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LA PAGINA OGM NEL NUOVO SITO FLAI EMILIA ROMAGNA www.flaiemiliaromagna.com/er10.htm
DOMANDE
E RISPOSTE A CURA DEL MINISTERO DELLA SANITA'
Che cos'è un organismo?
Cos'è un organismo geneticamente modificato
(OGM)?
Cosa significa "emissione deliberata"?
Cosa si intende per valutazione del rischio ambientale?
Cos'è un microorganismo?
Cos'è un microorganismo geneticamente
modificato (MOGM)?
Cosa si intende per impiego confinato?
Che cosa sono le biotecnologie?
Cos'è la bioetica?
Quali sono i principali farmaci di origine biotecnologica
oggi disponibili?
Perché ingegneria genetica e biotecnologie
possono essere utili in agricoltura?
Che cos'è la biodiversità?
Le colture transgeniche sono diffuse nel mondo?
Quali sono i prodotti transgenici piu' coltivati?
Le colture transgeniche resistenti ad insetti
nocivi possono nuocere anche a quelli utili?
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Qualità e sicurezza nell'alimentazione: nuove soluzioni per vecchi problemi pagina a cura di Mauro Mandrioli La sicurezza e la certificazione di qualità degli alimenti rappresentano
da sempre argomenti di grande interesse sia per le industrie alimentari
che per il consumatore. L'industria ha investito infatti molte risorse
per mostrare come gli alimenti prodotti siano di elevata qualità
e possano essere quindi immessi con tranquillità sul mercato. In
modo analogo, il consumatore ha sempre richiesto validazioni sulla qualità
e sulla sicurezza degli alimenti in modo da essere tutelato e poter utilizzare
senza correre rischi le risorse alimentari disponibili.
Nonostante tali piante siano caratterizzate da standard alimentari elevati,
il dibattito sulla sicurezza delle piante transgeniche come fonte di materie
prime o per il diretto consumo alimentare è ancora in pieno svolgimento.In
un contesto così incerto, nessun aiuto viene dai governi delle nazioni
impegnate nella corsa alle biotecnologie in quanto mancano tutt'oggi quadri
normativi chiari e tali da garantire la sicurezza dei prodotti biotecnologici
regolamentando lo sviluppo delle biotecnologie stesse. L'assenza di regole
spaventa non solamente il consumatore (che si allontana dai prodotti frutto
delle biotecnologie), ma arreca danno anche alle industrie impegnate nello
sviluppo delle biotecnologie poiché esse vedono vanificati i propri
investimenti a causa delle sfiducia del consumatore.
I metodi di riconoscimento di piante transgeniche nelle derrate
alimentari sono numerosi, ma nessuna delle tecniche sinora disponibili
è in grado di fornire una risposta in tutte le situazioni. Non esiste,
infatti, un'unica tecnica che consenta l'analisi di tutti i prodotti transgenici.
Questa tecnica, sebbene utilizzata di routine in laboratori di
ricerca, è sinora scarsamente applicata in ambito industriale. Data
la sua importanza è però fondamentale che le industrie alimentari
italiane si organizzino in tal senso ed investano nella formazione di personale
competente o, perlomeno, stimolino strutture quali le Università
a sviluppare personale qualificato.
E' quindi evidente che lo sviluppo della genetica molecolare, sebbene
abbia portato all'insorgere di nuovi problemi relativi alla qualità
ed alla sicurezza degli alimenti, ha fornito anche strumenti caratterizzati
da elevata sensibilità e duttilità. La certificazione della
qualità e della sicurezza degli alimenti è quindi, oggi più
che mai, uno strumento fondamentale per tutelare non solamente il consumatore
ma anche le industrie alimentari stesse.
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Pagina a cura del Coordinamento Mobilitebio per saperne di più Cosa sono gli organismi geneticamente modificati (OGM)?
Quali sono i principali campi di applicazione e gli
OGM più diffusi?
Quali sono i rischi per la salute umana?
