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Carlos Carralero

Esiliato politico in Italia

AUTOBIOGRAFIA

PER UN SECOLO INDIFFERENTE

Nonno e papà depositarono in me un vigoroso carico di geni che corsero per le radici dell´ingenuità. Mentre la mamma e la nonna ospitavano finemente l´orgoglio del gli avi. Da questa lega nacque una fragile ma indomabile esistenza.

Il viaggio per il mondo dei Re magi fu l´istante più sereno della mia vita che però si interruppe giusto a dieci anni, quando avevo scelto un modello da seguire: mio padre.

Il destino improvvisamente, mostrò la sinistra mano, assestando il primo colpo alla sicurezza e ai sogni di un bambino che non aveva niente a che vedere con le ambizioni e i vizi degli uomini. Una scena fatta di lacrime e confusione si era creta in poche ore l´undici novembre del millenovecentocinquantotto...Il sangue che correva dalla carne esanime, onesta di papà era la promessa del destino. Un calvario apriva le sue porte al mondo della ingiustizia e della incomprensione; nello stesso Dio potè salvare tre fratelli innocenti dagli infuriati demoni della burocrazia. Mio padre si dirigeva nella trasparenza verso la dimora dei beati. Questo nessuno poteva impedirlo; lasciava sulla terra un vuoto fisico tra il nonno e me; un segno nello spirito che si aproffondì con il passare del tempo. Il nonno che già era saggio, pregò il Signore che lo conducesse di nuovo al cielo, la sua nazione di origine, e conservasse in terra, per quando i suoi nipoti li avessero voluti vedere, le sue ossa e il suo usignolo preferito (tutto questo è il mio compromesso con la poesia.)

La nonna invece non volle che nessun altro disponesse delle sue ossa. Dei suoi dispiaceri e del suo corto futuro. Non volle essere invasa da nessuno, neppure dall´arteriosclerosi. Essendo spagnola di origine, si sentì incarnare la Numanzia e prima di partire scatenò un piccolo inferno in terra, bruciando le sue fibre già incanutite, davanti allo sguardo sorpreso dei suoi discendenti.

La storia dell´altra nonna più drmmaticamente prematura ancora, lasciando mia madr e i suoi fratellini, si lasciò morire; una ripicca costosa per gli innocenti, per far pagare al nonno materno le sue villanie. Della sua immagine c´è rimasto solo lo sguardo dolce e sognatore: una impronta degli inizi del secolo.

Ma´, da parte sua, rispettò la promessa e dall´alto dei miei quindici anni spese il suo ultimo regalo, uno saguardo di addio. Quando si sentì sicura di averci lasciato i panni e la coscienza puliti s ne andò dove c´era pa´. In sei anni di agonia mi aveva ripetutonla stessa frase: cresci in fretta; mi tormenta il sogno dell´eterno abbraccio di tuo padre". Anche lei si recò in cielo. Di questa storia, mi rende felice soltanto sapere, che tutti insieme: Carralero, Bosche, Perez , Salazar, Almaguer, Gonzalez y Ponce de Leon, ora vivono secondo le leggi del cielo, unico luogo dove i precetti vengono rispettati.

Questo fu l´esordio, di una crudele sinfonia di insistenti accordi che né il Signore, n gli esorcisti hanno potuto zittire.

Del resto dell´opera si incaricò il potere, usando le sue vecchie tramogge; questo non sempre ti spegne la vita con il piombo, usa anche lo spoglio dei valori: materiali , la segregazione del corpo e dello spirito.

Benché attributo naturale dell´uomo, i valori sono rinchiusi dal potere nel suo dominio; li copre di anni e di ragnatele e quando l´umidità e la censura li hanno convertiti letteralmente in polvere, questo mostro dell´eufemismo e della frusta, li regala ad un disgraziato che ancora non sa che cosa fare della propria esistenza. La burocrazia fa lo stesso sia con il talento di un uomo, sia con un localeinabitabile; li riempie di inutili anni e della sua incapacità.

Al termine dell´adolescenza mi imbattei come un naufrago in un´isola, senza parenti, senza onorari, e senza focolare. L´eredità dello sforzo, dell´onestà e dei sani principi di una famiglia si concluse in un collegio dove il civo e la morale erano amministrati da discepoli facinorosi e funzionari corrotti. Il potere fa´ che i sani valori siano vigilati da disonesti e senza scrupoli, perchè è certo che la probità risulta pericolosa. Mi accompagnava allora la volontà e un pugno di sogni per continuare il camino, già pieno di sporche remore. Toccava ora alla vocazione andarsene di bolina. I sogni di curare malati o quelli relativi alla poesia furono troncati dal ferro brutale e dallla formula chimica. I miei nervi andavano in pezzi, davanti il dialogo con il calcolo e la macchina di trasformare alimenti.

