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 Dracula... non muore mai
 Intervista a Franco Pezzini
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TuttoDracula
Tra recenti mostre tematiche, ristampe e trasposizioni, serie televisive ispirate al personaggio e nuove versioni cinematografiche, è innegabile che a tutt’oggi Dracula goda di ottima salute. Ne è ulteriore testimonianza TuttoDracula, ciclo di seminari sul romanzo di Bram Stoker organizzato dalla LUI (Libera Università dell’Immaginario) in collaborazione con l’Associazione Culturale Verba... Manent, conclusosi con l’incontro del 21 marzo. Di questa rassegna, imponente per la mole di informazioni presentate, per i numerosi incontri (uno per ciascun capitolo del romanzo) e per l’importanza degli ospiti coinvolti, abbiamo fatto un punto finale con Franco Pezzini, curatore insieme a Max Ferro.

Catafalco: Iniziamo con una domanda di rito: com’è nata l’idea di TuttoDracula?

F. P.: Diciamo che è strettamente legata alla nascita della LUI. In questo senso: quando a fine 2012 abbiamo deciso con Max che era il caso di “osare”, e far partire il progetto su cui sognavamo da tanto tempo – un centro studi sull’immaginario che fosse motore di varie iniziative – gli ho subito proposto quest’idea un po’ folle. Un’idea propiziata dal centenario stokeriano di quell’anno, ma del tutto conseguente alle nostre comuni passioni; folle per l’impegno di preparazione – lezioni analitiche sui singoli capitoli, un paio d’ore ogni incontro, il tentativo di mantenere un buon livello critico e non ricadere nell’ovvio – ma entusiasmante, visto che in Italia non era stato mai tentato nulla di simile. E neppure (per quanto ne so) presso le società vampirologiche o stokeriane all’estero.
L’idea di un’analisi di ampio respiro su un’opera così nota, nell’ambito di una sorta di magazine – passami il termine televisivo – in cui coinvolgere amici scrittori e studiosi, era sicuramente ambiziosa. Max avrebbe fornito la logistica – gran parte degli incontri sono stati tenuti nella sede della sua associazione, di molti ha curato le riprese e di un certo numero la messa in onda in diretta in web tv – mentre io mi sarei occupato dei contenuti, della “lezione” in senso proprio. Ventisette puntate (una per capitolo) più una d’introduzione rappresentano, mi pare, una Dracula Experience di tutto rispetto…

C.: Nei vari incontri siete chiaramente andati molto a fondo nell’interpretazione del testo. Ci puoi dire uno o due aspetti particolarmente significativi che magari sfuggono a una prima o seconda lettura dell’opera?
F. P.: Si è cercato di lavorare molto sul tessuto del testo. Basandoci su una traduzione recente molto buona, quella di Luigi Lunari per Feltrinelli, che mantiene all’opera il respiro teatrale caro a Stoker – del resto Lunari è uno straordinario uomo di teatro – ma considerandone anche altre e soprattutto lavorando sul testo originale. Il che fa emergere spesso sorprese: ma questo è, per così dire, un primo livello.
Ce n’è infatti un secondo, che riguarda l’indagine sottotesto. Dracula parla il linguaggio non soltanto storico, sociale e di costume, ma anche metatestuale e simbolico del proprio tempo. I riferimenti religiosi sotto traccia sono continui, e conferiscono a personaggi e situazioni una forza simbolica molto più provocatoria e inquietante di quanto possiamo cogliere a una lettura non critica; ma ci sono richiami anche alla letteratura classica, oppure – e frequentemente – al dibattito scientifico d’epoca. Ecco, il tentativo è stato di rilevare questo materiale di non immediata evidenza, cercando ovviamente di non forzare il testo, ma di considerare ciò che Stoker e un suo lettore-tipo avrebbero potuto trovarvi. La quantità dei riferimenti scritturistici emersi è stata per esempio impressionante.
Ancora, un aspetto che mi interessava molto era quello genetico, di sviluppo del romanzo attraverso una serie di fasi di scrittura precedenti. Abbiamo perciò lavorato sugli appunti di Stoker, con emersioni – anche in questo caso – molto interessanti. Ma in particolare mi ha colpito come soprattutto alcuni capitoli trattengano traccia “geologica” di fasi di scrittura precedenti: la cosa emerge con particolare evidenza, per esempio, attraverso alcune clamorose incongruenze di calendario. Nel Dracula, insomma, sono nascosti molti Dracula – compreso forse quello che un’anziana amica di Lovecraft sosteneva di aver visto e considerato molto bizzarro. Se è vero – ed è naturalmente possibile – si trattava di una fase ancora rozza di un’opera poi raffinata per anni. Non occorre insomma pensare – e mi pare contrasti con le prove in nostro possesso, tutti appunti autografi – che Stoker abbia avuto bisogno di farsi sistemare il lavoro da altri, quasi non fosse capace. Il suo problema semmai, come si nota in altre opere meno rifinite, era di domare strutturalmente un certo barocchismo della sua fantasia.

