Grillo Parlante 65/2002

horizontal rule

Grillo Parlante 65/2002
Inviato a 1593 indirizzi email.

horizontal rule

PREVIDENZA
«Non si aspetta il giorno della battaglia per affilare la propria lancia» 
(Proverbio: Toma - Nazione: Guinea)
--------------------------------------------------------------------------------

Appuntamenti da non perdere
Inviaci gli appuntamenti organizzati dalle associazioni del tuo paese! grilloparlante@mbservice.it

bullet21/04/02 - Soave (VR) - Terra, acqua, fuoco. Giochi con l'argilla
Il "Cerchio Magico" ritorna a giocare con l'arte nel cuore della città: «terra, acqua, fuoco - giochi con l'argilla» Come una cosa viva, la creta si scalda e si asciuga, rinasce con l'acqua, si trasforma con il fuoco per resistere a lungo nel tempo.Ti aspettiamo a SOAVE, Domenica 21 aprile 2002, in Piazza Antenna, nei laboratori all'aperto per impastare, modellare, creare, inseguire un'idea. Semplicemente con le mani e la tua fantasia.
Formelle, che passione! Laboratorio creativo aperto a tutti: dalle ore 14.00 alle ore 18.30 Con la partecipazione di Massimo Violato e Michelangelo Marchi, mastri artigiani.
Plasmare le origini Laboratoprio archeologico (iscrizioni a numero chiuso) Ore 14.20 : I° gruppo ( a partire da 7 anni) Ore 16.30 : II° gruppo ( a partire da 7 anni) Con la partecipazione di Alessia Zielo e Giorgio Chelidonio, archeologi. Vi aspettiamo! 
bullet22/04/02 - Arcole (VR) - Libertà e regole per diventare adulti
Inserito all'interno del palinsesto "Incontri per genitori", organizzato dalla Direzione Didattica 2 Circolo di San Bonifacio e dalla Scuola Media Bonturi-Piubello, con il patrocinio del Comune di Arcole, si terrà, presso la sala civica di Arcole (VR) alle ore 20,30 l'incontro "Libertà e regole per diventare adulti" (Come essere liberi accettando i vincoli della convivenza sociale). Interverranno uno psicologo, un sacerdote e un massmediologo.
bullet22/04/02 - Verona - Elementi di nonviolenza: la figura di Alexander Langer 
«Elementi di nonviolenza: la figura di Alexander Langer». "Tradire la propria parte" è il titolo del settimo incontro del ciclo: "Elementi di Nonviolenza", organizzato dal Movimento Nonviolento di Verona, dedicato alla figura di Alexander Langer (insegnante, traduttore, giornalista, politico, leader del movimento ecologista e nonviolento del Sudtirolo ed europeo, morto nel 1995). L'incontro si svolge lunedì 22 aprile presso la Casa per la Nonviolenza in via Spagna 8 (vicino alla Basilica di San Zeno, tel. 045 8009803), con i seguenti orari: dalle ore 18 alle 19,30, lettura collettiva di testi di Langer e proiezione di un filmato originale dalle ore 21 alle 23,00, incontro dibattito con Edi Rabini, di Bolzano, amico e collaboratore di Langer.
bullet23/04/02 - Verona - La mediazione culturale a scuola 
Ishtar, associazione di donne italiane e straniere, e il Circolo della Rosa vi invitano a partecipare ad un incontro conbRosanna Fogliata, psicologa, Lilia Begnoni, maestra nella Scuola Materna di Villafranca e Dinha Rodriguez Dos Santos, mediatrice culturale sul tema : «La mediazione culturale a scuola nel rapporto con le famiglie straniere: l'esperienza di Villafranca», martedì 23 aprile 2002, ore 18, presso il Circolo della Rosa, Via Santa Felicita 13, Verona.
bullet23/04/02 - Verona, S.Marino B.A - Anniversario della Liberazione / 3
L’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea organizza, in occasione della ricorrenza del 25 aprile, per ribadire il valore storico, civile e politico dell’anniversario della Liberazione, momento fondante della Repubblica italiana, alcune iniziative pubbliche che avranno luogo a Verona e nella Provincia. Due gli appuntamenti odierni: Martedì 23 aprile - ore 21,00 - a cura di Iversrec e Va - Circoscrizione Scuola media "E. Meneghetti", Verona: «Per non dimenticare. Chi era Egidio Meneghetti?» incontro per la conoscenza e la memoria del nostro passato, con la partecipazione di Chiara Saonara (Istituto Veneto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea) e Gian Paolo Marchi (Università di Verona). Martedì 23 aprile - ore 10,00 Scuola media "B. Barbarani", S. Martino Buon Albergo - Incontro con gli studenti delle classi terze e presentazione del libro di Delfina Borgato «Non si poteva dire di no» a cura di Manuela Tommasi (Iversrec, 2002). Saranno presenti il Sindaco di San Martino Buon Albergo, Mario Lo nardi, il Direttore dell’Iversrec, l’Autrice e la Curatrice. L’attore Guido Ruzzenenti leggerà brani del volume. A questa iniziativa, che vuole ricordare alcuni degli appuntamenti previsti per la ricorrenza del 25 aprile 2002, partecipano: Comitato Laico Antirazzista - Cesar K; CGIL Verona; Circolo Pink Centro di Cultura ed Iniziativa Gay/Lesbica/Bisessuale e Transgender Verona; CISL Verona; UIL Verona; Giovani Comunisti Verona; Donne in Nero Verona; La Prosivendola libreria; Società Letteraria; Rifondazione Comunista Verona; Rete Lilliput Verona; Gruppo RC Consiglio Provinciale di Verona; Comitato Passalacqua e Santa Marta per Verona; Associazione Filorosso; casa editrice Ombre Corte; Antigone Onlus per i diritti e le garanzie nel sistema penale.
bullet23/04/02 - Soave (VR) - Costituita l'Associazione "Comitato per l'Ulivo"
In data 12 aprile 2002 su iniziativa di un gruppo di cittadini si è costituita l’ Associazione “COMITATO PER L’ULIVO di Soave” il cui scopo è promuovere momenti di riflessione e di programmazione di iniziative per la comunità ed i cittadini di Soave avendo come riferimento i contenuti e gli obiettivi ideali dell’ ULIVO. Il Comitato è aperto al contributo di tutti i cittadini che desiderano condividerne gli scopi statutari. L’ Associazione ha eletto Coordinatore del Comitato Roberto Zampieri, segretario Fossati Giovanni, tesoriere Melegari Maria Grazia. Il prossimo incontro pubblico del Comitato si terrà in sala civica(accanto all'enoteca "Il Drago") martedì 23 alle ore 20,30. Per informazioni: 0456190184 – 3471116088 - 3482511321
bullet23/04/02 - Vicenza - Quale futuro per il servizio civile?
Martedì 23 aprile - VICENZA ore 15.00 - LOC (Lega Obiettori di Coscienza) - Casa per la Pace - Ufficio Servizio Civile, organizza un incontro sul tema: «Quale futuro per il servizio civile?» L'incontro si terrà presso la Sala Monte dei Pegni, a Vicenza.
bullet24/04/02 - Verona - Testimoni da Haiti
Da uno dei paesi più poveri del mondo, da un Mar dei Caraibi del quale non possono certo godere le bellezze, dal paese del tristemente famoso "papà Doc" e dei suoi "ton ton macoutes", tre giovani giungono in Italia, a Verona, a parlare del loro mondo e delle loro speranze. La Rete Radié Resch, Associazione di solidarietà internazionale, sostiene a Dofiné, in Haiti, una piccola scuola popolare di montagna, fuori da ogni strada, dove non c’è luce né telefono; in questa scuola i pronipoti degli schiavi africani imparano la lettura e la scrittura, l’agricoltura ed i lavori di falegnameria; e cercano di capire come è fatto il mondo, quali ingiustizie e violenze hanno subito e rischiano di continuare a subire i più poveri. Jean Bonnelus, Merandieu Cesu e Osanna Philippe incontreranno gli amici della Rete e gli altri interessati la sera di mercoledì 24 aprile, alle 21, alla Casa per la Nonviolenza, in via Spagna 8 (Verona), vicino a San Zeno. (a cura del Gruppo RETE RADIE’ RESCH di Verona, tel. 045 918510)
bullet24/04/02 - Verona, S.Marino B.A, Caprino Veronese - Anniversario della Liberazione / 4
L’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea organizza, in occasione della ricorrenza del 25 aprile, per ribadire il valore storico, civile e politico dell’anniversario della Liberazione, momento fondante della Repubblica italiana, alcune iniziative pubbliche che avranno luogo a Verona e nella Provincia. Le gli incontri odierni: Mercoledì 24 aprile - ore 17,30 - a cura di Iversrec e Circolo "Pink" Sala Barbieri di Palazzo Giuliari, Università di Verona - Presentazione del libro «Le ragioni di un silenzio. La persecuzione degli omosessuali durante il nazismo e il fascismo», a cura del Circolo Pink di Verona (Ombre Corte, 2002). Ne discutono: on. Niki Vendola (parlamentare RC), Gianfranco Goretti (storico), Frediano Sessi (saggista) e Maurizio Zangarini (Direttore Iversec). Mercoledì 24 aprile - ore 20,30 Teatro "Peroni", S. Martino Buon Albergo Presentazione del libro di Delfina Borgato «Non si poteva dire di no» a cura di Manuela Tommasi (Iversrec, 2002). Saranno presenti il Sindaco di San Martino Buon Albergo, il Direttore dell’Iversrec, l’Autrice e la Curatrice. Seguirà il concerto della "Meshuge Kletzmer Band" di Verona con la partecipazione dell’attore Andrea De Manicor. Mercoledì 24 aprile - ore 20,30 Palazzo Carlotti, Caprino Veronese Presentazione del libro «Da Caprino a Ebensee. Danilo Veronesi, un martire del nazismo», a cura di Vasco Senatore Gondola, (Comune di Caprino, 2002). A questa iniziativa, che vuole ricordare alcuni degli appuntamenti previsti per la ricorrenza del 25 aprile 2002, partecipano: Comitato Laico Antirazzista - Cesar K; CGIL Verona; Circolo Pink Centro di Cultura ed Iniziativa Gay/Lesbica/Bisessuale e Transgender Verona; CISL Verona; UIL Verona; Giovani Comunisti Verona; Donne in Nero Verona; La Prosivendola libreria; Società Letteraria; Rifondazione Comunista Verona; Rete Lilliput Verona; Gruppo RC Consiglio Provinciale di Verona; Comitato Passalacqua e Santa Marta per Verona; Associazione Filorosso; casa editrice Ombre Corte; Antigone Onlus per i diritti e le garanzie nel sistema penale.
bullet25/04/02 - Verona - Anniversario della Liberazione / 5
L’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea organizza, in occasione della ricorrenza del 25 aprile, per ribadire il valore storico, civile e politico dell’anniversario della Liberazione, momento fondante della Repubblica italiana, alcune iniziative pubbliche che avranno luogo a Verona e nella Provincia. Tre gli appuntamenti in programma: Giovedì 25 aprile ore 9.00 Verona - Manifestazione ufficiale per la ricorrenza della Liberazione con corteo che da Piazza delle Poste raggiungerà la Sinagoga e Piazza Brà. Alle ore 10,30, nella Sala Arazzi del Comune di Verona, verranno tenuti i discorsi da parte del Sindaco di Verona e del prof. Vittore Bocchetta. Seguirà la deposizione di corone al monumento al partigiano. Giovedì 25 aprile - ore 15,00 - a cura di Iversrec e Libreria "Prosivendola" Piazzetta Pescheria, Verona: "La liberazione e il riscatto": festa in piazza con la partecipazione di attori e gruppi musicali. Sono previsti interventi di Vittore Bocchetta, del Provveditore agli Studi, del Sindaco di Verona. Giovedì 25 aprile - ore 18,00 - per iniziativa del Circolo "Pink" e Cesar K. Piazza Brà, Verona . Commemorazione delle altre vittime della persecuzione nazista e fascista; davanti il monumento ai deportati si ricordano Sinti e Rom, politici, Testimoni di Geova, omosessuali, anarchici e “le vite indegne di essere vissute”. A questa iniziativa, che vuole ricordare alcuni degli appuntamenti previsti per la ricorrenza del 25 aprile 2002, partecipano: Comitato Laico Antirazzista - Cesar K; CGIL Verona; Circolo Pink Centro di Cultura ed Iniziativa Gay/Lesbica/Bisessuale e Transgender Verona; CISL Verona; UIL Verona; Giovani Comunisti Verona; Donne in Nero Verona; La Prosivendola libreria; Società Letteraria; Rifondazione Comunista Verona; Rete Lilliput Verona; Gruppo RC Consiglio Provinciale di Verona; Comitato Passalacqua e Santa Marta per Verona; Associazione Filorosso; casa editrice Ombre Corte; Antigone Onlus per i diritti e le garanzie nel sistema penale.
25/04/02 - Verona - Inizia la Festa dei Giovani Comunisti
25/04/02 – Verona, Festa dei Giovani Comunisti, giardini di Ponte catena (Borgo Trento). I Giovani Comunisti di Verona organizzano sette giorni di musica, incontri e dibattiti in collaborazione con i vari gruppi, associazioni e movimenti che operano sul territorio in difesa di diritti, bisogni, memorie situazioni…. Giovedì 25 aprile: giornata della Liberazione la dedichiamo quest’anno in solidarietà al popolo palestinese; mostre e filmati; coordina l’associazione DONNE IN NERO. Ore 21.00 in concerto: IRIS (Pop Rock)
bullet26/04/02 - Lonigo (VI) - Equofest 2002
Si terrà presso il convento di S.Daniele (Lonigo - Vi) con inizio alle ore 21, «Equofest 2002». Dateci la possibilità di farvi conoscere i prodotti del commercio equo e solidale e capirete anche Voi che un contadino del terzo Mondo per coltivare la propria terra non ha bisogno di essere vittima degli usurai delle multinazionali, e che una bambina, per poter mangiare, non debba essere costretta a prostituirsi. La realtà del commercio equo e solidale può entrare nella nostra quotidianità. Vi aspettiamo al teatro del Convento di S.Daniele dove potrete assaggiare gratuitamente il... frutto della vostra umanità... con la straordinaria partecipazione di Frà Micheal.
bullet26/04/02 - Nogara (VR) - Villa Marogna
«Nogara nel Rinascimento: dalla corte alla villa» è il titolo del ciclo di incontri organizzato dall'Assessorato alla Cultura di Nogara (VR) e dalla locale Biblioteca comunale, che ospita tutti gli appuntamenti. Questa sera si terrà l'ultimo incontro in programma, alle ore 21, che sarà tenuto dalla dottoressa Micaela Panarotto (Conservatrice dei beni culturali). Il tema: "Villa Marogna: architettura cinquecentesca nella bassa veronese".
bullet26/04/02 - Verona - Conferenza sull'informazione radiofonica
26/04/02 – Verona, Festa dei Giovani Comunisti, giardini di Ponte catena. I Giovani Comunisti di Verona organizzano sette giorni di musica, incontri e dibattiti in collaborazione con i vari gruppi, associazioni e movimenti che operano sul territorio in difesa di diritti, bisogni, memorie situazioni…. Venerdì 26 aprile: giornata dell’Informazione - Ore18.00 Conferenza sull’informazione radiofonica:”in – onda” Intervengono: Radio Popolare (Vr) e (Mi), Radio Kappa Centrale (Bo), Radio Onda D’urto (Bs) e Radio Sherwood (Pd) - Ore 20.00 Cena di autofinanziamento (per prenotarsi popolareverona@libero.it oppure 349 6654912) e tesseramento Radio Popolare (Vr) - Ore 21.00 musica: DJ RADIO POPOLARE: Mr.Tambourine man e dj La febbre.
bullet27/04/02 - Verona - Anniversario della Liberazione / 6
