STABILIZZATORE A TRANSISTORE 400V 0.4A
Avete mai provato ad ascoltare un amplificatore a valvole alimentato con una tensione stabilizzata? Se no vi consiglio di costruire questo stabilizzatore a transistor per alimentare il vostro amplificatore, noterete la differenza. Infatti, soprattutto ad alti livelli di ascolto, le finali richiedono impulsi di corrente piuttosto alti che scaricano parzialmente il condensatore di livellamento, se la tensione non è stabilizzata questo suo repentino calo si ripercuote sul transiente musicale inibendo la sua ascesa.
Questo circuito è stato
progettato per ottenere una tensione stabilizzata di 400V, ma potete
riprogettarlo per qualsiasi valore di tensione desiderate fornisca in
uscita, infatti nella sezione PROGETTO
ci sono tutte le formule necessarie per poterlo fare.
Inizio con una descrizione analitica e descrittiva del circuito, a chi non ne
fosse interessato consiglio di saltare direttamente alla sezione PROGETTO.
STUDIO ANALITICO
NOTA:
L'analisi sottostante fa riferimento a schemi con il numero dei
componenti non corrispondente a quello reale, in questa sezione si faccia
riferimento solo alle figure in essa contenute.
Lo stabilizzatore in questione
regola sia le tensioni continue che quelle variabili nel tempo; queste ultime
possono essere non ripetitive come quelle, ad esempio, dovute ad
innalzamenti o diminuzioni casuali della tensione di rete o ripetitive
come, ad esempio, il ripple, in entrambi i casi lo stabilizzatore cercherà di
riportare i valori di tensione in uscita a quelli predefiniti nel progetto
opponendosi alle suddette variazioni.
Per una analisi analitica occorre fare riferimento ai soli segnali variabili e
ripetitivi data la loro prevedibilità temporale che ben si adatta alle
relazioni matematiche semplici (ad esempio formule relative all'amplificazione,
all'attenuazione, alla reattanza capacitiva), il segnale preso come campione
sarà il ripple che è sempre e comunque presente in ogni alimentatore, tutte le
grandezze dinamiche saranno qui riportate con le lettere minuscole mentre
quelle statiche con le lettere maiuscole.
Uno dei sistemi più semplici per analizzare lo stabilizzatore a regime dinamico
è quello di usare le regole della sovrapposizione ma per il momento
cerchiamo di capirne il funzionamento in maniera descrittiva, a tal proposito
osserviamo la figura 1.
Fig 1
Assumiamo, per il momento, che
non ci sia ripple in ingresso, ovvero pensiamo di alimentare lo stabilizzatore
con una tensione continua (VIN) rigorosamente
costante. In questo caso i versi delle correnti statiche circolanti nel gruppo Q1, Q2, U1 sono quelle in colore nero; IC entra nel collettore del transistor U1 che è polarizzato tramite una tensione partizionata
tra il gruppo R1, Q2 e Q1,
D1. La corrente I2 si ripartisce in due
rami, uno interessato dalla IB e l'altro dalla I1, la corrente IE, di
valore determinato dalla corrente IB, fluisce
verso il carico. In queste condizioni il sistema è in equilibrio e lo
stabilizzatore fornisce in uscita la tensione (VOUT)
prestabilita.
Consideriamo ora la situazione reale, ovvero che sia presente in ingresso un
certo livello di ripple, assumiamo inoltre che esso stia aumentando rispetto ai
valori di riposo, allora aumenterà la IE del
valore ie che innalzerà la tensione in uscita di
una quantità vout sopra a VOUT, questo incremento sarà amplificato ed invertito
(retroazione negativa) dal gruppo Q1,Q3,Q4 e
riportato alla base di U1. Questa tensione
amplificata ed invertita rispetto a VOUT
farà scorrere una corrente ib inversa alla IB facendo decrementare quest'ultima con la
conseguente "chiusura" di U1 che
tenterà di riportare la tensione in uscita al valore di riposo.
