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BENVENUTI NELLA NOVELLA DI STEFANO VILLA

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IN UN MONDO INCANTATO   

          C'era una volta in un anno che non si sa, un piccolissimo paesello situato nella verde piana di Jubitun,
          a
ridosso della collina dell'amore per cui anche al riparo dai forti e gelidi venti provenienti dal grande
        
 nord. Gli abitanti di quel paesello, erano pacifici l'un l'altro, ignorando cosa fosse l'odio e la violenza,
   
      lo stupro, la pedofilia e il saccheggio ecc., e in caso di necessità s'aiutavano senza pretendere nulla in
 
         cambio. In una notte stellata il chiarore della luna, illuminò una casetta piccina piccina, entro la quale
        
 vivevano felicemente Mekory e Johnny. Essi, si accontentavano di quel tanto che la terra offriva loro
        
 giorno per giorno. Erano un pochino tristi però, perché desideravano tanto che il buon Dio regalasse
        
 loro, un bimbo o una bimba. Non a caso il chiarore lunare, sostò a lungo innanzi a quella casetta.
 
         Il suo splendore, oltrepassò la finestrella e la luce emanata da essa, fece sì che Mekory e Johnny,
    
     crollassero in un sonno tranquillo e profondo. Durante la perdita del sensi, entrambi fecero lo stesso
        
 bellissimo sogno. Quando si destarono la luna non c'era più, perché era ormai sorto un bel sole caldo.
        
 Dopo essersi stropicciata gli occhietti, Mekory ancora contenta per aver sognato una cosa tanto bella
        
 e difficile a credere, non resistette e volle raccontarla immediatamente al suo caro marito dicendogli:
          "Sai Johnny? Questa notte ho sognato che sono in arrivo due splendidi gemelli una bimba e un bimbo
        
 e, ancora non mi sembra vero". Johnny che era tutt'orecchi, a sua volta le disse: "Sul serio? Ma lo sai
        
 che pure io ho sognato che molto presto partorirai due bei gemellini? Se così fosse dovremmo trovare
        
 loro un nome che sia bello e dolce come i fiori che nascono nei nostri prati". Mekory tutta contenta gli
        
 disse: "Ieri mentre camminavo nel sentiero pensavo di raggiungere il nostro orticello per cogliere un
        
 pochino d'insalatina fresca e qualche pomodorino.
        
 Orbene, osservando attentamente il praticello adiacente, ho notato che c'erano dei piccolissimi e bei
        
 fiorellini azzurri in capolini, il loro nome è fiordaliso". E ancora: "Se fosse una bimba, ti piacerebbe
        
 che il suo nome fosse Fiordaliso? A me piace tanto". Johnny, le rispose: "Sì è proprio bello piace tanto
        
 anche a me e, se invece fosse un maschietto? Pensiamoci su". A quel punto, dopo essersi concentrata
        
 un pochino, Mekory gli disse: "Rammenti caro, quando andammo a fare quella bella scampagnata al
        
 lago blu?" Certo amore mio rispose Johnny. Lei continuò dicendo: "Se non erro ricordo che facemmo
        
 un picnic sull'erba, in riva al lago e poco più in là, c'erano quei profumatissimi fiori bianchi a foglie
        
 piatte". Johnny, non lasciò che finisse il discorso e dopo averle preso la manina, dolcemente le disse:
        
 "Ora ricordo tutto sai? Il nome di quei fiori è narcisi, perché non lo chiamiamo Narciso cosa né dici?"
        
 Bravo caro rispose lei. E ancora: "Il suo nome sarà Narciso così se nasceranno un bimbo e una bimba,
        
 avremo un Fiordaliso e un Narciso sono contenta". Nell'attesa del lieto evento, la vita di Mekory e di
        
 Johnny, trascorreva serena e senza imprevisti. Le giornate dei prossimi genitori, erano leggermente
        
 più intense perché Mekory essendo anche un'ottima sarta, si mise a confezionare con molta cura dei
        
 vestitini per i nascituri, non trascurando però ciò che faceva prima. Johnny invece che era un'artista
        
 del legno, iniziò di buon mattino a costruire i lettini e dei simpatici giocattoli anch'essi in legno.
          Per lavorare in libertà si era trasferito all'aperto, al riparo sotto una tettoia costruita in precedenza in
        
 collaborazione con Jampumpum, un altro bravo menuisier (falegname) e scultore del legno, abitante
        
 anch'esso a Jubitun ma al fondo dell'immenso prato, proprio di fianco al torrente Engibel, denominato
        
 così perché era un bel torrente tranquillo. La sua acqua non era mai gelata e neppure tortuosa per cui
         
tutti i bimbi delle vicinanze e non (naturalmente accompagnati da almeno un genitore o una persona
        
 adulta) potevano immergersi e fare il bagno perché l'acqua a volte superava la temperatura corporea.
        
 La menuiserie (falegnameria) era stata costruita da lui stesso con la collaborazione di altri volenterosi
         
jubituniani la quale distava più o meno un centinaio di metri dal torrente.
        
 Lavorarono in armonia sino all'ora del pasto, quando sorridendo uscì Mekory e appoggiando il gomito
        
 sinistro al montante dell'uscio osservò in silenzio il lavoro svolto dei due bravi artisti dopodiché, fece
        
 tre passi in avanti, svoltò a alla sua sinistra, con la mano destra prese la corda pendente del battaglio
        
 di campana e suonò ripetuti rintocchi, poi con la sua bellissima voce pronunciò: "Signori, sospendete
        
 di lavorare, andate alla fonte a lavarvi le mani poi entrate in casa perché la pappa è pronta e fumante
        
 nei vostri piatti; su spicciatevi sennò si fredderà". Grazie mogliettina cara rispose Johnny, e ancora:
        
 "In un baleno, saremo seduti con le gambe sotto il tavolo per gustare le prelibatezze che le tue belle
        
 manine hanno cucinato". Naturalmente anche la bella Mekory, desinò in loro compagnia e di tanto in
        
 tanto, afferrava il manico in vimini del fiaschetto per versare un po' di buon vino nei loro boccali.
        
