Salpammo da Monte Carlo con il panfilo di Rachel
e con Lino, la sua guardia del corpo,
alle
sei
del mattino
del dieci luglio 2010.
Lei, una ragazza stupenda e molto ricca,
invitava
un essere
piccolo e ignobile come me per
affrontare il mare aperto e assieme visitare le
più
belle località
del Tirreno,
del Mediterraneo e dell'Atlantico, suonando e
cantando con la
sua orchestra e non
solo scrivere un racconto e poesie
durante il viaggio.
A comandare questo
mega yacht era il
capitano Michele Barletta,
i sottufficiali Vittorio
Ormezzano,
Renato Dello Stritto e il timoniere
Davide Bettin esperti lupi di mare i quali
non abbandonavano
mai i loro binocoli. A quell'ora il
cielo era terso e l'acqua uno specchio un'alba
così non si vedeva
da molto tempo.
A bordo di questo panfilo
non potevano mancare
i cuochi, i medici, delle persone
illustre
quali:
Piero e Alberto Angela, Filippa
Lagerback, Michelle Hunziker, Flavio Caroli,
Luciana
Littizzetto,
Luca Mercalli nonché il simpatico Fabio
Fazio e moltissimi altri.
Fra questi c'era anche
qualcuno molto sgradito di
cui non faccio i nomi. I medici
erano Giorgio
la
mamma Edda, il fratello Paolo (Giorgio
che era pure un ottimo chirurgo), Piera una
valida
dottoressa,
Simonetta, Barbara, Laura e infine Giovanna;
mentre il capo cuoco era Loris che
era affiancato
da Claudia
Festa e Giustino (chef e pizzaiolo di
bordo nativo di
Caserta) e molti
altri.
Cristina invece era la capo sala. Gli ospiti
erano molti e bisognava soddisfarli tutti.
Il nome dello
yacht era Desiderio.
Approdammo per breve tempo a Livorno e
poi
salpare
verso
la Costa Smeralda.
L'orizzonte era sgombro da nubi e a me sembrava
di essere in paradiso.
Ero lì attonito sul
pulpito di questo panfilo contemplando questa
immensità quando a un tratto
qualcuno
mi mise
dolcemente la mano sulla spalla
dicendo: "Stefano non hai fame?" Risposi:
no
per ora ancora no,
grazie. La sua mano si sollevò
lentamente dalla spalla e la voce se ne
andò lontana, lasciandomi
tranquillo ad ammirare questa stupenda
distesa d'acqua.
Mi sedetti
e
stetti ancora in quel luogo a
lungo pensando a chi avevo lasciato a
terra.
Sulla terra ferma non avevo lasciato nessuno
perché,
ancora adolescente ero rimasto
orfano
di padre e di madre e dei miei amici non ne
sapevo più nulla
perché si erano lasciati andare,
chi per l'alcool e chi per la droga.
A questo punto stabilii che per
me era più saggia questa decisione, allorché mi
imbarcai con
questi simpaticissimi compagni.
Arrivò il sottufficiale Renato mi disse
che avrei dovuto recarmi
al più presto sul ponte
di comando
perché ad attendermi c'era l'ultra miliardaria
Rachel la
quale desiderava assolutamente parlarmi.
Dissi a Renato: sì va bene vado subito
grazie.
Sul ponte c'era la bella Rachel accompagnata da
Loris la quale mi chiedeva molto cortesemente se
per
le ore
21:30 avessi potuto allietare la
serata
a questi simpatici ospiti. Dissi: "Oui
mademoiselle
Rachel le prometto che prima delle
21:30 i miei
colleghi ed io saremo tutti belli e
pimpanti, pronti a farvi ascoltare belle musiche
che mi auguro
apprezzerete. Francamente a me di tutta questa
farsa non m'importava proprio
nulla, però stetti
al loro
gioco. Non vedevo l'ora di approdare a Porto
Torres, perché si sarebbe
dovuta imbarcare Rosy con Gilberto per dare il
cambio a Marisa e Gisella.
Erano due espertissimi programmatori di computer
i
quali avevano la grande responsabilità
di
far sì che tutto andasse per il verso giusto,
bollettini meteo,
rotte, destinazioni, messaggi ecc.
Non mangiai quasi nulla perché la vita
a bordo di questo panfilo mi sembrava squallida
e dopo
il concerto
andato alla grande, andai di nuovo prua di
questo gigantesco yacht per meditare
su ciò che
per me sarebbe stato meglio fare: farla
finita o no. Stetti tutta la notte in solitudine
pensando al
mio futuro e poiché non trovavo una
risposta, decisi di rimettermi a terra per
riposare qualche ora.
Ormai la notte era fonda; di tanto in tanto mi
svegliavo e il mio essere
era tormentato al massimo.
Non riuscivo più a pensare nulla. Il
fragore delle onde, che ormai
diventando sempre più violente,
mi spaventavano a
morte. Udivo la voce di
quei
giganteschi
marosi
che molto lentamente si avvicinavano
all'imbarcazione.
Il
vento ululava come un
enorme branco di lupi assetato di sangue e
affamato di carne umana.
Ero disperato, gli spruzzi non smettevano
d'inondare il ponte. Solo verso le otto del
mattino
la
tempesta lentamente si placò e potei così
raggiungere la mia lussuosa camera e pensare.
Appena sdraiato qualcuno bussò alla porta. Era
la bella Rachel la quale mi chiedeva se avessi
avuto
paura durante la notte trascorsa in tempesta. Le
dissi: certo mia cara e tu?. Mi rispose
dicendo:
moltissimo
Stiv e non vedendoti pensavo che i flutti
t'avessero inghiottito ma ora che
ti ho rivisto,
sono felicissima. Oggi è il compleanno del
professor Giorgio e vorrei festeggiarlo,
sarai dei nostri?
Risposi: certamente, però in questo momento sono
un po' stanco e se
me lo
consenti vorrei
riposare
qualche ora.
La bella Rachel
chiese se fosse
potuta rimanere nella mia stanza perché si
sentiva sola e un
pò
depressa e non se la sarebbe sentita di rimanere
in mezzo alla confusione provocata dagli
ospiti
(se pur
molto simpatici). Le risposi: fa pure mia cara
amica, così posso sonnecchiare
tranquillo
sapendo che nessuno può farmi
nulla di male, perché per
una volta anch'io potrò
essere onorato
di avere la mia guardia del corpo personale.
Dopo qualche ora mi
svegliai e vidi con piacere che
Rachel era ancora accanto a me e intenta
alla lettura di un romanzo.
Le domandai: Donna
Rachel, non ti sei annoiata a stare qui per
vegliare su di me? Mi
rispose: tutt'altro anzi, se devo
essere sincera, nel vedere che riposavi
così rilassato, mi sono
assopita pure io per breve tempo,
dopo di che mi sono alzata e sono
andata a frugare fra i tuoi
romanzi e ho deciso di incominciare a
leggere "Tu ed io in crociera"
e se me lo consenti, devo
dire in tutta franchezza che mi affascina
tanto".
Risposi a questa
simpatica bimba: grazie
sono lusingato. Lei mi disse: è quasi l'ora di
pranzo,
vuoi che andiamo nella sala
ristorante per desinare? Certo con molto
piacere,
così possiamo
pure festeggiare il
compleanno del nostro chirurgo di bordo.
Rachel aggiunse che
ad assegnare
i posti di ciascun
commensale, aveva già provveduto Cristina (la
capo sala). Le dissi: va bene
mademoiselle Rachel
andiamo. Appena
arrivati salutammo tutti i commensali
i quali stavano
discutendo dei loro impegni
futuri. Ebbi l'onore di pranzare accanto alla
bellissima
Michelle
Hunziker, la quale sedeva
alla mia sinistra, scherzando in continuazione
con tutti. Alla mia
destra avevo come compagno
di tavola Fabio Fazio, seguivano Alberto Angela,
Flavio
Caroli,
Piero Angela, Luciana
Littizzetto, Filippa Lagerbak, Luca Mercalli e i
due ospiti
sgraditi.
Ovviamente
Giorgio (l nostro chirurgo) era al centro fra la
dottoressa Edda e il dottor Paolo (il
fratello). Tutti quanti
festeggiavamo il suo 50° anno, ed eravamo
molto affamati.
Rachel aveva dato l'ordine al capitano di
fermare il panfilo in un punto dove il
fondale
fosse
stato basso e far gettare l'ancora, dopo di che
con i sottufficiali Vittorio, Renato, il
timoniere
Davide e il resto dell'equipaggio a unirsi alla
nostra simpatica compagnia per dare inizio alla
festa. Dopo circa trenta minuti arrivò il
capitano scusandosi per il ritardo non dipeso
da lui ma
bensì da altri fattori riguardanti le condizioni
meteo, che non promettevano nulla di buono.
Dopo essersi tolto il cappello e baciato le mani
alle belle signore presenti, chiese il permesso
per potersi sedere e dare così inizio alla
festa. Alla fine dell'ottimo pranzo a base di
pesce
gustosissimo, di cui le mie tasche non se lo
sarebbero mai potuto permettere, arrivò Claudia
spingendo con grande classe un carrello che
sembrava d'oro con sopra una torta gigante e ben
decorata. Al suo fianco c'era Giustino (il
nostro chef e bravissimo pizzaiolo di bordo).
Nel frattempo, arrivarono pure
Cristina e Franca per dare una mano a Claudia
servendo un
ottimo dolce.
Alle 15.00 circa dalla sala computer, arrivò un
messaggio di S.O.S il quale sollecitava tutte le
imbarcazioni che si trovavano nel raggio di
20-30 miglia dal punto critico dando le
coordinate
e ulteriori ragguagli, di dirigersi quanto prima
al punto indicato. Un aereo con più di cento
passeggeri a bordo più l'equipaggio era stato
costretto a un ammaraggio a causa di un'avaria
a bordo. La festa ormai era finita e ne stava
per cominciare un'altra più triste.