Questa semplice ma efficace analisi si riferisce al sistema nel funzionamento
normale, per approfondire i concetti sopra riportati conviene usare il metodo
della sovrapposizione, a questo scopo si consideri la figura
2, e la figura 3.
Fig.2
Nella prima è rappresentato il circuito senza reazione, ovvero le resistenze R2, R10, R11, R3 sono scollegate dall'emettitore di U1 e collegate ad un generatore di tensione costante V3 con valore pari a quello della tensione continua di uscita in presenza della retroazione, in questo modo tutti i dispositivi attivi sono polarizzati come se ancora fosse presente la retroazione. L'ingresso oltre ad essere alimentato da una tensione continua uguale a quella fornita per il funzionamento normale VIN, è alimentato anche da un generatore di segnale v (in serie a VIN) che simula il ripple. In queste condizioni è presente sulla base di U1 un valore di ripple determinato dal guadagno di Q1, dato che U1 è un emitter follower questo livello di ripple si trasferisce con poca attenuazione (il guadagno di un emitter follower è vicino all'unità) sul carico RC determinando la tensione vout'.
vout' = v * k [1]
dove:
v = generatore di
ripple
rp = rq1 // rb ovvero la resistenza vista al
collettore di Q1 in parallelo con quella
d'ingresso di U1.
ra = resistenza del gruppo R1, Q2
k = è l’amplificazione di Q2.
per annullare questo ripple residuo, in teoria, si dovrebbe alimentare il carico RC con una tensione uguale ma contraria a vout'. Analizziamo ora la figura 3.
Fig 3
In
essa un generatore v1 di ripple è
posto in serie a V3 che ha sempre lo scopo di
fornire alimentazione al circuito di retroazione, l'ingresso è come sempre
alimentato da una tensione continua VIN in modo
tale che tutti i dispositivi attivi siano polarizzati come se nessuna modifica
fosse stata apportata al circuito.
La tensione al carico dovuta a v1 è:
vout" = v1 * A
[2]
dove A è l'amplificazione.
Ora alimentiamo lo stabilizzatore con entrambi i generatori di ripple (tra loro
in fase) , come rappresentato in figura 4,
Fig 4
la tensione
totale al carico è pari a:
vout = vout' + (-vout") = vout' - vout"
= v * k - v1 * A
[3]
è presente il segno meno perché la catena di retroazione inverte il segnale.
Per avere il risultato della [3] pari a
zero basta imporre:
v1 * A = vout' = v
* k
[4]
La relazione [4] ci fa capire che per un certo
guadagno A (maggiore o uguale a uno) ci sarà
sempre un valore di v1 affinché la [3] sia pari a zero. Però bisogna tenere conto che noi
abbiamo considerato i due generatori di ripple separati, in realtà la v1 non è un generatore indipendente ma è la
tensione di ripple ai capi del carico nel funzionamento normale dello
stabilizzatore, quindi la [3] deve essere
trasformata come segue:
vout = vout' + (-vout") = vout' - vout" = v *
k - vout * A
[5]
dalla [5] con pochi passaggi si ricava la
tensione residua di ripple vout in funzione di
quella di ingresso v:
vout = v * k / (1+A)
[6]
per A >> 1
vout = v * k / A
[7]
dalla [7] si deduce che per avere una buona
stabilizzazione occorre che sia alto il guadagno A,
per ottenere un alto guadagno occorre usare più dispositivi attivi nella catena
di retroazione, inoltre il carico visto dal collettore di Q1 deve essere il più alto possibile, per ottenerlo ho
usato un pozzo di corrente (Q2), che presenta
una resistenza di alcuni megaohm per le componenti dinamiche. Il cuore dello
stabilizzatore che conferisce ad esso stabilità è nel differenziale d'ingresso,
(si faccia riferimento al circuito originale di figura
1); la tensione vout viene riportata alla
base di Q3 e confrontata con quella presente
sulla base di Q4 (occorre
usare un diodo zener (U2) per avere un riferimento di tensione stabile), la
differenza tra le due tensioni ne produce una amplificata sul collettore di Q4 che viene applicata alla base di Q1 (il diodo D1 è stato
utilizzato solo per comodità, ma sarebbe andata bene anche una resistenza con
un condensatore in parallelo), Q1 amplifica ed
inverte il segnale che finalmente viene applicato alla base di U1.
