedile e faccio accoccolare Miranda sul mio braccio destro: il calore del suo corpicino agisce come un balsamo sulla parte dolorante. Lei mugugna mentre tiro fuori il biberon e glielo avvicino alla bocca. Sospiro.

La telefonata che ho fatto a mia madre ha un ché di surreale.

Ciao Mamma... ho una bambina.

Ma è bellissimo, mia cara. Dove l'hai presa?

Anche dopo aver sentito le mie spiegazioni sul fatto che la neonata è mia e di Mulder a causa di un perverso esperimento genetico e che ho alcune serie riserve sul fatto di essere in grado di continuare a fare bene il mio lavoro con una neonata/bambina/ragazza/adolescente a cui stare dietro, lei non ha fatto altro che chiedermi quando e dove ho intenzione di far battezzare la piccola. Non dovrei sorprendermi, lo so, ma io speravo che avrebbe potuto essermi un po' più di aiuto... Ad ogni modo, sto volando a casa con la mia bambina-non-ancora-adottata e mi chiedo fino a che punto sarà in grado di sconvolgermi la vita un fagottino di poco più di tre chili.

Risposta: più di quanto io sia in grado di sopportare.

A metà volo, Miranda inizia a piangere ed io mi ritrovo a cambiarle il pannolino nel bagno microscopico dell'aereo, mentre lei continua a strillare come se le stessi passando un ferro da stiro sulla pelle. Di ritorno al mio posto, lei singhiozza contro il mio petto per un po' (prova inconfutabile del fatto che abbia del sangue di Mulder nelle vene) poi cade addormentata come un sasso. Mi addormento anche io ed alla fine lo steward è costretto a scollarmi gentilmente per comunicarmi che siamo arrivati all'aeroporto.

Ci metto il doppio del tempo di una persona normale per scendere dall'aereo perché prima devo radunare tutte le valigie, bottiglie, fazzoletti e Dio-solo-sa-cos'altro!... includendo Miranda nell'elenco. Ci metto il triplo del tempo di una persona normale a salire sul bus dell'aeroporto e, mentre mi trascino esausta e carica di roba come un mulo, non c'è nessuno che si fermi per darmi una mano.

Sento la mancanza di Mulder.

Soprattutto il mio collo dolente e la mia schiena spezzata sentono la mancanza di Mulder.

Arrivo al terminal con un tale ritardo da trovare mia madre sul punto di compilare un modulo di denuncia per persone scomparse.

La mia prima ora a casa sua la utilizzo per allestire una cameretta per la neonata. Mia madre ha una culla per questo genere di evenienze, ma c'è bisogno di montarla: è ancora confezionata nella plastica in attesa di una visita di Billy. Così mentre lei culla Miranda, io mi siedo sul pavimento ed incastro il pezzo A con il pezzo B, seguendo le istruzioni in coreano e cercando disperatamente di non mettermi ad imprecare nel tentativo.

Dopo aver finalmente messo Miranda a dormire, mi concedo un po' di tempo per ricompormi. I miei vestiti sono ridotti come stracci dopo il viaggio e la mia faccia è pallida come una maschera di Kabuki: mi guardo allo specchio e per un attimo ripenso ai giorni in cui ero malata di cancro.

Miranda, però, non farà altro che crescere, anche se mi innestassi un altro chip nel collo.

Mi tolgo l'elastico dai capelli, sobbalzando quando me ne strappa via un po', e poi esco dal bagno per fronteggiare l'ira di mia madre.

Lei è in piedi di fronte alla culla e guarda Miranda con gli stessi occhi del mio vecchio professore di chimica quando osservava dubbioso uno dei miei esperimenti meno riusciti.

"Come hai intenzione di prenderti cura di questa neonata?" mi chiede alzando lo sguardo. Ha la faccia molto stanca: le tragedie degli ultimi cinque anni hanno creato profonde ombre scure sotto i suoi occhi.

"Non lo so davvero." ammetto "Non ci ho pensato quando ho deciso di prendermi questa responsabilità... non ne ho avuto il tempo. Ho paura... nessuno può dire con certezza se ha avuto o meno dei danni permanenti dovuti alla sua nascita così... innaturale, e di certo nessuno può predire gli effetti degli esperimenti genetici a cui lei ed i suoi genitori sono stati soggetti. Lei sta bene, ora, ma chi può dire se...?"

Mia madre congiunge le mani ed io mi avvicino alla culla: nel sonno, la faccina di Miranda è morbida e malleabile come se fosse fatta di pongo. Per un attimo, per un solo terrorizzante attimo, mi sembra che non stia respirando, ma poi colgo il lieve movimento ritmico del suo petto.

