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  romanzi  

 Il Vampiro
 John William Polidori

1819 

il vampiro

The Vampyre

Edizioni Studio Tesi, 1984 -
L. 15000
- A cura di Giovanna Franci e Rossella Mangaroni
- Copertina: Filiberto Scarpelli, Il Vampiro

II
The Vampire di John William Polidori, primizia della letteratura macabra inglese, si presenta come l’archetipo di ogni futuro vampiro, come un perfetto repertorio degli elementi tipici del racconto d’orrore. Il suo vampiro, però, non vive solitario in un castello tenebroso, anzi frequenta, come un gentiluomo alla moda, i salotti londinesi: gioca d’azzardo e seduce belle dame…
Tuttavia l’originalità maggiore di questa creatura letteraria sta nella movimentata storia della sua pubblicazione, fatta di smentite e di attribuzioni contestate. Lord Ruthven, il vampiro-dandy di Polidori, non poté infatti contare su una vita editoriale tranquilla (ma come pretenderlo dal Trasgressore per eccellenza?): apparso nel 1819 sul “New Monthly Magazine” sotto il nome di George Byron, per un malinteso del direttore della rivista, questo racconto, di rapido successo in Inghilterra e nel continente, suscitò subito polemiche e schermaglie su chi fosse veramente l’autore. Lo stesso Goethe dichiarò la macabra novella la miglior cosa che Byron avesse scritto.
In questo volume il lettore potrà trovare, oltre a The Vampire e alle preziose illustrazioni che lo commentano, alcuni materiali e una stimolante guida (L’antefatto della curatrici) per risolvere il caso di un’attribuzione tanto discussa. Accanto al Frammento di Byron, da cui Polidori elaborò il suo Vampiro, e allo scritto La Sposa delle Isole (anch’esso attribuito a Lord Byron) vengono presentate le lettere inviate ai giornali e significative pagine di diario che fanno luce sui momenti salienti della vicenda editoriale di The Vampire.

III
John William Polidori nacque a Londra il 7 settembre 1795.
Figlio di Gaetano Polidori, un italiano emigrato in Inghilterra dopo essere stato per qualche tempo segretario di Vittorio Alfieri, John William ereditò dal padre la passione per gli intrighi misteriosi. Gaetano Polidori, infatti, era stato il primo a tradurre in italiano il Castle of Otranto di Horace Walpole.
John William, precocissimo, si laureò appena diciannovenne in medicina all’Università di Edimburgo. Gorge Byron lo conobbe e ne fu favorevolmente impressionato. Di lì a un anno divenne medico personale di Lord Byron, accompagnandolo, com’era d’obbligo per la nobiltà del tempo, nelle sue peregrinazioni. Quel sodalizio sembrava promettere sviluppi interessanti. Ma non fu così. Una convivenza troppo difficile tra il celebre scrittore e il rissoso e petulante Polly Dolly (così lo aveva soprannominato) costrinse Byron, alla fine dell’estate del 1816, a licenziarlo.
Rovinato dai debiti di gioco, proprio come uno dei suoi personaggi, John William Polidori nell’agosto del 1821, all’età di ventisei anni, si uccise con “un sottile veleno di propria composizione”, l’acido prussico. Così accolse la sua morte Lord Byron: “…Ecco, il povero Polidori se n’è andato! Quando era il mio medico, parlava sempre di acido prussico… di misture velenose; ma per fini diversi da quelli del re del Ponto, poiché egli si è prescritto una dose da uccidere cinquanta Mitridati”.

 Il Vampiro
 John William Polidori

1819 

il vampiro

The Vampyre

Theoria, 1991 -
L. 9000
- A cura di Alessandra Lanzoni

IV
Il primo racconto di vampiri nella letteratura. In appendice il Frammento di Byron.