Si consideri la figura 5.
Fig. 5
Gli unici
dati che abbiamo a disposizione sono i seguenti:
VOUT = 400V (tensione in uscita)
IL = 0.4A (corrente in
uscita)
Si determina per prima il ripple ai capi del condensatore, a tal proposito
conviene sceglierne uno di elevata capacità non tanto per tenere basso il
ripple in se stesso ma quanto per tenere, come vedremo, più bassa la
tensione continua d'ingresso necessaria e di conseguenza la dissipazione sul
componente Q3.
vr = IL / (100 * C) = 0.4 / (100 * 270 * 10^(-6)) = 15V
Il transistor Q3 ha bisogno di almeno 20V per
potere rimanere nella zona attiva affinché lo stabilizzatore funzioni
correttamente, quindi la tensione ai capi del condensatore C2 deve essere:
VCC = VOUT + 20 = 400 + 20 = 420V
tenendo conto del ripple la tensione continua massima è:
VCCm = VCC + vr = 420 + 15 = 435V
la corrispondente tensione in alternata che deve fornire il trasformatore
è:
vac = (VCCm -VD) / 1.41 = (435 - 1.4) /
1.41 = 308V
dove VD è la caduta sui diodi raddrizzatori (D4, D5, D6, D7).
Per comprendere i valori suddetti, si faccia riferimento alla figura 6.
Fig. 6
In essa la striscia nera
rappresenta la tensione VOUT al carico pari a
400V, quella verde il ripple ai capi del condensatore C2.
La tensione minima tra collettore ed emettitore di Q3, affinché il regolatore funzioni correttamente, deve
essere, come prima detto, superiore o uguale a 20V. Per conoscere il valore
massimo della tensione continua in ingresso necessaria, basta quindi
sommare il ripple ai 20V e ai 400V con il risultato di 435V. Dato che si
è un po' troppo al limite, perché basterebbe un piccolo abbassamento della
tensione di rete per fare uscire Q3 dalla
zona lineare, bisogna considerare un 3% in più rispetto al valore ottenuto,
cioè.
VCCmax = VCCm + 3 * VCCm /100 = 435 + 3 *435 / 100 =
448V
con una corrispondente tensione alternata pari a:
vac = (VCCmax - 1.4) / 1.41 = (448 - 1.4) / 1.41
= 316V
La corrente che deve erogare il trasformatore deve essere:
IAC = 1.5 * IL = 1.5 * 0.4 = 0.6A
I diodi per la rettificazione devono avere le seguenti caratteristiche::
VDreverse >= 2 * VCCmax = 2 * 448 = 896V
una corrente continua media di:
IDm >= IL / 2 = 0.4 / 2 = 0.2A
una potenza:
PD = IL / 2 * 0.7 = 0.2 * 0.7 = 0.14W
Per scegliere la tensione di lavoro del condensatore C2
occorre fare ulteriori valutazioni; quando non c'è carico collegato all'uscita
dello stabilizzatore, ad esempio quando questo alimenta un amplificatore a
valvole e le stesse dall'accensione non si sono ancora riscaldate, la tensione
del secondario del trasformatore può salire anche del + 20 % in più di quando è
a pieno carico (dipende dalla qualità del trasformatore), questo aumento si
ripercuote sulla VCCmax la quale può arrivare
fino a:
VCCM = VCCmax + 20% VCCmax = 448 + 20 * 448 / 100 =
537V
E' opportuno quindi scegliere un condensatore che sopporti una tensione
maggiore o uguale a VCCM.
