MEMO REMIGI e quei magici anni sessanta a como

 

Chi non se lo ricorda questo giovane rampollo della Como bene finito in tivù e autore di brani famosi quali 'Innamorati a Milano', 'Come cerchi nell'acqua', 'Gocce di luna', 'Io ti darò di più', 'Vivere per Vivere', 'La notte dell'addio' ? Nato a Erba nel maggio del 1942, figlio di un industriale brianzolo, rossiccio di capelli, grandi occhi azzurri e quel sorriso accattivante di uno che la vita se l'è sempre goduta con un contorno di feste e belle donne anche se è sempre rimasto fedele ad una sola donna: sua moglie Lucia. A lei, mi confessa senza remore, deve la sua carriera e il grande amore che nel 1965 gli ispirò 'Innamorati a Milano', scritta a due mani con l'amico compositore Alberto Testa. Per lei Memo Remigi tradì i comaschi e si trasferì nella metropoli di fine anni sessanta: gente, confusione, musica, case editrici, studi di registrazione e occasioni da cogliere al volo. La storia gli ha dato ragione ma, ascoltandolo raccontarsi nel suo sobrio salotto milanese, vien da pensare che Memo era forse destinato a diventare comunque qualcuno, una di quelle persone che nascono col pallino...

Allora Memo tu che sei nato a Erba, che sei uno dei nostri, quando hai deciso di trasferirti a Milano ?

Avevo circa venticinque anni ed ero innamorato pazzo di una milanese, Lucia Russo, che poi è diventata mia moglie. Ci siamo conosciuti sui campi da golf di Montorfano dove io giocavo.

Giocavi a Golf ? Come mai uno sport così inusuale per un giovane ?

Tutto è cominciato perché io avevo una passione sfrenata per il gioco del calcio. Volevo a tutti costi diventare un calciatore professionista, tanto che, ancora bambino, facevo già parte delle riserve del Como quando era in serie A. Sentivo così intensamente la mia vocazione calcistica che mi sono ammalato e data la mia costituzione un po’ gracile mio padre per distrarmi ha cominciato a portarmi con lui sui campi da golf.

E così sei diventato un campione di golf non è vero ?

Sì, questo sport ha incominciato a piacermi e sono finito in nazionale. Insieme alla mia squadra abbiamo conseguito parecchie vittorie in Europa e in Italia. Ho praticamente girato il mondo e portato a casa tante coppe. Al Golf Club di Villa d'Este c'erano i miei più cari amici: Pirelli, Cora, Rivetti, Ramazzotti; ho perfino gareggiato sui campi con Bean Crosby durante una sua tappa europea. A quei tempi in Italia non c'erano molti atleti specializzati nel golf e questa poteva diventare una vera professione per me. Ad un certo punto mi sono trovato al classico bivio: fare il maestro di golf o fare l'artista.

Hai scelto di fare l'artista.

Ho scelto quello che mi divertiva di più. In questo mi ha aiutato in grande misura mia moglie Lucia nel capire cosa desideravo veramente e nello starmi accanto incentivandomi nel percorso.

Come è nata la tua inclinazione per la musica, l'hai ereditata dalla famiglia o è una cosa tutta tua ?

Mio padre suonava il pianoforte e io da piccolino gli andavo dietro con la fisarmonica. Ho imparato, seguendo lui, tutto un repertorio di canzoni anni venti e trenta che poi una volta cresciuto ho sempre riproposto nelle mie tournée. Quando negli anni sessanta c'erano gli urlatori, ad esempio Toni Dallara, io andavo avanti con il repertorio classico ereditato da mio padre.

Poi come è iniziata la tua carriera ?

