TITLE: Iolokus #2 - Agnates (Parenti per parte paterna)
AUTHOR: MustangSally and Rivka T
TRANSLATED BY: Ainos - Ainos@SoftHome.net
CLASSIFICATION: M&S Relationship/Mitologia/X-File
CONTENT WARNING: NC-17 per il sesso, la violenza ed il linguaggio (brevi scene di slash)
SPOILER WARNING: Quinta stagione a partire da "Emily"
DISTRIBUTION STATEMENT: L’intero universo.
THE DISCLAIMER: Le autrici dichiarano di non essere in possesso dei personaggi utilizzati in questa storia e questo è il motivo per cui li hanno fatti comportare così. Inoltre sperano di non offendere nessuno.


* Capitolo 13 *

Il sibilo del bisturi, il ronzio assonnato della sega, l’affanno, bambina, lo sgocciolare del sangue versato, gli strilli brevi, violenti ed i gemiti soffocati e deboli.
È tutto così... così irrecuperabile.
Walt Whitman


George Naxos. Non avevo mai sentito parlare di lui ed è stata una piccola sorpresa per me sapere dell’esistenza di questo serial killer canadese... non ce ne sono molti da quelle parti. Se ne sono contati cinque o sei negli ultimi vent’anni, più o meno lo stesso numero che uno si aspetterebbe per il solo stato dello Ohio. I serial killer sono un fenomeno prettamente statunitense, un po’ come il baseball e la torta di mele. Così, quando se ne sente parlare al di fuori dei nostri confini, quelli dell’ISU tendono le orecchie e si tengono informati... spesso offriamo consulenza durante una caccia. I poliziotti che si occupano dei casi ci chiamano dopo i primi fattacci, nel momento in cui sono in cerca di una spiegazione, o di espiazione, o di qualsiasi altra cosa uno possa aver bisogno dopo aver visto il risultato del lavoro di un uomo che ha dato vita ad un incubo fatto di trapani e corpi umani. E l’ISU mi passa subito la patata bollente... innanzitutto perché Patterson è convinto che così facendo il senso di colpa mi farà tornare a lavorare con lui e, secondariamente, perché a nessuno viene in mente di revocare il suo ordine.

Sospetto, guardando la fotografia, che qualcuno abbia interrotto la trasmissione di questo particolare rapporto all’ISU. E credo che sia stato quel bastardo di John Douglas... non gli sono mai piaciuto. Probabilmente si sarà fatto una grassa risata a guardare questa foto.

Inizio ad odiare questo naso. E poi anche lui ha un passato di incontinenza, piromania e crudeltà verso gli animali. Georgie ha capelli castani solo una sfumatura più chiari dei miei.

Nella foto segnaletica i suoi occhi sembrano di un nocciola smorto... anche i miei hanno lo stesso colore, perfino sotto un’ottima luce.

Si è fatto un nome in Ontario. Adora le infermiere. Le aspetta nei parcheggi degli ospedali, fuori dalla casa dei genitori, vicino alle cliniche.

Leggo il rapporto e cerco di evitare che lo faccia anche Scully, riassumendoglielo direttamente io: "Le violenta analmente e le pugnala all’addome... aspettando che muoiano. Poi le riveste con il camice bianco e le lascia ad imputridire nei cimiteri, abbandonandole accanto a lapidi di bambine morte prematuramente, più o meno ad otto o nove anni."

Lei rabbrividisce, i suoi occhi mi ricordano quelli delle orfanelle dei cartoni animati giapponesi.

Non ci sono più molte cose che terrorizzano Scully, ma le sorelle hanno ancora questo potere.

"Aspetta... questa non è la parte peggiore. È certo che la donna che l’ha allevato - non me la sento di definirla "madre"... giusto per essere obbiettivi - era un’infermiera ed è anche possibile che l’abbia maltrattato. Mi chiedo se l’abbiano fatto apposta a procurarci simili genitori adottivi o se è solo un beneficio indiretto dell’utilizzo di partecipanti al Progetto... Comunque sia, la parte più emblematica della faccenda è che George non ha mai avuto alcuna sorellina di 8/9 anni che sia morta o misteriosamente scomparsa nel momento cruciale del suo sviluppo psico-sessuale."

Scully non ha neppure bisogno di ricordarsi del fatto che conosce benissimo qualcun altro che corrisponde in pieno a questa descrizione.