L’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea organizza, in occasione della ricorrenza del 25 aprile, per ribadire il valore storico, civile e politico dell’anniversario della Liberazione, momento fondante della Repubblica italiana, alcune iniziative pubbliche che avranno luogo a Verona e nella Provincia. In data odierna: SABATO 27 aprile - ore 21,00 - per iniziativa dei Giovani Comunisti di Verona Giardini di Ponte Catena Verona Dibattito «Contro i revisionismi e per la memoria delle vittime del nazismo e del fascism». Intervengono: Circolo Pink, Circolo Baldo Garda, Casa ed. Giustizia e Libertà. A questa iniziativa, che vuole ricordare alcuni degli appuntamenti previsti per la ricorrenza del 25 aprile 2002, partecipano: Comitato Laico Antirazzista - Cesar K; CGIL Verona; Circolo Pink Centro di Cultura ed Iniziativa Gay/Lesbica/Bisessuale e Transgender Verona; CISL Verona; UIL Verona; Giovani Comunisti Verona; Donne in Nero Verona; La Prosivendola libreria; Società Letteraria; Rifondazione Comunista Verona; Rete Lilliput Verona; Gruppo RC Consiglio Provinciale di Verona; Comitato Passalacqua e Santa Marta per Verona; Associazione Filorosso; casa editrice Ombre Corte; Antigone Onlus per i diritti e le garanzie nel sistema penale.
bullet27/04/02 - Verona - Prosegue la Festa dei Giovani Comunisti
27/04/02 – Verona, Festa dei Giovani Comunisti, giardini di Ponte catena. I Giovani Comunisti di Verona organizzano sette giorni di musica, incontri e dibattiti in collaborazione con i vari gruppi, associazioni e movimenti che operano sul territorio in difesa di diritti, bisogni, memorie situazioni…. Sabato 27 aprile: giornata della Resistenza e memoria - Ore16,30 Conferenza e presentazione di libri; intervengono Circolo Pink, Casa ed. Gielle - Giustizia e Libertà, Circolo R.C.- “Baldo-Garda”. Ore 21.00 Concerto: ARBIBAND (Rock-Blues).
bullet28/04/02 - Verona - Lo stragismo
28/04/02 – Verona, Festa dei Giovani Comunisti, giardini di Ponte catena. I Giovani Comunisti di Verona organizzano sette giorni di musica, incontri e dibattiti in collaborazione con i vari gruppi, associazioni e movimenti che operano sul territorio in difesa di diritti, bisogni, memorie situazioni…. Domenica 28 aprile: giornata sullo stragismo Ore 20,45 testo teatrale di R. Magazzini e S. Paiusco: “2otto80, Stazione di Bologna:OMISSIS”. Ore 23.15 Cinema: “ACRATAS” (la storia di un anarchico italiano in Uruguay) regia di V. Martinez – 73 min. Ore 00.15 Dibattito con J. L. Tagliaferro e laboratorio ASILO POLITICO
bullet29/04/02 - Verona - No al razzismo
29/04/02 – Verona, Festa dei Giovani Comunisti, giardini di Ponte catena. I Giovani Comunisti di Verona organizzano sette giorni di musica, incontri e dibattiti in collaborazione con i vari gruppi, associazioni e movimenti che operano sul territorio in difesa di diritti, bisogni, memorie situazioni…. Lunedì 29 aprile: giornata sul razzismo. Mostra e dibattito: “Dal razzismo storico al razzismo democratico. La legge Bossi – Fini e il contesto veronese” in collaborazione con il Collettivo Porcospino e il coordinamento Cesar K - Ore 21.00 in concerto: TABASCO (Funk) 
bullet30/04/02 - Verona - Scuola e privatizzazione
30/04/02 – Verona, Festa dei Giovani Comunisti, giardini di Ponte catena. I Giovani Comunisti di Verona organizzano sette giorni di musica, incontri e dibattiti in collaborazione con i vari gruppi, associazioni e movimenti che operano sul territorio in difesa di diritti, bisogni, memorie situazioni…. Martedì 30 aprile: giornata sulla scuola e privatizzazione; Ore 16.00 si esibiscono alcuni gruppi musicali studenteschi; Ore 18.00 assemblea: “La riforma Moratti, i buoni scuola, i saperi.Il movimento e la realtà veronese.” In collaborazione con il Coordinamento degli Studenti Veronesi; Ore 21.00 in concerto: REGGADELICA (Post Reggae).
bullet01/05/02 - Verona - Giornata del lavoro
01/05/02 –Verona, Festa dei Giovani Comunisti, giardini di Ponte catena. I Giovani Comunisti di Verona organizzano sette giorni di musica, incontri e dibattiti in collaborazione con i vari gruppi, associazioni e movimenti che operano sul territorio in difesa di diritti, bisogni, memorie situazioni…. Mercoledì 1 aprile: giornata del lavoro; Ore 12.30: pranzo: è l’ultimo giorno, facciamo un po’ il punto della situazione: articolo 18, movimento, Verona; Ore 21.00 in concerto: SGORGO (SKA)
bullet01/05/02 - Velo Veronese - La Rogazione
Da alcuni anni a Velo , come ad Asiago, abbiamo riscoperto la forma antica e poetica della Rogazione, un tempo molto diffusa in tutta la Lessinia. La Rogazione è una preghiera lungo le strade, i prati, i sentieri, i boschi, del territorio di Velo, per ringraziare Dio della vita sulle montagne. Lungo il cammino, che abbraccia tutto il territorio di Velo, ci soffermeremo davanti ai capitelli, alle croci, alle colonnette di pietra e agli affreschi sulle case. Passeremo sui prati e nei campi dove verranno posti i rami d'ulivo della Domenica delle Palme come segno della benedizione di Dio. Attraverseremo cantando le corti delle nostre contrade e sosteremo per pregare nelle chiesette e negli oratori. Tra le contrade troveremo la gente ad offrirci un po' di ristoro. Il percorso ha inizio dalla piazza del paese alle ore 7.00 di mercoledì 1° maggio. Il rientro è previsto nel tardo pomeriggio.
bullet03/05/02 - Verona - Il mito sumero della Dea Inanna
ISTHAR, Associazione donne italiane e straniere, invita socie, amiche e amici venerdì 3 maggio 2002 alle ore 19, presso la Chiesa Valdese via Duomo. Patricia Zanco legge «Il mito sumero della Dea Inanna» . Dopo la lettura la serata prosegue presso il Circolo della Rosa, via Santa Felicita 13.
bullet03/05/02 - Sommacampagna (VR) - Riflessi di Pace/3
Il Comitato per l'Educazione alla Mondialità, l'Università del tempo libero, la Biblioteca comunale, il Gruppo teatrale "L'Incontro" e l'Associazione Culturale "Lanternamagica" sono i promotori del palinsesto "Riflessi di Pace". L'appuntamento odierno, presso il Cinema Teatro "Virtus", alle ore 21, sarà uno spettacolo musicale con poesie interpretate da Grazia De Marchi. Ingresso a pagamento.
bullet04/05/2002 - Nogara (VR) - LA GIUSTIZIA E' UGUALE PER TUTTI?/3 - INCONTRO CON MARCO TRAVAGLIO, ELIO VELTRI E PETER GOMEZ 
All’interno del ciclo di incontri «LA GIUSTIZIA E' UGUALE PER TUTTI ?» organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Nogara (Verona) e dalla Biblioteca Comunale di Nogara "Elisa Masini" sabato 4 maggio alle ore 16 presso il Teatro Comunale di Nogara (via Roma, 1) si terrà la presentazione del libro di ELIO VELTRI "Le toghe rosse" (Baldini & Castaldi) e dell'ultimo libro di MARCO TRAVAGLIO, GIANNI BARBACETTO E PETER GOMEZ «C'era una volta Mani Pulite» (Feltrinelli). Interverranno: MARCO TRAVAGLIO Giornalista de "la Repubblica"; PETER GOMEZ (giornalista de L'Espresso); ELIO VELTRI, Presidente dell'Associazione "Democrazia e Legalità"; PAOLO ANDREOLI, Sindaco di Nogara. Tutti sono invitati. Per informazioni http://digilander.iol.it/biblionogara ; biblionogara@libero.it .
bullet04/05/2002 - Fumane (VR) - Presentazione del romanzo «Allearsi con vento»
L’Islam è entrato nelle nostre case, nei nostri pensieri, nella nostra narrativa. Ecco i prossimi incontri con Gaetano Bellorio, autore del romanzo Allearsi col vento (Paoline 2001) che affronta temi e nodi dell’islam e dell’ebraismo. Sabato 4 maggio presso il Comune di Fumane, in sala UVE, alle ore 20,30.
bullet04/05/2002 - Verona - Ventennale del Gruppo Futura/2
In occasione del proprio ventennale, il "Gruppo Futura" gruppo volontariato solidarietà handicap, con sede in via Saliceto, 3 Verona, organizza, sabato 4 maggio 2002 - ore 9.00, TAVOLA ROTONDA “VOLONTARIATO ED HANDICAP:REALTA’ E PROSPETTIVE”. L’appuntamento si svolgerà presso il TEATRO CANOSSA Via Albertini 4 Verona (Borgo Trieste).
bullet05/05/2002 - Verona - Ventennale del Gruppo Futura/3
In occasione del proprio ventennale, il "Gruppo Futura" gruppo volontariato solidarietà handicap, con sede in via Saliceto 3, Verona organizza, domenica 5 maggio 2002 - ore 17.00, «LA CICALA E LA FORMICA» spettacolo di burattini curato dal Teatro Mondo Piccino - Autori: Marco Campedelli, Elisabetta Zampini. L’appuntamento si svolgerà presso il TEATRO CANOSSA Via Albertini 4 Verona (Borgo Trieste). Ingresso libero con offerta (il ricavato verrà devoluto alle attività del Gruppo Futura).
bullet06/05/2002 - Verona - Sostegno a distanza e alle persone detenute
SOSTEGNO A DISTANZA BAMBINI del mondo impoverito E PERSONE DETENUTE nelle nostre carceri. Presentazione e dibattito con la partecipazione di Don Agostino Nguyen Van Du, sacerdote vietnamita. Lunedì 6 maggio 2002 ore 20,45 presso Sala conferenze del Convento San Bernardino (P.zza San Francesco – Verona). L’Associazione La Fraternità di Verona e l’Associazione Promozione Infanzia Bisognosa del Mondo Impoverito (A.P.I.Bi.M.I.) di Volano (TN) hanno avviato un progetto congiunto. L’iniziativa prevede il sostegno a distanza di un bambino bisognoso unitamente al sostegno morale di una persona detenuta. Il bambino in difficoltà può essere anche nella nostra società.
bullet07/05/2002 - Bussolengo (VR) - Popolinfesta: «David Maria Turoldo POETA DELLA PACE»
MARTEDI’ 7 MAGGIO - Chiesa di S. Valentino (Bussolengo) - ore 20,45, «David Maria Turoldo POETA DELLA PACE». ”Io voglio sapere se la Pace è possibile / se la giustizia è possibile se l’Idea è più forte della forza” . Testimonianza di don Luigi Adami - Poesie – Musiche del quartetto d’archi “Boggian”
bullet07- 09/05/2002 - Verona - Convegno promosso dalla Fesmi
La non violenza possibile: una sfida per la missione’. È il tema del convegno promosso dalla Fesmi (Federazione della stampa missionaria italiana) che si svolgerà a Verona, presso il Centro unitario missionario (Cum), dal 7al 9 maggio prossimi. L’iniziativa è un’occasione privilegiata per riflettere sul tema della ‘non violenza’, con l’aiuto di esperti i cui apporti saranno elaborati ed arricchiti in un’attività di dibattito e di laboratorio. “L’escalation bellica afgana, che ha fatto seguito alla tragedia delle ‘Twin Towers’ e del Pentagono, come anche i numerosi focolai di tensione in numerosi Paesi del Sud del mondo, esige da parte dei missionari un’attenzione privilegiata per un rinnovato annuncio del Vangelo della Pace”, ha commentato padre Ottavio Raimondo, segretario nazionale della Fesmi. Tra i partecipanti al convegno figurano i teologi Tissa Balasuriya dello Sri Lanka e don Gianni Colzani. Per ulteriori informazioni: raggio@rivistaraggio.org - sermis@emi.it 
bullet09/05/2002 - Sona (VR) - Presentazione del romanzo «Allearsi con vento»
L’Islam è entrato nelle nostre case, nei nostri pensieri, nella nostra narrativa. Ecco i prossimi incontri con Gaetano Bellorio, autore del romanzo Allearsi col vento (Paoline 2001) che affronta temi e nodi dell’islam e dell’ebraismo. Giovedì 9 maggio, Comune di Sona, Sala Consiliare, ore 20,30, nell’ambito del progetto “Leggere 2002.
bullet10/05/2002 - Verona - Gaetano Bellorio: «Allearsi con vento»
L’Islam è entrato nelle nostre case, nei nostri pensieri, nella nostra narrativa. Ecco i prossimi incontri con Gaetano Bellorio, autore del romanzo Allearsi col vento (Paoline 2001) che affronta temi e nodi dell’islam e dell’ebraismo. Venerdì 10 maggio, ore 18.00, Cisl Scuola, sala Pastore, in Lungadige Galtarossa presso la sede provinciale della Cisl di Verona. (Questo incontro è rivolto, in modo particolare, ai docenti). Coadiuveranno l’autore i lettori del progetto “Leggere in famiglia” ed Elisa Zoppei.
bullet12/05/2002 - Padova - Carcere: salviamo gli affetti
GIORNATA DI STUDI sul tema “Carcere: Salviamo gli affetti”. L’affettività e le relazioni famigliari nella vita delle persone detenute. L’incontro si terrà presso la Casa di Reclusione di Padova – Venerdì 10 maggio 2002. Inizio ore 9,30. Per prenotarsi: ornif@iol.it . Informazioni: www.ristretti.it
bullet12/05/2002 - Bussolengo (VR) - Popolinfesta: «RASSEGNA DI CORI AFRICANI»
DOMENICA 12 MAGGIO Anniversario del Gruppo cattolico ghanese “S. Valentino”. S. Messa nella parrocchiale di S.Maria Maggiore (Bussolengo) ore 12,15. “RASSEGNA DI CORI AFRICANI” Piazza 26 Aprile ore 16,00 [In caso di maltempo presso il teatro di S.Maria Maggiore]
bullet16 - 20/05/02 - Torino - Salone del libro
Salone del Libro di Torino, dal 16 al 20 maggio 2002.
bullet17/05/02 - Sommacampagna (VR) - Riflessi di Pace/4
Il Comitato per l'Educazione alla Mondialità, l'Università del tempo libero, la Biblioteca comunale, il Gruppo teatrale "L'Incontro" e l'Associazione Culturale "Lanternamagica" sono i promotori dell'ultimo appuntamento inserito all'interno del palinsesto "Riflessi di Pace". Presso il Cinema Teatro "Virtus", alle ore 21, il Gruppo Teatrale "L'Incontro" metterà in scena "Dirittidiversinversi". Ingresso a pagamento.
bullet31 maggio - 1 giugno 2002 - Vago di Lavagno (VR) - 1° Meeting "Regnum Dei"
31 maggio – 1 giugno 2002 - 1° MEETING “REGNUM DEI” arte e preghiera all’Oasi San Giacomo (Vago di Lavagno – Verona) 1° Meeting all’Oasi San Giacomo di Vago di Lavagno (Verona), casa di incontri dell’Opera Don Calabria. Il 31 maggio e 1 giugno vedremo coinvolti, nel particolare momento di arte e preghiera, artisti, sportivi, laici, religiosi e quant’altro possa servire a testimoniare pace, amore e fratellanza come Gesù insegna. La manifestazione avrà inizio il 31 maggio alle ore 9.30 con un incontro-dibattito sostenuto da Don Antonio Mazzi che tratterà il “Disagio Giovanile”, compagno di viaggio di Don Mazzi, in questo contesto, sarà il popolare cantautore cristiano Roberto Bignoli (autorevolmente riconosciuto anche all’estero dove ha ricevuto numerosi premi). Interverrà il gruppo “Jazz & Fuoco” in uno spettacolo unico al mondo fatto di musica, favole e momenti pirotecnici. La sera del 31 maggio, alle ore 21.00, si esibirà il gruppo gospel “ Venice Gospel Ensemble & Vg’s Out” diretto dal M° Luca Pitteri (Saranno Famosi – Italia 1). Giorno 1 giugno il Prof. Emilio Gandini (Presidente Nazionale delle scuole professionali cattoliche), relazionerà sulle problematiche giovanili. Artisti e sportivi daranno la loro testimonianza. Giusto una pausa pranzo e si riprenderà con un bel momento di incontro tra giovani provenienti da varie parrocchie. Si esibiranno Giovani artisti e Gruppi canori. Parteciperà il “Circolo della Danza” con un gruppo di giovani ballerine dirette da Milena Spera. La Santa Messa delle ore 18.00 avrà la singolarità di essere animata da tutti i cantautori di Dio che aderiscono al Meeting. Alle ore 21.00, dopo una performance del gruppo “Jazz & Fuoco”, Concerto dei “Cantautori di Dio”. Avremo di scena Giuseppe Cionfoli, Michele Paulicelli (ForzaVeniteGente), Paolo Migani, Claudio Venturi, P. Sergio Tommasi, Jordan Sax, Rino Davoli, Gigi Giordano, Mario Migliarese, Don Giuseppe Moscati, Don Paolo Auricchio e altri. I due incontri mattutini saranno preceduti da un breve percorso Storico-Culturale sull’Oasi San Giacomo e sul Colle del Grigliano. Aspettiamo numerose adesioni da gruppi parrocchiali,oratori,scuole e da chiunque abbia voglia di esibirsi e incontrarsi con giovani e non di altre parrocchie, altre realtà, ma dello stesso ideale: Gesù. Contatti: Oasi San Giacomo Vago di Lavagno – Verona - Tel. 045.99.18.66 - Fax 045.99.15.48 Spaziofioritomariano@libero.it Organizzazione e Direzione Artistica : Rino Davoli: 338/5882169 rinodavoli@libero.it