Mi convertii in un professionista burocrate, e per far respirare lo spirito, da un ministero accarezzavo in progetti: Vitamine, carboidrati e proteine. Su una scrivania, consumavo frustrazioni, facevo conti con AMORE: calorico, proteinico, che doppo, in ingialliti fogli inviavo a soldati o a poveri studenti di collegi - caserme (satanica invenzione). Dove terminano i limiti del ispetto dei valori e comincia l´assurdo dell´anarchia e del libertinaggio.

Un giorno, stanco di calcolare eufemistici conti calorici o vitaminici, di nutrire la mia coscienza in una falsità che i truffatori al potere mi vendevano come alimento spirituale, gettai al vento il titolo di studio e i tren lustri di sacrificio.

Non contai più apocrife proteine, nè catene carbonate, ora contavo gli anni utile che potevano rimanere e mi tornò il conto; scesi a ritrovare i sogni, ritornai per il sentiero delle origini, invece del ferro e della formula chimica, toccai la pelle, la carne e l´osso, ma anche lo spirito. Turisti vennero ad incontrarmi, italiani risuonarono nella mia coscienza. A loro serviì da cicerone, da galeno e da amico. Con il nome di papà.....pendendo dallo spirito, dedicai un pezzo dell´anima alla mia nuova proffessione, ma qualcuno......una turista, ignorante della mia vicenda, sequestrò i sogni e con loro il poeta e il galeno; li mise in una volgare valigia piena di nocivi: profumi e sentimenti. Li portò nella terra di Dante e poi li consegnò a un funzionario spietato che li inviò alla mia patria, in una carta macchiata ad un altro, più spietato ancora che dagli inganni di un trono di carta mi tiene lo spirito in pena sulla superficie di un lustro, in una specie di eroica colpa, perchè innocenti pagano l´azione dettata dalla mia coscienza.

Al colmo dell´ironia svolgo una parte del mio esilio nella terra di chi ha tradito i miei sogni, mentre lei viaggia al posto del crimine sulle ali sudicie della impunità.

Sono cinque anni che vivo nell´assoluto ostracismo, rifugiato in un dovere-ragione deontologica: la lotta per i diritti universali dell´uomo, pero cinque anni pesano sull´innocenza dei miei germogli delle mie persone amate.

Carlos Carralero

1995

 

AUTOBIOGRAFIA PARA UN SIGLO INDIFERENTE        

       Abuelo y Papá depositaron en mi una vigorosa carga de genes que  corrieron presurosos

       por raices de ingenuidad, mientras Mamá y Abuela alojaban el orgullo de los

       ancestros. De esa aleación nació una frágil  e indomable existencia.

       El viaje por el mundo de los reyes magos, fué el instante más sereno de  mi vida. Pero se interrumpió justo a los diez años, cuando había elegido un modelo a seguir (mi padre). El destino sacaba de su repertorio la mano pérfida; asestaba el primer golpe en gancho, a la seguridad y los sueños de un niño, que nada tenía que ver con las apetencias y los vicios de los hombres. Una drámática escena de lágrimas y confusión quedaba montada  en pocas horas del once de noviembre del mil novecientos cincuenta y ocho. La sangre que corría desde la carne exánime y honesta de papá, era la promesa del destino. La señal de la esencia diabólica. Un calvario abría sus puertas al mundo de la injusticia y la incomprensión. Ni el mismo Dios pudo salvar a tres inocentes hermanos de los enfurecidos demonios de la burocracia. Mi padre marchaba animado por la transparencia a la morada de los bienaventurados. Esto nadie se lo podía impedir. Dejaba en la tierra, un vacío físico entre abuelo y yo: una marca en el espíritu, que se ahondó con el paso del tiempo. Abuelo que ya era sabio, pidió al Señor le condujera de nuevo al cielo, su nación de origen, y conservara en la tierra; para cuando sus nietos los quisieran ver: sus huesos y el ave preferida (mi compromiso con la poesía). Abuela por el contario, más egoista que su compañero de vida, se negó a que otro dispusiera de sus huesos, de sus resabios y su corto futuro. No quiso verse invadida por nadie, ni por la arterioesclerosis siquiera. Siendo española de origen, se sintió una pequeña Numancia, y, antes de partir, armó un pequeño infierno en la tierra. Cremó con odio sus fibras ya envejecidas; ante la mirada pamada de sus descendientes.