 Verso la fine del gustoso pranzo Johnny disse convinto alla sua Mekory: Amore d'ora in poi, desidero
        
 che non t'affanni più tanto perché fra non molto sarai... Qui venne interrotto da Jampumpum il quale
        
 avendo udito, intese qualcosa, perciò domandò: "Chiedo scusa ma se ho ben capito, fra non molto non
        
 sarete più in due perché la famiglia si allargherà; non è così". Hai capito bene rispose la dolcissima
        
 Mekory e alzatasi, si sedette sulle ginocchia di Johnny, poi gli mise il braccio attorno al collo e dopo
        
 avergli dato un bacino disse: "Se il Buon Dio lo vorrà, non arriverà solo un bambino ma bensì due
        
 gemelli".  Alleluia!!! esclamò di gioia Jampumpum e ancora: adesso Johnny ed io desideriamo che tu
        
 rimanga seduta mentre noi sparecchieremo, laveremo i piatti e dopo aver degustato un buon caffè,
        
 faremo una pennichella e quando avremo riposato a sufficienza, continueremo a lavorare per i bimbi
        
 che verranno". E ancora: "Perciò che riguarda i materassini e i cuscini, penserò io ad avvisare la bella
        
 Erika Mariani (la pastorella), esponendole il quesito. La pregherò di conservare un po' della sua lana
        
 preziosa che occorre per fare i materassini e i cuscini ai vostri bimbi". Tutto andò come desiderava
         
Jampumpum e non mettendo nulla a tacere, a poco a poco le voci si sparsero quindi, gli abitanti del
        
 paese, transitavano dai futuri genitori, per essere messi al corrente sugli ultimi sviluppi.
         
Trascorsero così alcuni mesi e già si notava che il pancino della dolce Mekory, lentamente aumentava
        
 di volume. Sul far di una sera prima di cena, Janpumpum chiuse gli occhi e dopo averli stropicciati un
        
 po' diede un colpetto di tosse poi disse a Johnny: "Mentre ero concentrato al mio lavoro ho osservato
     
    la vostra accogliente casetta e ho dedotto che è appena sufficiente per voi due, ora vi dirò cosa avrei
        
 in mente di fare assieme ad altri validi compaesani (naturalmente) sarà tutto gratis; posso dirvi ciò
          che intenderei fare?" La risposta di Johnny fu: "Siamo tutt'orecchi inizia pure". Jampumpum intavolò
        
 il discorso così: "A vostra insaputa, ho contattato il vetraio, il lattoniere, l'idraulico, i muratori con il
        
 loro capomastro, l'elettricista ed altri ancora, dando loro la lieta novella". Ed essi senza batter ciglio,
        
 hanno dato la loro disponibilità per quanto concerne la manodopera, come pure le spese da sostenere
        
 per i diversi materiali. Se siete d'accordo, i lavori di ampliamento della vostra casetta, inizieranno da
        
 lunedì prossimo; naturalmente, sarete miei graditissimi ospiti, ora attendo una vostra risposta così
         
potrò avvisare i nostri amici". La risposta arrivò immediatamente: "Va bene accettiamo, domattina
       
  prepareremo l'indispensabile e saremo pronti per il trasferimento.
         
L'indomani dopo aver desinato, i nostri amici salirono sopra ad un grande carro coi lettini, i giocattoli,
        
 i mobiletti e altre cosucce da ultimare. Il carro era trainato da due cavalli bianchi. Dopo circa un mese
        
 furono avvisati dal capomastro, il quale disse che i lavori di ampliamento, erano stati ultimati a regola
        
 d'arte per cui, potevano rincasare quando lo avessero desiderato. Non vedendo l'ora di veder la loro
         
nuova casetta, prepararono le loro cose e si misero di nuovo in viaggio. Arrivati, stentarono a credere
        
 ciò che i loro occhi vedevano. Adesso, era diventata bella capiente, c'erano tre camere in più, i servizi
        
 erano più grandi e così pure il caminetto. Questi ottimi benefattori, avevano svolto un ottimo lavoro
        
 per giunta senza voler nulla in cambio. Dopo aver concordato con loro la data preparò un buon pranzo
          sotto i pini. Passò ancora un po' di tempo prima che nascessero i gemelli, la levatrice Mafalda, passava
        
 di frequente per controllare la gravidanza. Finalmente il dì che non si sa, nelle ore notturne, Mekory
        
 diede alla luce Fiordaliso e Narciso, ogni bimbo, pesava circa tre chili. Mekory e Johnny essendo molto
        
 felici non finivano mai di ringraziare il Signore che con la sua bontà infinita, fece sì che la vita dei due
        
 sopracitati genitori, fosse completa.
        
 Tutti gli abitanti di Jubitun e villaggi limitrofi senza fare confusione, accorrevano per conoscere i due
        
 neonati donando loro di tutto cuore, scarpine calzini, indumenti e anche qualche soldino da introdurre
        
 in due salvadanai. La levatrice Mafalda essendosi affezionata parecchio ai bimbi e così pure ai genitori,
        
 un bel dì quando arrivò per fare il bagnetto ai pargoli, osservando Mekory s'accorse che non si sentiva
        
 molto bene, quindi le domandò: "Sai Mekory noto in te qualcosa che non va, ti prego vuoi dirmi cosa ti
        
 sta affliggendo?" La mammina con qualche lacrimuccia rispose: "Vedi cara Mafalda? Oggi non mi sento
        
 molto bene, dovrei ancora allattare i bimbi ma non ho le forze per alzarmi e prenderli uno alla volta,
        
 avvicinarli al seno e sfamarli il mio latte che come sai, né ho parecchio. Poi c'è un'altra cosa che devi
        
 sapere ed è questa: "oggi per l'ora di pranzo, arriveranno stanchi morti Jampumpum e Johnny e non
        
 ho cucinato ancora nulla, chissà cosa penseranno di me forse che sono una sfaticata?
         