ANNIVERSARIO 
--------------------------------------------------------------------------------

20 APRILE 2002
NONO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI don Tonino Bello 

Oggi 20 aprile ricorre il nono anniversario della morte di don Tonino Bello, la cui profezia di servizio alla pace sentiamo più che mai attuale. Negli anni del suo ministero episcopale, indossando il grembiule come unico abito liturgico, ci ha testimoniato con la vita che il sale del Vangelo è in quel "farsi prossimo" a coloro che vivono povertà e oppressione, esclusione e violenza. Dal mare di Puglia più volte si è sporto per raggiungere i Paesi del Mediterraneo percorsi da tragici rigurgiti di violenza e di guerra. Fu così per i Balcani e per l'Iraq, fino a promuovere e partecipare all'azione di pace che nel dicembre del 92 portò 500 persone nel cuore del conflitto a Sarajevo. Da quella cattedra scomoda ma autorevole della sofferenza sua e delle vittime del conflitto, rivolse un appello ai credenti e a tutte le persone di buona volontà ad unire i propri sforzi per la pace: "Allora io vorrei - diceva - che tutti quanti potessimo stimolare le nostre comunità, noi credenti soprattutto, stimolare i nostri vescovi ad essere più audaci, a puntare di più sulla Parola del Vangelo". Sentendoci interpellati fortemente da quel richiamo lo rinnoviamo perché una folta delegazione raggiunga nei prossimi giorni la Palestina. In maniera particolare vorremmo invitare i vescovi delle comunità cristiane italiane ad esprimere con la propria presenza di silenzio e di preghiera a Gerusalemme nient'altro che la propria prossimità alle donne e agli uomini che abitano oggi la stessa terra che fu del Cristo. Tale iniziativa si pone in continuità con quella che Pax Christi International ha promosso nei giorni scorsi e che ha visto la partecipazione di numerosi rappresentanti di Chiese cristiane d'Europa. (Segreteria «Pax Christi» Nazionale).