Il primo ad alzarsi di scatto fu il festeggiato,
seguito subito dopo da tutta l'equipe medica a
bordo dello yacht. Erano tutti pronti a dare una
mano, pur non essendo dei medici, anche gli
ospiti più importanti. Non c'era persona che non
si prodigasse per aiutare (tranne quei due là,
i quali non facevano altro che bisticciare in
continuazione insultandosi a vicenda).
Immediatamente subito dopo che i bravissimi
sottufficiali ebbero fatto il punto nave,
Renato, il
quale non abbandonava mai il suo binocolo e
scrutava se in lontananza riuscisse a scorgere
qualche imbarcazione idonea per prelevare i
superstiti. Ad un tratto il suo volto da allegro
che
era, cambiò d'aspetto facendosi serio, cupo
brontolando qualcosa fra sé e sé poi mio disse:
mi
sembra di vedere solo un piccolo peschereccio
con degli uomini a bordo che
si agitano senza
concludere un gran che e due minuscoli
elicotteri che girano attorno all'aereo. Che
vergogna.
Il capitano, domandò in sala macchine se
stessimo navigando a tutta forza. Rispose
Franco, il
capo macchinista, dicendo che se l'avesse
desiderato i macchinisti potevano mandare i
motori
alla massima velocità, però sarebbe stato un po'
rischioso, dato che il vento era teso e il mare
incominciava
ad agitarsi.
Il grande lupo di mare disse: avanti tutta
accidenti chi è che comanda qui? Ne risponderò
io
personalmente qualora qualcosa andasse storto.
Si notava perfettamente che il capitano era
non poco nervoso e assai preoccupato per quella
povera gente.
Battendo fortemente il pugno
su
un tavolo situato sul ponte diceva: Preghiamo io
che si sia almeno salvato qualcuno.
L'espertissimo timoniere a grande fatica
riusciva a governare questo enorme bestione e i
suoi
occhi non smettevano di fissare la bussola
correggendo di tanto in tanto la rotta, dato che
il
ventaccio cambiava sovente direzione. E' proprio
in simili circostanze che si nota la bravura e
il sangue freddo di questi grandi uomini.
Arrivati sul posto trovammo proprio come ci
aveva
detto Renato. Infatti c'era solo un piccolo
peschereccio incapace però d'imbarcare tutta
questa
gente sventurata il cui nome era Siluro e due
minuscoli elicotteri. Il capitano capì subito
che a
quell'ora a navigare in quelle acque, non c'era
nessuna altra imbarcazione tranne la nostra.
Diede immediatamente le disposizioni per il
salvataggio.
Ringraziando buon Dio, tutti i passeggeri erano
salvi più i membri dell'equipaggio, grazie alla
bravura del comandante e del suo copilota. I due
eroi erano: Antonio Mazza il comandante e
quello del suo secondo Franco Rino. Lo scenario
era commovente.
Si udivano delle urla strazianti di
bambini e adulti che chiedevano aiuto perché
erano ancora
intrappolati all'interno della fusoliera.
I nostri valorosi marinai fecero tutto ciò che
era umanamente possibile. Calarono con molta
destrezza e rapidità le scialuppe di salvataggio
occorrenti. I nostri medici erano lì pronti per
accogliere e curare tutti. Per fortuna che nella
loro disavventura vi era solo qualche contuso e
nulla di più; erano tutti salvi. Issarono con
molta prudenza le scialuppe a bordo, dopo di che
il
compito più delicato era quello dei nostri
medici e in un secondo tempo anche di noi
ospiti.
Dal momento che questi sventurati amici avevano
oltre alle cure un gran bisogno di riposare,
all'unanimità decidemmo di offrire loro le
nostre camere,
tranne quei due sgraditi.
Loro non offrirono proprio un bel niente. Noi se
avessimo voluto riposare o dormire, avevamo
a disposizione i lussuosi divani, situati nelle
varie sale dello yacht, dal momento che eravamo
in piena estate, per cui faceva molto caldo, chi
lo avesse gradito poteva, per ordine di Rachel,
riposare o dormire sul ponte, a prua o a poppa.
Una volta che i marinai ebbero imbarcato tutti
i passeggeri dell'aereo, il capitano diede
l'ordine al sottufficiale Vittorio e al
timoniere Davide,
di dirigersi verso il porto più vicino della
Sardegna per raggiungere al più presto un
ospedale.
Quasi tutti, per non dire tutti, erano in stato
di choc. A bordo avevamo pure Giorgia, la quale
era laureata in psicologia che si rese il più
utile possibile, cercando soprattutto di
confortare i
bimbi che piangevano senza sosta.
Queste scene erano davvero strazianti e tutti
gli ospiti che la umile pur essendo ricchissima
Rachel dal cuore grande, aveva invitato su
questo panfilo, si prodigavano tutti, ciascuno
come
poteva, per coccolare questi fanciulli, specialmente
il gruppo femminile. Sembrava che fossero
le loro mammine e non li abbandonavano neppure
per un secondo inventando anche dei bei
giochi, facendo sentire musiche adatte a loro,
invece io recitavo loro poesie e favole sperando
che dimenticassero pian piano quella terribile
disavventura aerea. Lo yacht, intanto, stava
dirigendosi verso la Sardegna e precisamente a
Porto Torres. Arrivammo a Porto Torres dopo
alcune ore di navigazione. Ad attenderci c'erano
tutte le autorità del posto, giornalisti di vari
giornali locali e non, inviati di molte TV
private e tutte le reti RAI, radio, fotografi,
ambulanze,
pullman, dottori e infermieri. Vennero
trasportati tutti a Sassari all'ospedale SS.
Annunziata.
Le autorità dopo averci ringraziato molto, non
ci lasciarono partire subito perché dicevano che
secondo loro eravamo troppo stanchi per
riprendere la navigazione e che avrebbero
pensato
loro a mettere guardie fidate a custodire
l'enorme yacht e quindi ci suggerivano di
pernottare
all'Hotel Grazia Deledda a quattro stelle che si
trova a 400 metri dal museo Sanna.
L'indomani mattina, prima di riprendere di nuovo
il largo, ringraziammo tutti per la bella e
inaspettata accoglienza ricevuta, dopo di che
Rachel ci domandò se fossimo stati d’accordo con
lei per recarci in ospedale a salutare i nostri
nuovi amici.
All'unanimità rispondemmo:" Perfetto
mademoiselle Rachel andiamo pure quando lo
desidera.
La sua bontà e semplicità, ci commuove tanto".
Naturalmente all'appello mancavano come al
solito quei due là, ma poco importava. Arrivati
in ospedale, scambiammo tanti saluti, strette di
mano e indirizzi nonché i numeri telefonici. I
medici ci diedero anche il permesso di salutare
il
comandante dell'aereo Antonio Mazza e il suo
secondo
Franco Rino, ma solo per breve tempo poiché le
loro condizioni erano più gravi del previsto.
Alle undici del mattino di quello stesso giorno,
Rachel diede l'ordine al capitano di salpare e
di
fare rotta su Tolone, situato in una baia
rocciosa a 50 km da Marsiglia nel Mediterraneo.
Navigammo tutta la notte e parte del giorno
successivo ricordando quanto era accaduto.
Sbarcammo finalmente a Tolone senza altre tristi
esperienze e ad attenderci c'era un pullman
a due piani a dir poco favoloso, con tanto di
guida turistica, proveniente dalla mia stessa
città,
per illustrarci in maniera molto chiara e
semplice, i luoghi più belli e caratteristici
del posto.
Da grande curiosone quale sono e molto
sfacciato, domandai a questa gentil signora,
così in
gamba ad illustrarci tutto ciò che sapeva, come
si chiamasse. Garbatamente disse di chiamarsi
Lella e che ci avrebbe accompagnati con gran
piacere non solo a Tolone ma per tutte le intere
nostre vacanze. Ne fui felice perché questa
signora, oltre che brava nel suo campo era molto
simpatica, sorridente e scherzava volentieri con
tutti noi. L'autista era una bella ragazza dai
capelli lunghi e neri, quando si presentò, disse
di chiamarsi Gisella.
Disse inoltre che stava aspettando un secondo
pullman con una sua collega, ma che purtroppo
era in ritardo a causa di un piccolo guasto.
Quando arrivò il secondo pullman, scese dal
posto
di guida una stupenda ragazza dai capelli
castani, con bei riflessi dorati.
Si presentò a me dicendo: "il mio nome è
Giovanna e il suo?" Le risposi: m perdoni se le
darò
del tu; chiamami pure Etienne (Stefano in
francese). Mi rispose dicendo:" con molto
piacere
Etienne, ora però con il tuo permesso salirò
sulla mia sedia elettrica per condurvi all'Hotel
Holiday Inn Garden Court, a quattro stelle situato
tra la stazione ferroviaria e il porto. Se lo
desidererai, potrai sederti al mio fianco così
potremo chiacchierare un pochino. Purtroppo non
per molto perché l'Hotel non è molto distante da
qui. Ho capito che sei una persona simpatica
e senza secondi fini, quindi se lo vorrai ti
prego di
perdonarmi se parlo in questo modo ad uno
sconosciuto, ma mi sembra di conoscerti da
sempre, potremo prendere una camera in questo
bellissimo Hotel solo per noi e conoscerci
meglio. Le risposi: mia cara Giovanna non ho
parole
e sono sicuro che con l'aiuto che mi potrai
dare, avrò sicuramente molte più idee di quante
ne
ho avute finora. Qualcuno mise la mano sulla mia
spalla senza pronunciare nulla e voltatomi
vidi il volto di un simpatico personaggio da me
conosciuto. Era niente po po di meno che Fabio
Fazio, che avrebbe avuto piacere di sapere a che
ora saremmo potuti arrivare in Hotel.