Sbatte gli occhi ed quasi riesco a sentirla inghiottire a vuoto. "Ciò non significa che lui abbia... captato segnali da te o qualsiasi cos’altro, Mulder."

"Scusami, ma il tuo PH.D. cosa l’hai preso a fare? Non ti sto raccontando una storiella buona per la trasmissione alla radio del Dr. Schlesinger, dove gli ascoltatori non sanno distinguere un’analista da uno psicologo. Il comportamento di George Naxos è sicuramente collegato alla presenza di una sorellina di 8/9 anni. O, come minimo, di un bambino vicino di casa... ma le cose non stanno così se vogliamo dar retta alle interviste fatte nella sua città natale. All’età di dodici anni è entrato in una forte depressione, è quasi diventato catatonico, poi - un bel giorno - si è risvegliato come se niente fosse e tutto è andato bene... a parte il piccolo particolare che hanno iniziato a sparire tutti i cani ed i gatti del vicinato."

"E quindi la tua teoria è che due di voi sarebbero connessi in un qualche modo a causa della vostra parentela genetica?"

Suppongo che il fatto che Scully non contesti la verosimiglianza della suddetta parentela genetica sia da considerare un punto a mio favore, benché sia indubbio che ciò non scalfisce minimamente il suo tanto decantato scetticismo.

"Sai tutto sullo studio sui gemelli, no? Anche se separati alla nascita, finiscono ugualmente per fare lo stesso lavoro, sposare donne con lo stesso nome e guidare le stesse auto. E come possiamo dimenticarci delle "Eve"? Loro sapevano che cosa stavano facendo le "altre" Eve anche se stavano dall’altra parte della nazione... e potrebbero essere state create nello stesso laboratorio dove sono stato assemblato io."

Riesco quasi a vedere le rotelline del suo cervello lavorare a pieno regime. I problemi più grossi Scully li ha sempre avuti nell’accettare persone che hanno strani poteri. Mutati o scherzi di natura non l’hanno mai impressionata troppo, ma non è mai riuscita ad apprezzare la combinazione dell’apparente normalità con l’eccezionalità... forse perché si sente chiamata in causa.

"Non posso negare il fatto che tu possa sentire una sorta di legame con lui... ma senza comprenderne il meccanismo non possiamo escludere che si tratti di una semplice coincidenza, o di una deliberata duplicazione del tuo trauma personale ad opera degli uomini che stanno dietro a quest’esperimento. Il semplice fatto che i vicini non sappiano nulla, non vuol dire che non ci possano essere stati degli ospiti notturni che hanno tormentato quel povero bambino per le loro ricerche assurde."

Wow... Scully inizia a parlare come me, più o meno come facevo cinque anni fa, quando le mie teorie hanno iniziato a diventare veramente inammissibili.

"Ma perché..." continua lei, guardandomi negli occhi, "hanno voluto replicare il tuo trauma? E perché mai hanno scelto dei genitori che, come tu hai giustamente suggerito, probabilmente si sarebbero rivelati essere dei violenti?" E che cosa ti hanno fatto Bill e Tina nelle loro viste notturne, mi chiedono i suoi occhi... in un inopportuno quanto indesiderato sussulto di compassione. Vorrei spiegarle che da splendidi rappresentanti della upper-class quali erano, Bill e Tina non hanno mai avuto bisogno di alzare le mani su di me. Per due persone così brillanti, dopo tutto, le parole erano più che abbastanza. Non mi hanno più toccato da quando avevo 4 anni, per quanto mi ricordo. Potrei quasi giurarlo.

Ma le parole erano più che abbastanza per te... Agente Mulder.

"I traumi infantili, soprattutto se protratti per un lungo periodo di tempo, producono stati dissociativi in moltissimi casi. Ma non riesco comunque a spiegarmi per quale motivo si siano presi la briga di mettere al mondo dei bambini per poi fare di tutto per garantirgli una vita sull’orlo del baratro dell’infermità mentale. Io credo che sia più plausibile che, se pure esiste una qualsivoglia connessione psichica, questa sia solo una sorta di effetto collaterale... forse addirittura non voluto."

Le guardie scortano George all’interno della stanza, obbligandolo a muovere le gambe incatenare a furia di calci. Lo gettano letteralmente su una sedia e se ne vanno, spendendo solo un secondo a fissarmi.

