PARTE SECONDA
ESSENZA

La Beatitudlne.

Il Paradiso, insegna il Catechismo, è il godimento di Dio, nostra felicità, ed in Lui di ogni altro bene, senza alcun male. Il nome " Paradiso " viene dalla lingua persiana ed ebraica e significa " giardino " o luogo di delizia. La beatitudine, dice la Teologia, è lo stato perfetto di tutti i beni; è il godimento completo ed assoluto. La beatitudine in Paradiso consiste essenzialmente nel vedere Dio Creatore, faccia a faccia, come è, e nell'amarlo intensamente. Nel mondo si ha il godimento naturale, che è parziale e passeggero; è sempre misto a delle amarezze, o per la poca durata, o per la stanchezza che produce, o per i sacrifici che richiede il conseguimento del piacere. Il godimento del Paradiso è soprannaturale, supera cioè le forze della natura umana, abbraccia tutte le gioie ed appaga completamente tutte le aspirazioni. Possiamo noi farei un'idea adeguata dei godimenti celesti? È impossibile! Possiamo solo averne una pallida idea, per analogia, facendo un misero confronto con i godimenti terreni. Se, per un'ipotesi strana, come dice Sant'Alfonso, si dicesse ad un cavallo della scuderia reale: Il re t'invita alla sua mensa! - la bestia, se ragionasse, direbbe: Chi sa alla tavola del sovrano che paglia, che erba e che crusca si porterà! - Ma come non c'è paragone tra i cibi del cavallo e quelli del re, quantunque gli uni e gli altri siano della stessa natura, così non si possono confrontare le gioie di questo mondo con quelle del Paradiso. Tutti i godimenti naturali, messi insieme, non sono paragonabili ad un solo godimento soprannaturale.

Visione e amore beatificato.

Le facoltà dell'anima sono essenzialmente: l'intelligenza, che tende alla verità, e la volontà, che tende all'amore- Nell'appagamento perfetto di queste facoltà consiste la beatitudine del Paradiso. L'anima in Cielo vede Dio, il Creatore dell'universo, tale quale è- Dice San Paolo: Ora vediamo Dio come in uno specchio, in modo enigmatico; ma allora lo vedremo faccia a faccia; ora conosco parzialmente; allora conoscerò come sono conosciuto (I^ Corinti, XIII, 12). Su questa terra conosciamo Dio indirettamente, per mezzo della fede; in Cielo cesserà la fede ed avremo la realtà. Per mezzo della ragione, attraverso il creato assurgiamo al Creatore; la bellezza della luce, del mare, dei fiori, delle creature .. . ci spinge a pensare: Se tanta bellezza c'è nell'universo, che è la fonte ,di ogni bellezza? Il primo godimento, dunque, in Paradiso è la visione beatifica e beatifico di Dio. Conosciuto infatti Sommo Bene, portata a possederlo. Dal possesso del bene Infinito, fortemente amato, gaudio eterno, giocondissimo, o perfetta felicità.

Il lume di Gloria

L'intelligenza umana, naturalmente non ha la capacità di vedere Dio direttamente; resterebbe, per così dire, sopraffatta ed abbagliata dalla luce divina, come non può resistere l'occhio davanti ad una lampada luminosissima. Iddio dà allora una virtù soprannaturale, permanente, che perfeziona l'intelligenza e la rende atta a vedere direttamente la Divinità. Questa virtù speciale si chiama "lume di gloria". Con questo dono l'anima può contemplare l'Eterna Luce.
I Teologi portano un paragone. Un otre può contenere cento litri d'acqua; perché possa contenere di più, è necessario che le pareti dell'otre, si rendano elastiche; più aumenta l'elasticità e più aumenta la capacità. Questa elasticità misteriosa e soprannaturale, o lume di gloria, è indispensabile all'anima nella visione beatifica di Dio.

Bellezza angelica.

