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Post
Office
1971
- Tasco, pag.189
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Henry Chinaski è una strano tipo di
postino: si abbandona tutte le notti a grandi bevute e prolungati
amplessi, ma alle cinque del mattino è puntualmente nel
suo ufficio postale ad attendere gli ordini del capo. Tra sbronze
e sesso, alla ricerca di una libertà ottenuta solo quando
riesce a farsi licenziaredal suo posto di lavoro. Cinquanta
anni e un oscuro futuro lo attende, l'unica salvezza è
la scrittura.
"Mi alzai. Tossii. Mi venne un conato di vomito. Mi
infilai lentamente i vestiti. "Mi fai sentire una zero"
le dissi. "Non posso essere così tremendo! Devo
avere anche qualche lato buono!" Finii di vestirmi. Andai
in bagno e mi buttai un po' d'acqua sulla faccia, mi pettinai.
Se solo potessi pettinarmi anche la faccia, pensai, ma è
impossibile"
***
l'inizio...
I
Cominciò
per sbaglio.
Si era sotto Natale ed ero venuto a sapere dall'ubriacone che
stava un po' più su, sulla collina, e che a Natale ci
provava sempre, che avrebbero assunto più o meno chiunque,
e così ci andai, e prima che potessi rendermi conto di
quello che stava succedendo ero lì con la sacca di cuoio
sulle spalle a girare tutto il giorno a piedi a girare in lungo
e in largo. Che lavoro, pensai. Facile! Leggero! Ti danno solo
un paio di isolati e se finivi prima il postino fisso ti dava
un altro isolato, oppure tornavi in ufficio ed era il capo a
dartene un altro, ma tu te la prendevi comoda e dovevi solo
infilare quei cartoncini di auguri nelle cassette.
Fu più o meno al secondo giorno come postino natalizio
straordinario che arrivò questo donnone che cominciò
a venire in giro con me a consegnare le lettere. Dico donnone
perché era grossa, nel senso che aveva il culo grosso,
le tette grosse ed era grossa in tutti i punti giusti. Sembrava
un po' matta ma io continuavo a guardarle le tette il culo e
il resto e mi andava bene così.
Parlava e parlava e parlava. Poi venne fuori. Suo marito lavorava
su un'isola, lontano, e lei si sentiva sola, capite, e viveva
in una casetta in una stradina laterale.
-Quale casetta? -, chiesi. Lei scrisse l'indirizzo su un pezzo
di carta.
-Anch'io mi sento solo- , dissi, - stasera vengo da te a fare
quattro chiacchiere-.
Io avevo una donna, abitavamo insieme, ma lei non c'era quasi
mai, era sempre da qualche altra parte, e anch'io mi sentivo
molto solo. Soprattutto con quel culone che mi camminava a fianco
- va bene -, disse lei, - ci vediamo stasera-.
Non era male, davvero, era una bella scopata, ma come tutte
le scopate dopo la terza e la quarta notte cominciai a perdere
interesse e non ci tornai.
Ma non potevo fare a meno di pensare, Dio mio, questi postini
non fanno altro che infilare le loro lettere nelle cassette
e farsi scopare. Questo è il lavoro che fa per me, ooh,
si si si.
***
frammenti...
[...]
Vuoi sentirti sicuro? La sicurezza si può avere in galera.
Tre metri quadrati tutti per te senza affitto da pagare, senza
conti della luce e del telefono, senza tasse, senza alimenti.
Senza multe. Senza fermi per guida in stato di ubriachezza.
Cure mediche gratuite. La compagnia di persone con gli stessi
interessi. Chiesa. Inculate. Funerali gratuiti
***
la fine...
Cominciai
a star male. Mi ubriacavo, ero sempre pieno come una spugna.
Una sera in cucina arrivai perfino a mettermi il coltello della
carne alla gola e poi pensai, vacci piano , ragazzo, può
darsi che la bambina abbia bisogno di te per andare allo zoo.
Gelati, scimpanzé, tigri, uccelli rossi e verdi, e il
sole che tramontava dietro la testa, il sole che tramontava
e si insinuava tra i peli delle braccia, vacci piano, ragazzo.
Quando tornai in me ero nel soggiorno del mio appartamento,
sputavo sul tappeto, mi spegnevo le sigarette sui polsi, ridevo.
Pazzo come la Lepre di Marzo. Alzai gli occhi e vidi lo studente
di medicina. Tra di noi sul tavolino basso c'era un cuore umano
in un bel barattolone di vetro di quelli per la marmellata.
Tutt'intorno al cuore umano, che si chiamava come il suo proprietario,
Francis, c'erano bottiglie da un quinto di whiskey, vuote ,
mucchi di bottiglie di birra, portacenere, sporcizia.Presi una
bottiglia e inghiottii un infernale miscuglio di birra e cenere.