Tonino Bello, osare la pace
di Sergio Paronetto

A circa dieci anni dall'inizio della terribile guerra nei Balcani, sento la necessità di ri-cordare (cioè di richiamare al cuore) la partecipazione di don Tonino Bello alla marcia verso Sarajevo (dicembre 1992). La sua presenza inerme e crocifissa, tormentata dall'incalzare del male che dopo pochi mesi lo porterà alla morte, si fa prossima a chi soffre per la guerra in Bosnia. Per lui, il viaggio a Sarajevo testimonia sia la fede nella nonviolenza evangelica che il modello nonviolento di difesa popolare. Lascio a lui la parola. "Io penso che queste forme di utopia, di sogno dobbiamo promuoverle, altrimenti le nostre comunità che cosa sono? Sono soltanto le notaie dello status quo e non le sentinelle profetiche che annunciano cieli nuovi, terra nuova, aria nuova, mondi nuovi, tempi nuovi. Quanta fatica si fa in Italia a far capire che la soluzione dei conflitti non avverrà mai con la guerra, ma avverrà con il dialogo, col trattato; si fa fatica in Italia, abbiamo fatto fatica anche qui, anche con i rappresentanti religiosi, perché è difficile questa idea della difesa nonviolenta, della soluzione pacifica dei conflitti. Noi qui siamo venuti a portare un germe: un giorno fiorirà. Quante idee un giorno fioriranno. Ormai, lo sapete, la difesa popolare nonviolenta, la nonviolenza attiva è diventata un trattato scientifico. Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati! Dovremmo promuovere anche un'azione intellettuale di questo genere, che le nazioni, l'ONU si attrezzino di eserciti di obiettori di coscienza, di nonviolenti che promuovano un'educazione alla pace, la spiritualità della pace, le tecniche della strategia nonviolenta.Parecchie mentalità cederanno a questa idea nuova che arriva , il domani è questo. Racconteremo a tanti di questa impresa.Ricorderemo il gesto di una donna serba che offre il pranzo a dieci croati! Come pure ci porteremo nell'immaginario nostro quello che abbiamo visto insieme a monsignor Bettazzi e altri amici: il signore che abitava accanto ci ha invitati a casa sua a partecipare al banchetto di commemorazione del padre. E ci ha detto: 'io sono serbo, mia moglie è croata, queste sono le mie cognate musulmane'. Mangiavano insieme. Io ho pensato alla convivialità delle differenze: questa è la pace". Per l'occasione, don Tonino ricorda la proposta che Francesco d'Assisi portava con sé nel 1219, partito da Ancona con i crociati ma sostenuto dall'idea di parlare al Sultano, di convincere i soldati a non combattere e di frapporsi senza armi tra crociati e saraceni. Con animo francescano, egli ripropone in forme aggiornate la stessa logica: "è intervenuta una ONU popolare della base, che è penetrata, con rischi inauditi, nel cuore della guerra, per portare un messaggio di solidarietà ai popoli martoriati, e per stimolare le istituzioni a una ingerenza che è già possibile utilizzare in termini nonviolenti". A questa ONU è affidata un messaggio: "che la pace va osata". Il 1993 è il suo anno ultimo. La morte lo coglie "contempl-attivo" cioè pensoso, operoso, orante. Segue varie iniziative: - le giornate degli ammalati, ai quali ricorda una bella preghiera di Charles de Foucauld; - la cura dei seminaristi e dei sacerdoti diocesani, cui propone una "teologia della bellezza" e il grido di Isaia: "beati i piedi di coloro che annunciano la pace"; - i corsi sulla nonviolenza come educazione a rapporti umani basati sulla "contemplazione del volto"; - i convegni su mafie, legalità e democrazia, orientati a promuovere "la stagione degli uomini liberi" tramite una nuova progettualità politica. L'ultimo discorso contiene l'apertura a una totalità. L' 8 aprile, giovedì di Pasqua, "giorno del torchio e dello Spirito", durante e dopo la Messa "crismale", l'amarezza per lo spettacolo delle guerre, della fame e dell'illegalità si accompagna alla celebrazione della speranza. Ad ogni elencazione delle varie forme di violenza affianca i gesti e le ipotesi che tessono la trama della pace. Non c'è inverno senza primavera: "non vedete quanti fiori spuntano sulle piante dei nostri giardini?". La sofferenza del turbamento per i mali più devastanti si trasforma in capacità di visione: " non vedete quanta gente lavora per il Regno di Dio? Non vi accorgete di quanta gente, pure apparentemente fuori dai nostri perimetri cristiani (atei, miscredenti) assume la solidarietà, la gratuità, la lotta per la pace come criteri supremi della propria vita morale?". In ogni caso, "in questa situazione di marasma generalizzato, abbiamo il dovere di chiederci quali compiti oggi lo Spirito Santo ci affida per rendere più felice la gente.Oggi come non mai, si sta prendendo coscienza dell'origine e del destino 'unico' dell'umanità. Ne deriva che devono cambiare, decisamente, i nostri rapporti con l'altro, non solo con i terzomondiali ma anche con chi abita al pianerottolo di fronte.Tanti auguri, popolo di Dio.Cantate la speranza. E se io non potrò immergermi nel vostro concerto posso darvene ancora l'intonazione". "Mi raccomando, domani non contristatevi per nessuna amarezza di casa vostra o per qualsiasi altra amarezza. Non contristate la vostra vita. 'Davanti al Risorto non è lecito stare se non in piedi', dicevano i padri della chiesa.Vedrete come, tra poco, la fioritura della primavera spirituale inonderà il mondo perché andiamo verso momenti splendidi della storia. Non andiamo verso la catastrofe. Ricordatevelo. Queste non sono allucinazioni di uno che delira per la febbre. No, non è vero, andiamo in alto. Andiamo verso punti risolutori della storia, verso il punto omega.non verso la fine, ma verso l'inizio. Quindi, gioite! Il Signore vi renda felici nel cuore, le vostre amicizie siano sincere. Non barattate mai l'onestà con un pugno di lenticchie. Vorrei dirvi tante cose.Vi abbraccio tutti ad uno ad uno.Vorrei dire a tutti, ad uno ad uno, guardandolo negli occhi: 'Ti voglio bene'; così come, non potendo adesso stringere la mano a ciascuno, venendo vicino a voi personalmente, vorrei dire: 'Ti voglio bene'". (Sergio Paronetto)

OCCHI NUOVI
di don TONINO BELLO

Nella preghiera eucaristica ricorre una frase che sembra mettere in crisi certi moduli di linguaggio entrati ormai nell'uso corrente, come ad esempio l'espressione “nuove povertà”. La frase è questa: "Signore, donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli...”. Essa ci suggerisce tre cose. Anzitutto che, a fare problema, più che le “nuove povertà”, sono gli “occhi nuovi” che ci mancano. Molte povertà sono “provocate” proprio da questa carestia di occhi nuovi che sappiano vedere. Gli occhi che abbiamo sono troppo antichi. Fuori uso. Sofferenti di cataratte. Appesantiti dalle diottrie. Resi strabici dall'egoismo. Fatti miopi dal tornaconto. Si sono ormai abituati a scorrere indifferenti sui problemi della gente. Sono avvezzi a catturare più che a donare. Sono troppo lusingati da ciò che “rende” in termini di produttività. Sono così vittime di quel male oscuro dell'accaparramento, che selezionano ogni cosa sulla base dell'interesse personale. A stringere, ci accorgiamo che la colpa di tante nuove povertà sono questi occhi vecchi che ci portiamo addosso. Di qui, la necessità di implorare “occhi nuovi”. Se il Signore ci favorirà questo trapianto, il malinconico elenco delle povertà si decurterà all'improvviso, e ci accorgeremo che, a rimanere in lista d'attesa, saranno quasi solo le povertà di sempre. Ed ecco la seconda cosa che ci viene suggerita dalla preghiera della Messa. Oltre alle miserie nuove “provocate” dagli occhi antichi, ce ne sono delle altre che dagli occhi sono “tollerate”. Miserie, cioè, che è arduo sconfiggere alla radice, ma che sono egualmente imputabili al nostro egoismo, se non ci si adopera perché vengano almeno tamponate lungo il loro percorso degenerativo. Sono nuove anch'esse, nel senso che oggi i mezzi di comunicazione ce le sbattono in prima pagina con una immediatezza crudele che prima non si sospettava neppure. Basterà pensare alle vittime dei cataclismi della storia e della geografia. Ai popoli che abitano in zone colpite sistematicamente dalla siccità. Agli scampati da quelle bibliche maledizioni della terra che ogni tanto si rivolta contro l'uomo. Alle turbe dei bambini denutriti. Ai cortei di gente mutilata per mancanza di medicine e di assistenza. Anche per queste povertà ci vogliono occhi nuovi. Che non spingano, cioè, la mano a voltar pagina o a cambiare canale, quando lo spettacolo inquietante di certe situazioni viene a rovinare il sonno o a disturbare la digestione. E infine ci sono le nuove povertà che dai nostri occhi, pur lucidi di pianto, per pigrizia o per paura vengono “rimosse”. Ci provocano a nobili sentimenti di commossa solidarietà, ma nella allucinante ed iniqua matrice che le partorisce non sappiamo ancora penetrare. La preghiera della Messa sembra pertanto voler implorare: “Donaci, Signore, occhi nuovi per vedere le cause ultime delle sofferenze di tanti nostri fratelli, perché possiamo esser capaci di “aggredirle”. Si tratta di quelle nuove povertà che sono frutto di combinazioni incrociate tra le leggi perverse del mercato, gli impianti idolatrici di certe rivoluzioni tecnologiche, e l'olocausto dei valori ambientali, sull'altare sacrilego della produzione. Ecco allora la folla dei nuovi poveri, dagli accenti casalinghi e planetari. Sono, da una parte, i terzomondiali estromessi dalla loro terra. I popoli della fame uccisi dai detentori dell'opulenza. Le tribù decimate dai calcoli economici delle superpotenze. Le genti angariate dal debito estero. Ma sono anche i fratelli destinati a rimanere per sempre privi dell'essenziale: la salute, la casa, il lavoro, la partecipazione. Sono i pensionati con redditi bassissimi. Sono i lavoratori che, pur ammazzandosi di fatica, sono condannati a vivere sott'acqua e a non emergere mai a livelli di dignità. Di fronte a questa gente non basta più commuoversi. Non basta medicare le ustioni a chi ha gli abiti in fiamme. I soli sentimenti assistenziali potrebbero perfino ritardare la soluzione del problema. Occorre chiedere “occhi nuovi”. “Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli. Occhi nuovi, Signore. Non cataloghi esaustivi di miserie, per così dire, alla moda. Perché, fino a quando aggiorneremo i prontuari allestiti dalle nostre superficiali esuberanze elemosiniere e non aggiorneremo gli occhi, si troveranno sempre pretestuosi motivi per dare assoluzioni sommarie alla nostra imperdonabile inerzia. Donaci occhi nuovi, Signore”. (+ don TONINO, Vescovo)