Mafalda dopo averla accarezzata e baciata, le rispose: Ma che dici piccola mia? Conoscendoli, mai e
        
 poi mai penseranno ciò che le tue labbra, hanno appena detto; non lo pensare neppure minimamente.
          Pocanzi, passandoti la mano sulla fronte, ho capito che hai la febbre un po' alta. Ora cerca di essere
        
 serena perché per quanto riguarda i bimbi, te li metterò in grembo uno alla volta così potrai allattarli
        
 bene. Per quanto riguarda invece cucinare per tutti, sono sempre qua io sia per oggi e sia per sempre
        
 se lo vorrai perché come sai, a casa non ho più nessuno e a volte mi sento tanto triste e sola. Ora ti
        
 metterò in grembo Fiordaliso e mentre le darai la pappa, andrò di corsa a casa, per tornare con tante
        
 cose prelibate dopodiché, quando allatterai Narciso, andrò in cucina a spignattare … sei contenta?
        
 Andrò a casa solo per dormire ma domattina alle prime luci dell'alba e i giorni a venire sarò sempre al
        
 vostro servizio. Mekory commossa le rispose: "Sono felicissima però, come faremo per il tuo salario?
        
 Noi siamo poverini e non possediamo tanti soldi". Sempre col sorriso sulle labbra, Mafalda le rispose:
        
 Non pretendo nulla perché quando i miei genitori sono andati in cielo, mi hanno lasciato in eredità
        
 tanti terreni e boschi quindi a me, basta e avanza l'affitto che mi danno i mezzadri in base al contratto
        
 di mezzadria. Perciò che riguarda voi, dovete avere fiducia nella provvidenza perché Dio vede e Dio
          provvede. Quando Fiordaliso sarà sazia ti passerò Narciso.
         
Voltatasi verso il lettino del bimbo, esclamò: "Ohibò!!! Che ci farà mai quello scrigno appoggiato sul
        
 tavolino accanto al lettino di Narciso? Prima non c'era, avvicinati e controlla, poi riferiscimi le disse
        
 Mekory. Le riferì quindi ciò che vedeva: "Sai Mekory? Vedo una piccola chiave che a parer mio sembra
        
 d'oro, avvolta in due nastri uno rosa e l'atro azzurro, appoggiate sul tavolino accanto all'abat-jour. Su
        
 Mafalda, che aspetti ad aprire di cosa hai paura? Coraggio". Obbedì a Mekory e, dopo aver sfilato la
        
 chiave dai nastrini, la infilò nella piccola toppa anch'essa in oro, appena si bloccò, aprì il coperchio.
        
 Quando vide il contenuto ammutolì a lungo finché Mekory incuriosita e stanca d'attendere le domandò:
        
 "Beh! Mi vuoi dire cosa c'è dentro?" Mafalda ancora sbigottita rispose: "A partire da oggi tu e Johnny
        
 non dovrete più preoccuparvi per la vostra povertà perché siete diventati ricchissimi. Sai? All'interno
         
dello scrigno, ci sono tante monete d'oro puro e una pergamena in pelle di agnello, ora la consegnerò
        
 a te e dopo aver slegato il nastrino la leggerai quando te la sentirai". Sono curiosa perciò, la leggerò
        
 immediatamente. Disse Mekory;  detto fatto, sciolse il fiocchetto rosa poi, quello azzurro che teneva
        
 arrotolato il cilindro e iniziò a leggere. Le belle parole erano: "Grazie alla fiducia che avete sempre
        
 avuto in me pur non avendomi mai veduto e, al vostro altruismo come pure alla generosità verso il
        
 prossimo, eccovi ricompensati in maniera più che larga. Continuate su questa strada perché è l'unica
        
 via giusta da seguire per giungere a me". Queste parole, commossero non poco sia Mekory che la tata
        
 Mafalda. La bimba fu sazia e quindi presa e adagiata dolcemente nel suo soffice lettino poi, fu la volta
        
 di Narciso il quale essendo molto affamato, succhiò troppo velocemente e gli andò un pochino di latte
        
 per traverso ma senza complicazioni, solo qualche colpettino di tosse. Quando Mafalda, ebbe svolto
        
 tutto ciò che necessitava, salutò momentaneamente Mekory e come un fulmine andò a casa, tirò fuori
        
 da un locale esterno la sua gagliota (carretto trainato a mano, dotata di due cerchioni uno a destra e
        
 l'altro a sinistra un tempo assai remoto erano in legno. Montavano una camera d'aria e un copertone
        
 di gomma), la gagliota era ed è tutt'ora, un nome prettamente piemontese. Essa, veniva usata dalle
        
 massaie per andare a fare il bucato nelle rogge, ecco perché c'è il detto: cicalamento delle donne al
     
    bucato, infatti tutte le donne che si trovavano in quei luoghi, non smettevano mai di blaterare perciò
        
 pareva proprio d'essere al mercato. In quei tempi dunque, la gagliota, tornava utile anche ai contadini
        
 quando dovevano andare nei campi e caricare una piccola quantità di fieno asciutto, quanto occorreva
          per sfamare i conigli. Dopo avervi ragguagliato circa la gagliota, è giunto il momento di proseguire la
       
  novella. Allora, Mafalda caricò sul mezzo di trasporto trainato a mano, tutto quello che sarebbe servito
        
 per cucinare (non solo per quella giornata), ma anche per i giorni successivi. Quand'ebbe terminato di
        
 caricare, s'incamminò verso la nuova casetta e, volutamente lasciò l'uscio spalancato, perché come
        
 detto in precedenza, i compaesani di Jubitun, si stimavano l'un l'altro e mai, si sarebbero azzardati di
        
 violare il domicilio altrui.
         