Quali sono i rischi per l'ambiente e per il nostro
futuro?
Gli OGM possono essere una soluzione per la fame nel
mondo?
Sono una reale alternativa all'uso di pesticidi e fertilizzanti
in agricoltura?
Possono gli xenotrapianti risolvere il problema della
carenza di organi?
In definitiva, a chi conviene la produzione di OGM?
L'azione delle multinazionali è compatibile
con la democrazia dell'informazione e il diritto dei popoli?
E' giusto manipolare e brevettare la materia vivente?
Come possiamo difenderci?
-la chiara etichettatura di cibi e farmaci, che consenta di sapere se contengono OGM -la moratoria sulla commercializzazione di OGM in Europa -limiti legali alla brevettazione della materia vivente |
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Manipolazioni
Genetiche in Agricoltura: Problemi Aperti e Possibili Vie d'Uscita
Introduzione. Le tecnologie basate sulle manipolazioni genetiche sono in forte ascesa. Queste rendono possibile inserire nuovi geni, spesso provenienti da specie diverse, in molti organismi, dotandoli così di varie caratteristiche desiderate. Benchè tali tecnologie abbiano applicazioni in altri settori, e specialmente in quello biomedico, tratteremo qui solo gli aspetti che riguardano le applicazioni alle colture e di conseguenza ai cibi. Le obbiezioni che riguardano questo settore non si applicano automaticamente ad altri. In agricoltura, ove la ricerca di nuove varieta' e' costante, tecnologie genetiche offrono la possibilita' di inserire velocemente alcuni geni, senza passare per il processo di allevamento o crescita selettivi. Esse hanno dunque suscitato enorme interesse commerciale, promettendo di abbassare i costi di produzione, e, secondo le compagnie produttrici, di diminuire la quantità di sostanze chimiche usate in agricoltura. In pochi anni, circa trenta milioni di ettari sono stati messi a coltura (in gran parte, ma non solo, negli Stati Uniti) con piante modificate. Questo dossier ha lo scopo di fornire spunti di informazione critica riguardo all'introduzione di colture transgeniche nell'ambiente ed anche alla conseguente introduzione di cibi transgenci nei nostri piatti. Il dossier contiene links che rimandano ad approfondimenti su temi che vengono solo accennati nel testo principale. Questi consistono in saggi e articoli liberamente disponibili in rete. Quando necessario sono stati tradotti, grazie alla preziosa collaborazione di collaboratori (link.0). Esso non ha la pretesa di essere esaustivo. La sua struttura, comunque, consentirà una futura crescita con l'aggiunta di saggi rilevanti. La prima parte si concentra maggiormente su ambiente e salute, mentre la seconda accenna alle conseguenze sociali delle tecnologie transgeniche. Nella parte finale si propone un metodo per contribuire alla soluzione di questioni controverse che si rivela promettente ed ha gia' dato buoni risultati in vari paesi. Questo metodo consiste nell' organizzazione di "conferenze di consenso", cioe' incontri faccia a faccia tra esperti e cittadini di provenienza svariata, con lo scopo di mettere a fuoco quali siano le principali domande e problemi che la societa' civile ritiene debbano essere affrontati. Rischi e timori. Le modificazioni genetiche in agricoltura permettono di risparmiare tempo e denaro, e sono senza dubbio una fonte di elevati profitti per il settore biotecnologico, ma non sono prive di rischi e di conseguenze che vanno attentamente valutate e viste nel contesto del modello di agricoltura in cui la tecnologia e' nata. I potenziali rischi piu' diretti per ambiente e salute, derivano dal fatto che la genetica molecolare e' una scienza relativamente nuova [link 1] In cosa differisce l'ingegneria genetica dalle forme tradizionali di coltura selettiva, ibridazione, incrocio fra specie non affini e trasferimento orizzontale di geni [link 1 bis] Ambiente. I possibili rischi ambientali riguardano principalmente