AI SUOI AMICI IL SIGNORE DA’ IL PANE NEL SONNO
di don TONINO BELLO

Eccoci, Signore, davanti a te. Col fiato grosso, dopo aver tanto camminato. Ma se ci sentiamo sfiniti ,non è perché abbiamo percorso un lungo tragitto, o abbiamo coperto chi sa quali interminabili rettilinei. È perché, purtroppo, molti passi, li abbiamo consumati sulle viottole nostre, e non sulle tue: seguendo i tracciati involuti della nostra caparbietà faccendiera, e non le indicazioni della tua Parola; confidando sulla riuscita delle nostre estenuanti manovre, e non sui moduli semplici dell’abbandono fiducioso in te. Forse mai, come in questo crepuscolo dell’anno, sentiamo nostre le parole di Pietro: “Abbiamo faticato tutta la notte, e non abbiamo preso nulla”. Ad ogni modo, vogliamo ringraziarti ugualmente. Perché, facendoci contemplare la povertà del raccolto, ci aiuti a capire che senza di te non possiamo far nulla. Ci agitiamo soltanto. Grazie, perché obbligandoci a prendere atto Dei nostri bilanci deficitari, ci fai comprendere che, se non sei tu che costruisci la casa, invano vi faticano i costruttori. E che, se tu non custodisci la città, invano veglia il custode. E che alzarsi di buon mattino, come facciamo noi, o andare tardi a riposare per assolvere ai mille impegni giornalieri, o mangiare pane di sudore, come ci succede ormai spesso, non è un investimento redditizio se ci manchi tu. Il Salmo 127, avvertendoci che, il pane, tu ai tuoi amici lo dai nel sonno, ci rivela la più incredibile legge economica, che lega il minimo sforzo al massimo rendimento. Ma bisogna esserti amici. Bisogna godere della tua comunione. Bisogna vivere una vita interiore profonda. Se no, il nostro è solo un tragico sussulto di smanie operative, forse anche intelligenti, ma assolutamente sterili sul piano spirituale. Grazie, Signore, perché, se ci fai sperimentare la povertà della mietitura e ci fai vivere con dolore il tempo delle vacche magre, tu dimostri di volerci veramente bene, poiché ci distogli dalle nostre presunzioni corrose dal tarlo dell’efficientismo, raffreni i nostri desideri di onnipotenza, e non ci esponi al ridicolo di fronte alla storia: anzi, di fronte alla cronaca. Ma ci sono altri motivi, Signore, che, al termine dell’anno, esigono il nostro rendimento di grazie. Grazie, perché ci conservi nel tuo amore. Perché ancora non ti è venuto il voltastomaco per i nostri peccati. Perché continui ad aver fiducia in noi, pur vedendo che tantissime altre persone ti darebbero forse ben diverse soddisfazioni. Grazie, perché non solo ci sopporti, ma ci dai ad intendere che non sai fare a meno di noi. Perché ci infondi il coraggio di celebrare i santi misteri, anche quando la coscienza della nostra miseria ci fa sentire delle nullità e ci fa sprofondare nella vergogna. Grazie, perché ci sai mettere sulla bocca le parole giuste, anche quando il nostro cuore è lontano da te. Perché adoperi infinite tenerezze, preservandoci da impietosi rossori, e non facendoci mancare il rispetto dei fedeli, la comprensione dei collaboratori, la fiducia dei poveri. Grazie, perché continui a custodirci gelosamente, anzi, a nasconderci , come fa la madre con i figli più discoli. Perché sei un amico veramente unico, e ti sei lasciato così sedurre dall’amore che ci porti, che non ti regge l’animo di smascherarci dinanzi alla gente, e non fai venir meno agli occhi degli uomini i motivi per i quali, nonostante tutto, continuiamo a essere reverendi . Grazie, Signore, perché non finisci di scommettere su di noi. Perché non ci avvilisci per le nostre inettitudini. Perché, al tuo sguardo, non c’è bancarotta che tenga. Perché, a dispetto delle letture deficitarie delle nostre contabilità, non ci fai disperare. Anzi, ci metti nell’anima un così vivo desiderio di ricupero, che già vediamo il nuovo anno come spazio della Speranza e tempo propizio per sanare i nostri dissesti. Spogliaci, Signore, d’ogni ombra di arroganza. Rivestici dei panni della misericordia e della dolcezza Donaci un futuro gravido di grazia e di luce E di incontenibile amore per la vita. Aiutaci a spendere per te Tutto quello che abbiamo e che siamo. E la Vergine tua madre ci intenerisca il cuore. Fino alle lacrime. 

Cosa è la speranza

E’ difficile parlare di speranza.

Bisogna far capire invece che la speranza è parente stretta del realismo, 

la tensione di chi, incamminandosi su una strada, 

ne ha già percorso un tratto 

e orienta i suoi passi, con amore e trepidazione, 

verso il traguardo non ancora raggiunto. 

E’ impegno robusto 

che non ha da spartire nulla con la fuga.

Perché chi spera non fugge. 

Si incarna nella storia, non si aliena.

Costruisce il futuro, non lo attende soltanto.

Ha la grinta del lottatore, 

non la rassegnazione di chi disarma.

Ha la passione del veggente, 

non l’aria avvilita di chi si lascia andare.

Cambia la storia, non la subisce.

Ricerca la solidarietà con gli altri viandanti, 

non la gloria del navigatore solitario.

Tonino Bello

Bibliografia di Antonio Bello - Edizioni La Meridiana, Tel. 0803346971, e-mail: edizioni@lameridiana.it - www.lameridiana.it propone: «In confidenza di padre - Confessioni di un vescovo», 2001, pag. 88, euro 5,16; «Sui sentieri di Isaia», 1999, pag. 192, euro 8,26; «Nelle vene della storia - lettera a Gesù», 1997, pag. 32, euro 3,10; «La carezza di Dio - lettera a Giuseppe», 1997, pag. 32, euro 3,10; «Quella notte a Efeso - lettera a Maria», 1997, pag. 32, euro 3,10; «Affliggere i consolati - lo scandalo dell'Eucarestia», 2000, pag. 70, euro 5,17; «Oltre il futuro - Perché sia Natale», 1995, pag. 48, euro 5,16; «Ti voglio bene - I giorni della Pasqua», 1994, pag. 78, euro 5,17; «Senza misura», 1993, pag. 100, euro 6,20; «Pietre di scarto», 1993, pag. 80, euro 5,17; «Parole d'amore», 1993, pag. 78, euro 5,17; «Ad Abramo e alla sua discendenza», 2000, pag. 164, euro 8,26; «Al pozzo di Sichar - Appunti sulle alterità», 1996, pag. 24, euro 1,55; «Dissipare l'ombra di Caino - Appunti sulla nonviolenza», 1996, pag. 32, euro 1,55; «A tutte le donne - Rosario meditato», 1996, pag. 24, euro 1,55; «Da mezzogiorno alle tre - Riflessioni sulla Via Crucis», 1996, pag. 32, euro 1,55; «Coraggio! - Lettera agli ammalati», 1996, pag. 16, euro 1,55.

MASS MEDIA 
--------------------------------------------------------------------------------

SITI DA VISITARE 
1) Agenzia di Stampa Missionaria www.misna.org
2) www.altravicenza.it  è il sito di Altravicenza, che ha sede presso la Casa per la Pace di Vicenza.
3) Notiziario femminile www.femmis.org
4) Rete Lilliput: www.retelilliput.org
5) Il sito dell'Associazione no profit «Progetti Alternativi per L'energia e l'ambiente» www.paea.it
6) Terre Libere, altre forme di comunicazione www.terrelibere.it
7) Da Monteforte d'Alpone... www.stilelibero.org 
8) Agenzia di stampa: www.consumietici.it
9) Informazioni, relazioni, riflessioni... crmvillage.it 
10) Giovani e missione... www.giovaniemissione.it
11) L'importante network italiano dell'informazione ecologica: WWW.PROMISELAND.IT
12) Pedagogisti on line: www.educare.it
13) Il telegiornale didattico delle notizie ITALIANE recitato in Inglese: www.eudida.it

INFORMAZIONI E RIFLESSIONI
(Nazionale) 

--------------------------------------------------------------------------------

Giustizia all'italiana
di David Willey

Il recente rapporto dell'Alta commissione Onu per i diritti umani contiene gravi critiche all'Italia. Però nessuno ne parla. Il rapporto interinale sullo stato della giustizia italiana redatto dal relatore speciale delle Nazioni Unite sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati, pubblicato la settimana scorsa a Ginevra, dovrebbe turbare chiunque abbia a cuore lo stato di diritto in questo Paese. Eppure è stato completamente ignorato dai media italiani.
Il mese scorso Param Cumaraswamy, l'avvocato malese che lavora per la Commissione dell'Onu per i diritti umani e che sta indagando sulla "fragile condizione dello stato di diritto in molti paesi del mondo", ha trascorso cinque giorni in Italia per incontrare diversi esponenti del mondo della giustizia. Ha avuto colloqui con numerose personalità, tra cui il ministro della Giustizia Roberto Castelli, il procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli, ma anche con avvocati e funzionari dei tribunali. Cumaraswamy ha dichiarato di condividere le preoccupazioni per gli attacchi del potere politico a quello giudiziario e per il conflitto di interessi tra uomini di legge e legislatori, alcuni dei quali continuano a esercitare la professione forense.
L'estensore del rapporto ha detto di trovare del tutto motivato il fatto che giudici e pubblici ministeri italiani sentano la propria indipendenza minacciata dal governo. Ha anche affermato che i continui rinvii del processo per corruzione al primo ministro e magnate dei mass media Silvio Berlusconi, come anche in altri casi, hanno seminato il disincanto nell'opinione pubblica italiana rispetto al sistema giudiziario. Cumaraswamy ha aggiunto che nessuna parte politica è immune da un uso abusivo dei procedimenti giudiziari. Berlusconi e altri accusano i giudici di osteggiarli per motivi politici, ma "le sentenze dei tribunali vanno rispettate da tutti. Sebbene queste sentenze possano essere commentate e persino criticate, i giudici che le emettono non devono essere attaccati né calunniati da individui o istituzioni. Se le sentenze vengono giudicate scorrette occorre adottare le appropriate procedure d'appello".
Cumaraswamy ha inoltre ricordato un caso molto noto, quello in cui uno degli imputati, Cesare Previti, ministro della Difesa del primo governo Berlusconi e da molti anni tra gli avvocati del premier, ha insistito per far rinviare le udienze adducendo i suoi doveri di parlamentare ed è così riuscito a fermare il suo processo. Anche le modifiche apportate alle leggi dal governo Berlusconi, ha affermato Cumaraswamy, minacciano di far deragliare il corso della giustizia. le richieste di trasferimento dei processi a tribunali diversi da quello di Milano danno luogo a ritardi che impediscono che sia fatta giustizia, poiché i termini per la prescrizione scadono prima della fine del procedimento.
Personalmente sono al corrente del caso di un celebre notaio romano che ha defraudato un cliente della somma di centomila euro: dopo averla ricevuta per pagare l'imposta su una transazione immobiliare, l'ha trattenuta senza versarla al fisco. Ebbene, ogni tentativo di recuperare la somma è stato frustrato dal rinvio del processo fino alla scadenza dei termini di prescrizione. Pur essendo stato condannato a una pena detentiva per altri capi d'imputazione, il notaio è ancora a piede libero e continua a esercitare la professione.
Certo, l'Italia non è lo Zimbabwe, paese che non ha voluto la visita di Cumaraswamy. In ogni caso, le serie critiche mosse allo stato della giustizia italiana da un esperto d'alto rango delle Nazioni unite meritano una risposta. Finora gli unici commenti del ministro Castelli sono stati che il relatore ha reso omaggio alla tradizionale indipendenza del potere giudiziario in Italia e che il governo ha accettato dia avviare una riforma generale del sistema della giustizia. Quel che palazzo Chigi farà in concreto continuerà a essere seguito con attenzione dalla stampa estera, oltre che dall'Alta commissione dell'ONU per i diritti umani. 
(David Willey è corrispondente della BBC da Roma da trent'anni. E' professore onorario alla facoltà di Legge della Warwick University. Ha scritto God's Politician (Faber&Faber, 1992) su Giovanni Paolo II.)