Dato che sulla base di Q3 c'è una tensione molto
vicina a quella in uscita (il transistor è un emitter follower ed il suo
guadagno approssima l'unità) ai capi della serie composta da R1 e Q1 c'è
praticamente la stessa tensione che esiste tra il collettore e l'emettitore di Q3 che, come si è visto, si aggira intorno ai 20V, per
far si che anche Q1 lavori in zona attiva
conviene scegliere il diodo zener D1 di basso
voltaggio in modo che la maggiore caduta di tensione avvenga per lo più
tra il collettore e l'emettitore di Q1 piuttosto
che su R1.
La corrente che scorre nel ramo composto da R1 e
Q1 è praticamente la stessa che circola tra il
collettore e l'emettitore di Q2 a causa
della piccola corrente che assorbe la base del transistor Q3 che si può ritenere praticamente trascurabile. Per
avere un buon guadagno di Q2 conviene scegliere
una corrente di riposo (ICq2) che si aggiri
intorno al mA, scelgo 2.5 mA. Allora per determinare il valore di R1:
R1 = (VD1 - VBE) / ICq2 = (6.2 - 0.65) /
0.0025 = 2K2
Potenza R1 = (ICq2)^2 * R1 = (0.0025)^2 * 2200 = 13mW
Dove VD1 è la tensione di zener, VBE è la tensione base emettitore del transistor
funzionante in zona attiva pari a 0.65V, ed ICq2
è la corrente circolante nel transistor Q2.
Per polarizzare un diodo zener sono sufficienti 2mA, quindi la resistenza
R2:
R2 = (VCCmax - VD1) / ID1 = (448 - 6.2) / 0.002 = 220K
Potenza R2 = (ID1)^2 * R2 = (0.002)^2 * 220000 = 0.88W
Il transistor Q1 tra collettore ed emettitore è interessato
dalle seguenti grandezze:
Tensione collettore emettitore
VCEQ1= VCCmax - VR1 - VOUT = 448 - 0.0025 * 2200 - 400
= 42.5V
Potenza:
PDQ1 = VQ1 * ICq2 = 42.5 * 0.0025 = 106mW
una corrente di collettore:
ICq1= 2.5mA
Per la scelta del diodo D2 (che poteva essere
sostituito con una resistenza ed un condensatore che provocasse la stessa
caduta ma che ho usato per pura semplicità), occorre analizzare lo stadio che
precede Q2, ovvero il differenziale. Per avere
una buona amplificazione del differenziale occorre far circolare in entrambi i
rami almeno una corrente dell'ordine del mA e usare la resistenza R5 di valore elevato, a parità di corrente, per
usarne una di grande valore, occorre che ai suoi capi sia predente una
grande tensione, ma non si può andare oltre un certo limite dato che
essendo la tensione in uscita finita, aumentare troppo la caduta su
R5 implicherebbe una diminuzione della tensione
collettore emettitore dei due transistor Q4, Q5 rischiando di farli uscire dalla zona lineare. Se
si ha abbastanza margine, come in questo caso dato che la tensione di uscita è
400V, non si hanno grandi problemi, ricordate comunque che la tensione minima
che deve essere presente tra collettore ed emettitore è bene che non scenda mai
sotto i 10V per un bjt e 20V per un darlington.
Io ho scelto una tensione zener di 160V cosi che la tensione presente ai capi
di R5 è:
VR5 = VD3 -VBE = 160 - 0.65 = 160V
Scegliendo di far circolare in R5 una corrente
di 2mA:
R5 = VR5 / 0.002 = 160 / 0.002 = 80 K (approssimata a
82K)
PR2 = VR5( ^2) / R5 = 160^(2) / 82000 = 0.31W
Dato che c'è molto margine di tensione in questo progetto, scelgo una tensione
tra collettore ed emettitore di Q4, Q5 di 40V
Da cui:
R3 = R4 = (VOUT - VCE - VD3) / IC = (400 - 40
-160 = 200) / 0.001 = 240K (approssimata a 220K)
PR3R4 = IC^(2) * R3 = 0.001^(2) * 220000 = 0.22W
dove:
VCE = tensione tra collettore ed emettitore di Q4, Q5
IC = corrente che scorre in ognuno dei
collettori pari a metà di quella che scorre in R5.