l'inquinamento genetico, la possibile comparsa di organismi invasivi, il rischio di alterazione dei rapporti pianta-parassita l'alterazione delle comunità del suolo e, non ultimo, il rischio di una ulteriore semplificazione di agroecosistemi, con diminuzione della biodiversità, a causa dell'uso massiccio di erbicidi. Secondo gli ecologi non vi sono sufficienti conoscenze al momento per dire se questi timori potranno tradursi in realtà. E' necessaria però un attenta valutazione caso per caso Alimenti. Le preoccupazioni sono incentrate sulla possibilita' che i nuovi cibi causino allergie e/o intossicazioni e che il loro consumo aumenti il numero di batteri patogeni resistenti agli antibiotici. Secondo i critici i test non sono adeguati a stabilire la sicurezza di questi cibi. In tema di alimenti il principio di equivalenza sostanziale e' spesso usato dalla US FDA nel processo di autorizzazione del commercio dei cibi transgenici. Questo usa un limitato numero di variabili per paragonare i cibi transgenici a quelli 'tradizionali' e dichiara i primi equivalenti ai secondi se soddisfano questi limitati criteri. Seri dubbi sono stati espressi riguardo alla sua validita' [link 2 ] perche' usa criteri discutibili. Quel che e' piu' significativo, inoltre, e' che i dubbi non sono stati espressi solo da scienziati indipendenti, ma anche da quelli della stessa FDA. Cio' e' stato reso pubblico dalla Alliance for Biointegrity che e' venuta in possesso di memoriali interni che lo provano in modo inequivocabile [link 3] E' possibile leggere gli originali sul sito dell'associazione [http://www.bio-integrity.org]. Il fatto che il dibattito interno all' FDA sia stato fermamente soppresso e sia venuto a conoscenza del pubblico per vie traverse, non e' rassicurante. Nè lo è il fatto che molti citino le autorizzazioni FDA come fonte di garanzia della sicurezza dei cibi transgenici. Sono necessari quindi molta piu' chiarezza e rigore in materia di tests, ed e' perfino discutibile che esista, al momento, un metodo sicuro per prevedere quali sostanze siano capaci di provocare allergie. Biodiversita' e Protocollo di Cartagena. La regolamentazione internazionale di tali tecnologie al momento e' blanda, in parte perche' molti governi sembrano piu' preoccupati della crescita economica che le biotecnologie possono offrire, che della sicurezza di ambiente e consumatori. Per quanto rigurda la tutela della biodiversita' da eventuali rischi, l'introduzione del Protocollo di Cartagena rappresenta un importante passo avanti, che riconosce la legittimita' del Principio di Precauzione, ma lascia aperta la porta alla possibilita' che il WTO sanzioni governi che vogliano imporre restrizioni sulle importazioni di materiale transgenico Esso tuttavia riguarda solo l' importazione/esportazione di un ristretto numero di organismi modificati destinati all'introduzione nell'ambiente [link4] Alcune voci indipendenti La British Medical Association, ha formalmente invitato ad adottare il Principio di Precauzione,e ad operare una separazione di filiera, fino a che i timori di potenziali effetti nocivi non vengano fugati. [fonte:http://www.bma.org.uk/news/990517.html] English Nature (l'ente di protezione della natura inglese, che rappresenta anche gli altri enti del Regno Unito su queste questioni) ha chiesto il bando per almeno tre anni delle colture resistenti agli erbicidi. Dr Brian Johnson, suo consulente scientifico ha dichiarato nel gennaio del 1999: " Crediamo che l'uso comercilale di GMHT (piante modificate resistenti agli erbicidi) che si basa sull'applicazione di potenti erbicidi rendera' l'agricoltura ancora piu' intensiva, causando ancora piu' danni alle specie selvatiche agricole. Il Regno Unito ha sottoscritto impegni internazionali per il mantenimento delle specie selvatiche a livelli sostenibili, dunque urge risolvere problemi legati all' agricoltura intensiva, anziche' aggravare