In quel preciso istante Giovanna, molto
concentrata alla guida, dovette frenare
bruscamente,
perché due anziani signori stavano attraversando
tagliandoci così la strada e mandando Fabio
a sbattere contro il parabrezza del pullman
facendosi anche molto male. Giovanna non ebbe
neppure il tempo di scusarsi con l'infortunato,
che immediatamente entrarono in azione tre
bolidi, la bella alta e bionda Filippa, seguita
dall'affascinante Michelle, dopo di che piano
piano,
con passo felpato, arrivò la nostra Luciana che,
con il suo ironismo, si permise di inventare e
dedicare con tutto il suo cuoricino
a Fabio codeste e semplici parole: su mio
piccolo e tenero
Fabio, lasciati prendere fra le mie braccia,
cosicché possa riscaldare le tue stanche membra
per unirle alle mie e volare spensierati verso
il mare.
Arrivammo all'Hotel stanchissimi e affamati,
ricordo che i bagagli
stettero sui pullman ancora
per qualche ora, perché con il grande appetito
che avevamo, andammo immediatamente al
l'observatory il quale è il ristorante
dell'Hotel. Cenammo con prodotti francesi
preparati con
ingredienti di stagione della Provenza. Dopo
aver cenato, come per incanto, ciascuno di noi
sentiva dentro sé una forza che
gli consentiva di raggiungere il proprio pullman
e scaricare i
bagagli per poi portarli nelle proprie camere.
Ero preoccupatissimo perché avevo perso tutto,
non riuscendo a trovare nulla. Voltatomi vidi
Giovanna, la quale sbracciandosi e dolcemente
muovendo le dita delle sue mani mi faceva capire
che le valige erano custodite e ben chiuse a
chiave in un luogo ben protetto dell'Hotel, le
aveva portate lei a mia insaputa.
Dopo averla ringraziata moltissimo, decidemmo di
andare a letto e farci una bella dormita.
Il mattino seguente fummo svegliati da Lella la
quale indossava un bellissimo completo bianco
molto leggero,
informandoci che tutti quanti erano in
pullman e stavano aspettando solo noi.
Stropicciandoci gli occhi, saltammo giù dal
letto come razzi e senza neppure esserci lavati
il
viso, come due zombi, seguimmo Lella fino al
pullman. Giovanna rispetto a me, era molto più
sveglia e rilassata, solo perché aveva la
fortuna di avere 25 anni meno del sottoscritto.
Aprì la
porta dalla parte della guida del pullman, saltò
come un fulmine sulla sedia elettrica,
introdusse la chiave nell'apposito foro
sottostante il volante, avviò il motore e
partimmo con
Lella per visitare la città. L'elegante completo
che indossava Lella, si addiceva perfettamente
alle circostanze e al luogo in cui ci trovavamo,
suscitando così lo stupore e l'ammirazione di
tutti i presenti. Questa guida,
molto preparata ci fece pure visitare
i grandi cantieri navali e il
museo navale (personalmente rimasi più che
sbalordito). Piero e Alberto Angela,
assieme alla
nostra erudita guida, illustravano, in
maniera semplice e dettagliata, tutto ciò che
riguardava
i musei, mentre il professor Flavio con Lella si
alternavano illustrandoci in maniera ottimale,
tutto quello che le pinacoteche di Tolone
avevano di meglio da offrire.
Era bello vederli affiancati per illustrare così
bene i dipinti e le statue. Quello che mi
stupiva
molto, era il fatto che queste due persone, non
erano gelose minimamente l'uno dell'altra.
Una breve parentesi.
Quando sbarcammo a Tolone, trovammo numerosi
uomini e indossavano
una divisa un
po' strana ed erano armati fino ai denti, Rachel
li aveva assoldato in precedenza
per custodire la sua nave lunga circa 200 metri
e larga più di 30. Queste persone erano pure
esperte in arti marziali. Lo yacht era
ormeggiato alla banchina N.9.
Ora torno nel tema.
Tutto questo fu per volontà e bontà di Rachel la
quale aveva piacere oltre
agli ospiti, che prendesse parte tutto il suo
fidatissimo equipaggio, naturalmente se
l'avessero
gradito. I fidanzati Rosy e Gilberto erano
finalmente liberi dalle loro responsabilità e
potevano
come noi, godersi tutto questo ben di Dio per
qualche tempo. Dopo aver ammirato con stupore
le cose che Tolone ci aveva offerto, andammo in
Hotel a dormire e poi ripartire nuovamente
l'indomani per Parigi (naturalmente con Lella la
quale era una stupenda interprete e laureata
in lingue). In questa vasta città d'arte
e del vizio, ci fermammo parecchi giorni per
ammirare
tutte le sue bellezze. Nel frattempo la nostra
affascinante compagna di viaggio Michelle, non
che conduttrice televisiva, attrice, cantante e
modella, si innamorò perdutamente di Vittorio.
Il savonese Fabio, conduttore, imitatore
e
laureato in lettere, giornalista, mentre
ammirava le
stupende opere d'arte, si consultava con papà e
figlio Angela nonché con il
professore e critico
d'arte tutt'ora docente presso l'università di
Milano Flavio Caroli. La nostra simpatica e
tanto
graziosa Luciana invece, non stava mai zitta un
secondo. Ricordo che in qualche circostanza le
dissi: mia cara Luciana sai che sei proprio una
bella sagoma? Lei per
me era la mascotte della
nostra inseparabile compagnia.
Devo dire la verità, per tutta la durata delle
vacanze non la vidi mai triste e anche se lo
fosse
stata era perfettamente in grado di mascherarlo
benissimo. E brava Luciana.
Un'altra cosa vorrei aggiungere su Luciana,
oltre che ad essere diplomata in pianoforte è
pur
una doppiatrice, attrice, laureata in materie
letterarie, cabarettista e molte altre cose
ancora.
Io invece sono un povero diavolo diplomato in
contrabbasso e sconosciuto pittore paesaggista
e amante di paesaggi montani, terrestri,
lacustri e fluviali, ma soprattutto marini.
Ecco perché nei miei semplici scritti amo
raccontare e descrivere vicende vissute e
romanzate
in mare. Il mare è la mia forza, nonché la mia
vita. La nostra simpatica Luciana non vedeva
l'ora di risalpare per vedere posti nuovi
dicendo inoltre di non poter stare senza suonare
il suo
pianoforte. Sul panfilo infatti c'era un
pianoforte a coda Stanway che stava solo
aspettando di
essere suonato. Lei con il suo tocco magico e
grande sensibilità musicale, allietava
volentieri
le nostre vacanze in mare. Ricordo che per
festeggiare il compleanno dell'attore e
conduttore
TV Enzo Iacchetti, assieme al nostro gruppo
d'archi eseguimmo la Trota di Franz Schubert
(quintetto per pianoforte, violino, viola,
violoncello e contrabbasso in la maggiore, D 677
(l'unico quintetto che scrisse per
contrabbasso). Di Wolfgang Amadeus Mozart,
eseguimmo il
concerto Nr 25 KV 525 per pianoforte e
orchestra, il concerto per flauto e arpa k 313,
l'Ave
verum corpus k./kV 618 e il Panis Angelicus di
Cesar Franc, l'Ave Maria di Franz Schubert che
ebbi l'onore di
cantare, Irma era una cantante dall'ugola
d'oro di gran lunga superiore alla mia
la quale si esibì
con un'altra chicca di Mozart dal
titolo:" Exultate, jubilate k./kV 165. Filippa,
era la cronista di tutte le registrazioni e
filmati che venivano ripresi sia sulla terra
ferma che
in mare dalla nostra brava troupe televisiva.
Il nostro esperto meteo e climatologo che
viaggiava assieme a noi, simpaticissimo, come
del
resto tutta la compagnia e l'equipaggio,
(tranne quei due là), aveva accettato,
senza farselo
ripetere due volte l'invito di Rachel solo
perché qui diceva, in barba a tutti avrebbe
finalmente
potuto rilassarsi senza fare nulla. Infatti era
sempre spaparanzato al sole ed era abbronzato.
Ogni tanto mettendo le braccia dietro la nuca
diceva :ora sì che sono in vacanza e me la godo.
Ho lavorato come un negro tutto l'inverno, ora
tocca a voi: sbrogliatevela.
Voglio mangiare, bere e rilassarmi il più
possibile perché sono certo che quando questo
sogno
svanirà, dovrò rimboccarmi di nuovo le maniche
per cercare di sbarcare il lunario quotidiano.
Ora lavorate pure voi non sarò certo io ad
intralciarvi il cammino. A Parigi c'erano molti
Hotel
ma Rachel, non sapendo quale scegliere, si fece
consigliare da Lella e decise
che per noi e per
le sue tasche andava più che bene l'Hotel
Napoleon a cinque stelle situato vicino all'arco
del
trionfo. Il giorno dopo Lella ci fece visitare
molte cose fra le quali i monumenti come Le
Folies
Bergère il quale è un teatro di varietà dove si
eseguono operette, balletti ecc. e Music-hall.
Andammo pure al Moulin Rouge situato nel famoso
quartiere a luci rosse vicino a Montmartre.
La nostra Lella ci condusse dopo alcuni giorni,
la riva destra della Senna per farci ammirare le
opere d'arte esposte al museo del Louvre.
Bighellonando qua e là per Parigi, incontrammo
il
simpatico Enzo Iacchetti assieme al suo gruppo
musicale e il burlone Ezio Greggio, conduttori
di striscia la notizia. Dopo esserci salutati,
qualcuno di noi chiese loro cosa stessero
facendo in
quella città, bella sì ma anche del vizio. Enzo
prendendo la parola disse:ragazzi proprio ieri
si
è conclusa la nostra stupenda tournée e ora con
rammarico devo dire la verità: ci sentiamo
soli, perché dopo aver fatto divertire il
pubblico, ora non ci rimane altro da fare che
rientrare
in patria per studiare come soddisfare i nostri
fans futuri e riprendere le forze dopo le grandi
fatiche. A
questo punto entrò in scena Michelle con tante
belle moine come solo lei sa fare.
Puntando il dito indice della sua mano destra
verso il volto di Ezio gli disse: guarda mio
caro
Ezio che se tu, Enzo e tutta la vostra compagnia
non vi
aggregherete a noi per proseguire
queste vacanze da sogno, col cavolo che mi
vedrai ancora a Striscia con le tue belle
veline.
