INTRODUZIONE

 

Il racconto della morte

nella letteratura tardomedioevale

la morte del cavaliere, la peste, il trionfo della morte, la danza macabra,

dalla Chanson de Roland a Jacopone, Boccaccio, Petrarca, Bruegel ...

 

I temi macabri

I testi letterari

Un quadro

Un film

Bibliografia

 


 

Durante il medioevo la vita era considerata come una sorta di pellegrinaggio volto al raggiungimento, dopo la morte, di una meta ultraterrena e gli eventi sentiti come significativi per l'uomo - all'inizio il peccato originale e alla fine il giudizio universale - erano al di là dei confini dell'esistenza umana. Inoltre tali eventi assumevano un valore collettivo, riguardavano il singolo in quanto parte dell'umanità, ed anche la morte non era avvertita come esito inesorabile di una individuale esperienza esistenziale.

    Nel periodo di passaggio dal medioevo al rinascimento però - mentre viene attribuito un valore sempre maggiore alle virtù, alle capacità, alle azioni individuali dell'uomo, mentre l'uomo si avvia a divenire "misura di tutte le cose", ragione e garante degli armonici rapporti tra macrocosmo e microcosmo, mentre si inizia a riscoprire l'attenzione per la dimensione naturale e materiale dell'esistenza umana - la morte sembra diventare una presenza ossessiva. Nel periodo precedente la fine dell'esistenza incuteva paura soprattutto in relazione al timore dell'inferno, della condanna divina e, se era ricorrente la rappresentazione dell'anima del moribondo contesa tra una angelo ed un demone, l'idea morte era solitamente espressa attraveso immagini serenamente astratte nella prospettiva dell'eternità. Nel corso del XIV secolo, mentre la peste dissemina di cadaveri le strade d'Europa, la morte assume invece una connotazione concretamentente terrorizzante nelle immagini di disfacimento, di corruzione dei corpi, di orribili sofferenze, di scheletri, che invadono le rappresentazioni del tempo. Ed inoltre essa diviene l'inesorabile confine posto alle possibilità di progetto e di azione dell'individuo.

P. Bruegel il Vecchio, particolare del Trionfo della morte (1562), olio su tela, Madrid, Museo del Prado

    Questo aspetto non pare però che debba essere considerato solo come uno dei più evidenti segni delle profonde ambiguità, delle diffuse disarmonie, dell'irrazionalismo sottile, che sotto la maschera della "rinascita", caratterizzerebbe la fase che Huizinga ha definito "l'autunno del medioevo" La visione nuova della morte, che si è andata affermando nel corso del XIV secolo e che permane nella successiva età rinascimentale, fa intravedere infatti nel memento mori orribile del disfacimento dei corpi anche una nuova attenzione per la vita. La morte terrorizza perché non viene più avvertita come tappa di un destino collettivo verso la salvezza spirituale, ma come confine inesorabile posto al tempo della virtù, del progetto e dell'azione individuale dell'uomo. La morte, afferma lo Philippe Ariès, "è divenuto il luogo in cui l'uomo ha preso meglio coscienza di se stesso".

    La letteratura dal secolo XII al XIV coglie questi temi dalla tradizione culturale e religiosa e li esprime dando voce ed elaborando anche le suggestioni proprie dell'immaginario comune legate alle condizioni storico sociali.

 

Ringraziamenti a:http://members.xoom.it/cosimo1/default.htm

ed in modo particolare al Liceo scientifico statale "G.Marconi" Pesaro-III G 97/98 laboratorio multimediale (Italiano/Storia)

 

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