questi problemi con l'uso di colture GMHT." La Union of Concerned Scientist, un associazione basata negli Stati Uniti, formata da scienziati che lavorano, in prevalenza, sia nella ricerca che in enti governativi, e' da anni molto critica sull' uso che si intende fare delle tecnologie genetiche in agricoltura [http://www.ucsusa.org] Dubbi e incertezze sollevati da alcuni scienziati e gruppi di pressione, sono stati in parte riconosciuti anche da un recente rapporto della National Academy of Sciences negli Stati Uniti nelle sue raccomandazioni http://www.nap.edu/html/gmpp/ che ha riconosciuto la necessita' di ulteriori ricerche per valutare impatti in campo ambientale e alimentare, anche a lungo termine (link 4bis) Di recente anche la FAO e' intervenuta nel dibattito su costi e benefici delle biotecnologie in agricoltura, con una dichiarazone ufficiale che evidenzia la presenza di possibili benefici, ma invita anche a valutare attenatamente i rischi (link 5). La pressione sul settore biotecnologico sta dunque crescendo, anche grazie all' un' opinione pubblica e ad una parte del mondo scientifico. (link 5.0) Effetti nel Terzo Mondo. Le preoccupazioni fin qui esposte sono solo da "ecologisti con la pancia piena", come ha sostenuto di recente Norman Borlaug, uno dei padri della 'rivoluzione verde' in agricoltura? Innanzitutto, come si e' visto i rischi e I timori esposti sopra sono stati espressi anche da scienziati che lavorano in universita' enti governativi e istituzioni internazionali. Cio' basterebbe a refutare l'accusa di 'ecologismo'. Che dire poi della 'pancia piena?' Un argomento spesso portato a sostegno delle modificazioni genetiche in agricoltura e' che queste sono indispensabili a sfamare il mondo e specialmente il terzo mondo. Nel presente contesto, questa e' un' esagerazione. L' attuale ricerca, improntata a fini commerciali e piu' concentrata su prodotti che soddifano i mercati del primo mondo, piuttosto che le esigenze dei paesi del terzo mondo. Anche in questo caso, un esame dei documenti FAO puo' essere profiquo. Secondo gli esperti FAO sulla sicurezza alimentare, e secondo il suo direttore generale, il mondo produce gia' abbastanza cibo per sfamare i suoi abitanti. Questo non significa che un aumento delle rese in terreni marginali non possa in alcuni casi servire. Tuttavia, il recente rapporto FAO sulla sicurezza alimentare dice chiaramente che le cause prime della fame, in molti paesi, sono socio-economiche. Ecco l' introduzione del Direttore Generale della FAO al recente rapporto sulla sicurezza alimentare [link5bis] Questo e l'intero documento possono essere esaminati all' indirizzo http://www.fao.org/FOCUS/E/SOFI/for-e.htm Tutto cio' ha grande rilevanza e spiega l'opposizione di alcuni settori della societa' civile all' introduzione di queste tecnologie per ragioni sociali. Poiche' le tecnologie proposte, in combinazione con i mecanismi di brevetto delle sementi, possono avere serie conseguenze socio economiche nei paesi in via di sviluppo, e' probabile che in molti casi esse contribuiscano ad aggravare, anziche' a risolvere il problema della sicurezza alimentare [link 6].. In generale, e' dunque molto improbabile che la promessa tecnologica di sfamare il mondo, nell'attuale contesto, venga mantenuta. L'introduzione di biotecnologie di proprieta' di grandi compagnie, avra' come conseguenza l' accentramento della produzione nella mani di agricoltori piu' ricchi e la dipendenza della sicurezza alimentare di molti paesi dalle esporatzioni di pacchetti tecnologici semente-sostanza chimica. [link 7] Grazie alla normativa internazionale sulla proprieta' intellettuale (TRIPS), esiste la concreta possibilita' che un crescente numero di agricoltori diventi dipendente dalla tecnologia offerta e posseduta in esclusiva da poche compagnie. Industrie biotecnologiche possono anche appropriarsi di varieta' tradizionali