Al che Ezio con aria stupita ma soddisfatta
disse a Michelle: si bambolona; con la tua
strategia
femminile mi hai convinto e cercherò di
convincere pure i miei compagni a venire in
vacanza
con voi,
però adesso esigo che tu mi dia una risposta
immediata. Quando pocanzi puntasti il
tuo bel ditino davanti a uno dei miei due occhi,
volevi per caso accecarmi?
Michelle rispose
dicendo: certo
che no, volevo solo farti arrabbiare un po' e
convincendoti a venire con tutti noi
alle isole Canarie e forse ci sono riuscita con
la mia astuzia femminile.
Ora non mi rimane altro da fare se non quello di
prostrarmi innanzi a te e chiederti perdono.
Quantunque la nostra cara Michelle era sempre
innamorata pazza di Vittorio. Silvia, un altro
grazioso personaggio dal volto sereno non che
una validissima bibliotecaria a bordo di questo
meraviglioso yacht, timidamente si avvicinò a
Rachel e con la sua dolce e fievole vocina le
sussurrò all'orecchio: Escusez moi mademoiselle
Rachel, con il suo permesso, potrei andare in
qualche libreria vicina per acquistare alcuni
libri mancanti per poi inserirli in quella
vastissima
biblioteca a bordo della sua stupenda nave?
Rachel quando udì le belle e toccanti parole
uscite
dal cuoricino della piccola Silvia, si commosse
non poco e pianse. Silvia essendo una ragazza
sensibile e dal cuore tenero, vedendo la sua
datrice di lavoro piangere, non seppe trattenere
le lacrime. Estrasse dalla
tasca un fazzoletto di pizzo
ricamato a mano dalla sua cara mamma
e donatole prima di imbarcarsi con noi.
Tenendolo dolcemente fra le dita, chiese a
Rachel: " signorina mi permette di asciugare le
sue
lacrime e di rifarle nuovamente il trucco?
Rachel rispose: Silvia fa pure come credi
però d'ora
in poi ti ordino di darmi del tu e di
considerarmi come una delle tue migliori amiche.
Silvia le
disse: " Grazie di cuore, tu sei sempre stata
amica mia; sono felicissima".
Si abbracciarono amichevolmente come si fa fra
donne. Rachel disse a Silvia:" Lo so di essere
molto ricca e bella, però ti prego di non
considerarmi la tua datrice di lavoro, perché
pure io
come tutti voi, ho un cuore, vi stimo
moltissimo, dandovi tutta la mia fiducia. Voi
assieme a
tutti i membri dell'equipaggio, siete ormai la
mia famiglia e vi ringrazio infinitamente.
Grazie
tante per il trucco e promettimi che non dirai
nulla a nessuno che ho pianto perché non vorrei
che fra non molto tempo si prendessero gioco di
me. Ora va e compra tutto quello che ritieni
opportuno avere, ampliando così la nostra
biblioteca. Ti raccomando inoltre di comprare
molti
libri per bambini perché quando andammo a
soccorrere i passeggeri caduti in mare, c'erano
molti bimbi e la nostra biblioteca era sfornita
di testi contenenti delle favole.
Ecco un assegno,
metterai poi tu la cifra anzi, se accetti e mi
vuoi come compagna verrei con te così potrò dare
una sbirciatina e se troverò qualcosa di
interessante me la comprerò. Desidero inoltre
entrare
in una profumeria, la migliore di Parigi, perché
ho deciso in questo istante di fare un omaggio
a tutti e all'equipaggio un aumento dello
stipendio, come
pure a te, tranne quei due là i quali
non smettevano un attimo di insultarsi a vicenda
spintonandosi e facendo a gara chi sarebbe
andato a sbattere contro il muro per primo. I
nostri ospiti non sentiranno la nostra mancanza
per così poco tempo. Avvisa Lella e Lino che
sarà la nostra guardia del corpo di venire con
noi,
potrà esserci di grande aiuto, dato che conosce
la città come
le sue tasche. Dille di prenotare
un taxi, perché qualche spicciolo
per pagarlo mi è ancora rimasto.
Su chiama subito Lella e andiamo perché non ho
più voglia di stare qui; presto o faremo tardi.
Dopo alcune ore, Rachel, Lella, Silvia e Lino,
scesero dal taxi e l'autista aprì il baule
dell'auto,
quindi scaricarono tutto ciò che esso poteva
contenere. Caricarono tutti gli acquisti nel
vano
bagagli sottostante dei pullman pronti a
riprendere il viaggio e arrivare così al porto
di Tolone,
dove era ormeggiato e ben custodito lo yacht.
Salpammo verso le ore ventitre di quello stesso
giorno, augurandoci di raggiungere al più presto
L'Atlantico. Dopo aver cenato Lella distribuì a
ciascun commensale il regalo che la
generosissima Rachel aveva comperato per tutti,
inclusi
tutti i membri dell'equipaggio al quale voleva
molto bene e stimava moltissimo.
A un certo punto Silvia si congedò da noi,
perché non vedeva l'ora di andare in biblioteca
e
sistemare in maniera accurata i preziosi libri
acquistati a Parigi. Dopo qualche minuto,
anch'io
mi congedai dalla simpatica compagnia per andare
da Silvia in biblioteca perché entrarono in
me alcune idee per continuare il racconto
iniziato subito dopo la partenza da Monte Carlo,
per
cui avevo bisogno di assoluto silenzio e
concentrazione.
Sapevo con certezza che lo avrei sicuramente
trovato nella sala di lettura della biblioteca
in
qualche angolino tranquillo. Riuscii a buttare
giù qualche appunto per circa due orette, dopo
mi addormentai sul tavolo. Al mio risveglio non
ero solo,
perché accanto a me c'era una bella
sbinfera, la quale stava leggendo uno spezzone
intitolato "Vacanze in mare". A questo piccolo
fiore dissi: "perché non sei a letto?"
Dolcemente mi rispose: " sai mio caro Etienne
dopo che ti
congedasti da noi ero un po' preoccupata per te e
pensavo che qualcuno di noi ti avesse ferito
con qualche frase poco gradita, e quindi non
riuscendo
a chiudere occhio per tutta la notte, mi
alzai e subito andai nella tua stanza, ma
vedendo il tuo letto non sfatto, mi preoccupai
non
poco e mi misi subito alla ricerca della tua
persona.
Quando finalmente ti vidi non ebbi il coraggio
di svegliarti, mi sedetti al tuo fianco e
aspettai
che ti svegliassi, mi permisi di leggere una
parte del romanzo, ti domando scusa e prometto
che non succederà mai più. Sai quello che penso
di ciò che ho letto, non è per niente barboso,
continua così e se lo desideri mi piacerebbe
esserti vicino ad osservarti mentre pensi e
scrivi.
La mia mano,
prese dolcemente la sua e stringendola
senza farle alcun male le dissi: Rachel
carissima le parole che hai pronunciato pocanzi
mi hanno commosso e sarò onorato di avere
accanto una bella bimba a tenermi compagnia
nonché a correggere degli eventuali miei errori
ortografici". Erano ormai le 8.45 del mattino e
dopo aver discusso a lungo avevamo bisogno di
un'abbondante colazione per riprendere le forze.
Mi voltai e vidi Silvia che stava svegliandosi.
Aveva sgobbato pure lei come me tutta
la notte per sistemare e catalogare le numerose
opere
acquistate, dopo di che essendosi stancata non
poco decise di riposare un pochino sul morbido
divano della biblioteca, facendosi cullare dalle
onde ancora non molto grandi e con l'ausilio del
rollio dei motori della nave. Rachel telefonò in
cucina chiedendo se fosse stato possibile avere
tre abbondanti colazioni. Dopo quindici di
minuti bussando e chiedendo permesso si presentò
Claudia e Franca
assieme a Giustino augurandoci il buon
giorno e una buona colazione, disse
inoltre che il cielo era grigio e il mare
sarebbe peggiorato nel corso della giornata.
Il pronostico di Claudia era esatto, infatti
verso le 18 il cielo da grigio che era nella
mattinata,
diventò a poco a poco, nero come il nero avorio
che usano i pittori per dipingere le loro tele.
Si scatenò quasi all'improvviso una tempesta
tremenda la quale faceva dondolare
l'enorme
yacht da destra a sinistra, in su e in giù.
Quella sera e gran parte della notte fu una tra
le peggiori nottate passate durante le vacanze.
Ad un certo punto Michelle decise di entrare in
biblioteca e di leggere qualcosa per vedere se
leggendo le sarebbe passata la fifa. Fu un buon
rimedio e lo seppe trasmettere al resto della
compagnia (tranne a quei due là, ormai
soprannominati da me come i due falabrac,
Luciana
conosce molto bene il significato di questa
parola e quando avrà tempo e voglia, lo
spiegherà
meglio di me in un prossimo futuro).
Il capitano esperto lupo di mare, come pure i
nostri sottufficiali diede l'ordine in sala
macchine
di ridurre al minimo la velocità e al timoniere,
di essere pronto a virare velocemente tutto a
dritta per cercare in qualche modo di prendere
le onde non di fianco che avrebbero fatto quasi
sicuramente ribaltare lo yacht, ma di punta.
Questa manovra non fu per nulla semplice anche
perché, oltre alla grandine, il ventaccio
cambiava sovente direzione. Il capitano, molto
calmo
ma deciso, aspettò il momento ottimale poi, con
voce possente e decisa disse al Davide: "Ora,
tutta barra a dritta svelto".
Aspettò che lo yacht si fosse posizionato con la
prua verso le altissime onde per prenderle di
punta, poi con un sospiro
di sollievo mise la mano sulla spalla del
bravissimo timoniere Davide
e gli disse: " ce l'abbiamo fatta, complimenti
sei stato pronto ad eseguire il mio ordine; sei
un
vero lupo di mare. Non dimenticare mai che
abbiamo una grande responsabilità ed è quella di
assicurare sia ai passeggeri sia a tutti i
membri dell'equipaggio una navigazione il più
possibile
tranquilla e sicura.