George mantiene lo sguardo fisso al suolo fintanto che la porta non si chiude, poi alza gli occhi di scatto verso Scully... forse ha sentito il suo profumo.

"Salve!" le sorride. Lei rimane immobile nella sua posizione vicino alla porta, con le braccia incrociate e lo fissa facendo leva sul vantaggio psicologico.

"Non è il tuo tipo." gli dico io senza mezzi termini e ruoto la sedia per sedermici sopra a cavalcioni così come fanno i cowboys delle pubblicità della Marlboro... "Lei è laureata in medicina... mentre tu preferisci le infermiere diplomate, no?"

"I dottori li riservo per gli stati d’emergenza." risponde lui e poi, finalmente, mi guarda. E trasalisce: "Chi diavolo sei tu?"

"Non è questo il modo di accogliere un familiare." ghigno, sentendo un altro brandello di sanità mentale staccarsi e cadere al suolo come se fosse forfora. Di persona, la nostra somiglianza è quasi totale.

Se non fosse per quel bizzarro tatuaggio che gli circonda la gola, un collare di filo spinato con un’artistica goccia di sangue che zampilla, potrebbe benissimo presentarsi all’Hoover Building e sedersi alla mia scrivania. O forse, dato che tutti lì sono convinti che io sia pazzo come un cavallo, quel tatuaggio potrebbe passare come una mia nuova ed innocua stravaganza. "Ti hanno mai fatto domande a riguardo del Progetto?"

"Ho fabbricato un grazioso vasetto di porcellana l’altro giorno." propone. A quanto pare, non ci assomigliamo solo fisicamente... l’intelligenza asinina accompagna il naso in modo perfetto.

Scully prende in mano la situazione ed io mi sento orgoglioso di lei: "Ha mai scoperto delle strane cicatrici sul suo corpo per le quali non ha saputo darsi una spiegazione? Ha mai avuto esperienze di "tempo perduto"? Si ricorda di essere mai stato "contattato" da strani visitatori? Sente voci che le parlano nella testa?"

Lui scoppia a ridere. "È un altro test? Tesoro, sarei felicissimo di farti esplorare il mio corpo... ho molto da mostrarti, sai?"

Io mi allungo e gli afferro il mento, obbligandolo a guardarmi. "Non puoi pretendere di riuscire a spuntarla con gente come noi, George, la tua spacconeria non mi impressiona minimamente. il tuo "amico" si raggrinzirebbe fino a diventare piccolo come una formica se avessi la possibilità di farlo con una donna reale. Adesso rispondi alle domande."

George cerca di ridere ancora, ma la cosa gli riesce male... più o meno come con tutte le altre forme di comunicazione.

"Al diavolo... non lo so! Sono sempre stato pazzo. Certo vedo delle cose, suppongo, sento cose che nessun altro sente ed i dottori qui... le loro facce cambiano, mutano, mentre io le guardo. Ma nessun altro sembra accorgersene. Ma, a conti fatti... chi se ne frega? Pazzo o non pazzo, io rimarrò rinchiuso qui finché campo."

Ce ne andiamo rinnovando le esortazioni al suo carceriere di tenerlo particolarmente sott’occhio. Ma questo è il Canada, la patria dei poliziotti a cavallo, e di certo la corruzione non riesce ad estendersi fino a qui. Anche se io, in fondo in fondo, vorrei tanto che lo facesse: la sopravvivenza di George è un oltraggio alla morte degli altri componenti del "branco" Mulder.

****

Il mio telefono si mette a squillare appena entriamo in camera. Mulder getta le scarpe e la cravatta sul pavimento.

Mi tolgo anche io le scarpe con un calcio mentre premo il pulsante di connessione. "Scully."

"Sono Zippy, Dana."

"Che succede?"

"Il tuo amico Ian Dubler si è suicidato. In qualche maniera è riuscito a liberarsi non appena ve ne siete andati. Ha afferrato la pistola di una guardia e si è sparato in faccia."

"Sei certo che l’abbia fatto di sua spontanea volontà?"

"Senti, io ti credo quando mi dici che qualcuno sta cercando di fare fuori tutti questi tizi, ma da quello che mi hanno detto in ospedale a proposito del passato medico di Ian, sembra proprio che questo sia solo il coronamento di un desiderio che covava da molto tempo. L’unica cosa che posso ipotizzare è che qualcuno l’abbia aiutato a "liberarsi" per dargli il tempo di ammazzarsi con comodo."