adattate ad un certo ambiente inserendovi qualche nuovo gene e brevettandole come nuovi organismi. Anche ammettendo una qualche limitata forma di brevettabilita',come nel caso della produzione di nuove varieta' non transgeniche, appare ingiusto che le industrie si approprino di un processo di miglioramento e adattamento che e' solo culminato con l'aggiunta di qualche gene, ma che e' basato su processi di evoluzione naturale e miglioramento pre-esistenti. La brevettabilita' in questi casi appare molto discutibile. Piu' in generale meccansismi per compensare gli agricoltori e i paesi che hanno sviluppto una certa varieta' debbono essere messi a punto e il concetto di brevettabilita' ridiscusso, se si vuole trovare un compromesso accettabile tra esigenze di recuperare investimenti, e giustizia. Molte associazioni non governative chiedono il bando totale della brevettabilita' di materia vivente, per lo meno per i paesi in via di sviluppo visto il suo contrasto con la Convenzione sulla Biodiversita'. Terzo Mondo: possibili benefici? Ferma restando la assoluta necessita' di valutare i rischi con attenzione, lo scenario dei benefici sarebbe probabilmente diverso se la ricerca fosse orientata a rispondere alle esigenze dei paesi in via di sviluppo e se tali paesi potessero beneficiare liberamente dei suoi risultati. Questi obbiettivi possono essere perseguiti in modo efficace solo dalla ricerca pubblica. Questa e' ora quasi trascurabile se paragonata a quella privata. Per esempio la quantita' di denaro investita in ricerca tecnologica "not for profit" dalla Rockfeller Foundation attraverso istituti pubblici e' poco piu' di un millesimo del budget di ricerca (1.3 miliardi di dollari) della Monsanto. Idealmente, la messa a punto di piante modificate adatte a rispondere alle esigenze degli agricoltori del terzo mondo, potrebbe portare benefici se questa fosse esattamente mirata e se tale sviluppo coinvolgesse gli agricoltori stessi. Come nel caso analogo dei farmaci, pero', lo sviluppo di prodotti che allevierebbero problemi di sopravvivenza o sussistenza, ma che portano profitti scarsi, puo' essere condotto molto meglio dalla ricerca pubblica. Questo si applica anche a problemi ambientali. Per esempio e' stato fatto notare da Pimentel (Cornell University) che se si riuscisse ad allungare la vita delle piante di cereali da un anno a quattro-cinque anni, cio' ridurrebbe l'erosione dei suoli e migliorerebbe la conservazione di nutrienti e renderebbe l'agricoltura piu' sostenibile. Cio' tuttavia ridurrebbe i margini di profitto dell'industria biotecnologica. Pertanto e' importante non confondere generiche, e alquanto teoriche, affermazioni che le biotecnologie possano essere di gran benficio all'umanita' con lo specifico modello industriale che si va delineando, e che tende ad integrare tutti i paesi nel sistema agro-alimentare globale, modello da cui che le compagnie trarrebbero vantaggio, ma che ha conseguenze negative per la sostenibilita' ambientale e sociale dell'agricoltura stessa. In conclusione, coloro che parlano di ingegneria genetica per migliorare le condizioni del terzo mondo, ne parlano in astratto come se la ricerca pubblica fosse fiorente e non vi fossero possibili rischi, ma trascurando quello che sta per avvenire in realta'in quei paesi. Le principali ragioni per cui le colture transgeniche non sfameranno il mondo sono state riassunte da Miguel Altieri (University of California) [link8]. Possibili alternative. Un punto importante e' che la tecnologia transgenica viene quasi sempre valutata nel contesto del modello agro-chimico-industriale di agricoltura che vige in molto paesi. Per esempio, rispetto ad un sistema che richiede uso intenso di pesticidi, e' possibile che l'introduzione di piante resistenti ai loro parassiti e/o ad erbicidi, produca riduzioni, almeno temporanee, dell'uso di queste sostanze (i dati sono comunque