La mia canzone 'Innamorati a Milano' è una storia vera. Da ragazzo venivo tutti i giorni a Milano a incontrarmi con Lucia. "Ci vediamo in galleria" era il nostro appuntamento, fra duemila persone, la vita, il frastuono delle possibilità. Quando infine ho capito che volevo cantare, abbiamo cominciato a fare il giro dei locali della riviera adriatica: di giorno in spiaggia e di sera al pianoforte. Oltre alla vacanza pagata, questa esperienza mi serviva ad avere i primi contatti con il pubblico. Finché una sera, mentre canticchiavo sul terrazzo in riva al mare, mi ha ascoltato Giovanni D'Anzi, autore di canzoni memorabili e di importanti colonne sonore cinematografiche. Questo incontro è stato determinante perché con lui ho preso la decisione di trasferirmi definitivamente a Milano e buttarmi seriamente nell'attività musicale.

Pensi che per un giovane di oggi sia facile seguire una gavetta come la tua ed arrivare al successo ?

Assolutamente no. Ad un giovane che canta oggi potrei dare un solo consiglio sincero: cambia mestiere. A malincuore ho dovuto dire la stessa cosa a mio figlio Stefano che è anche molto più bravo di me. Allora era più facile perché erano altri tempi. La musica faceva da colonna sonora ad un modo di vivere particolarmente frizzante. Erano anni straordinari di benessere e di entusiasmo. Poi sono subentrate altre situazioni e la gente si è incattivita. Erano davvero tempi d'oro allora i favolosi anni sessanta?

Erano gli anni del boom. C'era tutto da scoprire con una esaltazione contagiosa. Allora ci si divertiva in un altro modo: era piacevole ballare stringendo a sé una donna mentre l'orchestra esibiva una struggente sonata. Adesso come puoi fare il romantico con 'L'ombelico del mondo' a tutto volume? Oltretutto c'è meno attenzione al patrimonio musicale italiano, sopraffatti come siamo dalle mode straniere, e di conseguenza c'è meno commercializzazione delle canzoni. A quei tempi dopo i grandi festival della canzone italiana si instaurava un giro di guadagni e di interessi molto maggiore di quello attuale.

C'è meno buona musica adesso?

Quasi non ce n'è. Viene dato molto più credito al personaggio che alla canzone; basta vedere le ultime edizioni del Festival di San Remo: capelli lunghi e orecchini, giubbotti di pelle e saltimbanchi. Chi ha vinto quest'anno ?

Mi pare... i Jalisse.

E al secondo posto ?

Come si chiama quella ragazzina, ah sì, Sirio.

Con che canzone ?

Booh.

Vedi? Allora ti ricordavi di 'Volare', 'Zingara', 'Cuore matto' ecc. Sentirai sempre suonare 'Viva i watussi' o 'Sei diventata nera'. Quando avevo la mia orchestra, "Memo Remigi e il Suo Complesso", giravo tutt'Italia e guadagnavo bene per me e per i miei cinque compagni. Ho attraversato l’intera penisola dalla Sicilia al Piemonte e c'era lavoro tutto l'anno. I locali da ballo, le rotonde sul mare... si proponevano le canzoni di moda o le nuove scoperte dei festival, compreso quello di San Remo. Era uno spettacolo perfino vedere montare gli strumenti, la gente si raccoglieva nelle piazze incuriosita e aspettava. Altri entusiasmi, altri momenti.

Poi che fine ha fatto il complesso ?

Ci siamo sciolti dopo nove anni perché io volevo fare qualcosa di diverso, volevo essere più io col pianoforte a raccontare le mie canzoni, volevo un contatto più intimo con il pubblico che stesse seduto a sentirmi, ad ascoltarmi.

E sei finito in televisione.