"Non ho mai pensato che si nasca preparati per lo sconvolgimento che un bambino finisce per portare nella propria vita. Sai che io ero già incinta di Bill Jr. quando io e tuo padre ci siamo sposati?"

La mia faccia s'infiamma: "Mamma!" Molti anni fa, in occasione di un loro anniversario, ho fatto i calcoli ed ho visto che non tornavano... anche i miei fratelli li avranno fatti, a suo tempo, ma non ne abbiamo mai discusso.

"Tu farai tutto ciò che dovrai fare." mi dice mia madre, "Tuo padre non è mai stato un uomo "casalingo" ed io vi ho cresciuti tutti e quattro da sola, per la maggior parte del tempo almeno. Immagino che Fox ti darà una mano, se non altro dal punto di vista finanziario."

"Con tutta probabilità questa... non è neppure sua figlia."

"Questa...?"

La mia bocca si apre e si chiude. "Quando ho scoperto che i miei ovuli mi erano stati sottratti, mi sono arrabbiata moltissimo e mi sono sentita morire all'idea di aver perso la possibilità di procreare. Poi ho scoperto che avevano creato dei mostri con i miei ovuli... ed è stato ancora peggio. Io so che Miranda non è un mostro, ma mi terrorizza ugualmente. Mulder non ha mai desiderato avere dei figli... ed io mi sento così sola."

E, mamma, io non so esattamente come funzionino le cose nei geni, ma credo che Jason sia morto perché aveva messo troppo di sé in una sola stanza: come onde radio d'interferenza, i suoi fratelli si sono riuniti e l'hanno eliminato. In un qualche modo i gemelli hanno saputo dov'era e che cosa aveva intenzione di far loro. Persino il pericoloso George e l'incapace Darien si sono scagliati come un solo essere contro quell'unico di loro che tramava contro la loro incolumità comune, ed hanno protetto se stessi come globuli bianchi contro l'attacco di un virus. Ma il peggio è che non riesco a ricordare se le mani e la bocca di Mulder erano imbrattate di sangue solo perché lui era troppo vicino a Darien quando si era sparato o perché aveva anche lui... toccato... Jason. Questa è l'eredità di Miranda. Mi viene in mente l'avviso che fece Amleto ad Ofelia: il concepimento è sacro, ma non lo è il come tua figlia può concepire.

"E' tutto così *complicato*." dico, cosciente del fatto che è solo un blando eufemismo di ciò che potrei verbalmente dire.

La mano di mia madre mi sfiora la schiena e si posa sulla mia spalla: "Tu sei una ragazza forte, Dana. Riuscirai ad andare avanti anche se la tua relazione con Fox non dovesse sopravvivere a questa sfida."

Dovrei mostrarmi più sorpresa... credo.

"Sono tua madre." mi spiega, "Hai smesso di parlarmi di lui."

La mia faccia ora è ardente: detesto essere così prevedibile.

"Non è esattamente il tipo d'uomo che avevo sperato tu incontrassi, non ora, in particolare. Ha bisogno di un custode full-time solo per lui. Ed è dura per una donna che ha anche una figlia da crescere... ma tu sei ancora giovane e se ti trovassi un lavoro con un orario normale potresti anche incontrare un brav'uomo, prima o poi."

Strabuzzo gli occhi. E' sempre stata così gentile con Mulder nel passato... ho sempre pensato che guardasse a lui come al suo futuro genero. Ma, ugualmente, ho bisogno che qualcuno mi dica queste cose e lei ha ragione, in fondo: essere marito e moglie è ben diverso che essere colleghi di lavoro o amanti.

"Vieni giù a mangiare qualcosa. Ho un catalogo di vestitini da battesimo da mostrarti."

La seguo, sempre più convinta, dentro di me, di essere finita in un film di un folle regista dadaista.

"E se non dovessi riuscirci, mamma?" le chiedo.

Lei non si volta neppure. "I figli cambiano tante cose, Dana. Anche alcune cose che tu non vorresti cambiare. Ma poi ti svegli un giorno e ti rendi conto che sei molto felice di essere cambiata per loro."

Ho avuto tante di quelle trasformazioni, nei cinque anni appena trascorsi, che non riesco neppure più a ricordare che tipo di persona ero all'inizio di tutto. Come posso cambiare ulteriormente se non sono ancora riuscita a capire che cosa sono diventata ora come ora?


continua...