Se sei terrorizzato e hai paura non la devi
trasmettere a nessuno, tienila dentro te
sperando
che ti passi il più presto possibile. E' per
questo che mademoiselle Rachel ci paga più che
bene
dandoci tutta la sua stima. Cerchiamo quindi di
non deluderla. Dopo che il capitano ebbe finito
di parlare, prese la parola Renato dicendo: un
bel discorso capitano complimenti.
Michele dopo aver ringraziato Renato,
rivolgendosi al suo secondo disse: ora la
navigazione è
più sicura prenda lei il comando, vorrei
scendere e vedere come stanno i nostri
passeggeri; ci
vedremo presto e se avrete bisogno di qualche
consiglio non dovrete far altro che chiamarmi.
Una gran parte degli ospiti era in sala lettura
cercando di leggere qualcosa per far passare la
paura di dosso. Dialogò con molti dicendo
loro che il pericolo era scongiurato. Parlò
anche con
Rachel dicendole che fra un giorno o due, tempo
permettendo, avremmo raggiunto lo stretto
di Gibilterra e sostare nel porto per fare
rifornimento di carburante e generi alimentari:
molto
bene signor capitano rispose Rachel e
complimenti a tutti voi che siete sul ponte di
comando e
a volte dovete prendere decisioni immediate come
quella che avete appena preso; avete tutta
la mia stima. Dopo essersi salutati, Michele
vedendo che stavo scrivendo, si avvicinò e mi
domandò: Buon pomeriggio caro professore nonché
scrittore, potrei sapere cosa sta scrivendo
di bello? Risposi: "Buon pomeriggio a lei
capitano certo che glielo dico. Sono alle prese
con un
racconto che m'affascina molto il suo titolo è:
"Vacanze in mare". Mi domandò: posso sedermi
per leggerne qualche pagina?" Risposi: prego si
accomodi. Non fiatò per una ventina di minuti,
poi mi guardò con aria soddisfatta disse: "
Complimenti, noto con interesse che il romanzo è
proprio basato su questa crociera citando pure
tutti i personaggi presenti a bordo e anche me.
All'improvviso dovette interrompere la nostra
interessante conversazione, venne chiamato da
Vittorio. Scusandosi mi disse che era atteso
quanto prima sul ponte di comando dai
subalterni,
per prendere decisioni importanti sulla rotta da
seguire durante la navigazione, quindi salutò
e se ne andò.
La tempesta non accennava minimamente a placarsi
anzi, si aveva la netta impressione che
stesse aumentando di minuto in minuto. La
fortuna fu che il sangue freddo, accompagnato
dalla grande esperienza del capitano e dei
sottufficiali presenti sul ponte, con molta
destrezza
riuscirono in qualche modo a far sì che questo
gigante del mare obbedisse docilmente ai loro
comandi. Gli ospiti erano quasi
tutti lì, attoniti e terrorizzati
facendosi coraggio l'un con l'altro,
eccetto quei due là. Ad un certo punto, mi
sentii poco bene dicendolo a Flavio Caroli, il
quale
preoccupato mi domandò: che cosa si sente? Mi
dica i suoi sintomi.
Con un filo di voce risposi: respiro a fatica,
ho dei fortissimi spasmi al petto, il braccio
sinistro
mi fa molto male, lo sento indolenzito e avverto
un formicolio alle dita della mano, la prego
chiami aiuto. Flavio non esitò un secondo e da
buon amico, informò immediatamente i medici
che navigavano con noi. I primi ad
arrivare in soccorso furono la dottoressa Edda e
il figlio
Paolo seguiti da Simonetta e Piera. Giorgio
invece era impegnato in infermeria con Giovanna,
Barbara e Laura
per medicare chiunque ne avesse avuto
necessità.
Fui subito portato in infermeria dove venni
sottoposto a vari esami i quali diedero un esito
per
nulla soddisfacente. L'equipe medica, dopo
essersi consultata attorno ad un tavolo per
diverse
ore, all'unanimità stabilì che il mio cuore, non
riceveva abbastanza sangue e non riusciva a
pompare in maniera ottimale e quindi funzionava
solo una minima parte di esso, esattamente
un quarto. Decisero così di trasportarmi
d'urgenza con l'elicottero dello yacht all'ospedale
di S.
Bernardo a Gibilterra perché sullo yacht non
erano attrezzati per interventi del genere.
Purtroppo, anche se tutto era pronto per il
trasporto, dovettero aspettare che la tempesta
si
placasse perché l'elicottero
potesse alzarsi in volo, dato che le raffiche di
vento erano molto
forti. Ricordo che Alberto si preoccupava molto
per me non facendo altro che uscire dal luogo
in cui si trovava per andare da Rosy e Gilberto,
responsabili della sala computer, per chiedere
loro cosa trasmettesse in quel momento il
bollettino meteo. Dopo essere andato su e giù
per
parecchie volte fra il ponte di comando e la
sala computer, arrivò finalmente una bella
notizia.
Rosy trasmise al capitano che in mattinata
saremmo sicuramente entrati in una vasta zona di
alta
pressione, per cui il tempo sarebbe sicuramente
migliorato, potendo così far decollare
l'elicottero. Intanto la tempesta continuava ad imperversare
insistente e abbondante su noi,
senza un attimo i tregua. Ad un certo punto
arrivò il capitano dicendo: signori state
tranquilli,
si ballerà solo più per poco.
Nel frattempo uno di quei due là a forza di fare
il cretino con l'altro andò a sbattere contro la
parete dove erano esposti i miei dipinti,
vomitando sopra ad uno di essi intitolato "Al
chiaro di
luna" da me copiato da un pittore californiano
dal nome Anton Gutknecht, raffigurante la luna
che si rispecchiava in mare a Monterey ad una
determinata ora della notte. Il vomito di quel
cretino, oltre ad aver rovinato il mio dipinto,
spruzzò a terra come una fontana, formando così
una bella pozzanghera sul pavimento. Uno di quei
due imbecilli, prendendo l'altro deficiente
sotto braccio, cadde a terra finendo così l'uno
sull'altro e sbattendo il muso sul vomito e cosi
non ebbero più la voglia né il tempo di rompere
i marroni al loro prossimo.
Verso le 9 del mattino l'elicottero riuscì
finalmente a decollare con me a bordo, assistito
dal
dottor Paolo, le dottoresse Simonetta e Barbara
per recarsi all'ospedale di San Bernardo a
Gibilterra. I bravi cardiologi del reparto di
emodinamica diagnosticarono che soffrivo
di angina
pectoris instabile, tentando così di intervenire
facendomi una coronografia. Con il liquido di
contrasto videro che avevo una coronaria
occlusa.
L'intervento riuscì perfettamente senza
squartare. Dopo alcuni giorni di navigazione,
arrivò
anche lo yacht senza incidenti a Gibilterra,
dove Alberto Angela assieme a Rachel, Claudia,
Irma e Daniela vennero in ospedale a prendermi
per condurmi a bordo del Desiderio.
Dopo aver fatto rifornimento di prodotti
alimentari e di carburante, eravamo di nuovo
pronti a
solcare le acque dell'Atlantico per raggiungere
l'arcipelago delle isole Canarie e approdare al
porto di Tenerife. Era ormai notte fonda e di
preciso non ricordo l'ora, ma sicuramente dopo
le
tre del mattino. Non riuscendo a prendere sonno
decisi di andare a prua e appoggiandomi qua
e là delicatamente al pulpito dello yacht per
ammirare una minima parte di questa immensa
volta stellata soprastante questo mare d'olio.
Non mi sentivo per nulla bene. L'inguine destro
mi doleva molto e avevo
l'impressione di morire. Non stavo bene in
nessuna posizione, quindi,
non capendo nulla, chiusi gli occhi e piansi dal
forte dolore. Ancora ora non riesco a capire il
perché non domandai aiuto. Mi trovavo lì, solo
come un cane a contemplare tutto quello che il
Signore aveva creato e che dolcemente infondeva
tanta gioia e pace nel mio cuore.
Ero sempre in quel punto, appoggiato a questo
pulpito e non mi sentivo più solo perché dentro
me, era entrato lui a consolarmi e a darmi tanto
coraggio. Sentivo che lui era il vero amico il
quale non mi abbandonò mai né durante e né dopo
il viaggio. Ad un certo punto, sentii una
voce proveniente dal ponte di comando, era il
sottufficiale Renato il quale mi invitava a
salire
per dialogare. Accettai e andai da lui dopo di
che mi domandò: "non riesce a prendere sonno?
li risposi: mio caro marinaio, lei non può
sapere cosa sto provando in questo momento, ma
la
prego mi dica. Lui con molta discrezione e
semplicità espose quello che aveva in mente e mi
disse: questa notte sono di turno, dato che
oltre ad essere un sottufficiale di marina sono
pure
un grande appassionato di astronomia e durante
le circumnavigazioni, quando le notti sono
stellate come questa, resto
affascinato e mi piacerebbe trasmetterle
tutto quello che so.
Inevitabilmente sotto un cielo così
nasce una confidenza che porta subito a
darci del tu. In via
confidenziale chiamami
pure Renè le beau (Renato il bello).
Al che gli risposi: Tu sai del mio
intervento, però ora non mi va di stare in piedi
per cui fammi sedere e ti ascolterò.
Questo amante di astronomia, conoscitore delle
costellazioni, insegnava molto volentieri a chi
l'avesse desiderato, far conoscere il cielo.
Quindi dopo qualche minuto mi disse: Guarda
Stiv!
puntando
il dito indice verso una stella, quella è la
polare,
la stella alla quale tutti i naviganti
fanno ancor oggi riferimento. Dopo essere
rimasto
ancora sul ponte a dialogare con questo
simpaticone, arrivò il capitano e gli disse di
andare pure a letto, perché fra non molto
sarebbe
arrivato il cambio e che per il momento,
ci avrebbe pensato lui.
