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Verba Volant

Il dogma della flessibilità e lo spauracchio di Biagi

Sul Sole24ore dell'11 Febbraio 2005, a pagina 15 dell'inserto CentroNord compariva un articolo che ha attirato la mia attenzione: "Incentivi all'occupazione stabile". Ma come? Che siano rinsaviti tutto d'un colpo? Vado a leggere e scopro che: "Il piano triennale 2005-2007 approvato dal Consiglio regionale dell'Umbria pone una serie di barriere alla flessibilità." Non mi dilungherò nei particolari, basterà accennare che il piano prevede alcuni incentivi per le imprese che regolarizzeranno la posizione dei lavoratori precari, stesso discorso per gli enti locali umbri. Una volta tanto una buona notizia! Qualunque persona ragionevole e dotata di buon senso ha capito da tempo che l'abuso dello strumento della flessibilità nel mercato del lavoro è una delle condizioni principali che frena l'economia e la crescita. Lo capirebbe anche un bambino: quanto più le persone sono incerte e insicure sul loro domani tanto meno saranno spinte a fare investimenti in acquisti permanenti (casa, automobili, beni durevoli...), anzi tenderanno anche a diminuire gli acquisti di tutti quei beni di cui non hanno strettamente bisogno. Questa diminuzione degli acquisti provoca devastanti effetti a catena: chi produce automobili, per esempio, venderà sempre di meno, e allora licenzierà o se ne andrà all'estero aggravando la situazione di instabilità che poi, a sua volta, alimenterà altra recessione. E questo vale per tutti i settori dell'economia, esclusi quelli dei quali la gente non può fare davvero a meno. E' un cane che si morde la coda. Un circolo vizioso che aveva ben presente Keynes quando sosteneva che per risollevare l'economia è necessario innescare un circolo virtuoso a partire dal sostegno della domanda, ovvero dal sostegno del potere d'acquisto delle grandi masse. Questo perché sono i loro acquisti, la loro domanda e i loro bisogni che mettono in moto tutto il resto. Se ci pensiamo bene qualsiasi impresa, qualsiasi attività che non sia meramente speculativa (purtroppo oggi sempre più diffuse) lavora grazie al fatto che in fondo alla catena produttiva ci sarà un consumatore che acquista il bene finale, se questo consumatore è ridotto così male da non avere denaro da spendere perché da anni il suo potere d'acquisto viene continuamente schiacciato e minacciato è lapalissiano che tutto il sistema ne risentirà. Anche il ricco imprenditore che produce beni di lusso per altri ricchi maiali ha bisogno, per le sue entrate, che la domanda interna sia forte e sostenuta, visto che comunque i soldi sono sempre gli stessi.

E' semplice, è ovvio, è intuitivo, così palese che bisogna nascondere la verità in tutti i modi. E sì, perché chi si ingrassa sulle spalle dei lavoratori abusando della flessibilità non è certo disposto a sentirsi dire che i problemi dell'economia sono dovuti alla precarietà nella quale sono costretti a vivere i lavoratori. E certo che no! Dirà che il mercato del lavoro è ancora troppo rigido e che serve ancora più flessibilità (che è la loro parola preferita per dire instabilità, insicurezza, precarietà). E infatti, accanto all'articolo sopra citato, appare subito la risposta dei maiali del padronato. La bella faccia da culo sorridente di Aurelio Forcignanò (Direttore di Confindustria Umbria, sorride lui, e ti credo che c'ha da ridere, per lui la disgrazia dei lavoratori è tutto grasso che cola!) accompagna l'articolo intitolato:" Gli industriali: <Biagi tradita>. Ma vi rendete conto? Ora comincio a sospettare che ad uccidere Biagi sia stato qualcuno che aveva interesse a farne un martire per poter poi difendere a spada tratta ogni possibile precarizzazione del lavoro. E infatti nella melma di menzogne si legge: "Non possiamo condividere - dichiara Aurelio Forcignanò (il maiale di cui sopra) l'ingiustificato, evidente pregiudizio nei confronti della riforma del mercato del lavoro attuata dalla legge Biagi.". A questa fogna di mistificazione ideologica si aggiungono le dichiarazioni dell'articolo (più sotto) intitolato "La strategia regionale divide il fronte politico" dove la mediocre Fiammetta Modena (un nome un programma) afferma che il Piano regionale è "ideologico". Le fa eco un'altra mediocre, tale Ada Spadoni Urbani (ma dove li prendono questi nomi? dal calendario di Suor Germana?!), che arriva a sostenere: "E' un atto che va interpretato contro le imprese e contro la libera concorrenza". Quello che voleva dire davvero è che è un atto che va contro gli indegni profitti dei padroni e contro la libertà di licenziare e sfruttare i lavoratori come più torna loro comodo. Serve aggiungere che le due bugiarde sono di Forza Italia?! Volevo anche aggiungere la foto della faccia di questa Fiammetta, per darVi un'idea di che volto hanno questo avvoltoi ma ho troppo rispetto del Vostro senso estetico e del Vostro buon gusto!

Insomma, avete capito? Se un ente locale, cui lo Stato demanda sempre più poteri, decide di tutelare i lavoratori e la stabilità del lavoro, e questo in un paese, ricordiamolo, che nell'articolo 1 della sua Costituzione scrive che: "L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro" viene bollato di agire contro la libera concorrenza e contro le imprese! Ma cosa ancora più squallida è il tirar fuori lo spauracchio della Biagi come strumento di mistificazione ideologica. Accusano chi vuol tutelare i lavoratori di fare un'operazione ideologica e al tempo stesso ricorrono ai vecchi trucchi del martire ucciso dai cattivoni per la libertà (di licenziare). Allora diventa anche lecito sospettare se non sono stati proprio loro a farlo ammazzare per avere poi l'eroe martire da sventolare ogni qual volta qualcuno s'azzardi a difendere i lavoratori e la qualità del lavoro. Questa è l'Italia di oggi. Un paese dove l'ideologia neoliberista domina sovrana attraverso una ignobile cricca di piccoli bottegai riuniti sotto le ali protettive del fetido demiurgo Berlusconi. Parte integrante di questa orribile e fetida ideologia è bollare qualsiasi tentativo di opposizione e di difesa dei diritti dei lavoratori e dei più deboli in generale come ideologico!

Perché secondo loro c'è concorrenza, e quindi serve flessibilità perché il lavoro è solo una merce e, considerato che in Italia non si investe in ricerca e sviluppo e quindi non si investe in produttività, il modo migliore di aumentare i profitti è diminuire i costi, ovvero risparmiare sul lavoro restringendo sempre di più i diritti dei lavoratori. Il libro bianco di Biagi è una specie di bibbia nera con la quale si prevedono numerosi nuovi strumenti di sfruttamento del lavoro, questo è e questo resta. E se qualcuno s'azzarda a disapplicarla ecco che ti tirano fuori lo spauracchio del povero martire morto per la libertà.

 

Attenzione: tutto il materiale simil-divertente di questo sito è di proprietà della Fastelli&Tonti 2005, società a responsabilità limitatisssima ed è copy-left, e icché vo' di' direte Voi caproni ignorantoni. Vuol dire che ne potete usufruire liberamente godendone a piene (2) mani purché citiate sempre la fonte (cioè Me) e che non ne facciate uso commerciale, cioè che non ci facciate vaìni perché se no vengo lì e Vi riempo di nocchini il capino, chiaro o brodi?!