       Lo de la otra abuela, fué aún más dramáticamente prematuro. Dejó a mi madre y sus hermanitos, requetepequeñitos. Se dejó morir: un repique costoso para los inocentes, por hacer pagar al abuelo materno sus villanías. De su imagen tenemos sólo, la mirada dulce y soñadora: una impronta de inicios de siglo.

       Mamá por su parte, no se quedó atrás en eso de cumplir promesas. A la altura de mis quince años, gastó su último regalo: una mirada  profunda de despedida. Cuando se sintió segura de habernos dejado la ropa y la conciencia limpias, se fué donde papá. Me había repetido en seis años de agonía, la misma frase, una fijación irreversible: "Acaba de crecer, me urge el abrazo eterno con tu padre". Viajó también al cielo. De esta historia me hace feliz, sólo el saber que todos juntos: Carralero, Bosch, Salazar, Pérez, Gonzalez, Almaguer, Rojas y Ponce de León enriquecen las reglas del cielo (único lugar donde se respetan...) Ese fue el exordio de una cruel sinfonía de insistentes acordes, la que ni el señor, ni los exorcistas han podido acallar. Del resto de la obra se encargó el poder, usando sus viejas tramoyas. EL no siempre te apaga la existencia con los plomos, usa también el despojo de valores: materiales y morales, la segregación del cuerpo y la persecución del espíritu.

     Atributo natural del hombre - los valores- son alienados, aherrojados por la burocracia. Les encierra en su dominio, les cubre de años y de telaraña, y cuando la humedad y la censura les han convertido practicamente en polvo - ese monstruo del eufemismo y la porra - los regala a un desgraciado, que incluso no sabe qué hacer con su propia existencia. La burocracia hace del talento del hombre lo mismo que de un local inhabitable - los llena de inútiles años y de su incapacidad  - .

       Al final de la adolescencia me encontré como un naufrago en una isla: sin ascendientes, sin honorarios, sin hogar, y sin el ingenio de Robinson Crusoe. La herencia del esfuerzo, la honestidad y los principios de una familia, sellaban en un colegio, donde el alimento y la moral, eran administrados por discípulos fascinerosos y funcionarios corrompidos. Los sanos valores son vigilados por deshonestoss sin escrúpulos ; estos resultan peligrosos a los burócratas. Me acompañaba entonces, la voluntad y un puñado de sueños para continuar un camino lleno de sucias rémoras.

      Le tocaba ahora a la vocacin irse a bolina. Los sueños de curar  enfermos o los de la poesía, se trocaron por el hierro brutal y por la fórmula química. Trizas se hacían mis  sueños y después mis nervios, ante el diálogo con el cálculo y la máquina de transformar alimentos.

      Me convertí en un profesional burócrata, y, para hacer  respirar al espiritu, desde un ministerio, acariciaba en proyectos: vitaminas, carbohidratos y proteinas. Desde una escribanía consumía frustraciones y consumaba mi definitiva frustración. calculaba con amor, imaginarios versos: calóricos, proteínicos, que luego en amarillentos papeles enviaba a soldados o a pobres estudiantes de colegios - cuarteles (satánica invención) donde terminan los límites del respeto a los valores y comienza el absurdo del desembarazo ( con miles de embarazos de niñas adolescentes).

      Un día cansado de calcular eufemísticos montos: calóricos o vitamínicos; de nutrir mi conciencia con la falsedad que los estafadores burócratas me vendían por alimento espiritual, linché el título de estudio y tres lustros de sacrificio. No conté más apócrifas proteinas, ni cadenas  carbonadas. Ahora conté los años útiles que me podrían quedar, y me dió la cuenta. Salí al reencuentro de los sueños. Regresé por la senda del origen. Envés del hierro y la fórmula química, palpé la piel, la cerne y el hueso, pero también el espíritu. Foráneos vinieron hacia mi alma; italianos resonaron en mi conciencia, y les serví de cicerone, de galeno y de amigo.

    Con abuelo y papá colgando del espíritu, entregué un pedazo del alma a mi nueva profesión. Pero alguien; un foráneo ignorante de la historia y de mi historia, secuestró los sueños y con ellos al poeta y al galeno. Los hizo un fardo, luego, los metió en una vulgar valija llena de lesivos: perfumes y sentimientos; les trajo por ironía a la tierra de Dante y y después los entregó a un burócrata "mayor", quien desde los amaños de un trono de papel, me tiene el espíritu en pena; en la superficie de un lustro. En una suerte de heróica culpa, porque inocentes pagan la acción de mi conciencia.

