Si, la perfezione , quella perfezione che noi conosciamo, che noi cerchiamo spesso e che spesso non riusciamo ad ottenere...

Il fatto stesso che la maggior parte dei climber o alpinisti sia legato al grado, alla difficoltà o alla conquista, è l'esempio di quanto sia molto più facile vincere una difficoltà palesata invece di una difficoltà legata direttamente al nostro modo di comunucare con il corpo.

Il risultato non conta, ha una valenza puramente agonistica, ci pone in un punto prefissato da noi e dal mondo e ci appaga semplicemente perchè ci mette in una posizione che abbiamo sognato.

La vera difficoltà è superare questo effimero punto di riferimento e dimenticare che dobbiamo fare o dimostrare qualcosa a noi stessi o agli altri.

La vera difficoltà è riuscire ad esprimere senza condizioni, il massimo mentale e fisico.

Questo non significa lanciarsi in imprese pericolose, che possono anche trovare spazio nella vita di ognuno, questo, significa proiettarsi verso il movimento, verso la sequenza, verso la fluidità.

Solo ricercando la spontaneità senza restrizioni mentali come la paura di dover riuscire o la paura di farsi male si può arrivare alla perfezione, che comunque si comporta come un pesce nelle nostre mani, che anche se morto, continua a scivolare cadendo.

E.

Cerro Torre

Numero 2

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