controversi), anche se si puo prevedere, in pochi anni, l'evoluzione di organismi resistenti che rendono le modificazioni genetiche inutili. Sarebbe invece importante valutare anche le alternative, e cioe' lo sviluppo di un modello di agricoltura sostenibile, che richiede un riorientamento del sostegno pubblico e della ricerca. Il modello di agricoltura industrializzata, infatti, non e' sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Il suo avvento si e' realizzato nel dopo guerra anche grazie al contributo e alle pressioni dell'industria chimica che si sta ora riconvertendo in industria biotecnologica. Negli Usa questo modello ha prodotto un paesaggio agrario che somiglia molto ad una steppa ed un notevole aumento delle dimensioni delle aziende. Anche in Europa l'agricoltura del dopo guerra e' stata ed e' responsabile di notevole degrado paesaggistico ed ambientale. Tuttavia, la Politica Agricola Comunitaria ha agito in parte da scudo per i piccoli agricoltori, da un mercato sempre piu' globale, che altrimenti tenderebbe alla loro marginalizzazione, come sta accadendo in paesi in via di sviluppo. Una decisa riconversione Politica Agricola Comunitaria potrebbe contribuire al miglioramento della situazione, con abbandono del sostegno alla pura produzione, l'introduzione di sostegni all'agricoltura biologica e schemi di gestione ambientale, che vedano gli agricoltori come partners a gli aiutino a ritrasformare gli agro-ecosistemi in sistemi sostenibili. Un impulso alla ricerca su metodi ecologici per un agricoltura sostenibile e' un corollario essenziale. Ruolo della Societa' Civile e dell'Informazione A livello mondiale WTO, UE, e alcuni governi hanno messo in atto politiche volte ad imporre un quadro di legislazione e regolamentazione molto favorevole all'industria. In Europa e in Australia, cio' ha suscitato una notevole opposizione da parte della societa' civile. L'opposizione si e' poi diffusa anche negli Stati Uniti. Essenzialmente, potenziali rischi e conseguenze sociali da una parte, e la mancanza di una seria disponibilita' al dibattito dall'altra, hanno evidenziato la presenza di un deficit democratico nel valutare l'accettabilita dei rischi e nel prendere decisioni su importanti questioni strategiche. Questi fattori hanno determinato una flessione che l' industria biotecnologica non puo' trascurare [link 9]. E' probabile che la risposta sia un misto di operazioni di pubbliche relazioni, volte a tranquillizzare, e di pressioni in sede politica per una normativa favorevole. Queste possono essere contrastate se vi sara' un aperto confronto tra industria, scienziati, governi e societa civile. Tale confronto deve riguardare anche temi quali l'affidalità della ricerca sui possibili effetti degli OGM e i possibili conflitti di interesse tra gli obbiettivi degli scienziati GM e salute pubblica e ambiente (link 9bis) Accettabilita' del rischio. L' evidenza scientifica , malgrado sia estremamente importante, e' solo una delle componenti la valutazione dell' accettabilita' del rischio. Gli scienziati possono comunicare fatti ed incertezza, ma non imporre valori etici. Questi debbono venire dalla societa'. Cercare di risolvere il dibattito con la pura scienza si ritorce contro i decisori perche' trascura il ruolo dei valori [link 10]. Si potra' dunque pervenire ad un consenso sociale riguardo alle tecnologie genetiche, solo quando tutta la societa' si sentira' consultata debitamente. Gli scienziati considerano, a ragione, la sperimentazione in campo il modo migliore per consentire conclusioni sensate su alcuni fatti specifici. Tuttavia, non e' affatto chiaro se la sperimentazione sia davvero in grado di testare alcune ipotesi che riguardano interi ecosistemi e scale temporali piuttosto lunghe. La sua accettabilita' poi, si basa su assunzioni di valori e cioe' che i rischi posti dalla sperimentazione stessa siano molto bassi e