Quando arrivò, parte delle cose le depositò in cucina e il resto lo ritirò assieme alla gagliota in uno
        
 stanzino accanto alla casa. Passarono le settime, i mesi e, i bimbi crescevano bene sia in salute come
        
 pure in intelligenza, la quale era una cosa fuori dal comune e, chi avesse domandato loro qualcosa,
        
 avevano sempre la risposta pronta e giusta, lasciando tutti sbalorditi. In un pomeriggio del mese che
         
non si sa, Fiordaliso cortesemente domandò ai genitori: "Mammina e papino, Narciso ed io ci possiamo
        
 allontanare per il tempo che necessiterà? Dovremmo attraversare tutta la piana e raggiungere ad un
        
 centinaio di metri la montagna che è di fronte a noi per poi proseguire e arrivare su quella vetta lassù
        
 lassù, un poco a sinistra di quando tramonta il sole. Non potete saperlo ma, in quel luogo c'è un lago
        
 piccolo, la sua acqua è gelida e profonda; possiamo sentirci dire: "Si andate pure, però state attenti e
        
 rincasate presto?" I genitori, si guardarono in viso attoniti poi facendosi coraggio, Johnny si alzò senza
        
 dire nulla, prese per mano Mekory e con passo felpato, si avviarono verso un'altra camera e parlare
        
 con tranquillità di quello che i loro figlioli domandavano. Questi bambini erano dotati di super poteri,
        
 quindi sapevano tutto ciò che i loro genitori dicevano in quel preciso momento.
         
Comunque da figli obbedienti, si sedettero accanto al caminetto e attesero pazientemente il loro arrivo
        
 che non tardò ad arrivare. Appena giunti, presero due seggiole e si sedettero di fronte a loro poi, la
        
 mammina prese le manine dei figlioli e parlò loro così: Papà ed io, non conosciamo quel posto e voi,
        
 che motivo avete di avventurarvi in un luogo che non avete mai visto e non sapete se esiste davvero.
          Intervenne Narciso dicendo: "Papino caro, credimi perché quel posto esiste sul serio e se noi non ci
        
 affretteremo, due persone periranno in quel lago, noi li dobbiamo salvare, sai? Ci è stato conferito
        
 questo incarico … per favore, lasciaci partire". La mammina intervenne dicendo: "Ma figlioli miei, siete
        
 ancora troppo piccini per occuparvi delle cose degli adulti e, e se venissimo anche noi assieme a voi?"
          Fiordaliso, abbracciò la sua dolce mammina dopodiché, angelicamente le rispose: "Va bene mammina
        
 cara tenetevi pronti perché quando pronuncerò le tre parole chiave (queste sono solo le iniziali CMC)
       
  noi bimbi partiremo seduti sul divano e voi genitori, seduti sulle vostre sedie.
        
 Appena pronunciato; Corri mio cavallino. Partirono a gran velocità per raggiungere la zona montana.
        
 Arrivarono in un baleno, faceva molto freddo perché una terribile tormenta imperversava proprio lì, i
        
 loro genitori non ebbero freddo perché ci pensarono Fiordaliso e Johnny ad imbacuccarli ben bene e,
        
 tutt'attorno a loro, circolava un'arietta calda niente male per cui, non potevano sentir freddo.
         
Osservando in alto verso la cima della parete rocciosa si notavano due sagome penzolanti in balia della
        
 tormenta, le quali tentavano disperatamente di raggiungere la cresta che congiungeva i due versanti
        
 montuosi per poi unirsi a tetto ma, qualcosa andò storto. Quei due sventurati, precipitarono nel vuoto
        
 senza alcuna via di scampo, se non che, la fortuna volle che fossero presenti Fiordaliso e Narciso. Se
        
 non fossero intervenuti con i loro super poteri, a rallentare così la loro folle corsa e, dolcemente farli
        
 adagiare con dolcezza sul comodo divano, sarebbero sicuramente precipitati nella gelida acqua di quel
        
 lago, annegando in maniera orrenda. I genitori ancora increduli, non riuscirono a dire una sola parola
        
 e i bimbi si diedero da fare per tornare presto a casa, attizzare il fuoco nel caminetto e riscaldarsi.
         
I due poveretti, ebbero tutte le cure necessarie e poi, dopo qualche giorno quando si furono ristabiliti,
        
 ringraziarono di cuore i bimbi per averli salvati e tornarono ciascuno dalla propria famiglia. Una volta
        
 ripresa dallo choc Mekory domandò ai figlioli: "Mi volete spiegare come facevate a sapere che lassù c'è
      
   quel lago blu? E come sapevate che questi due poveretti erano in pericolo? Vi prego ditemi qualcosa
        
 sennò ho paura d'impazzire". Quasi all'unisono risposero: "Cara mammina, ti vogliamo tanto bene ma,
          per il momento non sappiamo neppure noi come facciamo ad avere questi super poteri. Siamo capaci
    
     di leggere nel pensiero altrui, di prevedere il futuro, ad esempio, sappiamo che fra pochissimo, entrerà
        
 la nostra tata Mafalda con tanti buoni dolcini per tutti noi; eccola è già qui". Detto questo, la buona
        
 Mafalda entrò, salutò i presenti e andò in cucina a posare sul tavolo ciò che aveva portato, dopo andò
        
 a tenere compagnia a quanti si trovavano lì.
        