Si erano ormai fatte le nove
del mattino e
quindi ci salutammo augurandoci una buona
giornata.
Mentre stavo scendendo
per raggiungere la mia
camera, vidi avvicinarsi le dottoresse Giovanna
e Laura chiedendomi
cosa stessi facendo in quel
luogo. Risposi loro che piano piano e con
l'aiuto di
Dio, mi stavo
rimettendo e non vedevo l'ora di
sbarcare al porto di Tenerife, per visitare
questa
splendida
città. Ci salutammo e andai
immediatamente a coricarmi perché il sonno
aveva ormai
preso il
sopravvento.
Verso le dodici, mi svegliai perché qualcuno
bussava alla porta. Dissi: avanti entri pure.
Erano
Piero e Alberto, accompagnati dall'affascinante
Michelle e Luciana dicendo: Come sta il nostro
convalescente? Risposi:
" leggermente meglio
grazie". Prese la parola Alberto dicendomi: Ti
salutano tutti e noi siamo qui per tenerti
compagnia così parleremo un po'.
Dopo aver dialogato, Luciana chiese
se avessi voluto alzarmi per andare a pranzare.
Le risposi
di
si, ma non appena mi alzai vidi tutto girare
attorno a me e le dissi: "Luciana mi gira tanto
la testa
e non credo di potercela fare a venire assieme a
voi scusami, rimarrò qui e aspetterò
che mi
passi".
Lei mi disse: ma neanche per sogno attaccati a me,
sarò io a sostenerti fino al
ristorante fatti
coraggio
e andiamo perchè tutta la compagnia vuole
vederti. Facendomi forza
a gran fatica mi
alzai, lei mi
prese sotto braccio e ci avviammo verso il
ristorante.
Rimasi colpito dal grande gesto di
Luciana.
In quel frangente capii che pure lei era
e rimarrà
per sempre una persona molto speciale.
Non si vergognava minimamente di prendere sotto
braccio un essere insignificante e ignobile come
me per condurlo a pranzo. Questa fu la prima
volta che vidi il simpatico volto di questa
persona serio e fiero di sé.
Volle aggregarsi
anche
Michelle tendendomi la mano e assieme
andammo.
Dopo
aver pranzato, mi congedai dalla
compagnia per andare in camera a riposare e se
mi
fosse stato possibile, continuare a scrivere quello
schifo di" Vacanze in mare". Arrivai innanzi
alla porta della
camera e dopo aver esitato un attimo,
presi una decisione ed
entrai. Dapprima
guardai il letto e
dopo averlo fissato a lungo, mi spiacque
disfarlo. Decisi dunque di prendere
carta, penna
e mi recai nuovamente a prua di questo, definito
ormai da me, transatlantico dei
desideri.
Arrivato sul luogo da me desiderato, notai che non ero
il solo a voler contemplare
questa immensa massa
di H2 0 (acqua).
La giornata era meravigliosa e
il cielo
di un color turchino che solo un pittore l'avrebbe potuto
trasferire sulle proprie tele.
Questo mare sembrava docile e fragile come un
agnellino e non
incuteva più terrore ma infondeva
dentro me, tanta
pace e
serenità nell'anima.
Guardandomi
attorno, non vedevo altro che
cielo e mare.
Mi trovavo lì solo e stanchissimo
per non aver chiuso occhio tutta la notte. Decisi di sedermi e
meditare
qualche istante, per poi continuare il mio
racconto.
Mi voltai per scegliere un posto
idoneo dove
poter scrivere. Rimasi colpito nel vedere che
proprio innanzi a me si trovava una
bella signora dai
capelli lunghi e biondi come un campo di grano a
primavera. Indossava un
vestitino molto leggero dal
color terra verde antica con l'aggiunta di terra
d'ombra naturale.
Calzava un bel paio di sandali
color testa di moro e la brezza che
avvolgeva il suo viso, faceva
ondeggiare i suoi bei capelli al
vento, come pure la sua gonna.
L'aria era calda e già si sentiva profumo
di Canarie. Era Lella la nostra bella guida
turistica.
Mentre la osservavo, notai che dai suoi occhi
sgorgavano alcune lacrimucce. Mi meravigliai e
le dissi: buongiorno Lella, noto che sta piangendo,
potrei sapere il motivo che la rattrista così
tanto?
Lei singhiozzando mi disse: mio caro Etienne
il motivo è questo, ma la prego si sieda e
glielo spiego. Piango perché ho paura di non farcela
quando arriveremo a Tenerife, a spiegarvi
tutto
quello che so su questo luogo stupendo, perché ho
dei tristi ricordi. Fu proprio a Tenerife
che
conobbi il mio amore e dopo poco tempo, mi lasciò per
un' altra. E quindi tutti i luoghi che
dovrò
illustrarvi, mi ricordano lui. Al che estrassi un
fazzolettino dalla tasca e le domandai se
avessi
potuto asciugarle il viso. Con un filo di voce mi disse:
prego Etienne faccia pure se lo
desidera poi
però posso restarle accanto per osservarla mentre lavora al
suo romanzo?
Le risposi dicendo:
naturalmente,
lei con il suo savoir-faire mi lusinga, però quando
pocanzi la
vidi piangere, mi commossi e a stento
riuscii a trattenere le lacrime pure io. Pensavo,
che se
lo gradisse, potrei dedicarle una poesia.
Avrei già in mente il testo e il titolo potrebbe
essere:
"Portami via con te". Lo scriverei qui
al suo fianco, però prima mi faccia la solenne promessa
di
non piangere più, perché quello è solo un triste
ricordo da
dimenticare.
Mi disse:
glielo prometto
Etienne, però ora a lusingarmi è lei. Non me lo
sarei mai aspettato di
essere al centro
dell'attenzione, la prego sono ansiosa incominci
pure a scrivere, me ne starò
qui buona buona ad osservarla. Le
risposi dicendo:" Va bene Lella però mi assicuri
che non
piangerà più perché le sue calde lacrime,
se pur belle, incomincerebbero a fare anche
effetto
su di me commuovendomi non poco". Incominciai
con queste parole:
Portami via con te
Dolce angelo mio, fammi salire sulle tue
leggerissime ali di farfalla.
Tu ed io voleremo verso
spazi
infiniti alla ricerca di nuovi mondi, quei mondi
che sanno di favola,
dove tutti gli spiriti
buoni godono di una pace
immensa e indescrivibile.
In quei luoghi così belli, non esiste odio, ne
delinquenza, non regna altro che pace e amore
gli
uni
verso gli altri. Questo luogo così magico, per
ora lo custodisco nel mio cuore, aspettando
da un
momento all'altro che il mio piccolo fragile
fiorellino mi prenda con se e mi tenga stretto
stretto
fra i suoi profumatissimi petali che sanno di
rosa, per volare verso spazi celestiali dove
nessuno
potrà mai più farci soffrire. Portami
via con te.
Quando finii di scrivere, Lella se ne accorse e
mi disse:" Scusi la mia indiscrezione
professore,
dalla
sua espressione ho capito che ha ormai
finito di scrivere potrei leggere ciò che ha
scritto.
Le
risposi: Certo Lella, le dirò inoltre che
si meriterebbe molto di più di ciò che sono
riuscito a
scrivere
in questo lasso di tempo. Comunque per
conto mio non è un gran che: ecco tenga e
legga
pure.
Quando ebbe finito di leggere, mi
consegnò il manoscritto e tacque.
Poco dopo
reclinò il capo, poi
appoggiando dolcemente i gomiti sulle
ginocchia e coprendosi gli
occhi con il palmo
delle mani,
scoppiò in lacrime.
Per non peggiorare la situazione non
le dissi
nulla. Ogni tanto mi voltavo per
guardarla, non piangeva
più ma mi fa faceva tanta tenerezza.
Avrei voluto consolarla ma non trovavo le parole
adatte alla
situazione. Ero quasi certo che
nella mia
poesia dovevo aver scritto
qualcosa di
sconveniente nei suoi riguardi. Decisi
dunque
di alzarmi per andare a riposare un
pochino su un altro divano, per poi continuare il
racconto.
Non appena mi alzai, sentii la calda
voce di Lella che
mi chiamava dicendo: Dove vai? Risiediti
perché ho qualcosa da dirti. Dopo essermi
nuovamente seduto le domandai: dimmi pure Lella,
dove ho sbagliato? Mi rispose dicendo:
non hai
sbagliato
proprio nulla.
Con le tue
belle frasi, sei
riuscito a toccare il mio cuore tanto fragile e forse
impreparata per
ricevere complimenti
simili. Non cambiai posto, ma rimasi a
riposare accanto a
Lei per poter
conversare su vari argomenti. La
brezzolina che avvolgeva le nostre membra era
veramente
gradevole e nessuno di noi se la sentiva
di dire all'altro: Vuoi che ci alziamo e
raggiungiamo
la
sala ristorante per pranzare?
Lei non
aveva il coraggio di dirlo e neppure io, perché
il venticello e il
caldo sole che ci stava
abbronzando
bastavano loro a saziarci.
I bellissimi occhi di Lella erano
socchiusi e lei assopita,
lasciandosi così
accarezzare teneramente da
questo venticello prodotto in parte anche
dalla
velocità di questo favoloso yacht. Tutto
quello che
vi
sto narrando era a dir poco romantico e
ci sembrava irreale. Infatti sembrava di vivere
in un bel
sogno.
Ricordo che fra i nostri
molteplici dialoghi le dissi: non essere
triste tu sei una guida
stupenda,
carina e molto erudita. Fino ad
ora te la sei sempre cavata benissimo. Tutti noi
siamo
contenti
del tuo operato e ti stimiamo
tantissimo io per primo. Non lasciare che lo
sconforto prenda
il
sopravvento perché mi rattristerei
moltissimo anch'io ma gioisci perché fra poco arriveremo
a
Tenerife e avrai il grande compito di
illustrarci tutto su questa magnifica città. Dal
canto mio
ti
prometto che non farò parola con nessuno
sui nostri segreti, però cerca di essere in
forma
perfetta
e smagliante come quando eravamo a
Parigi.