Come si è detto innanzi, quando San Giovanni Evangelista si trovò avanti ad un Angelo che gli mostrava le scene della Apocalisse, rimase così colpito dalla sua bellezza e maestà, che si prostrò per adorarlo. Ma l'Angelo gli disse: Non fare ciò! Adora Dio! - (Apocalisse, XIX, 10).
Se tale è la bellezza di un solo Angelo, quale godimento non apporta in Paradiso la vista di miliardi di Angeli? Sono innumerevoli schiere di Puri Spiriti che popolano il Cielo e sono distribuiti in nove cori: Angeli, Arcangeli, Principati, Potestà, Virtù, Dominazioni, Troni, Cherubini e Serafini. Ogni Angelo si differenzia dall'altro, come sulla terra si differenziano i fiori. Che felicità poter contemplare queste creature superiori e godere in eterno della loro compagnia! Una gioia particolare apporta la conoscenza e la vicinanza dell'Angelo Custode, che è stato l'amico fedele nel pellegrinaggio della vita.

I Beati.

La vista dei Beati è anche sorgente di felicità. Ogni anima nel Paradiso brilla come astro nel firmamento. Chi può enumerare i fortunati. abitatori del Cielo? Il loro numero aumenta sempre di più essendo copioso il frutto della Redenzione. Ad ogni anima che entra in Paradiso, alla conversione di un peccatore sulla terra, segue un aumento di felicità nella Corte Celeste, come afferma Gesù: Si fa festa dinanzi agli Angeli di Dio per un peccatore pentito. - (S. Luca, XV, 10).
Quando sulla terra c'è una festa, la gioia cresce se sono presenti le persone più care. Che gioia a trovarsi in Paradiso con i propri cari: I genitori con i figli, gli amici con gli amici...tutti circonfusi e compenetrati dalla luce che proviene da Dio!

Martiri, Dottori, Vergini.

Risplendono in Cielo di luce particolare i Martiri, i Dottori ed i Vergini.1 Martiri. affrontando la morte per Gesù Cristo, hanno vinto il mondo, perciò, come dice l' Apocalisse, stanno davanti al trono di Dio. L'Agnello, che è nel mezzo del trono, li governa e li guida alle fonti delle acque di vita. - (Apocalisse, VII, 17). Gesù ha detto: Chi avrà confessato Me davanti agli uomini, anch'io lo confesserò davanti al Padre mio. (S. Matteo, X, 32)
I Martiri hanno confessato Gesù, rendendo testimonianza a Lui col massimo dei sacrifici, che è la morte, e quindi formano una schiera eletta tra gli eletti.
I Dottori sono coloro che con l'esempio e con la parola hanno contribuito alla salvezza eterna di molti. Dice Dio per mezzo del Profeta Daniele: Quelli che saranno stati dotti (nella legge di Dio) rifulgeranno come la luce del firmamento e quelli che insegnano la giustizia alla moltitudine, risplenderanno come stelle per tutta l'eternità. (Daniele, XII, 3).
I Vergini hanno trionfato sull'attrattiva della carne, lottando quotidianamente; meritano per questo una corona particolare, cantano in eterno un inno che soltanto a loro è lecito cantare e seguono l'Agnello Divino ovunque vada (Apocalisse, XVI, 3)
La Santa Chiesa ricorda questa prerogativa, quando nella liturgia canta ad onore di un'anima vergine: Vieni, o Sposa di Cristo! Ricevi la corona eterna, che il Signore ti ha preparata!
Straordinario è lo splendore del coro dei dodici Apostoli: Eletti direttamente da Gesù quali seminatori del Vangelo nel mondo, hanno in Cielo un'eminente corona, quale si addice a chi ha il potere di giudicare con il Figlio di Dio le dodici tribù d'Israele.

La Regina del Paradiso.

