ENRICO

INGRANDISCE IL QUADRO

MORTI SULLE STRADE

Egregio direttore,
Le scrivo su un tema molto delicato: morti e feriti sulle strade. Tutti i morti sono degni di rispetto, quelli delle strade, tuttavia, raggiungono una quantità da lasciare esterefatti. Non è che non se ne parli, è che se ne parla come di qualcosa di normale, qualcosa di secondario, come se ci fossero cose più importanti. Non fanno notizia. Se uno buttasse ogni anno in Italia un piccola bomba atomica, piccola per fare lo stesso numero di vittime, allora sì che ne parlerebbero le prime pagine per mesi e mesi. Se, poi, lo facesse un azienda per profitto avremmo la gente in piazza ad urlare "GUERRA! GUERRA!". Proviamo ad immaginare un titolone del genere "PICCOLO ORDIGNO NUCLEARE A PARMA. 300 MORTI", sottotitolino "ANCHE QUEST'ANNO LA CASA AUTOMOBILISTICA Y PER RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI HA LANCIATO LA BOMBA H." Fa più notizia un bimbo soffocato da una caramella, che cinquanta massacrati in uno scuolabus. E' che poi, siccome la TV fa perdere il senso della realtà, la mamma si preoccupa quando suo figlio mangia la caramella, mentre gli dice tranquillamente: "vai con papà in macchina". La macchina, decine di volte più pericolosa, se guardiamo la mostruosa cifra di morti e feriti, è poco "reclamizzata". Magari si fa una legge per scrivere i numeri su tutti i cavalcavia, si parla di pedofili, di madri che uccidono i figli, di figli che uccidono i genitori, di tutto ciò che è strano, che attira l'attenzione. Cosa importa poi se c'è solo un caso su dieci milioni: fa spettacolo, fa audience. Si crea un mondo virtuale di pericoli che non esistono, si perde il contatto con la realtà, il mondo mediatico diventa più reale della propria esperienza. Ormai la gente si stampa al semaforo pensando a Saddam Hussein, al caso di Cogne, al sasso del cavalcavia. Eppure se guardiamo alla nostra esperienza non so quante persone conoscano un pedofilo, una madre assassina, un terrorista di Al-Qaeda. Di persone che hanno fatto incidenti invece se ne conoscono molte, qualcuno si è fatto male, qualcuno addirittura è morto. Puntando i riflettori su problemi che non esistono, che non esistono perché è molto più probabile essere colpiti da un fulmine che cadere vittima delle disgrazie proposte dalle prime pagine dei giornali, si sciupano soldi, tanti soldi che potrebbero salvare centinaia di vite spezzate in modo non spettacolare, ma spezzate. La TV ci comunica problemi che non abbiamo e non ci fa vedere problemi che abbiamo. Si creano paure per asteroidi che potrebbero colpire la terra e si attraversa tranquillamente la strada dove ci potrebbe veramente colpire un bolide fuoriserie e che non viene da un altro pianeta. Siamo, anzi, sottoposti a modelli sorridenti e modelle fascinose che guidano auto sempre più potenti con l'airbag anche nel bagagliaio, per il cane. E che, tuttavia, non evitano i 30 morti del week-end. Neanche le utilitarie riescono a stare sotto i limiti di velocità. Probabilmente tutti portano ogni settimana la macchina in una pista per poter superare i 130 km/h. Se uno lasciasse un kalashnikov in mano al proprio figlio, non so se il giudice accetterebbe una giustificazione del tipo "non pensavo tirasse il grilletto". E' un po' come se una casa automobilistica dicesse: "non pensavo sarebbe andato veramente a 250 km/h". Il colpevole preferito dai mass media è l'ubriaco, il camionista sbronzo, il giovane senza criterio. E' ragionevole pensare che le persone non si ubriacheranno più, che un ragazzo non sia più un ragazzo? Se un ubriaco ha in mano un bastone, un po' di nitro glicerina, i bottoni di comando di una centrale missilistica USA fa danni diversi. Speriamo ci abbia pensato l'intelligence americana che anche chi comanda un bottone nucleare, forse, una volta nella vita, per un caso stranissimo, potrebbe bere un po' troppo. Chi costruisce certi oggetti diabolicamente