Come avrai notato, tutti siamo
un'allegra compagnia, tranne quei due là. Mi
disse commossa:
Monsieur Etienne tu hai sempre frasi
carine e consolatrici, ti ringrazio molto e
ti considero un
vero amico, però ora ho un leggero
languorino, vuoi che andiamo a pranzare?
Risposi si scendiamo
pure. Mentre stavamo per alzarci,
arrivò Flavio Caroli accompagnato da
Rachel,
Piero e Alberto
Angela. Piero mi domandò: Come va
la salute? Gli dissi che pian, piano
stavo
riprendendomi,
ma che però ero imbottito di
farmaci soprattutto per la pressione e
per il
cuore. Dopo di
che disse che il pranzo stava per
essere servito. Arrivò pure il capitano il
quale
avvisava di tenersi
pronti, perché fra non molto
avremmo potuto finalmente mettere piede
sull'isola di Tenerife e di
intraprendere la visita della
città.
Dopo aver pranzato, Lella ed io decidemmo
di appartarci di nuovo
a prua per continuare a
conversare
e stare un po' tranquilli senza udire il vociare
dei commensali rumorosi e magari
scambiarci
qualche opinione su altri argomenti.
Con molta umiltà e grande
diplomazia, mademoiselle Rachel venne da noi
domandando se
fosse
potuta unirsi al nostro duetto con
Luciana (mai stanca), Michelle (altrettanto),
Silvia
(l'intellettuale)
e Irma (la cantante), naturalmente
non poteva mancare il nostro meteorologo
di
bordo Luca e la cronista Filippa.
Rispose Lella
dicendo: certo perchè no? Stefano ed io saremo
felici di avere
assieme a noi una
sì
bella e simpatica compagnia. Luciana con la sua lingua
biforcuta, però mai
volgare, disse a
me e
aiutata da Michelle si avvicinò al mio orecchio
e parlando sottovoce disse: mio caro Stiv
voglio
confidarti una cosa ed è questa. Lo sai perché
abbiamo deciso di unirci a voi?
Le risposi:
"Certo che no mia cara Lucienne,
ormai mi hai incuriosito, su parla che il nemico
ti ascolta".
Continuò dicendo:
come avrai ben capito, noi donne siamo tutte
piuttosto giovani e
dentro
di
noi, abbiamo tanta....
voglia di scherzare però non in maniera volgare
ma con un pizzico di
comicità. All'unanimità abbiamo
così formato un comitato di giovani donne carine
e pimpanti
affiancate da un uomo a cui piace
divertirsi e se vi fa piacere nella nostra
congrega uniremo
la
bella Lella e te accettate?
Lella ed io rispondemmo all'unisono: ok
accettiamo molto volentieri,
saremo felicissimi di essere dei
vostri e assieme ne inventeremo delle belle.
Poi smise di parlare per dare
spazio a Michelle la quale mettendo una delle
sue belle manine
sulla
mia spalla sussurrava
all'orecchio dicendo: ormai i maschi rimasti nei salotti per riposare
si
sono addormentati, però tra non
molto dal ponte di comando scenderà il mio bel
maschione
vestito
di bianco, di cui ne sono
innamorata pazza.
A un certo punto fummo
interrotti da Luca
il quale
puntando il dito verso uno stormo
di gabbiani che stavano transitando in zona
disse:
Signori
miei esultate perché la terra è
ormai prossima. Rallegratevi e unitevi attorno a
me per
brindare e festeggiare il tanto sofferto
sbarco della nostra
simpaticissima e allegra
compagnia,
ecco godiamoci l'arrivo respirando a
pieni polmoni l'aria di
Tenerife. Noi tutti, aspettando
di
scorgere al più presto la terra, dialogavamo
spensierati, mentre
lui continuava il suo discorso
con
se stesso e ad alta voce.
Di tanto in tanto, non vedendo nulla che
avesse la forma di un'isola,
perché diceva: sapete il
motivo per il quale
sono certo che dico tra non
molto? Perché quando vedete i
gabbiani volare
nelle vicinanze di un
imbarcazione, significa che la terra è ormai prossima,
infatti fu così.
Dopo circa un'ora, Tiziana avvistò per prima la
terra dicendo: ragazzi Tenerife, Tenerife siamo
finalmente arrivati.
I miei
bagagli sono già pronti e aspetto dopo l'approdo
per andare a prenderli.
I belli dormienti
si
svegliarono solo quando Franco Cattanero, il
macchinista capo, entrò in
uno dei salotti e
disse forte:
ho
sete, in sala macchine fa molto caldo e ora
vorrei bere perché ho
la gola secca.
Infatti approdammo
alle 18.30 nel porto di Tenerife. Ad attenderci
c'erano quattro pullman
chiamati Guagua con i
loro rispettivi autisti. I loro nomi erano:
Erika, Carla, Stefano e
Mario.
Gli autisti, ci condussero
all'Hotel Vinci La Plantacion a cinque stelle
situato a Adeje. Arrivati
che fummo ci venne incontro una
giovane signora dicendo di chiamarsi Mayte,
era la titolare
dell'Hotel. Quando ognuno di noi
ebbe finito di sistemarsi, Mayte si avvicinò a
Rachel dicendo
che
la cena era pronta per essere
servita.
Arrivati nella sala ristorante,
riconobbi subito Augusto, un cameriere alto e
di bell'aspetto che
avevo conosciuto il Italia molti anni
prima. Dopo la cena che non finì
molto presto, qualcuno
della compagnia decise di andare a
dormire, perché il giorno seguente voleva essere
riposato
il
più
possibile, dal momento che sarebbe
dovuta essere una giornata intensa e piena..... di
emozioni.
Ci alzammo molto presto perché la
visita guidata da Lella richiedeva un tempo non
indifferente per riuscire ad ammirare con
attenzione tutte le belle cose che essa ci
avrebbe
dovuto illustrare.
Andammo al LORO PARQUE, Il quale è
il parco più pubblicizzato di Tenerife.
Vi sono
tante specie di
pappagalli.
Lella lasciò per un
attimo i nostri amici ad ammirare questi
volatili e si avvicinò a me
dicendo:
Stefano come sto
andando? Mi sento un po' agitata e ho tanta paura
di non farcela quasi
quasi
rinuncio,
le risposi:
Lella stai andando benissimo, non fare la
stupidina. Vuoi che ti picchi?
Sto
scherzando, sai benissimo che
non mi permetterei mai di sfiorarti neppure con
un dito. Su ora
va e facci divertire, ti stanno
già aspettando. Mi disse: ora vado ma non sola
se ci sei tu al mio
fianco
mi sentirò più sicura. Le dissi: va bene simpaticissima amica, se è solo questo che vuoi,
sarai
accontentata". La visita proseguì
per osservare da vicino quattro orche marine
importate
dagli USA.
Fu uno spettacolo stupendo, Luca ed io essendo molto vicini a loro
fummo ben
presto
investiti da uno spruzzo
gigantesco, ma al tempo stesso molto piacevole
perchè la
temperatura
esterna superava i trenta gradi.
Sembrava di essere i protagonisti di comiche.
La
risata di tutti i
presenti fu tale che durò a lungo
e subito dopo, fummo di nuovo investiti da
un
secondo spruzzo
che mi scaraventò a terra facendo
ridere tutti a più non posso.
Quella sì che fu
una vera attrazione, in più ci furono le riprese in
diretta girate dalla nostra
troupe televisiva.
Il sole era così potente che
riuscì ad asciugarci in men che
non si dica.
Ci avviammo poi ad osservare i
numerosi gorilla i quali
sono ormai in via di estinzione.
Uno
spettacolo altrettanto mozza fiato era il pinguinario e... Lella,
essendo molto concentrata ad
illustrarcelo in maniera perfetta, non aveva più
il tempo per pensare
a cose tristi.
All'improvviso
sentii la sua mano prendere la mia e le
domandai: Lella, ora cos'è che ti turba?
Sei andata bene fino
adesso. Ti prego dimmi tutto, forse non ti sono
stato abbastanza
vicino?
Vuoi che mi allontani? Lo
farò. Ma sappi che il mio cuore soffre
tantissimo quando vedo che
sei preoccupata e probabilmente
provo le tue stesse sensazioni". Ora una piccola
parentesi.
Fino a
quel momento, non avevo ancora
capito una cosa e cioè che Lella era di una
dolcezza
estrema e di
una bontà infinita, inoltre è
molto, molto sensibile. Per concludere, non
avevo
capito ancora un bel
niente di lei, anche perché non
ci conoscevamo abbastanza dal momento
che
eravamo entrambi lì per lavoro.
Ora torno nel tema.
Lella rispondendo mi disse: mio
caro Stefano ora non voglio rivangare i momenti
più belli che
ho passato
con il mio grande amore che
conobbi in questa città, ma adesso grazie a te,
non
ricordo quasi più
nulla di lui.
Il problema è un
altro e che quando osservo delle piccole
bestiole come questi pinguini,
provo
tanta tenerezza perché sono
stati strappati dal loro habitat naturale. Ciò
che sto dicendo vale
per tutti gli animali allevati in
cattività. La manina di Lella nella mia stava
diventando sempre
più
calda e umida, trasmettendomi le
sue emozioni. Tutti gli ospiti di Rachel e lei
compresa,
capirono
benissimo che per Lella doveva
essere un momento di grande oscurità.
Mentre la
fissavo, notavo in
lei tanto amore verso queste
tenere creature.
Questa volta la vidi
piangere non
per l'uomo del cuore, ma per questi pinguini.
Allora le dissi:
con il tuo permesso
vorrei
dedicarti un'altra poesia, ho già in mente il
titolo e il testo, posso?
Dopo
essersi asciugata gli occhi mi
rispose dicendo:" Mio caro amico e compagno di
viaggio, lo
desidero
tanto, incomincia pure quando
vuoi, sono ansiosa".
Incominciai con queste parole:
Piangere
Inutile piangere quando tutt'intorno ti
sorride. A che scopo piangere?