C.: Uno dei punti di forza di TuttoDracula sono stati gli importanti ospiti di volta in volta chiamati in causa per sviscerare temi, leggende, ambientazioni, ispirazioni di Stoker...
F. P.: Sì, come dicevo l’idea era di costruire un’avventura di gruppo – qualcosa che permettesse di dialogare con amici scrittori, ricercatori, esperti in vari campi i cui contributi potessero illuminare il testo. Sia perché il Dracula è a suo modo un’opera-mondo, un testo spalancato a trecentosessanta gradi sull’orizzonte di un’epoca, ma che da un lato ricapitola l’intero cammino del gotico tra Sette e Ottocento e dall’altro già prefigura scenari novecenteschi: un quadro che richiede un approccio multidisciplinare e diventa una straordinaria avventura (torno a usare questo termine, mi pare adeguato) tanto più se affrontato da diverse sfaccettature.
D’altra parte TuttoDracula nasce al varo della nostra LUI come iniziativa in qualche modo emblematica per un gruppo di ricerca, per un tavolo collettivo di studiosi e scrittori che comporta incontro e dialogo. Uno stile anche influenzato, vorrei dire, dall’esperienza per me vissuta negli anni della Gargoyle di Paolo De Crescenzo, con la Camelot gotica di autori che si incontravano, sognavano, progettavano insieme. Con Paolo si era ipotizzato di lavorare proprio sul romanzo di Stoker, aveva alcune idee molto belle in merito alle quali non è stato possibile dar seguito; e quando abbiamo varato TuttoDracula gli era piaciuta molto l’idea, anche se stava ormai troppo male per potervi partecipare. Considero dunque quest’iniziativa dedicata a lui.
Non è questa la sede per riportare un elenco completo degli amici, davvero tanti (narratori, saggisti, uomini di spettacolo…) che si sono resi disponibili: alcuni arrivati fisicamente agli incontri, altri raggiunti con interviste telefoniche in viva voce o via skype – interviste sempre ricchissime di riflessioni, di spunti critici intriganti, di dati preziosi. Ma confermo che il loro contributo è stato uno degli assoluti punti di forza dell’operazione. Mi fa piacere tra l’altro ricordare che a TuttoDracula ha partecipato in veste di ospite relatore anche Antonio Daniele del Catafalco: un riconoscimento doveroso e graditissimo del vostro cammino di ricerca di questi anni.
E c’è un altro punto di forza che vorrei rilevare: cioè la presenza al corso di partecipanti straordinariamente vivaci. Una squadra con cui dialogare nel modo più diretto e informale, e comprendente tra l’altro scrittori che ho ovviamente precettato via via per affrontare insieme temi generali o questioni specifiche. Cristiana Astori, Massimo Citi, Antonino Fazio, lo sceneggiatore di Dylan Dog Giancarlo Marzano, Silvia Treves

Franco Pezzini e Cristiana Astori
C.: Quali le novità più recenti nella ricerca e nello studio dell’opera di Bram Stoker?
F. P.: Diciamo che con il centenario dalla morte le iniziative e le traduzioni di opere anche meno note si sono moltiplicate, anche qui in Italia. E la scoperta del suo diario privato – poi mostrato anche a Milano nella bella mostra alla Triennale Dracula e il mito dei vampiri, aperta a cavallo tra 2012 e 2013 – ha rappresentato certo qualcosa di importante. Oggi possiamo collocare meglio alcuni elementi della sua opera, e liberarla da quelle voci incontrollate, a volte improbabili, che ne incrostavano la fama. Con un approccio un po’ meno sensazionalistico che in passato possiamo capire meglio i rapporti di Stoker con i suoi interlocutori culturali, sfuggire a una serie di trabocchetti legati ai cortocircuiti tra ciò che leggiamo di suo e ciò che invece appartiene alle trasposizioni cinematografiche… Trattarlo insomma da scrittore e uomo di cultura quale in effetti è stato, e non da fenomeno da baraccone, prigioniero della sua creatura più nota.
Al di là insomma di singoli eventi mi sembra che stia crescendo un’attenzione di più ampio respiro a Stoker, e in generale al gotico vittoriano: e se questa sarà confermata su tempi un po’ più lunghi (siamo ancora un po’ troppo vicini all’anniversario…) costituirà sicuramente una novità enorme.

