ORTE SCALO

Se l'età di Orte è millenaria, quella di Orte Scalo, a paragone, è "giovanissima", in quanto conta soltanto uno scarso secolo e mezzo di vita. Comunque la sua storia non merita di essere ignorata. Ecco, in sintesi, quella che fu una piccola borgata, dal libro-verità del Prof. Mario Pucci "Orte Scalo, ricordo...", Ed. Arti Grafiche Celori, Terni, 1984.

 

LE ORIGINI

Poiché alla fine dell'Ottocento il Lazio faceva ancora parte dello Stato pontificio, quando Pio IX decise di slanciarsi nell' "avventura" della ferrovia e progettò di collegare Roma (nei pressi del Tirreno) con Ancona sull'Adriatico. Orte fu una delle "soste" (o stazioni) previste. E siccome era situato su un rilievo tufaceo, e quindi irraggiungibile dai binari, la stazione fu ubicata in pianura, a quattro Km. dal capoluogo e nei pressi della confluenza della Nera con il Tevere, su cui era stato necessario costruire un ponte di ferro che lo valicasse: Era un modesto caseggiato quello che sorse in una landa pressoché spopolata e ricca soltanto di vegetazione, dove a fare sosta erano solo i treni e occasionalmente i ferrovieri di servizio. Per i quali, a ridosso della stazione, sorsero un modestissimo albergo, un bar che apriva i battenti alle quattro di mattina e qualche osteriola dove si poteva mangiare per sei soldi, vino compreso.

Dopo l'unificazione (1861), quando le frontiere caddero e si passò a realizzare il collegamento di Roma con Firenze (provvisoria capitale d'Italia) Orte assume il ruolo di importante "nodo Ferroviario". Tuttavia, fino al primo conflitto mondiale la "provvisorietà" permase. Troppo costoso l'albergo, "una certa Rosinella" - raccontava Torquato Maggi, ex ferroviere, simpatico centenario, decano dello Scalo, deceduto alla veneranda età di 103 anni - per cinque lire al mese ci teneva a dormire in una fila di stalli come quelli per i cavalli". Ed essendo gli orari di lavoro quanto mai disperati, ogni letto veniva usato a turno da più persone!

Sempre nel 1914, per i pochi residenti fu costituita una parrocchia e affidata ai francescani del vicino Convento di S. Bernardino. Parroco, dopo la cosidetta Grande Guerra, fu nominato un giovane e attivo frate, Padre Geremia Subiaco (chiaramente oriundo della Ciociaria) che presto divenne simpatico a tutti. la prima "chiesa" fu ospitata nella sala d'aspetto della stazione, dove l'altare era chiuso in un armadio che si apriva soltanto in occasione della messa.

Presto però la stazione divenne anche un deposito di macchine e il fascismo, affermatosi dopo giocoforza stabilizzarsi a Orte Scalo con le famiglie. Erano di tutta Italia - siciliani, toscani e piemontesi, umbri, napoletani e veneti - per cui quello che ne scaturì non fu un paese con radici e tradizioni uniformi, bensì una borgata quantomai eterogenea, dove dialetti, usanze e mentalità si fusero e col tempo si amalgamarono, dando luogo a una civile convivenza destinata a essere ricordata con nostalgia e perfino rimpianta da chi per qualche motivo dovette allontanarsene.

  

 

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