 Non resistendo alla voglia di assaggiare le prelibatezze che tata Mafalda aveva portato, Fiordaliso con
        
 l'acquolina in bocca, espresse il suo desiderio e gentilmente le domandò: "Perdonaci tatina buona, ma
        
 Narciso ed io, moriamo dalla voglia di inserire nelle nostre boccucce un po' di quello che le tue mani
         
hanno preparato con tanto amore per noi. Sai? Siamo ancora piccoli e tanto ghiotti dei tuoi dolcetti".
        
 La brava pasticcera si alzò e si diresse verso la cucina per uscire poco dopo, spingendo un elegante
        
 carrello in noce a tre piani, su cui c'erano i piattini con dentro tante leccornie. Finita la dolce merenda,
         
a Johnny venne un'idea niente male, ma prima prese la manina di Fiordaliso e assieme, andarono a
         
parlarne in disparte poi d'accordo più che mai, tornarono in sala dove erano attesi da tutti.
        
 Si sedettero e col visino sorridente, Fiordaliso parlò così: "Poc'anzi a Johnny, è venuta un'ottima idea
         
ed è questa: voi tutti, non avete mai saputo (e neppure ora), in quale giorno, mese e anno, viviamo.
        
 Sappiamo che il sole nasce quindi, è facile da intuire che è sorto un nuovo giorno, perché c'è molta
         
luce. Quando il sole tramonterà, sarà ormai trascorso il meriggio cioè, le ore pomeridiane e sarà sera,
        
 poi quando la luna farà capolino oltre le nubi ecco che da quel preciso istante in poi sarà notte. Anche
        
 noi (con il vostro permesso), vorremmo unificarci agli altri popoli di questo pianeta. Sappiamo dunque
        
 che, se pur distanti conviviamo con altre persone come noi, e come noi mangiano, bevono, dormono,
        
 coltivano le loro terre, si divertono e tante altre cose ancora. Ogni loro giorno, è composto da 24 ore,
        
 sette giorni formano una settimana, quattro settimane, formano un mese e i dodici mesi formano un
        
 anno. C'è un mese il cui nome è febbraio e ha ventotto giorni. Quattro mesi dell'anno, hanno trenta
         
giorni e i loro nomi sono: aprile, giugno, settembre  e novembre. Marzo ha trentun giorni come pure
        
 maggio, luglio, agosto e ottobre, dicembre e gennaio.
          Un antico detto dice così: "Trenta giorni ha novembre con aprile giugno e settembre, di ventotto ce né
        
 uno, tutti gli altri né han trentuno. Se ascoltate noi bimbi, dovreste impararlo memoria, così sarete
        
 facilitati nel ricordare quello che vi ho appena detto. Ricapitolando, dicevamo che l'anno si divide in
        
 dodici mesi. Il 1° mese è gennaio con trentuno giorni, il 2° febbraio con ventotto giorni, il 3° è marzo
         
con trentuno giorni, il 4° è aprile con trenta giorni, il 5° è maggio con trentuno giorni, il 6° è giugno
         
con trenta giorni, il 7° è luglio con trentuno giorni, l'8° è agosto con trentuno giorni, il 9° è settembre
         
con trenta giorni, il 10° è ottobre con trentuno giorni, l'11° è novembre con i suoi famosi trenta giorni
         
e per finire, non rimane che il 12° è dicembre con trentuno giorni e il 31 dicembre si dice fine anno e
         
allo scoccar della mezzanotte si stappano (chi se lo può permettere), le bottiglie di Champagne e si
        
 brinda tutti assieme con una fetta di buon panettone. Il giorno dopo è il 1° dell'anno e viene chiamato
        
 capodanno dopodiché si ricomincia da capo, aggiungendo un anno in più. Ad esempio, se ora i popoli
         
che abitano la terra sono nell'anno 1845, l'anno successivo sarà 1846 e così via di seguito, sono stata
        
 chiara?" Un sincero sì, fu unanime la risposta dei presenti che meravigliati più che mai, dicevano: "Per
        
 dindirindina, questi due bimbi sono fuori dalla norma, altri ancora, sono proprio bambini prodigio e,
        
 pensare che abbiamo sempre ignorato queste cose ed ora dobbiamo mettercela tutta per apprendere
        
 da essi quello che giorno dopo giorno, ci insegneranno … ma guarda un po' che roba.
        
 Sorridendo compiaciuta Fiordaliso si espresse così: "Da parte di Johnny e mia desideriamo ringraziarvi
         
di cuore per la vostra adesione, nonché per il gradito applauso". E ancora: Desidereremmo portarvi a
         
conoscenza di molte altre cose importantissime tipo l'analfabetismo, iniziando dalle cose elementari.
        
 Necessiterà quindi avere un locale abbastanza grande che chiameremo (Scuola elementare di Jubitun)
          La capacità dei due bimbi di leggere nel pensiero e prevedere ciò che la mamma avrebbe detto, quasi
        
 subito, era così profonda e in grado di penetrare nell'intimo dei loro genitori, al che Mekory, appoggiò
         
il gomito sinistro sopra il bracciolo della poltrona, e poi coprendosi il mento con il palmo della mano,
        
 storse un po' il nasino in qua e in là dopodiché pronunciò quanto segue: "Grazie a Dio, ora che non
        
 mancheranno più i soldini, pagando tutti coloro che saranno liberi e contribuiranno lavorando per me,
        
 farò erigere una grande scuola che possa accogliere quanti avessero intenzione di avere un grado di
         
istruzione". Disse ancora: "Per i più piccini, sarebbe bene che avessero un asilo nido e un'altra cosa
         
ottima, una scuola materna per i più grandicelli dopodiché, al compimento o un po' prima del sesto
        
 anno di età, verranno iscritti dai loro genitori alla scuola elementare".
         