La mia prima trasmissione è stata 'Per un gradino in più', un programma di Marcello Marchesi. Sono stato fortunato perché ha avuto successo e così poi ho condotto 'Qualcosa da dire', una rassegna sui giovani cantautori emergenti. In quella trasmissione mi ricordo che è nato Cocciante. Poi è stata la volta di 'Con rabbia e con amore', sempre sulle giovani promesse della musica leggera: da lì è uscito il successo di Roberto Vecchioni con 'Luci a San Siro'. Sono seguite poi 'A modo mio', una rubrica inserita nella 'Domenica in' di Corrado; la seconda edizione di 'Fantastico Due' con Ether Parisi, Oriella Dorella, Walter Chiari e Gigi Sabani in cui facevo anche la sigla di chiusura 'Gocce di luna'; 'Mattina Due' durante i fine settimana con Alberto Castagna e Isabella Rossinova; 'Cronache in diretta' in cui io e Mita Medici conducevamo la cronaca rosa; 'Fate il vostro gioco'; 'Detto fra noi' e tante altre partecipazioni a varie trasmissioni radiotelevisive. Attualmente intervengo ad occasionali sketche di 'Striscia la Notizia'.

Hai anche partecipato ad alcuni festivals di San Remo ?

Come cantante quattro volte, come autore almeno cinque o sei volte: Mina, Ornella Vanoni, Iva Zanicchi, Orietta Berti, Ombretta Colli, Sharley Bassey hanno interpretato e diffuso nel mondo le mie composizioni. Agli ultimi festival sono intervenuto attraverso 'Striscia la Notizia' come unico concorrente in gara e unico vincitore con l''Inno sulla pastasciutta'.

Cos'è secondo te il successo?

Sicuramente è fare qualcosa che resta nella vita. Scrivere delle canzoni che sai non saranno spazzate via dal vento. Io non ho inventato la penicillina, non ho inventato dei vaccini, non ho contribuito insomma a salvare vite umane, ma ho scritto delle cose che rimarranno per sempre. Questo è il successo. Personalmente sono stato fortunatissimo perché ho fatto una scelta che mi piaceva. Ho lavorato sodo ma sempre divertendomi e anche guadagnando. Ho sempre fatto quello che volevo e non ho mai avuto zone d’ombra, non mi sono mai chiesto "Adesso cosa faccio?". Certamente questo grazie anche alla mia capacità di adattamento, al saper cambiare in fretta e inventarsi nuovi ruoli. Da autore sono diventato cantante, poi presentatore e showman. sono passato da trasmissioni per bambini, con Topogigio, al teatro. Ne ho fatti di tutti i colori spaziando a 360 gradi; se una cosa non funziona ce n'è un'altra pronta, credo che la duttilità sia un elemento importante del successo. Un'altro elemento importante è sicuramente la fortuna: essere al posto giusto al momento giusto. Una volta colta l'occasione devi però dimostrarti all'altezza della situazione.

Cosa bolle in pentola nel tuo vulcanico futuro ?

Ho appena terminato un CD nuovo con canzoni nuove e vecchie riarrangiate dal titolo 'E Amore'. Poi aspetto conferma per un progetto televisivo sulle reti Mediaset ma è presto per parlarne. Partecipo spesso a manifestazioni e convention internazionali ma ora ciò che mi sta dando grande soddisfazione è la trasmissione radiofonica 'Pianobar Gocce di Luna' che insieme a Luciano Simoncini conduco su Radio Uno la domenica sera dalle undici a mezzanotte. Cantiamo in diretta su richiesta del pubblico e mi accorgo che la gente ci segue e ci apprezza, forse più che in televisione, perché siamo reali. C'è calore fra noi e l'utente e mi ritrovo a confrontarmi con tristi situazioni di disagio: casalinghe sole, malati, non vedenti, anziani. Trovano in me un amico, mi scrivono, mi telefonano, a volte mi fermano anche per la strada. Sto sperimentando un successo mio intimo più importante di mille contratti.

L'unico neo che offusca la mia vita è proprio Como. La mia città non mi ha mai interpellato, non mi ha mai contattato per manifestazioni di piazza o spettacoli musicali. Peccato.

Per la città natale quindi solo rimproveri, niente rimpianti ?

Ho nostalgia di Como anche se devo ammettere che è un po' provinciale. Milano mi ha decisamente dato tutto quello che potevo desiderare: amore, carriera, successo.

 

Alia§cygnuss
broletto est. 1997