Margherita!!!!!!!!!!!!
Eroica, mitica, grandiosa, sublime. Ho superato me stessa, ho messo a dura prova le mie possibilità fisiche e ce l'ho fatta. Per una volta sono stata all'altezza dell'abbigliamento e dell'attrezzatura tecnica che mi porto dietro!
Scusate per l'esaltazione, ragazzi, ma è un sogno che si è avverato. So che per qualcuno raggiungere la Capanna Margherita non significa niente, so che c'è chi lo fa in giornata prima di colazione, chi sostiene che ci siano dei 4.000 molto più belli. Ma ognuno ha i suoi sogni, le sue mete, le sue vette. La Punta Gnifetti era il mio fastidioso sassolino nello scarpone, e sono riuscita a togliermelo! La mia autostima ha raggiunto livelli da paura.
Ma partiamo con ordine. Un giovedì sera, al bar dopo la lezione di teoria alla Lagostina, il mio ex-istruttore Cesare, parlando della gita di fine corso, mi nomina il Monte Rosa. Aggiunge un pernottamento al rifugio Gnifetti. Cosaaaaaaaa??? Immediatamente la mia attenzione salta alle stelle. Quando poi il buon Cesarino butta lì con studiata noncuranza "Ma sì, chi ce la fa poi potrebbe andare al Margherita" sono già in delirio. Da quel giorno non faccio altro che controllare i turni di lavoro per scoprire se quel fine settimana sarò a casa. E finalmente la dura scoperta: arriverò a Malpensa dal Messico alle 8 di sabato mattina... Non importa, anche senza dormire io ce la farò. Come se non bastasse un giorno, di ritorno dalla mia grande impresa al Breithorn, trovo la rivista del CAI che dedica alcune pagine allo scialp sul Rosa. E' deciso, io ci sarò. Non trovo un grande appoggio, sono in molti ad accorgersi che la cosa inizia a farsi azzardata, ma io punto tutto sulla mia forte motivazione.
Preparazione: |
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Sabato 12 arrivo dal Messico distrutta, riesco a sdraiarmi già in tenuta sportiva per 35 minuti ma senza dormire, ed eccomi di nuovo in macchina. Ore 11.30: appuntamento con Sandra a Oleggio Castello, un saluto di conforto da Saretta e via per Alagna. Ciondolo, sragiono e non so più come ingaggiarmi per tenermi sveglia. Poi finalmente incominciano ad arrivare tutti, rivedo Carla e Davide dopo un sacco di tempo, ecco anche il cuginetto Miki con Stefano. Prima fermata per rifocillarci a Punta Indren, dove al bar mi danno anche dei giornali da portare al Rifugio Gnifetti. Ora che ho trovato una missione, quella del piccione viaggiatore, posso ripartire un po' più convinta. In mezzo alla nebbia, dopo aver finalmente provato l'utilizzo dei contestatissimi rampant, arriviamo a destinazione. Non faccio in tempo a varcare la soglia che Cisco mi prende gli sci di mano per aiutarmi e Livio esaltatissimo continua a dire che avrei dovuto annunciare meglio il mio arrivo... La prossima volta provvederò con i fuochi d'artificio! Riabbraccio Beeea (che figata darsi appuntamento sul Rosa!!!) e vengo quasi stesa da Teo che, finito il bicchiere di vino, prende la rincorsa e mi salta in braccio. Calzo subito delle comode ciabatte (più tardi scoprirò che una era un 40, l'altra un 43) e piombo al terzo piano di un letto a castello.