A questo punto, intervenne Johnny dicendo: " Penso che sarebbe necessario avere pure un emporio
        
 cioè, un grande magazzino dove trovare ogni sorta di cose principalmente, prodotti farmaceutici poi,
        
 far costruire un grande ospedale con validi chirurghi e infermieri". Aggiunse ancora: "Ogni paziente
         
dovrà essere assistito dal proprio medico di base il quale è colui che a richiesta del paziente, andrebbe
         
anche a casa sua, qualora avesse qualche impedimento a muoversi, o per chiedere l'impegnativa di
         
visite specialistiche". Johnny disse, domattina, me né occuperà personalmente. Fiordaliso, felicissima
         
per aver udito la sua mammina esporre così bene tutti quegli argomenti, non resistendo la baciò, poi
        
 esclamò dicendole: "Brava!!! Sei stata veramente grande ora però, di dovremo dimostrare ai nostri
        
 jubituniani, le promesse fatte. Non ci volle molto per vedere la grande opera ultimata.
        
 Il quindici settembre dello stesso anno, le iscrizioni erano aperte e già di buon mattino, si notava un
         
via vai di persone che entravano nei vari istituti per iscrivere i loro figlioli a scuola. Ormai Jubitun non
        
 era più una località sconosciuta ma al contrario, in quel nuovo mondo incantato, Mekory e Johnny,
        
 fecero rimuovere tutte le insegne che recavano la scritta Jubitun e né fecero collocare altre più grandi
        
 e luminose con l'elegante dicitura  "Siate i benvenuti nel mondo incantato di Jubitun". L'afflusso della
        
 gente con i loro piccini era enorme, come pure era l'educazione e il rispetto che avevano per il paese
        
 nel quale erano ospiti. Era notte profonda quando all'improvviso in quel vasto suolo, il clima si fece
        
 glaciale. Quasi al centro dell'enorme prateria, cadde talmente tanta grandine con chicchi multiformi,
        
 alcuni grandi come noci di cocco, altri invece, più o meno grandi come cocomeri (angurie). Ci vollero
        
 mesi prima che quelle enormi masse di ghiaccio si sciogliessero. All’inizio osservandole attentamente,
        
 pareva di trovarsi innanzi ad alcuni iceberg.
         
La curiosità della gente, era talmente grande che qualcuno a debita distanza, montò la propria tenda
        
 da campo poi a rotazione facevano la guardia per non avere brutte sorprese. Gli adulti di Jubitun (non
        
 più piccolissimo paesello) ma, ormai grazie a Fiordaliso e Johnny, diventò una grande città erano ligi
        
 al dovere. I ragazzi invece, già studenti presso le scuole elementari erano diligenti studiavano sempre
        
 molto volentieri con tanto zelo, portando a casa (dopo le interrogazioni e i compiti svolti in classe),
        
 ottimi voti. Fiordaliso e Johnny, decisero di voler premiare la diligenza e scrupolosità di questi ragazzi.
        
 Fecero la bella proposta pure ai loro genitori domandando: "Desiderate  unirvi a noi, perché proprio
        
 davanti ai nostri occhi sorga un Luna Park per la gioia dei bimbi e dei grandi?" Mekory dopo aver udito
        
 Luna Park rimase esterrefatta come pure Johnny quindi le domandò: "Ma, ma, ma che dici Luna Park,
         
cosa intendi per Luna Park?" Ecco mammina rispose Fiordaliso, il Luna Park, è un parco di divertimenti
        
 per tutte le età, con attrazioni di vario tipo, giostre per i più piccini e i più grandicelli, e poi per i più
      
   grandi e, coraggiosi, ottovolanti, gabbie, autoscontri, tiri a segno ecc." Dopo tale risposta, i genitori
        
 acconsentirono anche perché, erano assai incuriositi nel vedere tutte queste meraviglie appena dette.
   
      I gemellini dissero ai genitori: "Al nostro via molto lentamente, socchiudete gli occhi, poi a piacimento
        
 fate schioccare le dita della mano destra per tre volte, dopodiché potrete riaprirli. Non meravigliatevi
        
 di ciò che vedrete e udrete, perché vi sembreranno cose dell'altro mondo ma non è così, sapete? E ci
        
 crediate o no, siamo nell'anno duemila viviamo su questa terra e quindi, sono di questo non dell'altro.
      
   "Perbacco" disse Mekory e continuò dicendo: "Sarei pronta nonché curiosissima e tu caro?" Pure io gli
 
        rispose lui. Fiordaliso non esitò e disse: "Al mio tre fate come vi ho spiegato … uno-due-tre.
        
 Quando aprirono gli occhi, rimasero sbigottiti dalle mille luci psichedeliche dal gran frastuono prodotto
        
 dalla musica ad altissimo volume di ogni giostra e da altre cose ancora. Ed ecco che pian piano Jubitun
        
 era diventata una città turistica e piena di attrattive per tutti; dove le sorprese non finivano mai di
         
stupire, per cui le persone non avevano il tempo di annoiarsi. Era una giornata molto calda e afosa del
        
 mese di luglio, quando la città si risvegliò con un'altra sorpresa inaspettata e per niente male ossia,
        
 quegli enormi blocchi di ghiaccio simili ad iceberg, non c'erano più, al loro posto però, si era formato
        
 un grandissimo specchio d'acqua grande come un mare e, dal punto dell'osservatore, sembrava che il
        
 cielo si congiungesse con il mare; tipico di un mondo incantato … fiabesco. Il primo bimbo vedendo ciò,
        
 con quanta voce aveva esclamò: "Oh!!! Che bel giochino nuovo tutto per noi, venite tutti a vedere.
         