Non mangiavo da 2 settimane . C'era stato un va e vieni continuo
di gente. C'erano stati 7 o 8 festini durante i quali avevo
continuato a dire:
" Da bere! Da bere ! Da bere !". Ero strafatto; loro
parlavano
e si toccavano.
"Si ",dissi allo studente di medicina, " che
cosa vuoi da me?".
" Voglio essere il tuo medico personale".
" Va bene , dottore, la prima cosa che puoi fare è
far sparire quel dannato cuore umano da questa stanza!".
" Uh uh".
"Che cosa ?".
" Il cuore resta qui".
"Senti , ragazzo,non s come ti chiami
".
" Wilbert".
"Bene ,Wilbert, non so chi sei e come sei arrivato qui
ma vattene col tuo Francis!".
"No, Francis resta con te".
Poi prese la sua borsa e l'apparecchio per misurare la pressione,
schiacciò la palla di gomma e il tubo si gonfiò.
"Hai la pressione di un diciannovenne", mi disse.
"Col cazzo. Senti, non è contro la legge lasciare
in giro cuori umani?".
"Tornerò a prenderlo. Ora ,respira forte".
"E dire che pensavo di impazzire, alle poste. E adesso
arrivi tu ".
"Zitto! Respira forte!".
"Quello di cui ho bisogno è un bel pezzo di fica
giovane, dottore.Ecco di cos ho bisogno".
"Hai la spina dorsale fuori posto in 14 punti, Chinaski.Questo
aumenta la tensione, l'imbecillità, e spesso porta la
pazzia".
"Balle!" ,dissi io
Non ricordo di averlo visto uscire. Mi svegliai sul divano alla
1.10 del pomeriggio, morte nel pomeriggio, e faceva un gran
caldo, col sole che filtrava tra le tapparelle rotte e andava
proprio a posarsi sul barattolo sul tavolino. Francio era rimasto
tutta la notte con me,a mollo nella formalina, a sguazzare nell'estensione
viscosa della diastole morta. Lì, nel barattolo.
Sembrava un pezzo di pollo fritto. Voglio dire,da friggere.
Identico.
Lo presi,lo misi nell'armadio e lo coprii con una camicia stracciata.
Poi andai in bagno e vomitai. Finii di vomitare, appoggia la
faccia allo specchio. Avevo tutta la faccia di peli neri sporgenti.
All'improvviso dovetti sedermi a cacare. Una bella cacata calda.
Suonò il campanello.Finii di pulirmi il culo, mi infilai
dei vecchi vestiti e andai alla porta.
"Salve!".
C'era un ragazzo là fuori, coi capelli biondi e lunghi
che li scendevano ai lati del viso e una ragazza nera con un
sorriso da pazza dipinto sulla faccia.
"Hank?".
"Sì. Chi siete voi due?".
"Lei è una donna .Non ti ricordi di noi?Alla festa?
Abbiamo portato un fiore".
"Oh cazzo,venite dentro".
Portarono dentro il fiore,un affare rosso-arancio su un gambo
verde.Era meglio di tante altre cose, peccato che l'avessero
ammazzato.Cercai un vaso,ci misi il fiore, tirai fuori una brocca
di vino e la misi sul tavolino.
"Non ti ricordi di lei?" ,chiese il ragazzo ."Hai
detto che volevi scopartela".
Lei rise.
"Bene,ma non adesso".
"Chinaski,come credi che tirerai avanti senza le poste?
".
"Non so. Forse me la scoperò. O mi farò scopare
da te. Cazzo, non so".
"Puoi dormire sul pavimento di casa nostra quando ti pare".
"Posso guardarvi scopare?".
"Certo".
Bevemmo. Avevo dimenticato come si chiamavano.Gli feci vedere
il cuore.Gli chiesi di portare via quell'orrore. Non avevo il
coraggio di buttarlo via perché magari lo studente di
medicina ne avrebbe avuto bisogno per un esame o per restituirlo
alla biblioteca della facoltà o chissà per cos'altro.
E così andammo fuori a vedere uno spogliarello, a bere
e a urlare e a ridere. Non so chi avesse i soldi ma credo fosse
lui il più ricco,il che andava bene tanto per cambiare,
e io continuavo a ridere e a dare grandi strizzate di culo e
di cosce alla ragazza e a baciarla, ma non gliene fregava niente
a nessuno. Duravi finchè duravano i soldi.
Mi riportarono a casa e lui se ne andò con lei. Io entrai
dalla porta, li salutai, accesi la radio, trovai mezza pinta
di scotch, la bevvi, ridendo, mi sentivo bene, rilassato, finalmente,
libero, mi scottai le dita con un mozzicone di sigaro troppo
corto, poi mi trascinai fino al letto, arrivai al bordo, inciampai,
caddi lungo disteso sul materasso, dormii, dormii, dormii
La
mattina dopo era mattina e io ero ancora vivo.
Forse scriverò un romanzo, pensai.
E lo scrissi.
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