La vista della Corte Celeste, sempre in festa, allieta senza interruzione l'anima che entra nell'eterna beatitudine. Ma come la luce del sole fa eclissare la luce delle stelle, cosi in qualche modo avviene in Cielo per la presenza della Vergine Maria, Regina dei Paradiso. Tutta la bellezza degli Angeli e dei Beati, messa assieme, è di certo inferiore a quella che risplende nell'anima e nel corpo della Madonna, Madre del Redentore, capolavoro della Divinità. I più grandi tesori divini sono riversati a torrenti su Colei, che sulla terra fu intimamente unita al Figlio di Dio e che con Lui cooperò alla Redenzione, immolandosi misticamente sul Calvario. Maria Vergine è la Porta del Paradiso "Ianua Coeli" e tutti vi entrano per l'aiuto che Ella apporta ad ogni anima. Tutti i Beati, per riconoscenza, fissano estasiati la Madre di Dio, lodandola e benedicendola. Quando Bernadetta Souberous ed i tre fanciulli di Fatima dovettero narrare davanti alle autorità le visioni avute, non trovavano parole adatte e solo dicevano, descrivendo la Madonna: La Signora era "bella. . . bella . . . bella! . .. -. Guardando in volto i fanciulli, tanti esclamavano: Fortunati questi occhi, che hanno mirato la Madonna! Quale beatitudine è il contemplare la Vergine non per pochi istanti, ma per tutta l'eternità, nel massimo del suo splendore!

DIO

I Beati, gli Angeli e la Madonna riflettono, in diversa misura, la luce di Dio; ma il vero Paradiso consiste nella visione diretta del Creatore e nella contemplazione delle sue infinite perfezioni. - Padre, diceva Gesù nell'ultima preghiera prima della Passione, Padre, questa è la Vita Eterna: che conoscano Te, solo vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo! (S. Giovanni, XVII, 3). La visione beatifica di Dio nessun mortale può descriverla : è assolutamente impossibile; soltanto è lecito balbettare qualche parola in proposito. Il genio di Sant'Antonino poté scrivere: Se Dio facesse vedere la sua faccia ai dannati, l'inferno si cambierebbe subito in un delizioso Paradiso; e se un'anima uscita da questa vita dovesse scegliere o vedere Dio e stare nelle pene dell'inferno, oppure non vedere Dio ed essere liberata dall'inferno, sceglierebbe piuttosto di vedere Dio e stare poi nei tormenti eterni.

Dio è Luce e Amore

La Santa Chiesa, pregando per i defunti che sono in Purgatorio, dice: La Luce Eterna risplenda ad essi, cioè: vedano lo splendore di Dio. Dio è Luce!
Diceva Gesù Cristo, mentre era su questa terra: Io sono la luce del mondo! (S. Giovanni, VII, 12).
San Giovanni scrive nel suo V angelo:
Gesù era la vera luce, che illumina uomo che viene in questo mondo (S. Giovanni, 1, 9). Lo stesso Apostolo dice nell'Apocalisse. La Città Eterna non ha bisogno di sole, perché la illumina lo splendore di Dio. Afferma ancora la Sacra Scrittura: " Et in lumine tuo videbimus Lumen " cioè. nella tua luce, o Dio, vedremo te, che sei la Luce. (Salmi, XXXV).Tra le cose più belle che Dio abbia creato nel mondo materiale, è da mettere la luce. Il sole, da che è stato creato, quanta luce ha emessa e quanta ne emetterà! Esso è una stella; ci sono stelle più grandi e più luminose del sole. Se si mettesse assieme la luce, passata, presente e futura, del sole, degli astri dell'universo ed anche quella che possono produrre le energie elettriche, tutto questo splendore sintetizzato sarebbe un nulla a confronto della luce del Creatore, luce soprannaturale, divina, infinita, eterna!... Iddio in Paradiso fa risplendere la sua luce sui Beati e questi si fissano in Lui per conoscerlo ed amarlo.

