La
sindrome di Peter Pan Peter Pan è il
"puer aeternus"; simbolizza la voglia di rimanere bambini pur di non entrare in
una realtà che si considera ostile. Si tratta del rinvio dellassunzione di
responsabilità (oggi a risolvere i problemi ci pensano i genitori). Il soggetto si
rifugia in comportamenti ludici, spesso in gruppo, con lutilizzo di codici e
comportamenti diversi da quelli degli adulti (linguaggio, modo di vestire, consuetudini,
orari, ecc. Spesso ad una crescita fisiologica precoce si accompagna la paura di crescere;
di qui nasce il conflitto che può portare ad atteggiamenti regressivi. A volte non si
tratta di una vera sindrome, ma di un specie di limbo tra realtà ed evasione presente
anche negli adulti. Anche ladulto può avere qualche sprazzo in cui gli ritorna la
voglia di ridiventare bambino, cioè sopravvive in lui in una specie di limbo il mondo
della sua fanciullezza. Questo atteggiamento degli adulti ha un riscontro anche nella
favola di Peter Pan. Quando Peter Pan, dopo aver portato i fratellini a vivere avventure
fiabesche sullisola che non cè, torna a casa , racconta lavventura ai
genitori. Il padre dice che crede di aver visto anche lui il vascello che porta i bambini
nellisola che non cè.
Versante grafologico
La sindrome di Peter Pan è una fenomenologia
che ha riscontri anche a livello grafologico. I segni grafologici che dimostrano la poca
voglia di crescere sono: addossata, accartocciata, inanellata, curva
sopra la media (indice di passività), aste ritorte a sinistra (anche dopo
letà puberale, che indicano conflitto con lambiente concepito come ostile), tagli
della "t" sopra elevati (indice di una ricerca di compensazione, di un
desiderio di essere considerati). La scrittura dei
giovani I miti sono una fonte cui il
soggetto attinge valori e norme costruttive. Lassenza di miti si rivela negli allunghi
rattrappiti, accompagnati dai segni curva e adagiata. Se la realtà non
soddisfa, non si lotta per cambiarla, ma si fugge. Oggi la gioventù pare avere questa
fragilità. Molti parlano di una gioventù malata, ma in realtà questo atteggiamento dei
giovani dipende dalla società adulta, sempre più complicata, e problematica (confusione
dei ruoli, perdita della speranza, ecc.). Questo mondo può indurre ad apprensione e
paura. La società piuttosto che piangere sulla sui mali della gioventù, dovrebbe
preparare ai giovani la strada, formando dei giovani capaci di capire che vuol dire
solidarietà, complementarità, piacere del lavoro ben fatto, creatività, ecc.