Presentazione
Nel giugno del 1816 George Gordon Byron, Mary Wollstonecraft, Percy Bysshe Shelley e il dottor John William Polidori (1795-1821) si trovarono a soggiornare contemporaneamente sulle rive del lago di Ginevra. Costretti al chiuso della loro dimora di Campagne Chapuis da due settimane di piogge torrenziali Shelley e Mary, che nello stesso anno sarebbe diventata la sua seconda moglie, avevano invitato i loro due vicini a trascorrere in compagnia quei lunghi, tediosi giorni di inattività forzata. In quel frangente Byron aveva dapprima proposto di leggere le storie dell’orrore degli scrittori romantici tedeschi incluse nella raccolta Fantasmagoriana e poi, nel clima partecipe e stimolante che si era venuto a creare, aveva invitato gli amici a scriverne a loro volta uno ciascuno. Nacque così, più faticosamente ma anche con risultati decisamente superiori, il Frankenstein di Mary Wollstonecraft; Shelley si misurò in un’operetta meno impegnativa dal titolo The Assassin; Byron compose una storia alla quale da tempo pensava, The Burial (edita a suo tempo nel 1819 come A Fragment); mentre Polidori, ventunenne segretario e compagno di viaggio del Lord, anche se si sarebbero separati prima della fine dell’estate per incompatibilità di temperamento, scrisse The Vampyre, elaborando lo stesso spunto di Byron, come avrebbe del resto poi riconosciuto, e introducendovi elementi di Glenarvon (1816), romanzo autobiografico nel quale Caroline Lamb aveva fatto vestire a Byron i panni del crudele Ruthven Glenarvon, assassino delle sue amanti, infine portato via dal diavolo trasformato all’occorrenza in spettro delle vittime.
La novella di Polidori apparve per la prima volta nell’aprile del 1819 sul “New Monthly Magazine” e, per un errore del direttore della rivista, fu attribuita allo stesso Byron, nonostante le veementi proteste di questi, che scrisse al direttore dichiarando di non esserne affatto l’autore e di non averne mai inteso parlare prima. Particolare gustoso: Goethe, senza minimamente sospettare la falsa attribuzione, era addirittura arrivato a sostenere che si trattava del lavoro migliore del poeta inglese. Il racconto propone per la prima volta all’interno di un’opera letteraria la figura del vampiro, fino a quel momento retaggio esclusivo delle tradizioni popolari di alcuni paesi. La sua pubblicazione fece assai scalpore in Inghilterra e gettò lo scompiglio negli ambienti letterari della capitale, non solo perché la novella era stata inizialmente attribuita a Byron, come già accennato, ma anche per l’argomento trattato. L’opera avrebbe poi goduto di ampia fortuna anche fuori d’Inghilterra. Tradotta in francese nello stesso anno 1819, fra gli altri influenzò notevolemente Charles Nodier (1780-1844), che del vampiro fece il tema letterario predominante nel suo Infernaliana (1822), e con lo stesso titolo Le Vampire scrisse un adattamento teatrale, in collaborazione con Carmouche e Jouffroy, che fu rappresentato il 13 giugno 1820 ed ebbe una replica trionfale nel 1823.

 Il Vampiro
 John William Polidori

1819 

il vampiro

The Vampyre

Newton & Compton, 1993 -
L. 1000
- Traduzione e cura di Erberto Petoia
- Copertina: Edvard Munch, Vampiro (1893-1894)

Seguito da Un mistero della campagna romana di Anne Crawford

IV
POLIDORI, IL VAMPIRO
CRAWFORD, UN MISTERO DELLA CAMPAGNA ROMANA
Il racconto di John William Polidori The Vampire, anticipatore del più famoso Dracula di Stoker, fu composto nel 1816, la stessa estate in cui fu composto il Frankenstein di Mary Shelley, sulle rive del lago di Ginevra, dove si trovarono a soggiornare, costretti al chiuso della loro dimora da due settimane di piogge torrenziali, anche Byron e Percy Bysshe Shelley. Fu in quell’occasione che decisero dapprima di leggere storie dell’orrore degli scrittori romantici tedeschi, e poi di cimentarsi a loro volta in racconti di questo genere. Nell’opera di Polidori, ventunenne segretario e compagno di viaggio di Lord Byron, il protagonista diventa l’incarnazione perfetta del «Byronic Type», assassino affascinante delle sue amanti. Apparso per la prima volta nell’aprile del 1819 sul New Monthly Magazine, il racconto di Polidori fu attribuito per un errore del direttore della rivista a Lord Byron e, per un ironico scherzo del destino, lo stesso Goethe giunse ad affermare che si trattava del migliore lavoro del poeta inglese.
Anne Crawford, sorella del più famoso Francis Marion Crawford e di Mary Crawford, non perseguì una vera e propria carriera letteraria. Tuttavia, il suo racconto A Mistery of the Campagna, a lungo ignorato negli ambienti letterari inglesi e qui pubblicato per la prima volta in italiano, rappresenta uno dei più interessanti racconti di vampiri nella decade che precede il capolavoro di Stoker.

Erberto G. Petoia collabora con la Cattedra di Storia delle Religioni dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Per la Newton Compton ha pubblicato Vampiri e lupi mannari (1991) e Miti e leggende del Medioevo (1992).