La volontà tende all'amore, più che il ferro alla calamita; non può trovare riposo se non possiede l'oggetto che ama. Sulla terra si ama poco Dio, perché poco si conosce; ma quando l'anima entra in Paradiso e conosce Dio, contemplandolo direttamente, in modo irresistibile è attratta ad inabissarsi nell'oceano infinito dell'amore. Dio è il Sommo Amore, Colui che solo può saziare la creatura. L'anima allora ama in misura inconcepibile, secondo tutta la sua capacità, e si accorge di aver trovata la vera felicità, piena, quella felicità che invano cercava nel mondo. Il Creatore è sorgente di ogni bene.
Ad ogni uomo che mette all'esistenza dà una semplice scintilla d'amore, tale da fargli raggiungere il fine per cui l'ha creato. L'amore è quanto di più prezioso, dolce e delicato si trovi nel mondo; è la leva di ogni attività ed il segreto di ogni sacrificio ed eroismo. Si metta assieme tutto l'amore della umana generazione, dei genitori verso i figli, di questi verso i genitori, quello degli sposi, degli amici,.. tutto ciò è povera immagine dell'amore che prova uno solo dei Beati in un solo istante. L'amore del Beato è eterno, totale, soprannaturale e sgorgante da una volontà perfetta, elevata dalla potenza divina ad una grande capacità di amare. Amare fortemente Dio: ecco il Paradiso!
Non poterlo amare, anzi odiarlo : ecco l'inferno! Ora si può comprendere quello che disse un demonio a Santa Caterina da Genova. Costei un giorno, vedendoselo apparire, gli chiese: Tu chi sei? - Io sono quel perfido, privato dell'amore di Dio!-
Un'anima privilegiata, vittima riparatrice, portata misteriosamente da mano invisibile a contemplare i dannati dell'inferno, (come avveniva spesso a Suor Josepha Menendez), così scrive: Ho visto un'anima nell'inferno; era una donna. Così gridava: Il mio più gran tormento è di non potere amare Colui che dobbiamo odiare! La fame di amare mi consuma... ma è troppo tardi! -

Veemenza d'amore.

Certe anime sante hanno potuto gustare la gioia dell'amore divino mentre erano ancora nei legami del corpo; senza una grazia particolare non avrebbero potuto resistere un solo istante. S. Filippo Neri, preso da questo amore, sentiva palpitare il cuore con tanta veemenza, da restare con due costole del petto incurvate, ed un giorno, non potendo più sostenere la fiamma dell'amore, cominciò a gridare: Signore, basta! . . . Per carità . . . basta! . Io muoio!... Santa Teresa del Bambino Gesù dice nella sua " Storia di un'anima ". Mi trovavo davanti al Tabernacolo; Gesù mi fece sentire il fuoco del divino amore; sarei morta, se quei momenti si fo5sero prolungati

Differenza di gloria

La conoscenza diretta ed il possesso del Sommo Bene formano il perfetto gaudio dei Beati, chiamati così perché godono senza interruzione. Quantunque tutti in Paradiso siano felici, non tutti però hanno lo stesso grado di felicità. Più meriti porta l'anima nell'eternità, più gode nel possesso di Dio; così pure per l'inferno: chi più ha peccato, più ha da soffrire. Dunque in Cielo non ha la stessa gloria il bambino morto nelle fasce ed il Martire che ha sparso il sangue per Gesù Cristo. Coloro che hanno praticato le virtù cristiane in grado eroico, quali sono i Canonizzati, godono più del semplice Cristiano e di colui che si è rimesso in grazia di Dio sul letto di morte. Certamente la Madonna gode più di tutti gli altri Beati.- Nella casa del Padre mio, dice Gesù, ci sono molte mansioni! (San Giovanni, XIV, 2). Questo passo evangelico dichiara che in Cielo ci sono molti posti anche molta varietà di posti. Porto un paragone illustrativo. Di sera splende la luna nel firmamento. Un miope la guarda e si contenta della luce lunare, senza però distinguere bene l'astro. Un altro, di buona vista, fissa la luna e gode a contemplarne la luce e le così dette macchie lunari. Un terzo guarda al telescopio e gode più dei due precedenti, perché osserva nella luna le montagne. le rocce sporgenti sui monti, i burroni, le pianure. .. Più aumenta la potenza visiva, più cose si scorgono e più soddisfazioni si provano. Tutti i Beati vedono Dio e lo godono, ma in diversa misura.

Niente gelosia!

