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- Legenda - Lo schema iniziale prevede l’intreccio fra i nuclei tematici del realismo, dell’utopia, del progresso: tali nuclei hanno delle sottocategorie (in corsivo) e dei termini che afferiscono allo stesso campo teorico o semantico (fra parentesi quadre). Sotto, per ciascun autore elencato in ordine temporale, ci sono le possibili collocazioni in base allo schema, da considerarsi con beneficio d’inventario. |
Alcuni presupposti:
Una utopia realizzabile è ‘moderata’ rispetto a una irrealizzabile, ma dal punto di vista politico o di chi la propone essa può avere aspetti niente affatto moderati. Una utopia irrealizzabile è invece l’oggetto di critica di ogni realismo e particolarmente di posizioni di tipo pessimista. Del resto un autore utopista non attribuirà mai l’irrealizzabilità alle proprie posizioni, a meno che non stia cercando più lo straniamento del lettore che non la progettualità politica. Il non essere ‘in nessun luogo’ (u-topos) può valere per il presente o in assoluto: se vale per il presente, si è di fronte a un progetto per il progresso futuro (utopia realizzabile), quindi ogni innovazione proposta è in qualche misura utopica; se invece si pensa che ‘non sarà mai’, si ha l’attribuzione di irrealizzabilità. Il realismo può puntare al progresso e, dunque, pur partendo da analisi metodiche può giungere a proposte di volta in volta più o meno realizzabili (cioè più o meno utopiche). Allo stesso modo, una istanza utopica può includere sia analisi sistematiche della realtà politica, sia mettere in campo precise e razionali strategie di attuazione delle proprie tesi. 1. Il tema della centralità dell’uomo ha un forte slancio politico-ideale, è cioè un’utopia forse non percepita come tale. 2. Le diverse correnti dell’aristotelismo prevalgono in ambito accademico e non sempre si occupano di temi politici, ma le considererei come un tipo di realismo. 3. “Stato è il governo giusto esercitato con potere sovrano su diverse famiglie e su tutto ciò che esse hanno in comune fra loro”. Bodin, pur giustificando il potere assoluto e perpetuo del re di Francia, giunge all’individuazione di diritti inalienabili (libertà personale e proprietà). 4. Il gesuita Botero considera la ragion di Stato come mediazione fra etica e interesse politico; tuttavia, pur criticando l’immoralità del machiavellismo, arriva a considerare la religione come uno strumento di potere: in effetti nel XVI sec. fa parte della formazione dei gesuiti l’apprendimento di tecniche di convinzione delle masse dei fedeli. 5. L’affermazione dell’infinità dell’universo e dei mondi è di tipo astronomico; tuttavia Bruno non è un astronomo e i veri motivi di tale tesi sono teologici (l’infinità di Dio e le posizioni di Cusano), dunque l’assenza di centro e periferia possono avere anche risvolti politici. |
Domenica, 26 gennaio 2003