Tutto ciò ha un senso per me. "Nient’altro?"

"No mamma." mi risponde lui risentito. Sono talmente abituata a comunicare stringatamente con Mulder, che non faccio più abbastanza attenzione ai convenevoli.

"Grazie per averci avvertito." gli dico allora, cercando di suonare interessata e riconoscente. "Abbiamo appena avuto una conversazione piuttosto... aspra con George Naxos e siamo ancora un po’ scossi."

Sento la risata soffocata di Zippy attraverso le scariche statiche. "Lo spettrale è sempre un po’ scosso. Mi sorprende solo il fatto che lo sia anche tu. Come hai potuto permetterlo?"

"A volte non si tratta di lasciarlo permettere o meno, Zippy."

"Già." mi risponde lui e poi mette giù.

"Chi è morto adesso?" mi chiede immediatamente Mulder.

"Ian Dubler," gli annuncio.

Mulder ha quell’atteggiamento che non manca mai di spaventarmi ed infastidirmi allo stesso tempo. Ha la testa china e le braccia strette intorno a sé... come se si volesse consolare da solo. Io mi avvicino al letto e gli appoggio le mani sulle spalle.

Lui rabbrividisce. "Non hai nulla di meglio da fare che stare qui a guardarmi mentre cado a pezzi?"

"Io non voglio che tu cada a pezzi."

Mulder scoppia a ridere amaramente.

Credo di essermelo meritato, dopo tutto. L’ho ferito moltissimo, in mille modi diversi. Sento le mie vene gonfiarsi di risentimento... come può dipendere da me fino a questo punto? Come vorrei dirgli che non gli ho chiesto io di innamorarsi di me!

Ma nel momento stesso in cui il pensiero mi sfiora, come sempre, l’impietosa maestrina che è in me, quella che fa autopsie per trovare delle prove, rifiuta di sottoscriverlo. "Davvero?" mi dice. E che cosa ti aspettavi che facesse quando tu non hai mai rifiutato di essere il suo unico sostegno e l’unica persona al mondo di cui si fidi?

"Mi dispiace." dico e penso alla voce di Mulder che pronuncia le stesse parole, scusandosi per qualche cosa e per ogni cosa, scusandosi con le stelle e il mare e il vento.

"Credo che adesso andrò a farmi una doccia." mi risponde, ed io colgo l’implicito invito ad andarmene. La cosa non può finire così, ma io non sono in grado di affrontarlo... non ora perlomeno.

****

Mi faccio una doccia molto lunga e molto calda, calda al punto di farmi bruciare al pelle di farmi dimenticare che esistono altri modi, al mondo, per farla bruciare così. Ci sono uomini che fanno docce fredde per placare i loro ardori, ma io ho sempre preferito bruciarli letteralmente fuori da me. Mi guardo nello specchio appannato del bagno. Le ombre sotto i miei occhi sono chiaroscure, ma i miei zigomi sono tirati... non sto ancora bene. Inghiotto un paio di aspirine, un paio di "Tagamet" ed un "Ambien" per riuscire a passare la notte.

Ammesso e non concesso che riesca a sopravvivere a questa notte. Penso alla strofa successiva della canzonetta cantatami da Ian: "Sei piccoli indiani giocavano con un alveare / uno fu punto da un ape e solo cinque ne rimasero...". Sono vagamente grato del fatto che le morti non stiano effettivamente seguendo la trama di questa canzonetta: sarebbe stato veramente troppo grottesco. E se non è grottesco, non vale la pena di preoccuparsene.

Wow! Non sto semplicemente volando... sto entrando in orbita.

Mi infilo sotto le lenzuola ruvide del letto dell’hotel ed accendo la TV. Il dolore allo stomaco si sta assottigliando... adesso posso anche pensare di poterci scendere a patti. Nel mentre faccio un po’ di zapping televisivo per i canali via cavo. Dopo un po’ di minuti in cui mi sembra di affogare nella tele-spazzatura, becco un film dell’Agente 007. Nono ho la minima idea di quale sia il titolo esatto di questa ennesima avventura di James Bond, ma è certamente quello con Plenty ÒToole che fa la bond-girl. Non dimentico mai un... volto.

