MAGGIO


Andare a scuola era diventata una continua sfida giornaliera.
Ambra stava seduta al suo banco con una faccia spudoratamente falsa, cercando di dare l’impressione che la lezione le interessasse, impresa che, dopotutto, le riusciva benissimo: annuiva ogni tanto, scarabocchiava qualcosa sul quaderno, chiedeva un chiarimento appena le sembrava che l’insegnante stesse sospettando che la sua mente viaggiasse in un altro pianeta, come in effetti accadeva.
Erano gli ultimi giorni di maggio, l’aria era fresca e il sole caldo, ma Ambra non lo sentiva, attraverso i freddi muri della scuola, attraverso la fitta rete impenetrabile dei suoi pensieri. A vederla così, di primo impatto, si sarebbe pensato che fosse la solita ragazzina un po’ snob e secchiona, di quelle che non si scompongono mai, educate all’esasperazione....accidenti alla sua famiglia, che le aveva imposto questo rigido modo di essere fin da quando era bambina, e che ora era diventata talmente un’abitudine, che Ambra non riusciva a lasciarsi andare neanche quando lo voleva o la situazione lo richiedeva. Non riusciva a divertirsi. Avrebbe voluto ubriacarsi, farsi uno spinello, ma forse neanche così sarebbe riuscita a fare la scema.
In realtà Ambra era una ragazza piena di voglia di vivere, di divertirsi, di fare le fesserie tipiche della sua età....si guardò intorno con un sorrisetto sprezzante: la sua classe era composta da una serie di quattordicenni borghesi, sfilza impressionante di stupidate e di pensieri banali, vuoti, una serie di cervelli che funzionavano (funzionavano si fa per dire) a suon di televisione, di musica orribile, di stereotipi che la società imponeva loro, e che loro assorbivano come spugne senza cervello.
Ambra era diversa; era una ragazza socievole, ma questa situazione che viveva aveva il potere miracoloso di farla diventare un’asociale: non parlava con nessuno, tanto, a che serve parlare quando nessuno ti ascolta? Quando nessuno è interessato a confrontarsi con un modo diverso di pensare?
Per questo Ambra era diversa: perché non ragionava come loro: quando le si facevano i complimenti per la sua maturità, Ambra era sempre contenta per metà: c’erano dei momenti in cui si sentiva migliore di quelle teste piene di luoghi comuni, altri momenti in cui la solitudine prendeva il sopravvento e la diversità si faceva sentire troppo forte, e faceva troppo male.
Allora passava le sue giornate a scuola, in quella classe terza media, a girovagare in un altro mondo che conosceva solo lei; aveva invitato più volte altre persone a prenderne parte, ma dopo poco si era arresa, non potevano capire e non li biasimava per questo. Non era neanche del tutto colpa loro, se non erano capaci di reagire a una vita comandata da quello che li circondava. L’unica preoccupazione, l’unico credo dei suoi compagni di classe era pensare a quello che poteva dire la gente, la loro parola d’ordine era “ipocrisia”.
“Maggio, maggio, maggio....” pensava Ambra “Maggio, giugno, ancora un mese e poi addio terza media, addio compagni schifosi, me ne vado alle superiori! Dio, che bello, le superiori! Se sopravvivo un altro mese poi mi faccio tre mesi di vacanze e comincio a vivere sul serio, comincio le superiori! O accidenti, e se poi le superiori sono come le medie?! No, no, ma che diavolo vado a pensare? Le superiori non sono come le medie, sono tutto un altro ambiente, altre persone più mature, Ambra, avanti, resisti un altro mese, passa questi stramaledettissimi esami, fai qualche sorrisino al pranzo di fine anno e poi sei libera! Libera di dimenticare tutti, libera di cancellare tutti i numeri di telefono di questi bambinetti!”
“Ambra!” una voce lontana la scosse dai pensieri cinici e ostili rivolti ai suoi compagni di classe, e improvvisamente realizzò di trovarsi nel bel mezzo di una lezione di inglese, con quella prof hitleriana alta poco più di un metro che la fissava con i suoi occhietti maligni.
“Si?” chiese Ambra con una faccia un po’ da ebete.
“Cavolo hai da abbaiare?” pensò, mentre il livello di ostilità verso il mondo intero cresceva dentro di lei. Non era la giornata buona per disturbarla dalle sue intime meditazioni.
“La verifica, signorina! È una settimana che mi devi riconsegnare la verifica firmata!”
Ambra si alzò e sbattè letteralmente il foglio di protocollo sulla cattedra. Non la poteva vedere quella prof, per i suoi metodi dittatrici, perché indossava pellicce, perché guardava gli studenti dall’alto in basso....era sicuramente di destra, e questo già di per se era un buon motivo per detestarla.
Prima di rituffarsi nei suoi pensieri si guardò intorno. “Vi auguro ogni bene, ragazzi miei. Vi auguro di accorgervi presto che c’è qualcosa di più importante della moda, dei ragazzi e dei pettegolezzi. Vi auguro di riuscire a strappare i fili che vi tengono prigionieri come marionette. Io tra poco più di un mese sparirò, tra meno di un mese voglio essere dimenticata da voi. Con voi non voglio avere più niente a che fare. Mi rifaccio una vita, una vita con persone che mi capiscono, una vita con persone come me. Io sarò felice, tra un mese, sapete?”
Uno sbadiglio represso a fatica, e poi i sogni tornarono a prendere il sopravvento, il mondo interiore riprese il possesso del cervello di Ambra, che tornò a meditare in uno stato di totale passività e apatia per le persone e l’ambiente che la circondava, come se fosse sotto l’effetto di qualche droga allucinogena.
Maggio è passato, e anche giugno. Ambra ha superato gli esami con un voto abbastanza buono, normale, anche se questo è un aggettivo che ad Ambra non piacerebbe. Dirle che è una ragazza “normale” equivale ad offenderla. Lei non vuole essere normale, perché questo vorrebbe dire omologarsi alla ondata di persone vuote che le passano a fianco.
Ambra non vuole essere come gli altri, lei deve distinguersi, lei deve comunicare il suo modo di essere, vuole urlare al mondo le sue idee.
Ora Ambra è alle superiori, dove ha potuto e può tuttora esprimere il suo modo di vivere e di ragionare, in mezzo a persone che la apprezzano ed altre che la vedono come un pericolo e che volentieri la vorrebbero vedere sconfitta. Ma è ovvio, chi ha il coraggio di dire quello che pensa va sempre in contro a qualche rischio.
Ambra non è stata delusa dalle superiori, anzi, questa scuola e soprattutto chi la frequenta le sta dando molto di più di quello che lei si aspettasse.
Ambra ora è felice, cammina per le strade disinvolta, talvolta ancora da sola, ma sempre più spesso in compagnia delle persone che ammira e che considera veri amici. Ambra si è quasi completamente dimenticata chi erano i suoi compagni di classe delle medie, le loro storie, si è quasi completamente dimenticata che colori aveva la sua aula e come era fatta la sua scuola. Ma non rimpiange niente dei tre anni che ha passato alle medie. Niente! Anche per Ambra è arrivato il momento di essere felice, di dire quello che è e quello che pensa. Ambra ora non è più sola.


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