Data la differenza di felicità, in Cielo può esserci la gelosia tra i Beati? Non è ammissibile! La gelosia apporta dispiacere, malcontento, rabbia. . . ed allora il Paradiso non sarebbe più Paradiso. Tutti sono felici, pienamente felici, e non invidiano la gioia altrui; sono contenti della propria gloria. In una famiglia si fanno indossare gli abiti nuovi a tutti i figli. Il bambino di cinque anni è contento del suo abitino e non invidia e non desidera il vestito del fratello di venti anni, perché non sarebbe adatto per lui. Sopra un tavolo stanno diversi bicchieri di differente capacità. Si riempiono di acqua. Il bicchiere più piccolo non può contenere l'acqua di quello più ampio, Tutti però restano perfettamente pieni. Questi esempi materiali danno qualche idea dello stato di serenità dei Beati.

Eternità

Per i dannati dell'inferno un pensiero tormentoso è: Queste pene non avranno mal fine! - Il peso dell'eternità gravita tutto in ogni istante sul dannato, come i peso di una grossa palla gravita tutto sopra il punto sul quale poggia. Per i Beati il pensiero che la loro felicità durerà sempre, in eterno, li rende sommamente ripieni di gaudio. Non sarebbe perfetta la felicità in Cielo, se si pensasse Un giorno queste gioie finiranno!
Nel mondo, allorché si ha una grande gioia, passate le prime emozioni, l'entusiasmo diminuisce; se dovesse il piacere durare a lungo, potrebbe generare l'indifferenza ed anche la noia; quando ci si abitua a qualche cosa, cessa l'entusiasmo. In Paradiso non è così. Quantunque le gioie siano densissime ed eternamente durature, non apportano né indifferenza né noia. I Beati sono sempre sazi... sempre accontentati dalla munificenza divina - Ma, dirà taluno, dopo molti secoli di Paradiso, cosa si potrà vedere o godere di nuovo? Si risponde che l'eternità non potrà esaurire l'infinità di Dio. La mente umana si perde a considerare ciò, perché è limitata e non può abbracciare l'infinito Tuttavia spero di chiarire i1 concetto. La nostra terra, il globo, è molto estesa e popolata di tanti esseri. A volere studiare tutte le specie e tutti i singoli esseri, animali, vegetali e minerali, a volere esplorare palmo a palmo le viscere della terra e la immensità degli oceani, a volere scrutare tutte le leggi che governano la natura... un semplice uomo quanti secoli dovrebbe impiegare? Dopo millenni che la terra esiste, dopo studi e ricerche fatte da sterminato numero di sapienti e scienziati, ci sono sempre nuove scoperte da fare e il vero scienziato è costretto a dire: Io so di sapere niente o molto poco! Se poi si volessero studiare uno ad uno i microbi ed uno ad uno gli atomi che compongono il globo, sarebbe difficile enumerarne i secoli. La terra, nei rapporti con l'universo, è come una gocci a d'acqua nei rapporti col mare. Il sole è un milione e settecentomila volte più grande ,del nostro globo; il sole è una stella. Nella sola Via Lattea si scorgono al telescopio più di quattro miliardi di stelle; più potente è il telescopio e più stelle si vedono. E che dire delle centinaia di galassie, formata ognuna di centinaia di sistemi solari?. ... A studiare tutti gli esseri e gli atomi dell'universo, basterebbero centinaia di miliardi di millenni? ..
L'universo creato, benché immenso, è ben poca cosa, anzi un nulla davanti all'Infinito, che è Dio. L'essere Supremo, il Creatore, è così grande e vario, che per tutta l'eternità i Beati lo contemplano e lo amano e mai potranno dire: Abbiamo conosciuto appieno tutte le divine perfezioni! -

Il corpo in Cielo.