Prima ancora che Plenty finisca a galleggiare come una bambola gonfiabile in una piscina di Las Vegas dopo un party particolarmente allegro, mi appisolo e perdo il filo della storia.

Lo scatto secco del televisore che si spegne mi risveglia dallo stato di dormiveglia giusto in tempo per godermi la sensazione del suo corpo che sia allunga sul malandato materasso dell’hotel e si avvicina a me.

E non si tratta di Plenty ÒToole.

Calde mani mi raggiungono nell’oscurità ed io mi arrendo a loro... pronto ad esserne consumato.

Le sue dita vagano sulla pelle del mio petto ed io ansimo come se mi stessero facendo una tracheotomia. Il suo naso è freddo come quello di un cucciolo contro la mia clavicola, ma la sua lingua è calda... A dire la verità io mi accontenterei di rimanermene così - intrecciato voluttuosamente a lei - fino al mattino, ma la mia signora non è una grande fan dell’opzione "dormire-senza-fare-sesso" ed allora vedo di darle ciò che vuole.

A tentoni cerco di raggiungere la lampada sul comodino. Reso impedito dalle medicine e dalla presenza della damigella, mi ci vogliono altri due tentativi per riuscire ad accenderla e riuscire così a vedere dove diavolo ho messo i preservativi. Inconsciamente dovevo aver già immaginato che lei sarebbe tornata, così... per fare due chiacchiere, se no li avrei lasciati al loro posto in bagno.

Scully mi prende il preservativo dalle mani e gentilmente me lo infila, come se stesse fasciandomi una ferita.

Io lascio accesa la luce mentre lei si mette a cavalcioni su di me. Non c’è nulla di più erotico che guardare il seno di Scully che mi sobbalza dinanzi agli occhi. Il modo in cui ondeggia, muovendosi con innocenza sensuale seguendo il suo respiro, la pelle soffice come un piumino in netto contrasto con la durezza quasi plastica dei capezzoli.

Vengo come se fossi in un sogno.

****

Ha preso qualche cosa, me ne rendo perfettamente conto sentendo il morbido abbandono dei suoi muscoli sotto il mio corpo. Il problemi di insonnia di Mulder sono diventati ormai argomento di studio presso le università più prestigiose... probabilmente gli hanno dedicato anche un sito Internet. L’ho incoraggiato io a prendere le pastiglie di "Ambien" prescrittigli dall’ultimo medico consultato.

E adesso mi ritrovo a coccolare un Mulder che scivola velocemente in un sonno leggero, mentre tutto quello che desidererei io è spezzare le mie ultime barriere mentali fino a tramutarmi in una creatura conscia solo del proprio corpo. Io voglio fare sesso e lui vuole dormire. Tipico di Mulder ribaltare così i cliché.

Ha una pelle stupenda... liscia e vellutata come il ventre di una ranocchia. Ed il suo odore è semplicemente inebriante, in special modo quando è reduce da una bella doccia.

Tutto sommato Mulder non è uno scadente esemplare di maschio nordamericano quando mi riesce di separare quell’incubo jungiano che è la sua testa dal suo corpo.

Ma io non mi sono arrampicata su questo letto per fare due chiacchiere.

Faccio scivolare le mani sotto le pesanti lenzuola dell’hotel e raggiungo il suo addome ben curato, poi mi spingo più in basso e sento che la sua eccitazione non sembra risentire poi molto dei sonniferi. Lui affonda la faccia tra i miei capelli e sospira mentre con una mano mi accarezza distrattamente il seno. Sento il cervello che inizia ad estraniarsi al contrario delle mie parti basse che sono in pieno regime. Scivolo tutta in avanti e lo bacio, mordicchiandogli il labbro inferiore, sentendo le sue mani raggiungere le mie natiche con tocco leggero. Lui mormora frasi dolci e smozzicate contro la mia gola, avvinghiato a me come se fossi un relitto galleggiante a cui aggrapparsi per evitare di venir inghiottito dal mare in tempesta. Ma si sbaglia... sono io il mare in tempesta.