Dormire non mi riuscirà di certo, anche perché in stanza con me ci sono Beeea e Carmen. Con o senza microfono urlano uguale, ma almeno riesco a chiudere gli occhi per un'ora. Vengo ridestata per cena, dove opto per una sana e leggera minestra di verdure, e torno subito a letto. E rispunta Carmen: è in corridoio che tampina uno dei miei cugini, anche se poi dichiarerà che non è il suo tipo. Poi arriva in camera e, ignorando la mia presenza e non sapendo più con chi parlare, inizia a intervenire a distanza nelle conversazioni altrui. Tre stanze più in là qualcuno starnutisce e lei prontamente urla "Salute!". Poi qualcuno in lontananza mormora un buonanotte, e lei subito risponde. Io trattengo le ghignate e cerco di non rotolare giù dalla mia postazione per le risate! Vorrei però spezzare una lancia a favore della nostra Carmen: per una volta ha moderato il trucco facendosi battere da Anna! Caspita ragazze mie, siamo in montagna!!!
Pian piano arrivano tutti, Fausto si ostina a preparare un letto come si deve: prima la federa, poi il lenzuolo per il materasso, poi.... caspita, ma questo è un lenzuolo con gli angoli... e via da capo, togli il lenzuolo sotto, mettici l'altro, picchia la testa, ripicchiala un'altra volta... Chiacchieriamo un po' e poi spegniamo la luce. Esattamente due minuti dopo aver detto "Buonanotte" qualcuno ai piani bassi inizia a russare (Molina o Paracchini?). Poi in silenzio ascoltiamo le conversazioni della camerata di fianco alla nostra e finalmente prendiamo sonno a intervalli. La notte procede abbastanza bene, interrotti la prima volta da Beea che sbatte con forza la porta lasciata aperta da Carmen per far circolare un po' d'aria, e la seconda dall'allarme antincendio che viene inizialmente scambiato dalla sveglia mattutina.
Alle 5.30 siamo tutti in piedi, facciamo colazione e iniziamo i preparativi da veri forsennati. Fuori ci aspetta una giornata da favola, le nuvole sono scomparse e il sole ci accompagnerà per tutta la salita e gran parte della discesa. Eccoci con gli sci ai piedi pronti per partire. In un momento di infermità mentale multipla decido di ignorare la presenza dell'istruttore che mi era stato assegnato e di seguire Teo. Un'altra decisione azzardata... Cari cocchi, purtroppo questa volta non posso aver nulla da ridire su questo ragazzo dal rutto facile! E' riuscito a mantenere un passo lento e costante per tutto il tragitto (probabilmente perché prostrato dai numeri acrobatici del giorno prima), non si è mai adirato ed è stato premuroso con tutti. Davvero incredibile! Pensate che l'ho addirittura visto bere le sue maltodestrine in un paio di occasioni... in quel momento tutte le mie convinzioni sono venute meno!
Eravamo un serpentone infinito che si slungava per il pendio. Per tutta la salita sono stata incollata agli sci di Livio (che ha già ricevuto due nomination per entrare a far parte della Cocco Band), il quale stava incollato agli sci del Teo. Eravamo in perfetta sincronia: destro, sinistro, destro, sinistro, destro, sinistro, rutto! Il silenzio della montagna interrotto soltanto da Livio che mi indicava le varie vette spiattellando tutti i nomi (da quando corre voce che diventerà osservatore ai prossimi corsi è particolarmente ingaggiato). In altri momenti invece iniziava a lodarmi, strabiliato dalle mie performance a dispetto del fuso orario.
Passiamo i 4000 senza problemi, arriviamo al Colle del Lys e proseguiamo verso la meta. Alla nostra sinistra il Lyskamm orientale, da cui sono rimasta stregata e che credo diventerà il mio prossimo folle progetto. Devo solo trovare qualcuno di fiducia che mi tiri su di lì, e poi FORSE è fatta!