Rosy Bindi: «La sanità di oggi? Soltanto pasticci»
Coerenza e programmazione. Sono due dei mattoni sui quali deve poggiare la sanità del futuro, una sanità che invece la maggioranza di governo sta costruendo a colpi di «inganni» e «pasticci». Non ha usato mezzi termini l’ex ministro Rosy Bindi nel suo appassionato intervento che ha concluso la conferenza, organizzata dall’Ulivo, sul tema «Rilanciare la sanità pubblica veronese per un futuro all’altezza delle tradizioni». Un incontro sollecitato anche dal documento degli 11 primari veronesi ospedalieri e universitari che recentemente hanno stigmatizzato le decisioni che la Regione intende prendere in tema di sanità. All’appuntamenno, coordinato dal senatore Luigi Viviani e introdotto da Ottavio Contolini del gruppo sanità dell’Ulivo, hanno preso parte anche Gustavo Franchetto, vicepresidente del Consiglio regionale; Margherita Miotto della commissione Sanità della Regione, Roberto Buttura e Luigi De Mori del gruppo Sanità dell’Ulivo. 
Una visione complessiva della situazione italiana, quella dell’onorevole della Margherita dalla quale è emerso uno scenario preoccupato e preoccupante, proprio perché - ha detto Bindi - il governo dice di voler «qualificare la sanità, renderla più efficiente, liberarla dagli errori compiuti dal centro-sinistra, affrancarla dalle ultime vecchiezze, rilanciare il diritto alla salute», salvo poi mettere in atto tutta una serie di misure (vedi i ticket) che vanno nella direzione del privilegio per pochi e della privatizzazione spinta. 
«Obiettivi questi», ha continuato l’ex ministro della Sanità, «che la maggioranza intende perseguire con provvedimenti opposti a quelli presi sin qui. Se ciò fosse possibile, si potrebbe anche parlarne, ma una terza via non esiste. Il Sistema sanitario nazionale è ancorato ad alcune coerenze, all’interno delle quali sono sicuramente necessari dei cambiamenti». L’importante è che essi vengano realizzati, laddove necessario, con l’unico fine di tutelare al meglio la salute pubblica e non, come invece accade, «per coprire la loro cattiva gestione della sanità». 
L’attuale ministero, secondo Bindi, sta commettendo una serie di evidenti errori. L’ultimo, in ordine cronologico è l’opportunità - per i medici - di esercitare la libera professione senza alcun vincolo e il ripristino dei contratti a tempo limitato. Un colpo di spugna alla precedente riforma con il quale, dunque, si cancella il principio di esclusività del rapporto di lavoro. Non si capisce perché però - ha detto l’ex ministro - un’azienda pubblica che abbia delle ottime professionalità le debba condividere con le strutture private. Non è certo in questo modo, comunque, che si risolve l’annosa questione delle liste d’attesa. 
Un piano sanitario degno di questo nome, ha continuato si poggia almeno su un paio di concetti: la sostenibilità del sistema, che oggi non è garantita e per la quale ci si deve battere magari ricorrendo anche a misure impopolari se l’obiettivo è una qualificazione del Sistema sanitario nazionale, usufruibile da tutti. Un altro aspetto fondamentale dal quale non si può prescindere è la programmazione sui vari livelli di responsabilità. E allora è necessario capire «come si intenderà far fronte a un futuro, non così lontano, nel quale il 25% della popolazione avrà superato l’età a rischio-non autosufficienza e avrà bisogno di strumenti adeguati» nel nome di un’integrazione tra società e sanità che non può essere sottovalutata. Così come non si può permettere «che la maggioranza distrugga i migliori frutti della sanità del Veneto, quelli che furono seminati ancora ai tempi della migliore Dc». 
Oggi, invece - lo hanno ben ricordato sia Miotto che De Mori (quest’ultimo snocciolando una serie di dati interessanti) - la Regione procede a colpi di riduzione di posti-letto (le strutture pubbliche veronesi potrebbero perderne 610 mentre le realtà private solo 65), di tagli che creano ulteriori problemi senza risolvere quelli cronici, come le lunghe file davanti ai Pronto Soccorso. Certo è che, come ha rilevato Buttura, negli anni a venire si dovrà tenere sia del costante invecchiamento della popolazione sia del fattore immigrazione: due elementi che impongono scelte nel segno della qualità e della qualità degli investimenti in tecnologie, strutture e personale. Personale che a, tutti i livelli, deve puntare sulla formazione e l’aggiornamento. Un’altra sfida da vincere è quella di un’opportuna integrazione socio-sanitaria, che eviti sprechi e sperperi e non porti a un finto federalismo il quale, lungi dal salvaguardare i diritti, rischi di creare cittadini di serie A e serie B. 
I temi cruciali e i timori, insomma, sono tantissimi. Ma a che punto è il piano sanitario in Regione? Franchetto ha spiegato che le audizioni in V commissione regionale, quella della Sanità, sono ormai ultimate. Sono stati ascoltati enti locali e dirigenti di aziende ospedaliere e Ulss. Da questi colloqui è emerso che il piano sanitario non piace perché va a toccare una serie di presidi sanitari ed ospedalieri che si ritiene abbiano tuttora un ruolo importante nei territori. Forti critiche riguardano poi i tagli di posti-letti in strutture come quelle di Verona, già sature in alcune divisioni come la Medicina e la Geriatria. Il tutto senza che che vi siano strutture alternative sul territorio. I dubbi stanno facendo breccia anche in una parte della maggioranza, al punto che proprio domani i capigruppo in Regione si riuniranno per trovare una soluzione.

Sboccia la Margherita in Val d'Illasi
E’ da poco fiorito un nuovo movimento politico nella Val d’Illasi. Grazie ad un gruppo di amici, che si richiamano alla tradizione cristiano-democratica, ai valori liberal-democratici e laico-riformisti, è nato il primo circolo della Margherita. Di riferimento per l’intera Val d’Illasi, collegato con l’omonimo movimento nazionale, il circolo è aperto a tutti coloro che vorranno aderirvi, apportando le loro idee, il proprio contributo ed una viva partecipazione. Chiamando i numeri 045982319, 3357843144, o tramite fax, allo 045982766, oppure, scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica: “margherita_valdillasi@hotmail.com” (trattino basso ’_’) si potrà aderire e\o avere tutte le informazioni sulle attività del circolo.

INFORMAZIONI E RIFLESSIONI
(Internazionale) 

--------------------------------------------------------------------------------

MARCIA COLORATA DI 1000 RAGAZZI DI TUTTO IL MONDO:"SENZA FORESTE NON C'E' FUTURO"
17 aprile 2002 - Colorata protesta di Greenpeace questa mattina all'Aja. Oltre un migliaio di ragazzi aderenti alla campagna "Kids for forests" hanno marciato per la citta', cantando ed esponendo striscioni, maschere di cartapesta e mappamondi con le foreste che scompaiono. Molti erano vestiti da animali della foresta e volevano richiamare l'attenzione dei ministri riuniti per la Conferenza delle parti della Convenzione sulla biodiversita' (CBD). I ragazzi provengono da 19 paesi, tra cui l'Italia, e consegneranno 240.000 firme per la tutela delle foreste al presidente dell'assemblea, Geke Faber.
Greenpeace chiede che i ministri escano dall'aula per incontrare i ragazzi. Il presidente francese Jacques Chirac e il ministro per l'ambiente tedesco, Juergen Trittin, hanno preso degli impegni precisi per tutelare le foreste primarie. "Il governo italiano dovrebbe fare la sua parte- spiega Sergio Baffoni, responsabile campagna foreste, che si trova ora all'Aja siamo delusi perché il ministro Matteoli non prendera' parte alla conferenza. E' tempo di agire adesso, se vogliamo salvare gorilla e scimpanze' che abitano le foreste centroafricane dall'estinzione". Domani sapremo se i ministri presenti all'Aia accoglieranno le richieste di Greenpeace e dei ragazzi di tutto il mondo, prendendo impegni precisi per salvare le foreste primarie. I "Kids for forests" hanno aperto all'Aja l'Ambasciata delle Foreste, presso il centro in cui si tengono i lavori della Convenzione sulla Biodiversita'. I ragazzi presenti distribuiscono informazioni sulle foreste e sulla loro distruzione incontrollata. Ai delegati che si impegnano per le causa delle foreste consegneranno un passaporto di ambasciatori delle foreste. Un cartello all'ingresso dell'ambasciata avverte: "Si prega di lasciare fuori le motoseghe".
"Tutti i paesi hanno ambasciate per proteggere i propri interessi" ha detto Marta Fagioli, 12 anni, di Urbino. "Le foreste primarie hanno bisogno di noi e noi siamo qui per proteggere i diritti dei popoli e degli animali che le abitano". "Nonostante le diversita' culturali e religiose, saremo accomunati da una consapevolezza comune: insieme a Greenpeace, chiederemo ai Governi di tutto il mondo di salvare le foreste primarie dal taglio illegale, perché riteniamo che esse rappresentano un patrimonio di tutta l'umanita' e non un'occasione di speculazione economica per pochi" ha aggiunto Marianna Lani, 12 anni, di Roma. "Ho fatto un viaggio lunghissimo per parlare con chi prende le decisioni" ha detto Stephanie Mayronne, 17 anni, da Vancouver (Canada). "E ora vogliamo essere presi sul serio e ascoltati. Non abbiamo ancora diritti di voto, ma siamo cittadini del mondo e abbiamo la nostra opinione. Tra 10 anni ne avro' 27 e voglio che per allora non siano estinti il gorilla, l'orangutang, la tigre." 