Gli prendo il preservativo dalle mani - lui neppure se ne accorge - glielo metto e poi monto su di lui, accogliendolo nelle mie liquide profondità. Inizio ad ondeggiare con ritmo oceanico. Il povero Mulder soffre talmente tanto il mal di mare che non potrà mai godere fuori dal mio letto della passione devastante che ti regala il cavalcare un mare in tempesta. Io mi butto in mezzo alle onde, allungo le braccia e gli circondo la testa mentre lui mi lancia uno sguardo sbalordito e indifeso. L’estasi finalmente ci coglie entrambi e ci getta in una spirale verso il vuoto. Lui mi afferra e mi trascina sotto con sé. L’acqua riempie i miei polmoni, ripulisce il mio cervello... ed io, finalmente, mi arrendo.

****

George Naxos è scomparso dalla sua cella mentre io e Scully giocavamo a rimpiattino. Sono rimaste solo un paio di gocce di sangue sulla sua cuccetta e nient’altro... a parte il suo compagno di cella strangolato a morte.

Jason insiste che torniamo alla base. "Non avete fatto quello che speravo per proteggere gli altri." mi dice, coniando il nuovo eufemismo dell’anno. "Ormai non ci rimane che rimanere uniti e proteggerci il culo a vicenda."

La reazione di Scully è da manuale.

"Mulder, è una sciocchezza!"

Ma il fatto è che lei lo sta dicendo mentre è seduta a letto con il lenzuolo che, a malapena, le copre il seno e questo riduce notevolmente l’autorevolezza delle sue parole ai miei occhi. Con la mia offerta di pace mattutina stretta tra le mani - una tazzina di caffè - mi fissa da quella mostruosità arancione che è il copriletto.

"E su quale deduzione logica basate questa vostra opinione professionale, Dottor Scully?"

Mi siedo sull’orlo del letto, a distanza di sicurezza, mentre il sudore della mia corsetta mattutina mi si congela addosso grazie all’aria condizionata.

"Evidentemente io sono uno stupido... illuminami tu, allora."

"Non ti ha nemmeno insospettito un po’ la notizia che Jason sia in contatto con tua madre? Perché Jason e non Samantha? Tu pensi che, come minino, Samantha abbia chiesto a Jason di rassicurare tua madre sulla sua sorte. E che poi questi ti abbia parlato dei tuoi fratelli gemelli. Ma perché non l’ha fatto prima? Anni prima! Da quanto tempo è uno dei PR più importanti della Roush? Perché non ha cercato di contattarli lui per primo? Una bustarella ben indirizzata apre più porte del tuo tesserino d’ordinanza. Perché non ha utilizzato le sue innumerevoli conoscenze per contattarli di persona?"

Si stà agitando; la vampata di rossore che le arriva all’attaccatura del seno mi rende difficile concentrarmi su ciò che sta dicendo. Le prendo la tazzina di caffè da le mani e la appoggio sul comodino prima che se la rovesci addosso.

"Per la miseria, Mulder, "Loro" si sono presi Samantha, "Loro" hanno creato Emily ed i cloni e "Loro" hanno creato Miranda." si interrompe e fa un piccolo respiro, "e lui ti ha spedito in giro a fargli da tirapiedi come uno schiavetto ben addestrato. Lui è la Roush. Lui è uno di "Loro". E tu non te ne rendi neppure conto!"

Queste cose mi ronzano per la testa da giorni, come inchiostro schizzato nell’acqua che si allunga ed intorpidisce tutto. Non le ho parlato della mia visita notturna a Ian, ma lei è comunque misteriosamente riuscita a colpirmi un nervo scoperto.

"Q.E.D." le dico.

"Q.E.D. un cazzo! Tu non vuoi che sia vero al punto che non riesci neppure ad accettare la possibilità di essere la vittima di un raggiro. Vuoi credere così ostinatamente da essere disposto a seguire ciecamente ogni cazzo di sentiero di molliche di pane anche se se queste dovessero condurti fino al ciglio di un baratro!"

A meno di turarmi le orecchie con le dita, non ho molti altri mezzi per impedire a Scully di terminare la sua tirata. Così mi stringo a lei cercando di strizzare tutto quello che posso del mio fascino e finendo per cozzare contro il suo sguardo furioso e scintillante.

"Piantala." ringhia, ed io mi metto a cercare una coda felina che sbatte furiosa.

"Piantare... cosa?" rispondo con il mio tono più ingegnoso, passandole la mano sulla coscia sotto le coperte.

I suoi muscoli sobbalzano al contatto delle mie dita.

"Andremo da Jason e Samantha. Fine della trasmissione."


continua...