Sarà l'andatura tranquilla e costante, saranno i pensieri dolci e pacifici in cui saggiamente mi lascio andare, sarà che sono determinata più che mai a farcela... arrivo ai piedi della Punta Gnifetti senza problemi. Mi metto i ramponi, inciampo nel mio stesso piede e cado di schiena contro un paio di sci piantati nella neve. Qualcuno teme che si tratti di un giramento di testa, ma niente paura: sono subito in piedi con tutta la mia goffaggine. Lì abbiamo perso un po' di tempo per organizzare le cordate e "finalmente" ho iniziato a sentire la quota. Quei 50 metri finali mi sono costati parecchio a livello fisico, anche a causa delle mani congelate. E finalmente la vetta!!! Quasi a farlo apposta arriva un bel rafficone di vento a festeggiare la nostra vittoria. Ci stringiamo la mano commossi ed emozionati, ci sleghiamo per fare fotografie a tutto spiano, io firmo il libro del rifugio e salgo sul terrazzino per buttare un occhio verso Macugnaga, dove immagino ci siano i miei genitori con gli occhi puntati verso l'alto. E in effetti è così, peccato che proprio in quel momento delle nuvole basse ci impediscano di incontrarci con lo sguardo.
Dopo un attimo vedo un volto noto arrivare verso di me: è il Bisca che, seguito a qualche minuto di distanza dalla Ceci, si è fatto la gita in giornata (strano, eh?). Ci rileghiamo e iniziamo la discesa. Incontro Teo e Cisco che avanzano lungo gli ultimi metri: stretta di mano, abbraccio e bacio per i miei cocchi-soci e finalmente raggiungo i miei sci. Sono distrutta, inizio a sentire un filo di nausea che fortunatamente riesco a tenere sotto controllo e per un attimo le mie emozioni passano in secondo piano. Un'ultima foto col mio Lyskamm sullo sfondo e si riprende a scendere. Per una volta l'ordine "restate in traccia" non incontra obiezioni. La stanchezza ha più o meno colpito tutti e pensare a un percorso alternativo implica energie che in quel momento non abbiamo. Fedeli come cagnolini ci mettiamo in fila indiana e arriviamo a Punta Indren, non senza aver rimesso le pelli e i rampant una volta e aver tolto e rimesso gli sci un'infinità di volte.
E' bello vedere che a volte in montagna non esistono rinunce!!!
Nonostante la quota decisamente più bassa, l'ossigenazione del sangue non sembra interessare i miei muscoli e quindi, mentre tutti si buttano in un'ultima pista, io prendo la seggiovia. E già, credo proprio di essere stata l'unica, ma tanto dopo il mio successo non avevo più nulla da dimostrare.
Arrivata al parcheggio, invece di starmene comodamente seduta per terra, in un momento di completa follia mi alzo in piedi. Il pericolo è sempre in agguato, avrei dovuto saperlo... In un attimo Teo mi salta sulle spalle e io, da vera sborona dico "Te lo faccio vedere iiiiiiio quanto sono forte". Spunta una lattina di spinaci, li ingurgito e parto per il giro del parcheggio di corsa con il Teo in groppa. A turno tutti si mettono in fila e, dietro lauta ricompensa, scarrozzo tutti quanti... tutto bene fino a quando non cerco di caricare contemporaneamente Davide e Carla. Siamo rotolati a terra finendo nel parcheggio di sotto.
Merendone tutti insieme come giusta conclusione di un'avventura eroica che ci accomuna. E pensare che ce l'abbiamo fatta senza il bel Baranza...
Dedico questa vittoria a me stessa
Sì, è grazie a me stessa che ce l'ho fatta, alla mia voglia di raggiungere un determinato risultato, al mio impegno e all'allenamento di questo inverno. Ovviamente non posso risparmiarmi sui ringraziamenti: un bacione ai miei ottimi compagni di gita di questo inverno (Beeea e Bisca), ai miei cugini che hanno creduto in me e mi hanno regalato un wind-stopper da paura, a chi mi ha dato carica in questa giornata significativa e mi ha prestato la bandana porta fortuna (Livio), a chi ha passato un anno a non credere in me, a darmi consigli su cosa bere, mangiare, indossare, ma che in fondo mi ha fatto il regalo più grande: l'amore per la montagna (Teo)!!!
Un solo rimpianto: non avercela fatta col mio zainetto Seven!
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