C.: Nell’immaginario comune, la figura di Dracula ha subito dei cambiamenti negli ultimi anni?
F. P.: Il discorso è complesso. In tempi non sospetti si notava che la storia cinematografica di Dracula – quella che impatta più direttamente sull’immaginario collettivo – ha conosciuto quattro grandi fasi: e a parte la prima (l’età delle origini, che trova nel Nosferatu di Murnau l’espressione più significativa), la seconda e la terza dominate rispettivamente dalle icone di Lugosi e di Lee hanno conosciuto ciascuna un’evoluzione trentennale. Con una dinamica ricorsiva: un decennio di ascesa, uno di apogeo e uno di contrazione – quest’ultimo rispettivamente negli anni Cinquanta e Ottanta, quando Dracula e i vampiri hanno latitato (il Dracula con Lee è del ’58, e apre il periodo successivo). Con la quarta fase, quella del revival neogotico avviato negli anni Novanta, e dominato dal film di Coppola, sembra essere accaduto qualcosa di simile, salvo il fatto che l’apogeo coincide con il dilagare mediatico dei vampiri nell’età Twilight – al quale è seguita ovviamente la contrazione. Ciò non significa che i vampiri possano sparire da schermi e librerie, perché ormai c’è un target commercialmente rilevante di cui tener conto: ma, come per l’esothriller dopo l’ubriacatura di Dan Brown, non si tratta più di un tema di successo diffuso. È possibile che un film pur criticabile come Dracula 3D di Argento rappresenti sul nostro soggetto proprio l’opera emblematica di fine età neogotica: e non sappiamo ovviamente quali saranno gli sviluppi futuri.
Va detto però che, a differenza di predecessori quali Lugosi e Lee, il pur bravissimo Oldman non ha fino in fondo impressionato l’immaginario su Dracula: il film di Coppola è stato e resta un capolavoro, ma probabilmente le icone di Mina/Ryder e (semmai) Van Helsing/Hopkins hanno colpito e influenzato il pubblico più di quella di Dracula/Oldman. A parte la mia personalissima convinzione che Lee resti il Dracula più stokeriano della storia del cinema – a dispetto di assolute libertà di trama dei film con lui – la figura del Conte nell’immaginario degli ultimissimi anni sembra pagare un po’ questo scotto. Certo il pubblico giovane associa il vampiro agli idoli del cosiddetto romanticismo sexy (con l’accento ora sul sostantivo, ora sull’aggettivo): ma pensando a quelli di Twilight o di True Blood ben più che a Dracula – compreso quello di Coppola. Mentre la benvenuta ripresentazione in dvd e blu-ray dei film con gli antichi mattatori tende a far riemergere i modelli classici: insomma, più che le (relative) novità di storie d’amore dell’Arcivampiro, nel caso di Dracula mi pare conti oggi soprattutto la riscoperta di modelli precedenti. Un quadro del resto molto postmoderno.
Dracula Evolution
C.: TuttoDracula si chiude qui, o in futuro ci saranno repliche e iniziative collegate?
F. P.: La nostra idea sarebbe in effetti di non considerare chiusa l’iniziativa con l’esame dell’ultimo capitolo del romanzo il 21 marzo scorso. Avremmo in mente degli speciali su temi monografici, ancora una volta con l’aiuto di amici esperti disponibili.
La quantità di materiale raccolto è del resto molto rilevante, per cui non escludo iniziative derivate, magari editoriali. Vedremo…
Nel frattempo il commento all’ultimo capitolo del romanzo è in fase di pubblicazione sul sito LN | librinuovi.net: qui e qui le prime due puntate.

C.: Avete in cantiere altri progetti vampireschi alla LUI?
F. P.: Sì, sono molto contento di comunicare che a ottobre, per il bicentenario della nascita di Joseph Sheridan Le Fanu, inizieremo un ciclo strutturalmente analogo a TuttoDracula (taglio, ospiti…) incentrato sul romanzo Carmilla. Per me sarà occasione di presentare alcuni aggiornamenti agli studi che avevo pubblicato, ma sicuramente anche di scoprire cose nuove – perché a ogni rilettura di questi testi classici emerge qualche elemento in precedenza sfuggito.
C’è però un altro anniversario importante, che non riguarda direttamente i vampiri ma si colloca comunque a monte del relativo filone narrativo: e cioè i duecentocinquant’anni dall’uscita di The Castle of Otranto di Horace Walpole. Per celebrare tale ricorrenza (che cadrebbe la vigilia di Natale, ma per ovvi motivi è bene anticipare), tra giugno e luglio affronteremo in tre incontri l’esame di questo breve romanzo in fondo pioniere dei generi narrativi popolari – horror, thriller, eccetera – come li concepiamo oggi.
Non si tratta poi di un ciclo di letture, ma anche quest’anno come Libera Università dell’Immaginario teniamo a proporre la ricorrenza memoriale della Festa delle Ombre Lunghe (26-27 maggio) che coinvolge tra l’altro il ricordo di grandi interpreti del vampire cinema. Pare importante che questa festa trovi diffusione anche al di là di ciò che in concreto vi si possa organizzare (proiezioni, conferenze e quant’altro), proprio come momento memoriale di orgoglio e di messa a fuoco della ricchezza presente dietro fantasie troppo spesso banalizzate come “popolari”.
Per novità e calendari di tutti questi eventi, in attesa di un rinnovo del sito della LUI, rimando alla nostra pagina Facebook.
Augurateci buona fortuna! E nel frattempo grazie di cuore per l’attenzione alle nostre iniziative.

A noi non resta che augurare buona fortuna allo staff, ringraziare Franco Pezzini per quest’intervista ricchissima di informazioni e spunti, e di invitare i lettori a seguire le attività della Libera Università dell'Immaginario.



* Intervista rilasciata il 02-05-2014.





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