Ad ammirare il grande specchio accorsero in molti, fra i quali vi erano anche Mekory, Johnny, Mafalda,
         
Jampumpum e altri amici di famiglia che come tutti, rimasero a bocca aperta, tranne due piccoli ma
        
 grandissimi amici, ideatori di tutte quelle novità fiabesche. Nel contempo Fiordaliso, prese per mano il
        
 suo fratellino e gli domandò: "Sai Johnny? Mi è venuta un'altra bella idea un po' pazzerella e bisogna
        
 poterla realizzare per far divertire ancor di più gli spettatori del grande specchio; andiamo?" Si rispose
         
lui e, riprese dicendo: "So tutto sorellina cara; sai? Ti faccio i miei complimenti perché l'idea che dici
        
 di essere pazzerella è a parer mio brillante. Ancor prima che dicessi queste cose, le avevo captate nel
        
 tuo pensiero … ora ti seguirò". Quando furono ad una certa distanza dal grande specchio, strizzandosi
        
 gli occhietti l'un l'altra, diedero inizio alla più fantastica attrazione di tutti i tempi. Fiordaliso, sedutasi
        
 sopra un tronco di vecchia quercia, tagliato di recente da chissà chi e appoggiato orizzontalmente a
        
 terra, molto garbatamente propose un cantico a Narciso, che ben volentieri accettò di recitare prima e
        
 cantare poi in duetto assieme alla sorellina. Il titolo era "Aurora". Iniziava con queste parole:

                                                           Aurora    (Cantico)
          Aurora! Bella Aurora! Scendi! Scendi tu che puoi! Mostrati a me senza indugiare!
        
 Non aver  paura!Non posso giungere dove sei! Piccolo uomo sono per te!
          Sei chiarore dell'atmosfera terrestre! Luminescenza del cielo notturno.
          Il sorgere del sole precedi! Sei l'ultima luce crepuscolare!
        
 Il mattino non è più tuo! Dopo te con la tua Verde luce, sorge il sole.
          Non v'é nube che ti ostacoli! La prima e l'ultima sei tu!
          Solo il Supremo vien prima di te! Dopo, tu sola sei!
          Accorrete ai bimbi animaletti del grande nord! Giocate con loro.
          Sì civetta, vieni! Tu orsetto bianco vieni! Assieme, tenete allegri i piccoli.

         

          In quel preciso istante del cantico, i due fratellini vedendo che tutti quelli che erano lì si divertivano
        
 tantissimo, stabilirono quindi di sospendere il poetar cantando e far divertire grandi e piccini, con altri
        
 intrattenimenti. Come sempre, le brillanti idee venivano fuori contemporaneamente da entrambi; e
       
  quantunque lui da buon cavaliere, lasciava a lei la parola. Questa volta Narciso, provò a lanciare la
        
 sua cristallina idea sopra e, ben visibile a coloro che si divertivano tanto.
        
 Man mano che questa idea usciva dal suo capo, lentamente tutti poterono saziarsi senza alcuna paura
        
 e spumeggiando si materializzava. Quello che tutti vedevano scendere era cristallino, commestibile e
        
 buono assai la cristallina idea di Narciso. Insomma, era a dir poco una festa unica e non finiva mica lì!
        
 Già, perché il grande specchio, assumeva le tinte più disparate a seconda dei cristalli che trasportati
        
 dal vento, si appoggiavano come neve fresca poco distante dalla battigia. Tutta contenta per come si
        
 stavano svolgendo gli eventi, Fiordaliso diede il nome a questo enorme specchio "Mare di cristallo".
         
La gran festa durò a lungo come pure le successive e, chi l'avesse desiderato, avrebbe potuto rifornirsi
        
 gratuitamente di cristalli per ottenerne bracciali, reggi occhiali, collane, cavigliere e altro.
        
 Gli spettacoli erano molti e la città di Jubitun, era sempre più gremita di visitatori che arrivavano da
        
 ogni dove. Nel frattempo, i giorni i mesi e gli anni passarono velocemente. I bimbi prodigio, crebbero
        
 bene, sia in salute che in sapienza, divennero anche due bei giovanotti. La bellezza di Fiordaliso, era
        
 una cosa fuori dal normale. Quand'ebbe compiuto il venticinquesimo anno di età, molto garbatamente,
        
 domandò a Mekory e a Johnny (i suoi genitori):"Adesso che ho venticinque anni, potrei sposarmi con
    
     Mumi? Egli, è un ragazzo d'oro, tenero e dice di amarmi tantissimo. Essi, sapendo quanto Fiordaliso
        
 avesse sofferto se non le avessero dato il permesso, dopo essersi fissati intensamente negli occhi, la
         
buona mamma domandò a Johnny: "Io sarei per il sì e tu carissimo maritino? La risposta non poté che
        
 essere: "Certo Mekory, come potrei vietarglielo? Osservandoli, noto che si vogliono veramente bene;
        
 dunque diciamo loro sì avete la nostra approvazione sposatevi, Mekory abbracciò la sua figliola e poi,
     
    dopo averla baciata le disse: "Sai Fiordaliso? Il papà ed io, siamo certi che non vi perderemo per cui
        
 domattina andrete dal parroco dopodiché penserete ai documenti".
       
  All'alba del nuovo giorno, i due baldi giovani si misero in ghingheri dopodiché, si avviarono verso la
        
 canonica, attigua alla chiesa e li, trovarono don Remigio e Jampumpum assorti in preghiera. Quando
 
        ebbero esposto al sacerdote le loro intenzioni, la felicità di Jampumpum era talmente grande, che...
        
 sprizzava gioia da tutti i pori. Usciti dal luogo di culto, sedettero per qualche attimo su una panchina
        
 ben posizionata, a poche decine di centimetri dal gran cipresso. Dopo aver pensato su cosa poter dire,
        
 Janpumpum parlò così ai ragazzi: "Sono felicissimo di sapere che state bene assieme, amandovi l'un
        
 l'altra, nonché, desiderosi di sposarvi quanto prima, per cui sarò onorato se potrò esservi d'aiuto".
        
