Società Scacchistica Gallaratese
pagine a cura di Salvatore Benvenga

I CAMPIONI DEL MONDO DI SCACCHI

Raoul José Capablanca
(L'Avana 19/11/1888 - New York 8/3/1942)


- 3° Campione del mondo 1921-27 -


Terzo campione del mondo ufficiale dopo Steinitz e Lasker, la sua conquista del titolo nel 1921, dopo aver sconfitto Lasker, non suscitò alcuna meraviglia . Lo accompagnava un'aura di invincibilità. In tutta la sua carriera disputò più di 700 partite perdendone solo 35. Quando a New York, nel 1924,perse contro Reti, il New York Times uscì con un titolo a caratteri cubitali "Capablanca sconfitto per la prima volta dal 1914".
La "Macchina degli scacchi", come era chiamato, in realtà aveva perso una partita nel 1916, ma nessuno se lo ricordava più. Gli eponimi su di lui si sprecavano e la sua influenza sugli scacchisti del tempo e quelli che sarebbero venuti, fu immensa. Capablanca sta agli scacchi come Mozart alla musica: semplicemente un genio. Enfant prodige, imparò - per sua stessa ammissione - a giocare a scacchi all'età di cinque anni osservando suo padre. Ciò che impressiona del suo stile di gioco è la semplicità, la naturalezza con cui muoveva i pezzi sulla scacchiera. Pareva che non pensasse, che le mosse scaturissero come per magia. Come ebbe modo di dire Reti : " Gli scacchi erano la sua lingua materna". Aveva imparato senza aver mai aperto un libro sulle aperture. Dotato di un intuito eccezionale sconvolse i suoi contemporanei quando asserì che per giocare a scacchi non occorre intelligenza.
Fine scrisse di lui " Afferrava al primo sguardo quello che gli altri non riuscivano a scoprire in un mese". Disse si sè una volta: " Capisco al volo che cosa implica una posizione e che cosa può succedere. Voi lo supponete. Io lo so." E non erano smargiassate.
A dodici anni disputò un match con Corzo, campione cubano, e lo vinse. Nel 1911 andò a San Sebastian per disputare il primo torneo internazionale della sua carriera. Parecchi maestri, tra cui Bernstein, protestarono per la presenza di quello che ritenevano un dilettante impomatato. Ma dovettero ricredersi visto alla fine Capablanca fu il vincitore del torneo.

La sua figura elegante, ben proporzionata, sbarbato e senza occhiali, arguto e niente affatto monomaniaco della scacchiera, era l'antitesi dell'iconografia classica del giocatore di scacchi professionista del tempo. Strappò il titolo a Lasker nel 1921 con la stessa naturalezza con cui un bimbo mangia un gelato e se lo tenne stretto fino al 1927 resistendo alle pressioni internazionali perché lo rimettesse in gioco contro un avversario qualificato.
Quando perse il titolo del mondo contro Alechin, non gli riuscì ad ottenere da quest'ultimo la possibilità di una rivincita nonostante lunghe trattative e la pressione del mondo scacchistico che voleva un nuovo match. Capablanca era anche un appassionato giocatore di bridge, nottambulo e dongiovanni inguaribile. Canal commentò che la sconfitta al Torneo di Pietroburgo per una banale svista era da imputarsi ad una imprudenza di cui non si sapeva se fosse bionda o bruna.
Si spense per emorragia cerebrale in seguito ad un ictus che lo colse al circolo di New York (per una strana coincidenza tutti i primi tre campioni del mondo sono deceduti in quella città). La salma fu trasportata a Cuba dove ricevette solenni esequie di stato.

1921

Capablanca – Lasker

4

0

10

1927

Alechin – Capablanca

6

3

25



Bibliografia: I.W. Linder - Das Scachgenie Capablanca -
Edward Winter - Capablanca
V.Panov - Capablanca mito intramontabile
Al Horowitz - I campioni del mondo di scacchi
Harold Schonmberg - I grandi maestri degli scacchi
Chicco-Porreca - Dizionario Enciclopedico degli scacchi
Capablanca - Ultime lezioni
Capablanca - la mia carriera scacchistica
Capablanca - Il primo libro degli scacchi
Harry Golombek, Capablanca’s Hundred Best Games of Chess (G. Bell & Sons, 1947)

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