trascurabili se paragonati ai benefici che se ne potra' trarre. Non e' detto pero' che queste assunzioni siano considerate valide a priori da molti settori della societa' e che le modalita' di alcuni esperimenti garantiscano effettivamente un basso rischio di inquinamento genetico. Un dibattito aperto si impone. Partecipazione ai processi decisionali. Decisioni su questioni controverse, ove l'incertezza domini, dovrebbero essere prese coinvolgendo la societa' civile nel processo decisionale, con ampie consultazioni. Questo principio e' riconosciuto anche da Agenda 21 e si sta affermando in sede internazionale. L' UNEP, ad esempio, si appresta ad implementare un programma di promozione dell' accesso all' informazione e alla giustizia in materia ambientale, nonche' di partecipazione pubblica ai processi di decisione. Campagne di 'informazione' che abbiano lo scopo di persuadere i cittadini della correttezza di decisioni che, nei fatti, siano gia state prese, vanno nella direzione opposta a questa tendenza. Conferenze del Consenso. Un' altrenativa che si e' rivelata praticabile e' il confronto ponderato tra un gruppo di cittadini ed un gruppo di esperti durante incontri di qualche giorno organizzati allo scopo di arrivare a raccomandazioni che influenzino la linea di condotta dei decisori. Questi incontri non hanno la forma di lezione in cui il pubblico e' piu' o meno passivo ma di confronto aperto. Conferenze del consenso sugli OGM sono state organizzate in diversi paesi e hanno prodotto risultati e raccomandazioni pratiche. Per approfondire questo argomento fai click qui [link11] DOCUMENTO
DELLA SEGRETERIA FLAI-CGIL EMILIA ROMAGNA
Le modalità con le quali alcune multinazionali, supportate da propri centri di ricerca o da istituzioni pubbliche compiacenti, hanno introdotto le biotecnologie nel settore agro-alimentare impongono una seria riflessione sui termini effettivi del dibattito in corso sugli organismi geneticamente modificati. E' in atto una strategia di innovazione tecnologica in campo agro-alimentare che, al di là di ogni possibile controllo dei governi democraticamente eletti, punta a colonizzare, con lo strumento delle biotecnologie, interi comparti di produzione agricola dei paesi in via di sviluppo. La diffusione di queste tecnologie, invece di favorire lo sviluppo di
questi paesi con il pieno utilizzo delle risorse locali, tramite la fornitura
di sementi OGM, ha creato o sta creando nuove dipendenze e gravi rischi
di impatti ambientali sulla "biodiversità" che è una delle
ricchezze fondamentali dei Paesi del Terzo e Quarto Mondo.
Si profila la possibilità di una marcata supremazia di alcuni
grandi gruppi a scapito di un settore economico primario come l'agricoltura
e il sistema alimentare nel suo complesso, con il fine di produrre profitti
senza alcuna responsabilità in ordine agli impatti su sistemi ecologici,
economici, etico-morali, antropologici, sanitari, determinando inoltre
un salto di qualità in negativo per quanto attiene alla standardizzazione
ed omologazione dei processi produttivi, con ricadute deleterie sulla qualità
del lavoro.
E' per questo che abbiamo giudicato estremamente grave la posizione assunta dalla Commissione Europea, di cui è Presidente Romano Prodi, in merito alla moratoria sull’utilizzo degli OGM (organismi geneticamente modificati) nel settore agroalimentare. Come d'altra parte riteniamo ormai insostenibili il ritardo e l’improvvisazione con cui il Governo italiano ha affrontato il tema della sicurezza alimentare e il silenzio del Presidente del Consiglio su un settore così centrale per lo sviluppo economico e sociale del Paese quale quello agroalimentare. I vincoli della moratoria, basati proprio sul principio di precauzione,
e le regole che riguardano l'informazione ai consumatori e ai cittadini
non sono un elemento di freno alla ricerca, ma possono diventare uno stimolo
alla sua qualificazione.