 Fiordaliso tutta contenta, rispose: "Grazie Jampumpum, né avremo senz'altro bisogno molto, molto
        
 presto". Il tempo era prezioso per cui in quel fresco mattino con l'ausilio di Jampumpum, riuscirono a
          sbrigare senza perdere tempo tante cose. Le pubblicazioni matrimoniali con i dati anagrafici, vennero
       
  poi esposte per tempo, in municipio e in chiesa. Il nome di chi avrebbe dovuto celebrare le nozze era:
        
 "Bubugisèa man", ed era il vescovo della diocesi di Jubitun.
        
 Quella giornata del 23/9/2014 era favorevole sotto tutti i punti di vista quindi, le nozze si celebrarono
        
 felicemente e non senza sorprese; già perché nel bel mezzo della funzione quando tutti i fedeli e non;
        
 si trovavano accalcati l'uno addosso all'altro (eccetto coloro che, poverini erano costretti a rimanere
        
 fuori senza poter udire né vedere nulla perché la cattedrale non era abbastanza capiente se pur molto
          grande. In quel preciso istante (e qui entrò in gioco la straordinaria e potentissima super telepatia dei
        
 due gemelli) cioè, qualche istante prima dello scambio degli anelli, come per incanto il terrore prese il
        
 sopravvento su tutti i presenti; celebrante e concelebranti compresi.
        
 Ad un bel momento la navata centrale iniziò lentamente a levitare in concomitanza alle altre e il tetto
        
 senza recar alcun danno, neppure una piccola crepa. In poche parole, l'intera cattedrale era sospesa
        
 ad una trentina di metri dal pavimento della medesima, lasciando su di esso solo l'altar maggiore un
        
 piccolo tavolino su cui appoggiare ciò che sarebbe servito al vescovo Bubugisèa man e, tutta la gente
        
 che piena di panico, osservando la struttura che se ne andava, esclamava:” Ohh!! Santa Madre di Dio,
 
        ma cosa sta succedendo? E … e adesso, dove starà andando la cattedrale? Tramite telepatia, Fiordaliso
        
 trasmise a Narciso che il rito matrimoniale sarebbe potuto continuare.
         
Anche il vescovo in quell'istante ricevette tale impulso, quindi obbedendogli, riprese la celebrazione.
        
 La cattedrale, stette in quella posizione finché il celebrante, non ebbe dato la benedizione agli sposi e
        
 a tutti i fedeli, sia quelli che si trovavano all'interno che all'esterno. Solo allora l'enorme sacro edificio,
        
 cominciò molto lentamente a scendere collocandosi esattamente dove si trovava circa due ore prima.
          Subito dopo dal mare di cristallo, anziché scendere perline per bracciali, cavigliere e altro, scesero
        
 tantissimi tavoli già imbanditi con cibi prelibati per tutte le persone presenti che, naturalmente erano
        
 state invitate precedentemente alle nozze e al pranzo nuziale.
        
 Accanto agli sposi, vi erano le due mamme; Mekory e Jada, i due papà; Johnny e Lu'sainen. Un po' più
         
in là c'erano Jampumpum, Mafalda e tutti coloro che s'erano adoperati per costruire la grande Jubitun.
        
 Per quanto riguarda il taglio della torta, ci pensò fiordaliso con la sua grazia. Quando tutti furono sazi,
        
 diedero inizio alle danze le quali durarono parecchio, dopodiché tutti a nanna, ciascuno nella propria
        
 abitazione. Le giornate a Jubitun trascorrevano sempre in letizia, grazie agli abitanti pacifici fra di loro
          ma, soprattutto a Fiordaliso e Narciso che con le loro invenzioni sempre più svariate, attiravano ogni
        
 giorno migliaia di visitatori che provenivano da ogni parte del pianeta. In quella città fiabesca, non
        
 mancava nulla, c'era proprio di tutto … ah!!! l'autore domanda scusa ai lettori perché nel comporre,
        
 non per volontà sua ma in parte per la stanchezza, si dimenticò di far presente che a Jubitun qualcosa
        
 era mancante e cioè, le segnaletiche stradali perché sia gli automobilisti che i pedoni, erano sempre
        
 assai prudenti e disciplinati per cui non era neppure necessario che ci fossero i semafori e il corpo dei
        
 vigili urbani. Altra cosa molto importante era che, non essendoci delinquenza, non c'erano caserme di
        
 polizia né tantomeno dei carabinieri, di conseguenza non c'erano neppure le carceri, solo le caserme
        
 dei vigili del fuoco, con moltissimi uomini sempre pronti ad intervenire in caso di incendi con l'ausilio
        
 di autoscale, autopompe, autogru, mezzi anfibi e motobarche pompe.
        
 L'intera famiglia di Johnny, viveva felice e spensierata fino a che un bel dì, arrivò Mekory di corsa e
        
 tutta contenta portando una lieta novella. Dopo essersi messa comoda, introdusse il suo discorso così:
         
"Miei carissimi amici e amiche, rallegratevi assieme a me perché la nostra famiglia fra non molto, si
        
 allargherà, sapete? Fiordaliso è rimasta incinta”. A quel punto ci fu uno scroscio di applausi generale e
        
 come di consueto, tanti baci e abbracci. Con l'aiuto del Buon Dio, al tempo prefissato, nacquero due
     
    splendide bimbette all'incirca un anno l'una dall'altra. Crebbero bene e vissero comodamente fra due
        
 guanciali per merito di Fiordaliso e Narciso, vivendo felici e contenti per tutto il resto dei loro giorni
        
 terreni, portando conforto e aiuto a chiunque né avesse avuto bisogno.

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          L'autore Stefano Villa, ringrazia di cuore la sig. Laura Lencia, come sua correttrice di bozze la quale
          h
a pure costruito questo sito.

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