Il decalogo d'Israele. Ovvero, ecco come non si è fatta la pace
di JEFF HALPER *

Come prima cosa, crei grandi aspettative. Strette di mano di fronte alla Casa bianca. Una retorica di pace («Basta con la guerra. Basta con i bagni di sangue»). Elezioni, il diritto di avere una propria bandiera. Poi, incontri segreti, vertici, cene, trattati di pace, accordi quadro, promesse, benefici futuri sbandierati di fronte a bocche affamate. Altre strette di mano, altri «gesti». Poi crei un quadro di pace che ti garantisca una superiorità negoziale. Prendi leggi internazionali, convenzioni dei diritti umani, risoluzioni dell'Onu e, per dare la giusta misura, arruoli come «mediatore» il tuo alleato strategico, la maggiore potenza mondiale, la stessa che ti rifornisce di armi.Poi, mentre ad Oslo, Washington, Parigi, il Cairo, Wye Plantation, Stoccolma, Amman, Camp David, Sharm el Sheik parli di pace, crei una situazione sul campo che ti garantisca un controllo permanente e pregiudichi la riuscita dei negoziati.
Nei 7 anni seguiti alla firma degli accordi di Oslo fai in modo di:
1 Smembrare la West Bank in tre aree «A, B e C», dando all'Autorità palestinese pieno controllo di solo il 18% di territorio e un controllo formale del 61%; dividere la piccola striscia di Gaza in «aree gialle, bianche, blu e verdi», fornendo a 6000 coloni il controllo del 40% del territorio e confinando un milione di palestinesi nella porzione restante; separare completamente Gerusalemme est dalla società palestinese.
2 Espropriare 200 chilometri quadrati di fattorie e pascoli ai legittimi proprietari palestinesi per costruire i tuoi insediamenti, le tue autostrade, le tue infrastrutture.
3 Sradicare circa 80mila ulivi e altri alberi da frutto che si trovano sulla strada dei tuoi progetti di costruzione, gettando nella miseria i contadini e trasformandoli in lavoratori a giornata per il tuo mercato del lavoro.
4 Costruire circa 30 nuovi insediamenti, fra cui intere città come Kiryat Sefer e Tel Zion, oltre alle decine già esistenti nei Territori occupati su cui stai già negoziando, e costruire 90mila nuove unità abitative a Gerusalemme est solo per la tua popolazione.
5 Demolire più di 1.200 case dello stesso popolo con cui stai trattando la pace.
6 Raddoppiare la tua popolazione di coloni portandola fino a 400mila unità, decidendo senza accordo con la controparte che il 90% degli insediamenti rimarranno comunque sotto la tua sovranità.
7 Avviare la costruzione di 480 chilometri di autostrade e «strade di congiungimento» tra i tuoi insediamenti, trasformando il futuro territorio del tuo partner di pace in un arcipelago di minuscole isole disconnesse e impedendo di fatto la nascita di un'economia autonoma e competitiva.
8 Imporre un «blocco» permanente per impedire a coloro a cui hai sottratto la terra di trovare lavoro nel tuo sistema economico, perché hai scoperto che i lavoratori rumeni e thailandesi sono meno costosi e più docili. Nel far ciò, impedisci loro di entrare a Gerusalemme, dove sono ubicati i luoghi a loro più sacri.
9 Sfruttare le loro risorse naturali in modo unilaterale, drenando il 25% dell'acqua del tuo paese dalle falde acquifere dei tuoi vicini, lasciati a morire di sete per mesi.
10 Distruggere le loro campagne e i loro territori, soffocando il loro ambiente con massicci insediamenti e autostrade per i tuoi deserti urbani e industriali. Poi aspetti che la tua occupazione diventi irreversibile e completa, che le due economie siano definitivamente sotto il tuo controllo - con tutte le reti elettriche, le autostrade e le infrastrutture urbane.
Poi annunci che la tua concezione di pace è «separazione», e rinchiudi i tuoi vicini in un pugno di piccoli isolotti, spazzando via ogni residua speranza che essi avevano in un futuro migliore, in un paese degno di questo nome e in un'identità effettiva. Continui a rafforzare il tuo controllo, riducendo lo spazio vitale, umiliandoli e molestandoli finché non esplode la rivolta. Poi racconti al mondo la tua versione dei fatti: quanto hai cercato di negoziare, quanto sei stato «generoso», quanto volevi la pace, e quanto sei dispiaciuto che «loro» non l'hanno voluta. Racconti come «loro» hanno lanciato pietre contro le tue buone intenzioni, come «loro» non sono partner leali per fare la pace, come «loro» non sono pronti per la pace. Così, finché non si decidono a porre fine alle violenze e a ritornare a qualche tavolo negoziale che ti permetta innanzitutto di consolidare il tuo controllo, dovrai ricorrere alla forza - forza difensiva naturalmente, perché sono «loro» gli aggressori. Le armi americane più all'avanguardia, i cecchini e i blocchi, la distruzione di migliaia di ettari di terra agricola e di centinaia di case...Fintanto che non recepiranno il messaggio.

* Jeff Halper insegna antropologia alla Ben Gurion University in Israele. E' coordinatore del "Movimento israeliano contro le demolizioni" (Icahd) e direttore della rivista critica "News from within", pubblicata dall'Alternative Information Center. Un mese fa è stato arrestato dalla polizia israeliana mentre protestava contro la demolizioni di 58 case a Rafah da parte dei tank di Sharon. 

L'asse del male 
di Ignacio Ramonet 

Tre fronti. I cittadini devono sapere che la globalizzazione liberista attacca oramai la società su tre fronti. Il primo, centrale in quanto riguarda l'umanità nel suo insieme, è quello dell'economia. Questo fronte è sottoposto alla guida di quello che sarebbe davvero il caso di chiamare l'Asse del male (1), costituito dal Fondo monetario internazionale (Fmi), dalla Banca mondiale e dall'Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Un asse malefico che continua ad imporre al mondo la dittatura del mercato, la preminenza del settore privato e il culto del profitto, provocando sull'intero pianeta guasti terrificanti: dal megafallimento fraudolento della Enron alla crisi monetaria in Turchia, dal catastrofico tracollo dell'Argentina alle devastazioni ecologiche un po' ovunque... E la prossima conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo, che si terrà a Monterrey in Messico dal 18 al 22 marzo, rischia di aggravare ulteriormente il disastro generale, affidando al settore privato la funzione di principale attore dello sviluppo dei paesi del Sud (2). È particolarmente scandaloso che i capi di stato e di governo, e segnatamente quelli dell'Unione europea, rifiutino di adottare una serie di misure indispensabili a favore dello sviluppo, che sono le sole in grado di salvare dalla miseria due terzi dell'umanità. Sono da porre in rilievo dieci misure essenziali: annullare totalmente il debito dei paesi poveri; adottare per il debito di tutti i paesi del Sud un sistema di regolamento equo e lungimirante; definire le garanzie affinché i futuri finanziamenti siano fondati su impegni soddisfacenti e i fondi vengano utilizzati per uno sviluppo sostenibile; ottenere dai paesi ricchi l'impegno a dedicare almeno lo 0,7% della propria ricchezza al finanziamento dello sviluppo; riequilibrare i termini degli scambi tra Nord e Sud; garantire la sovranità alimentare in ogni paese; controllare i movimenti irrazionali dei capitali; vietare il segreto bancario; dichiarare fuori legge i paradisi fiscali, e infine imporre una tassazione internazionale sulle transazioni finanziarie.Il secondo fronte, clandestino, silenzioso, invisibile, è quello ideologico. Con la collaborazione attiva di molte università, di prestigiosi istituti di ricerca (Heritage Foundation, American Enterprise Institute, Cato Institute) grandi media (Cnn, The Financial Times, Wall Street Journal, The Economist, imitati in Francia e altrove da una folla di giornalisti asserviti) è stata creata una vera e propria industria della persuasione, volta a convincere gli abitanti del pianeta che la globalizzazione liberista porterà alla fine la felicità universale. Grazie al potere dell'informazione, gli ideologi hanno così costruito, con la complicità passiva dei sudditi, ciò che potremo definire un delizioso dispotismo (3). Questa manipolazione è stata ufficialmente rilanciata dopo l'11 settembre con la creazione, da parte del Pentagono, di un'istituzione squisitamente orwelliana: l'Office for strategic influence (l'Ufficio per l'influenza strategica), esplicitamente incaricato di diffondere false informazioni per «influenzare l'opinione pubblica e i dirigenti politici, sia nei paesi amici che in quelli nemici (4)». Come negli anni più bui del maccartismo e della guerra fredda, sotto il controllo del ministero americano della difesa si è così costituito una sorta di ministero della disinformazione e della propaganda, incaricato di stabilire la verità ufficiale, come nelle dittature più grottesche. Tanto scandalosa era questa circostanza che alla fine di febbraio il segretario alla difesa americano ha dovuto dichiarare che l'Ufficio in questione era stato ufficialmente chiuso. Il terzo fronte, che finora non esisteva, è militare. È stato aperto all'indomani del trauma dell'11 settembre scorso, allo scopo di dotare la globalizzazione liberista di un apparato di sicurezza in piena regola. Gli Stati uniti, che un tempo erano tentati di affidare questa missione all'Organizzazione dell'Atlantico del Nord (Nato), hanno deciso di assumersi questa missione da soli, dotandosi di mezzi considerevoli per esercitarla con un'efficacia a dir poco impressionante (si legga qui di fianco l'articolo di Paul-Marie de La Gorce). La recente guerra in Afghanistan contro il regime dei taliban e la rete al Qaeda ha convinto Washington dell'inutilità di chiedere, per missioni di questa portata, una collaborazione militare di livello non minimale ai principali alleati strategici, cioè al Regno unito e alla Francia, o anche alla stessa Nato (5). Questo atteggiamento sprezzante ha avuto una recente conferma quando Washington ha annunciato, senza aver consultato i suoi alleati, un imminente attacco contro l'Iraq. Le proteste delle cancellerie europee, peraltro sempre più flebili, non hanno per nulla impressionato l'amministrazione americana. La funzione dei vassalli è quella di inchinarsi; e l'America aspira oramai a esercitare un dominio politico assoluto. «Gli Stati uniti sono, in qualche modo, il primo stato proto-mondiale - ha constatato William Pfaff - . Hanno la capacità di porsi alla testa di una visione moderna dell'Impero universale, un impero spontaneo i cui membri si sottopongono volontariamente alla sua autorità (6)». Un impero che aspira a realizzare nei fatti la globalizzazione liberista. Tutti gli oppositori, tutti i dissidenti, tutti i resistenti a questo punto devono sapere che saranno combattuti su questi tre fronti: economico, ideologico e militare. E che l'epoca del rispetto dei diritti umani sembra ormai giunta al termine, come dimostra lo scandalo delle gabbie di Guantanamo, dove diversi cittadini europei sono sequestrati in una sorta di bagno penale tropicale... L'asse del Male (Fmi, Banca mondiale, Wto) aveva finora dissimulato il suo vero volto. Ora lo conosciamo. 
Note: (1) Nel suo discorso sullo stato dell'Unione, il 29 gennaio scorso, il presidente degli Stati uniti George W. Bush ha parlato di un «asse del Male», che secondo la sua opinione sarebbe costituito dall'Iran, dall'Iraq e dalla Corea del Nord. (2) Si legga «Progetto di conclusione e decisioni della Conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo», Nazioni Unite, Assemblea generale, 30 gennaio 2002, documento A/AC.257/L.13; (3) Si legga Ignacio Ramonet, Propagandes silencieuses, Galilée, Parigi, 2000. (4) International Herald Tribune, 20 febbraio 2002; (5) Si legga Ignacio Ramonet, Guerres du XXIème siècle, Galilée, Parigi, 2002; (6) International Herald Tribune, 7 gennaio 2002

L'ultimo golpe 
di GIANNI MINA'