La tensione presente sul collettore di Q5 è:
VC = VD3 + VCE = 160 + 40 = 200V
Questa tensione alimenta la base di Q2, la
tensione del diodo zener D2 è quindi:
VD2 = VC - VBE = 200 - 0.65 = 200V
PD2 = VD2 * ICq2 = 200 * 0.0025 = 0.5W
Il costruttore consiglia un passaggio di corrente in D3
di 5mA per avere un'ottima stabilità in tensione da cui:
R6 = (VOUT - VD3) / ID3 = 400 - 160 / 0.005 = 47K
PR6 = ID3 ^(2) * R6 = 0.005^(2) * 47000 = 1.175W
I transistor Q4 e Q5
devo avere le seguenti caratteristiche:
Tensione collettore emettitore
VCEQ4Q5= 40V
Potenza:
PDQ1 = 40 * IC= 40 * 0.001 = 40mW
una corrente di collettore:
IC= 1mA
L'HFE del transistor Q4,
Q5 è pari a 20:
la corrente di base di Q4 è:
IBQ4 = IC / HFE = 0.001 / 20 = 0.05mA
Per una buona stabilità occorre che la corrente circolante nelle due resistenze
R7, R8 sia almeno
10 volte IBQ4:
IR = HFEQ4Q5 *10 = 0.5mA
dato che sulla base di Q4 per simmetria c'è la
stessa tensione presente sulla base di Q5 al
centro del partitore deve essere presente una tensione di 160V. Da cui si
ricavano le due resistenze.
R7 = (VOUT - VD3) / IR = 400 - 160 / 0.0005 = 480K
che approssimo a 470K
La nuova corrente è:
IR = (VOUT - VD3) / R7 = (400 -160) / 470000 = 0.51mA
R8 = VD3 / IR = 160 / 0.00051 = 313725 che approssimo a 330K
PR7 = IR^(2) * R7 = 0.00051^(2) * 470000 = 0.122W
PR8 = IR^(2) * R8 = 0.00051^(2) * 330000 = 0.08W
tenete conto che sicuramente cambierete il valore di R8
per avere 400V in uscita a causa della tolleranza dei componenti, consiglio quindi
di sostituire R8 con una resistenza fissa da
270K con in serie un potenziometro da 200K, in fase di collaudo girerete
quest'ultimo per avere la tensione prefissata.
Il transistor Q3 è sottoposto ad una tensione
di:
VCEQ3 = VCCmax - VOUT = 448 - 400 = 48V
La sua potenza:
PQ3 = VCE3 * IL = 48 * 0.4 = 19.2W
esso ha bisogno di un dissipatore con resistenza termica pari a 4 C°/W
Tutti i componenti attivi sono sottoposti sicuramente a tensioni inferiori
della VCCmax, ma dato che all'accensione possono verificarsi ritardi nella
stabilizzazione è possibile che per qualche istante le tensioni siano molto più
alte rispetto ai loro valori a regime, per sicurezza conviene prendere tutti i
transistor con VCE0 maggiori della massima
tensione che può presentarsi in ingresso pari cioè a 537V.
Tutto l'occorrente per realizzare la scheda lo trovate qui,
la scheda ha le seguenti dimensioni 160 X 51.72 mm, l'immagine ha una
risoluzione pari a 600 d.p.i. Ricordarsi di effettuare tutti i ponticelli in
rosso sul lato componenti .
Buon lavoro.