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Filosofia politica nell’età moderna:
fra utopia e realismo


utopia, realismo, progresso

- Legenda -
Lo schema iniziale prevede l’intreccio fra i nuclei tematici del realismo, dell’utopia, del progresso: tali nuclei hanno delle sottocategorie (in corsivo) e dei termini che afferiscono allo stesso campo teorico o semantico (fra parentesi quadre). Sotto, per ciascun autore elencato in ordine temporale, ci sono le possibili collocazioni in base allo schema, da considerarsi con beneficio d’inventario.










Alcuni presupposti:
  • Nicola Cusano (da Cusa, Cues, Krebs) [1401-1464]: vescovo che sostiene la coincidenza dei contrari nell’infinito (Dio).
  • Neoplatonismo fiorentino: Marsilio Ficino [1433-1499], Pico della Mirandola [1463-1494], Leonardo da Vinci [1452-1519]; utopisti1.
  • Neoaristotelismo e Pietro Pomponazzi [1462-1525]; realismo2.
Autori citati (o citabili) nel percorso:
  • Erasmo da Rotterdam [1469-1536]: utopista (almeno per l’Elogio della follia)
  • Nicolò Machiavelli [1469-1527]: realismo, con venature forse utopiche.
  • Thomas More (Moro) [1478-1535]: utopista, con venature realiste.
  • Francesco Guicciardini [1483-1540]: realista e pessimista.
  • Jean Bodin [1530-1596]: realista a difesa dell’assolutismo3.
  • Giovanni Botero [1544-1617]: realista a difesa della ragion di stato4.
  • Giordano Bruno [1548-1600]: utopista5.
  • Tommaso Campanella [1568-1639]: utopista.
  • Huig Van Groot (Ugo Grozio) [1583-1645]: giusnaturalista (realismo di parte progressista?).
  • Thomas Hobbes [1588-1679]: realista e pessimista.
Alcuni sviluppi successivi:
  • John Locke [1632-1704]: liberale (realismo di parte progressista?).
  • L’illuminismo (realismo di parte progressista?) e il dispotismo illuminato (realismo).
  • Rivoluzione francese: 1789-99 (realismo progressista che arriva all’utopismo rivoluzionario?).

Una utopia realizzabile è ‘moderata’ rispetto a una irrealizzabile, ma dal punto di vista politico o di chi la propone essa può avere aspetti niente affatto moderati.
Una utopia irrealizzabile è invece l’oggetto di critica di ogni realismo e particolarmente di posizioni di tipo pessimista. Del resto un autore utopista non attribuirà mai l’irrealizzabilità alle proprie posizioni, a meno che non stia cercando più lo straniamento del lettore che non la progettualità politica.
Il non essere ‘in nessun luogo’ (u-topos) può valere per il presente o in assoluto: se vale per il presente, si è di fronte a un progetto per il progresso futuro (utopia realizzabile), quindi ogni innovazione proposta è in qualche misura utopica; se invece si pensa che ‘non sarà mai’, si ha l’attribuzione di irrealizzabilità.
Il realismo può puntare al progresso e, dunque, pur partendo da analisi metodiche può giungere a proposte di volta in volta più o meno realizzabili (cioè più o meno utopiche). Allo stesso modo, una istanza utopica può includere sia analisi sistematiche della realtà politica, sia mettere in campo precise e razionali strategie di attuazione delle proprie tesi.

- note -

1. Il tema della centralità dell’uomo ha un forte slancio politico-ideale, è cioè un’utopia forse non percepita come tale.

2. Le diverse correnti dell’aristotelismo prevalgono in ambito accademico e non sempre si occupano di temi politici, ma le considererei come un tipo di realismo.

3. “Stato è il governo giusto esercitato con potere sovrano su diverse famiglie e su tutto ciò che esse hanno in comune fra loro”. Bodin, pur giustificando il potere assoluto e perpetuo del re di Francia, giunge all’individuazione di diritti inalienabili (libertà personale e proprietà).

4. Il gesuita Botero considera la ragion di Stato come mediazione fra etica e interesse politico; tuttavia, pur criticando l’immoralità del machiavellismo, arriva a considerare la religione come uno strumento di potere: in effetti nel XVI sec. fa parte della formazione dei gesuiti l’apprendimento di tecniche di convinzione delle masse dei fedeli.

5. L’affermazione dell’infinità dell’universo e dei mondi è di tipo astronomico; tuttavia Bruno non è un astronomo e i veri motivi di tale tesi sono teologici (l’infinità di Dio e le posizioni di Cusano), dunque l’assenza di centro e periferia possono avere anche risvolti politici.

Domenica, 26 gennaio 2003

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