      En el colmo de la ironía, cumplo una parte del ostracismo en tierra del traidor de mis sueños, mientras él(ella), llevando y trayendo, goza de las grises alas de la impunidad.

       Cinco años, llevo de absoluto ostracismo; refugiado en una razón deontológica: la lucha por los derechos universales del hombre, pero cinco años pesan sobre la inocencia de mis retallos - de mis seres amados-. 

     

METAMORFOSI

Dall’ostracismo

osservo le rovine di questi campi

l’humus circondato,

la semenza esiliata

la casa de bambole che perde il suo colore.

Le logore pareti

le cornici riparate

dietro lo smog.

Più non passano i Re Magi.

Né le cicogne.

La laguna ospita strani uccelli

che si divertono

in cambio del misero grano

che lasciano a quelli di casa.

A quelli che non possono bagnarsi

né cacciare insetti.

I gabbiani difendono il loro diritto al volo.

E a tornare in cerca del proprio nido;

gli usignoli stanno imparando a cantare senza paura.

Gli uccelli migratori hanno compreso il pericolo

di volare al di là del mare

e non vogliono lasciare i pulcini indefesi.

Già da tempo passeri e colibrì ruppero la gabbia.

E insegnano come stendere le ali

per cercar il sostegno senza render tributo

alla carogna.

METAMORFOSIS

Desde el ostracismo

observo las ruinas de estos campos,

el humus sitiado, la semilla desterrada

la casa de muñecas perdendo su color

las raídas paredes, las cornisas parapetadas detrás del smok.

Ya no pasan los reyes magos

ni las cigüeñas.

La laguna hospeda extrañas aves

ellas se divierten

a cambio del misero grano

que dejan a los de casa

a los que no pueden bañarse,

ni cazar insectos.

Las gaviotas defienden su derecho al vuelo

y regresan

en busca de sus nidos,

los sinsontes están aprendiendo

a cantar sin miedo

las aves migratorias han comprendilo

el peligro de volar allemde el mar,

no quieren dejar polluelos indefensos.

Hace tempo gorriones y colibríes

rompieron la jaula

y enseñan como estirar las alas

para buscar el sustento

sin rendirle tributo a la carroña.

MORTIFICAZIONE

Ho nelle mie mani il miglior testimone

Una umile carica mercè di scarse energie.

Giovani tessuti, in imperativo silenzio

osservano nell’impotenza

le loro precoci e incanutite cellule.

Bisognoso stomaco bacia il manganello.

Sopporta l’orgoglio di ossa fini

aristocratici nella diafasi sconfitta.

Queste gambe si muovono perché non accettano l’oblio.

Loro si ricordano l’ancestrale sforzo per

conquistar il fuoco.

E le rughe premature delle mani costrette a toccar il futuro.

Presto sfumerà la carica, chissà l’energia.

Non avremo fuoco, né forno

per cuocere la volontà, ne testimoni

per lo sforzo in rovina

- per bruciare l’ultimo gramo

e poi assistere all’ultimo circo-.

Si bandì lo stimolo e il talento

la fede e la speranza.

Si esilio la radice e il seme.

L’espressione e la parola abitano l’ostracismo.

Si invita a sottomettere lo spirito

ultimo ricorso dell’intelligenza nella sua agonia.

ZAHERIMIENTO

Tengo en mis manos el mejor testimonio,

una humilde carga merced de escasas energías.

Jóvenes tejidos en imperativo silencio

observan desde la impotencia sus muy tempranas

y encanecidas células.

Menesteroso estómago besa el azote

soporta el orgullo de finos huesos

aristócratas en las diáfisis rotas.

Estas piernas se mueven porque no aceptan

el olvido.

Ellas recuerdan el ancestral esfuerzo

por conquistar el fuego.

Y las arrugas prematuras de las manos

compelidas a tocar el futuro.

Pronto se esfumará la carga, quizás la energía.

No tendremos fuego, ni horno

para cocer la voluntad, ni testimonio

para el esfuerzo en ruina

-para quemar el último gramo

y luego asistir al postrer circo-.

Se proscribió el estímulo y el talento,

la fe y la esperanza.

Se desterró la raiz y la semilla.

La expresión y la palabra habitan el ostracismo.

Se conmina a rendir el espíritu;

último recurso de la inteligencia en su agonía.

Presidente: Carlos Carralero

Segretario: Leonardo Pupo

Portavoce: Joel Rodiguez

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