Fiori, piante sempre
verdi,
l'azzurro cielo e mare blu, tutto sorride
e aleggia attorno a te. Mai essere tristi, anche
nei momenti
più bui e tenebrosi. Se ti siedi e riesci
a stare accanto ad un piccolo fiore, oppure
appoggiata ad un
albero di alto fusto e secolare, ti
accorgerai di quanta energia e potenza
riuscirà
a trasmetterti.
Non piangere più mia piccola amica.
Quando ebbi finito di scrivere, dolcemente
accarezzò la mano con la quale avevo scritto, si
avvicinò
di più e con un filo di voce mi disse: non avrei
mai pensato di trovare una persona
come te che
s'interessasse a me durante questo viaggio da
sogno.
Promettimi che quando finiranno
queste
vacanze indimenticabili, resteremo sempre buoni
e
sinceri amici come ora. Mi spiacerebbe perdere
un grande amico quale tu sei. E per la prima
volta ricevetti da Lella, un caldo bacino sulla
guancia.
Fu così che mi commossi e non poco, e
qualche lacrimuccia scese sulle mie guance.
Questa volta fu lei che vedendo ciò, estrasse un
fazzoletto dalla tasca della sua bella gonna
bianca,
leggermente profumato di Chanel N.5 e
affettuosamente, asciugò il mio volto. Poi con
voce flebile
timidamente mi disse: Stefano, le
tue belle
frasi hanno toccato il mio cuore, infondendomi
tanto
coraggio.
Ora andiamo dai nostri amici che
ci stanno aspettando, tu però non lasciarmi sola
ma
rimani
sempre al mio fianco. Le dissi: Sì
andiamo pure, non ti lascerò sola neppure un
secondo.
Riprese così a spiegarci tutto ciò che sapeva
in maniera molto approfondita e al tempo stesso
comprensibile. A me sembrava di essere in
un'altra dimensione. Vi era un sottofondo
musicale
bellissimo New-Age (Planet Penguin).
Si vedeva
la neve cadere dal soffitto, ogni giorno ne
vengono
prodotte 12 tonnellate. Dopo di
che andammo in
Hotel a pranzare e riposarsi un po'.
Nel pomeriggio andammo di nuovo al
LORO PARQUE.
Notai con piacere che a Lella era ritornato di
nuovo quel sorriso e sguardo
solare di quando la
conobbi a Monte Carlo prima di salpare.
Ai lettori desidero confidare un segreto. Lella
non seppe mai che in quel momento il mio cuore
si
dilatava a tal punto da sprizzare gioia da tutte
le parti e a stento riuscivo a trattenere le
lacrime
dalla gioia che provavo nel vederla nuovamente
felice.
La sosta successiva fu al delfinario, il
quale
offriva ai visitatori la loro destrezza e
abilità.
In questo posto incantato, Lella ci
fece notare come la
vegetazione fosse splendida, sembrava
infatti di
essere in un grande Eden dove le acque scorrono
cristalline e tranquille. Fra le altre
cose ci
fece notare le orchidee di svariate specie
provenienti da
tutto il mondo.
A me dava una gioia immensa
vedere il bel volto di Lella sereno e disteso.
Non le
dissi nulla
per non turbarla.
Per concludere questo itinerario, che durò più
di due giorni, ci fece visitare
un enorme
acquario con
un'infinità di pesci provenienti da vari
continenti.
Entrammo poi in un tunnel e
raggiungendo molto
lentamente l'uscita, vedemmo molti squali
di
vari tipi che nuotavano sopra le nostre teste.
Uscimmo tutti quanti da questo posto incantato
sbalorditi per non aver mai visto prima di quel
momento nulla di simile. Le serate erano
fresche, per cui si stava benissimo in maniche
corte
e
pantaloncini (tranne quei due là, che erano
sempre in giacca e cravatta per farsi notare da
tutti e
l'altro con la sua schifosissima mano destra
portata sovente e nervosamente sopra la
sua
grande
testa di...... come per.....). L'unica cosa che
mi disturbava un po' ma stringevo i
denti, era
quando
si entrava in Hotel per pranzare o cenare, per
me era una vera tortura
dover indossare un abito scuro con giacca e
cravatta, dopo aver passato tutta la giornata
con i
pantaloncini corti
e
ciabatte. Per fortuna che a dare una mano c'era
l'aria condizionata.
La bellissima Michelle
teneva
in mano un bicchiere di vino rosso,
stuzzicando in continuazione
il suo Vittorio. A
forza di
fare la stupidina e facendo un movimento un po'
troppo brusco, il
bicchiere con l'intero
contenuto le
scivolò dalla mano andando così a finire sulla
bianca divisa
di Vittorio, rendendola così uno
schifo.
Ci fu una risata collettiva che durò per
parecchi minuti.
Mentre tutta la nostra allegra compagnia rideva
a più non posso ma Vittorio rimase in silenzio
senza
proferir parola per non so quanto tempo, dopo di
che alzatosi di scatto disse: Per conto
mio
potete
andare tutti a farvi fottere: A quel punto si
alzò Loana affiancata da Silvia andando
a
consolarlo dicendogli: su non fare così, nessuno di noi
vuole burlarsi di te, non appena ti
sarai
cambiato torna
da noi.
Mentre il capitano stava discutendo con
Rachel e Daniela
per dove
fare rotta dal momento
che
le vacanze stavano per concludersi arrivò
René le beau (Renato il
bello) disse: non
possiamo
partire di qua senza prima aver visitato
l'osservatorio astronomico.
Il cielo di Tenerife
è il terzo più bello del mondo. Domattina alla buon'ora, chi lo
desidererà,
potrà unirsi a me per andare in
questo
enorme apparto e sarò io la vostra guida.
Ho
già parlato con un astrofisico responsabile di
questo
osservatorio. Fu così che, grazie a lui,
potemmo
visitare l'osservatorio di Tenerife grande come
un
piccolo paese. Questa gigantesca
cupola, poco
distante dal vulcano Teide, era piena di
telescopi,
anche per l'osservazione del
sole. Per tutti noi
fu un'esperienza bellissima e indimenticabile.
Questa cordiale persona non appena venne a
sapere della nostra passione per quel telescopio
molto
speciale, dove si poteva vedere il sole come se stesse
bollendo. Passammo così delle ore
indimenticabili
all'interno di questo fantascientifico
osservatorio, che quasi ci scordavamo di
rientrare in Hotel.
Dopo aver ringraziato di cuore questo signore,
lo invitammo a pranzare con
noi. Accettò
volentieri
l'invito e ci avviammo. Dopo pranzo preparammo i
bagagli e verso le
diciannove eravamo pronti a salire sui pullman per imbarcarci nuovamente e
fare rotta verso
Monte Carlo. La nostra mascotte Lucienne, non appena riuscì a raggiungere il suo
strumento,
ebbe la brillante idea di suonare un
pezzo a quattro mani assieme al musicista Piero
Angela, il
quale accettò volentieri. Il brano
era:"Adesso o mai più". Con questo pezzo
straordinario (che
solo da un cuore grande e
sincero come il
suo, potevano scaturire note celestiali come
quelle).
Riuscì a toccare il cuore di tutti,
compresi quei
due figuri che da quando salpammo da Monte
Carlo, non smisero mai di bisticciare. Ad un
certo
punto decisero di andare a litigare a prua
del
Desiderio dandosi pugni, schiaffi e spintoni
finché con
un pugno e una spinta di troppo,
uno di loro
finì in mare e l'altro con sguardo da stupido e
scemo
farfugliando qualcosa ad alta
voce e
sguaiatamente diceva: Dove sarà mai finito
questo pisquano,
non lo avrò mica gettato
in mare? Gli venne una
paura terribile per ciò che poteva aver
commesso.
Si sporse così tanto
dal pulpito che pure lui
finì in mare.
Davide il timoniere dal luogo in cui si trovava,
vide tutta la scena e avvisò subito il capitano
il
quale
diede l'ordine a Franco di fermare i motori,
al personale della sala computer d'informare
subito la
guardia costiera del porto più vicino.
La grande
bontà di Rachel, venuta a sapere dell'accaduto,
disse prontamente a Michele di far
calare in
mare la scialuppa di salvataggio e il
sommergibile, per
dare inizio alle ricerche.
L'equipaggio del
medesimo dopo molte ore di
ricerche non
trovò
nulla
negli
abissi dell'Atlantico
per cui venne
nuovamente issato a bordo.
Proseguimmo così il
rientro a
Monte Carlo fermandoci ancora qualche giorno,
per poi rientrare
ognuno nella propria città.
Dal momento che sullo yacht c'erano ancora molte
provviste, si
decise all'unanimità di pranzare
e cenare a bordo del Desiderio. Claudia con Loris, Giustino e
molti altri chef, cucinarono
cose
molto prelibate.
Franca invece, assieme a molti
altri camerieri, servivano i pasti. L'ultimo
giorno
non fu molto
piacevole, perché purtroppo era
arrivato il momento di salutarci scambiandoci
baci,
abbracci e
numeri telefonici, augurandoci un
arrivederci a presto per un'altra prossima
vacanza in
mare.
Ad attenderci arrivarono altri pullman per
portare chi in Piemonte e chi in Lombardia.
Lella
ed io eravamo i soli a dover rientrare nella
nostra città perché Irma rimase a Tenerife
con
Stefano
(l'autista del Guagua per poi sposarsi molto
presto) quindi Rachel generosamente
pensò
bene di affittare una limousine tutta per noi
guidata da Paola.
Arrivati nella nostra città
dopo qualche mese,
apprendemmo la triste notizia che veniva divulgata
in tutti i telegiornali
sia della RAI, che dei
gruppi Mediaset, altre TV private, quotidiani
ecc. e cioè,
che dopo mesi e
mesi di inutili ricerche, di
quei due là neppure l'ombra.
La magistratura
decise
quindi di archiviare il caso per cui di quei due
buffoni non se ne seppe
più nulla.
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