Solo in questo quadro può essere definito lo sviluppo di una società che valorizza anche il senso etico della ricerca scientifica, controllata e sperimentata sulla base del “principio di precauzione”. Non si può invece dare spazio a qualsiasi deregolamentazione in un settore strategico per la vita delle popolazioni. Il vero problema che abbiamo di fronte è l’alta qualità
e non la quantità dei prodotti agro-alimentari, e si tratta quindi
di impostare una politica della sicurezza e della rintracciabilità
degli alimenti, dei mangimi e dei loro ingredienti.
Questo disegno deve essere contrastato rendendo l'azione dei governi omogenea all’obiettivo dell’alta qualità già affermato dal Libro Bianco sulla sicurezza alimentare illustrato dalla Commissione Europea il 12 gennaio 2000, per pervenire ad un settore agroalimentare moderno, tecnologicamente avanzato, nel quale sia centrale la qualità delle produzioni, la difesa dell’ambiente, il ruolo degli agricoltori, delle aziende alimentari e dei lavoratori. La sicurezza alimentare deve essere la priorità assoluta: la
sicurezza riguarda, infatti, in primo luogo la salute dei consumatori,
ma può anche, per il nostro paese soprattutto, rappresentare
un importante elemento di convenienza economica.
Siamo invece convinti che vada rafforzato un modello di produzione basato sui prodotti tipici italiani, che colleghi alla sicurezza, la qualità e la specificità della produzione alimentare, qualità che può essere perseguita solo in un rapporto stretto tra ambiente, territorio e tradizione, intesa in termini di trasferimento di conoscenze, competenze e procedure. A questo proposito è da condividere la posizione espressa dal ministro delle Politiche agricole, che individua nella sicurezza, nella qualità e nella specificità che caratterizzano le nostre produzioni, anche un modo per rafforzare il 'made in Italy' e per renderlo competitivo nel mercato agroalimentare globale: il problema della sicurezza è dunque strettamente collegato anche ad un problema di convenienza. Si pone un problema di certificazione dell'innovazione biotecnologica e dei suoi effetti, che riguarda esclusivamente la ricerca e che non deve implicare in alcun modo la diffusione delle biotecnologie nelle produzioni alimentari, almeno fino a quando non saranno stati fatti tutti gli accertamenti necessari a garantire la sicurezza alimentare. In ogni caso, una volta fatta questa scelta di campo e avendo chiarito che questo è il problema prioritario, esiste anche un problema di informazione: è indispensabile e urgente risolvere in modo corretto il nodo rappresentato dall'etichettatura, che deve essere chiara e completa, mentre attualmente sono omesse le informazioni sui contenuti di OGM. Da questo punto di vista bisogna dire che la direttiva europea approvata dalla Comunità non offre ancora standard di chiarezza e di sicurezza sufficienti e individua norme che danno adito a versioni molto blande e, quindi, inadeguate: è, ad esempio, a dir poco singolare che nella direttiva si preveda di attribuire una percentuale (una sorta di soglia) alle produzioni realizzate attraverso le biotecnologie. I casi sono due: se le biotecnologie fossero sicure, il problema di una soglia non avrebbe alcun senso; ma poiché questa sicurezza non c'è, certamente la "soglia" non può essere considerata una garanzia di sicurezza: sotto questo aspetto la debolezza della direttiva europea è evidente e lascia aperto il problema fondamentale dell'informazione ai consumatori, che va affrontato scegliendo l'obbligo ad una etichettatura corretta e completa. In sintesi chiediamo che il Governo renda effettiva, anche rivedendo
le autorizzazioni già concesse, la moratoria della sperimentazione
in pieno campo e dell’immissione in commercio di sementi geneticamente
modificate e di animali transgenici.
Ci riconosciamo quindi nella piattaforma presentata dalle associazioni
non governative al convegno di Genova:
Bologna, 14 settembre 2000
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