distruttivi non è responsabile? Chi li lascia costruire, neanche? Meglio prendersela con l'ultima ruota del carro, con l'anello debole, con chi ha fatto un ragazzata. Chi ci governa è molto preoccupato della nostra salute: ci impone il casco, la cintura di sicurezza, i limiti di velocità. Ma non si possono, certo, mettere sulle strade auto che superano i 200 km/h! I 300 km/h!! i 400 km/h!!! Non c'è limite? Vuol dire che fra qualche anno potremmo vedere sulla tangenziale un razzo con ottanta air/bag che sfreccia a 500 km/h con 2 milioni di cavalli. Eh no! C'è il limite, se poi uno non ha testa, saranno cavoli suoi. E gli altri? Quelli senza gli ottanta air/bag? Genitori con berline che superano abbondantemente i 200 km/h lamentano figli giovani che vanno troppo forte con utilitarie, o qualcosina di più, che comunque forse riescono a non superare i 200 km/h. Ricordo che il limite di velocità in Italia è di 130 km/h, qualcuno non lo sa, qualcuno pensa sia un consiglio, qualcuno proprio se ne frega. Limite probabilmente non è la parola giusta dato che non limita neanche il modello più piccolo di auto. In un processo produttivo di bicchieri capita di avere pezzi difettosi. Per diminuire lo spreco ( i pezzi difettosi non possono essere venduti) si fa l'analisi A, B, C. In parole povere si guardano e si contano i difetti e si scopre, ad es., che il 60% dei pezzi difettosi ha il manico rotto (classe A), il 30% ha il fondo che si stacca (classe B), il 5% è deformato (classe C), esistono, poi, un miriade di altri difetti, ma con percentuali ridicole. Alla fine si conclude che, per spendere poco ed ottenere grossi risultati, è sufficiente scoprire la causa dei "manici rotti" (classe A), al massimo ci si interessa anche dei "fondi staccati" (classe B). Scoprendo, tuttavia la sola causa dei "manici rotti", i difetti diminuiscono miracolosamente del 60%. La storiella serve a far notare che, quando si parla delle cause degli incidenti stradali, si trova scritto sui giornali: "...i problemi sono l'alta velocità (classe A), l'imprudenza dei guidatori (classe B), il mancato rispetto delle più elementari regole del codice della strada(classe C)...". C'è, poi, la nebbia, l'ubriaco, la strada sdrucciolevole, il ragazzo senza patente ed una miriade di altre cause. La domanda è questa: di quanto diminuirebbero le decine di migliaia di morti e feriti delle strade costruendo automobili che non superano il limite di velocità già in vigore? "Con tutto il poco tempo che abbiamo a disposizione (pensa la gente) come si fa ad andare da Milano a Roma con una velocità massima di soli 130 Km/h?" Del resto, il Ministro aveva proposto di aumentarlo. Forse, siamo culturalmente troppo arretrati per pensare a chi se ne va in sì barbaro modo: la macchina potente è un segno di virilità, un mezzo di seduzione, un'arma. Forse il mio è un discorso moralistico, interessa le persone meno di un affascinante asteroide che potrebbe colpire la terra. Interessa poco anche chi comanda, chi ha i dati. I Comuni, per esempio, per parlare di una realtà politica vicina a noi, devono avere scoperto, tramite dati in loro possesso, che la causa principale degli incidenti gravi sono le auto parcheggiate ove non si può. Danno istruzione ai tutori dell'ordine di occuparsi soprattutto dell'infrazione dei divieti di sosta; applicano supermulte in modo che chi parcheggia in "ZONA A" comprenda di aver commesso un'infrazione più grave di chi non rispetta uno stop, o passa col rosso; riempiono le casse dei Comuni combattendo questa piaga della società. Un appello, quindi, a guardarsi intorno, a spegnere la TV una settimana al mese, per comprendere che Saddam Hussein si trova in Iraq, che non conosciamo nessuna mamma omicida, che, osservando le stelle, non si vede nessun asteroide omicida e che, forse, è meglio guardarsi intorno quando si attraversa la strada.



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