Ho parlato dei godimenti dell'anima nell'eternità. L'anima però è stata creata per stare unita al corpo; starne separata, essendo innaturale, dovrebbe apportare una certa qual pena. Non e cosi! L'anima in Cielo, anche senza il corpo, può godere la visione beatifica di Dio; nulla si oppone a questo. Si riunirà al corpo nella risurrezione universale. Nel frattempo, l'anima non prova alcuna pena a stare lontana dal corpo, perché la sua volontà è pienamente conforme al beneplacito divino, che così dispone; inoltre, non spera, ma è sicura del gaudio completivo della risurrezione. Alla fine del mondo, in quel giorno che Gesù Cristo chiama "suo" i morti risorgeranno. Per divina potenza si ricomporranno i corpi e saranno informati dall'anima gloriosa. Insegna San Paolo: In un momento, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba, i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo cambiati. Giacche bisogna che questo corpo corruttibile si rivesta dell'incorruzione e questo corpo mortale si rivesta dell'immortalità. (I^ Corinti, XV, 52). Il corpo, appartenente all'anima gloriosa acquisterà allora nuove perfezioni e sarà simile a Gesù risorto. L'anima rifletterà allora nel corpo le quattro caratteristiche, proprie dei corpi degli eletti: la spiritualità, l'agilità, lo splendore e l'incorruttibilità. Il corpo è Servito all'anima quale strumento di bene nella prova del mondo; è giusto che anch'esso vada nel gaudio eterno.

Piaceri soprannaturali.

Quali godimenti avrà il corpo nell'eternità? Non possiamo precisare nulla; è certo che andrà in Cielo per godere. I piaceri terreni del corpo sono materiali; nell'eterna beatitudine i piaceri saranno corporali, cioè propri del corpo, ma soprannaturali. Dice infatti Gesù Cristo: Nella risurrezione, ne si ammoglieranno ne si mariteranno, ma saranno come Angeli di Dio in Cielo (S. Matteo, XXII, 30). Tuttavia ciascun senso sarà perfettamente appagato dall'oggetto corrispondente ad esso, come ad esempio: l'occhio dalle visioni celesti, l'udito dalle armonie angeliche, eccetera. . . . Possiamo farei soltanto vaga idea, per analogia, di ciò che può godere il corpo in Paradiso, riflettendo sui piaceri terreni.

Armonie celesti.

Ne! 1954, in occasione dei solenni festeggiamenti in onore di Sant'Agata, Patrona di Catania, ebbe luogo un concerto nella Villa Bellini. Le tre principali bande musicali d'Italia, invitate per l'occasione, eseguirono contemporaneamente dei pezzi scelti, sotto la direzione d'un unico maestro. Inappuntabile l'esecuzione! La moltitudine degli uditori assaporava le ispirate armonie. Sembrava di ascoltare un organo. Intanto si esclamava da molti: È musica di Paradiso! ... Che bellezza!... La musica è qualche cosa di divino e certamente in Cielo allieta i Beati. Ma quale differenza tra le armonie prodotte dall'uomo e quelle che scaturiscono direttamente da Dio! Santa Teresa d'Avila ebbe l'apparizione di un Cherubino; questi volle darle un saggio della musica celeste e le fece udire il suono d'un violino. Fu tale la dolcezza e l'emozione, che alle prime arcate la Santa svenne. San Giovanni Bosco, nelle sue visioni, poté udire più di una volta della musica; non era proprio quella del Paradiso, ma qualche cosa di simile. Quando narrò ai giovani ed ai superiori l'apparizione avuta del Giovane Santo, Domenico Savio, disse fra l'altro: Mentre contemplavo la bellezza di ciò che mi stava innanzi, ecco diffondersi una musica soavissima. Erano centomila strumenti e tutti davano un suono differente l'uno dall'altro; a questi si univano le armonie dei canti. Si può in qualche modo concepire, sebbene lontanamente, ma non si può esprimere, il diletto che prova l'udito in Paradiso ad assaporare le armonie che si sprigionano dalle Schiere Angeliche e dai Beati, armonie intensificate ed abbellite dalla potenza e dalla bontà di un Dio: Che cosa e la musica umana davanti a quella divina? . . . Quanto si dice dell'udito, si estenda agli altri sensi del corpo.

PRELUDIO - Il Paradiso
Pagina dell'Aldilà
PARTE PRIMA - L'Esistenza
PARTE SECONDA - L'Essenza
PARTE TERZA - Conclusioni Pratiche

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