«Cercano un Pinochet per farmi fuori», aveva dichiarato recentemente il presidente venezuelano Hugo Chavez. Ed ha indovinato la previsione. Perché in un paese latinoamericano e ricco di petrolio come il Venezuela, il potere di un presidente della Federcameras, la Confindustria locale, che si è insediato al suo posto, dopo un golpe «democratico», può essere più contundente e definitivo di quello dell'esercito. D'altro canto, è vero che sono stati i colleghi militari dello stesso Chavez, ex tenente colonnello, a costringerlo alle dimissioni e ad accompagnarlo, su ordine del nuovo capo delle Forze armate, Efrain Vasquez, nella principale base militare di Caracas dove è detenuto, ma è anche vero che, fin dal dicembre scorso, era Pedro Carmona Estanga, il leader della potente Federcameras, a dirigere le operazioni che avrebbero dovuto, in breve tempo, atterrare questo caudillo populista che si rifaceva a Simon Bolivar e cercava in America Latina un modello economico alternativo a quello voluto dagli Stati Uniti. La defenestrazione di Chavez, eletto nel 1998 con un clamoroso plebiscito di voti ha molti padrini. In primo luogo l'oligarchia nazionale, ultimamente preoccupata per la «ley de tierras» che stabilisce che i latifondi con più di cinquemila ettari lasciati inoperosi dai proprietari possono essere confiscati ed assegnati ai piccoli contadini.
In secondo luogo i manager nazionali e internazionali delle industrie di idrocarburi, furibondi per la legge che stabiliva come l'estrazione e la prima lavorazione del petrolio poteva essere realizzata solo da società in cui lo stato avesse almeno il 51% del capitale. Per di più, alzando la tassazione sui guadagni che riguardavano le altre fasi. Erano tentativi dettati da realtà economiche medievali come quella dell'1% della popolazione proprietaria del 60% della terra coltivabile; o come quella di un paese forte di un passato agricolo notevole e ricchissimo di acque e di un clima invidiabile, costretto a importare il 75% delle derrate alimentari per una popolazione di 23 milioni di abitanti per l'80% poveri e con un tasso di disoccupazione del 15%. Il limite di Chavez che con tempra populista inviava l'esercito a fare lavori sociali per alleviare i problemi di prima necessità della popolazione, era quello di muoversi spesso come un elefante in un negozio di cristalli. E non mi riferisco tanto alla sua ostentata amicizia con Fidel Castro o alla sua dichiarazione di sostegno ai movimenti no-global che spaventavano molte false democrazie del continente latinoamericano, quanto ai suoi discorsi, al suo linguaggio che lasciava perplesso anche un intellettuale moderato come Carlos Fuentes, lo scrittore messicano che, su El Pais, ha scritto che «nella testa di Chavez c'era solo spazzatura e che il Venezuela era atteso da momenti molto difficili». Il Venezuela, infatti, era atteso da passaggi obbligati estremamente delicati, ma non tanto per Chavez, quanto per quella «maledizione del petrolio» che, magari, rende un presidente come Carlos Andres Peres uno degli uomini più ricchi del mondo, ma accompagna verso sciagure molti dei paesi sottosviluppati che hanno la ventura di avere in quantità la ricchezza dell'oro nero. Chavez ha decretato il suo attuale destino quando ha deciso di cambiare la politica del Venezuela sul petrolio non solo rifiutando l'uscita dall'Opec, ipotizzata dai corrotti presidenti che lo avevano preceduto, ma si è battuto per la difesa del prezzo del petrolio e della sua stabilizzazione, portando proprio un connazionale, Alì Rodriguez alla presidenza dell'Organizzazione dei paesi produttori di idrocarburi. Sfrontatamente, a chi lo criticava per questa politica, rispondeva che «un barile di oro nero costa meno di una Coca Cola» e inoltre che «i paesi occidentali imponevano tasse del 50% mentre una parte importante dei prezzi finali al consumatore era dovuta agli esagerati guadagni degli intermediari». Queste scelte significavano contrastare l'attuale politica degli Stati Uniti sull'energia che va dalla guerra in Afghanistan (in futuro territorio di transito per i gasodotti provenienti dalle cinque repubbliche musulmane ex sovietiche come Tagichistan, Kazachistan, ecc.), al Plan Colombia deciso ufficialmente per contrastare il narcotraffico, ma in realtà voluto dal governo di Washington per controllare, anche militarmente, le risorse petrolifere (ma soprattutto l'enorme patrimonio biogenetico, unico al mondo) di nazioni come Colombia, Bolivia, Ecuador dove la presenza dei marines è più numerosa che in Afghanistan. Non a caso, la Comunità Europea che doveva essere coinvolta finanziariamente nell'operazione, ha declinato l'offerta giudicando il piano «eccessivamente militare».
La preoccupazione per quello che succede in Palestina ha offerto probabilmente l'occasione propizia per defenestrare il fastidioso Chavez senza tanti contraccolpi diplomatici. Un Chavez che non solo vendeva il petrolio a prezzi politici ai paesi caraibici, non solo diceva no all'Alca e sì al Mercosur nella lotta in corso in molti paesi dell'America Latina per affrancarsi dalle imposizioni dell'economia nordamericana e dalle ricette del Fondo monetario internazionale, ma aveva preso questa strada senza poter essere accusato delle solite nequizie dei militari al potere nel continente. Lo ha tradito, però, la sua demagogia, il suo esagerato populismo, l'involuzione autoritaria che il suo governo negli ultimi mesi stava prendendo per reagire agli attacchi della grande economia speculativa. Ma più di tutto lo ha atterrato l'illusione di poter fare una politica sconveniente agli Stati Uniti e alle multinazionali dell'energia.

APPELLO DA RAMALLAH 
Sono Adila Laïdi, la direttrice del centro culturale Khalil Sakakini di Ramallah (http://www.sakakini.org ). Assediata a casa mia Ramallah, invio questa testimonianza ai giornalisti, amici ed altre persone per chiedere loro di ritrasmettere questo messaggio ad altre persone. Spero che non alimenterà una catena di posta elettronica per suscitare la pietà, non chiediamo preghiere o regali, ma piuttosto degli atti. Facciamo la nostra parte resistendo o restando fermi nelle avversità e chiediamo al mondo di fare la sua parte in nome dell'umanità alla quale apparteniamo tutti. Non vogliamo diventare i pellerossa del mondo arabo, vogliamo semplicemente vivere liberi su questa terra, in pace e dignità. Comincerò con un rapido panorama sulla situazione "in diretta" e poi vi darò 9 proposte che vorremmo vedere concretizzarsi nei mass media ed altrove nel mondo. Innanzitutto questa sera, domenica, abbiamo sentito da molte fonti che soldati israeliani hanno ucciso a sangue freddo 30 poliziotti palestinesi negli edifici della via Irssal a Ramallah dove si erano rifugiati. Ciò fa seguito all'esecuzione di 5 poliziotti palestinesi uccisi con un colpo alla testa ed i cui corpi sono stati gettati nella via, dove sono rimasti per ore, venerdì. Si impedisce alle ambulanze di arrivare a destinazione e gli Israeliani sono entrati con la forza in un ospedale (ad Arabcare) ed hanno sparato su un altro (Nazer Maternity Hospital). Se continuerà così, sarà un'altra Cecenia o un’altra Sarajevo. Per quel che mi concerne, sono confinata in casa da venerdì mattina, come le decine di migliaia di abitanti di Ramallah ed El-Bireh, senza vedere la possibilità che ciò finisca presto. Non abbiamo avuto l'elettricità per un giorno intero, ma grazie a Dio oggi, domenica, la corrente è stata ripristinata. L'esercito israeliano è penetrato ieri nel villaggio (Kobar) di uno dei nostri dipendenti del centro Sakakini. Ha distrutto le sue cose e arrestato il suo fratello più giovane con 30 altri giovani del villaggio. La donna delle pulizie del nostro centro vive in una casa con il bagno all'esterno. Per tre giorni, gli Israeliani sono stati presso la sua porta impedendo qualsiasi uscita. Quando il maggiore della famiglia è scivolato fuori per andare alle bagno, lo hanno preso e picchiato. Suo padre, un insegnante, ha provato ad intervenire, gli Israeliani lo hanno picchiato ed arrestato. Uno di membri del consiglio del nostro centro è stato fermato con tutti gli impiegati del palazzo di uffici dove lavorava giovedì sera tardi. A tutti sono stati bendati gli occhi e legate le mani e sono stati trattenuti in una stanza per 16 ore. Gli israeliani hanno distrutto i mobili dell’ufficio e preso gli hard disk dei computer. Tutti si sono sentiti sollevati quando si sono resi conto che gli Israeliani se n’erano andati alla ricerca di una preda più interessante… Mio cognato, sua moglie ed i loro 3 bambini di meno di 10 anni non hanno né telefono né elettricità da venerdì e non possono andare ospitati da qualcun altro perché gli si sparerebbe addosso. Il padre della mia vicina di casa ha 70 anni ed abita vicino agli uffici di Arafat. Gli Israeliani hanno fatto irruzione da lui venerdì, hanno rotto tutto a colpi di bastone (TV, lavandino, mobili, ecc..) quindi hanno rubato il suo denaro. Si dice anche che soldati israeliani siano penetrati nelle banche, in uffici di cambio e in gioiellerie e che abbaino rubato denaro e gioielli. A Bireh, hanno arrestato sabato 150 uomini dai 16 ai 45 anni, dopo avere intimato loro di uscire, e li hanno raccolti nella città vecchia di Ramallah. La sola stazione di TV locale privata (Watan TV) che trasmetteva le notizie ogni ora è stata presa venerdì dagli Israeliani che ora diffondono solo pellicole pornografiche. I giornalisti hanno dovuto lasciare Ramallah oggi domenica. Troverete ora 9 proposte e richieste modeste ed utopistiche: 1 - si tratta di un lungo assedio, per favore fate delle pressioni continue, diffondete i nostri resoconti e lanciate appelli per azioni continue; 2 - il direttore amministrativo e responsabile delle finanze del centro, la signora Manal Issa ha raccolto varie testimonianze di bambini figli di suoi collaboratori che descrivono le loro condizioni di vita sotto l’assedio e dei disegni che ha scannerizzato. Ci si può procurare queste testimonianze in Arabo scrivendo a issamanal@yahoo.com. Io le tradurrò domani in inglese e ve le trasmetterò. Chiedo alle persone che ricevono questa mail per spedizione diretta o per inoltro di chiederci copie di queste testimonianze e diffonderle quanto più possibile. (NdT: Ho tradotto anche le testimonianze, che trovate di seguito. Si possono stampare e diffondere!); 3 – fate pressione sulla Comunità internazionale e sui governanti per far togliere l’assedio di cui siamo vittime. Abbiamo bisogno di decine e di centinaia di lettere alla Casa Bianca: president@whitehouse.gov e vice.president@whitehouse.gov ; 4 - se non volete farlo, almeno scrivete ai grandi giornali americani sull’assedio; 5 - occorrono manifestazioni quotidiane dinanzi alle ambasciate israeliane; 6 - occorrono appelli degli artisti arabi agli artisti dell'Europa dell'ovest perché facciano concerti, manifestazioni ed appelli ai governanti per far togliere l’assedio di cui siamo vittime. 7 - abbiamo bisogno che gli artisti dell'Europa dell'ovest agiscano e creino eventi per chiedere la rimozione dell’assedio di cui siamo vittime. 8 - se lavorate per un giornale, dedicate una sezione alle notizie quotidiane o settimanali sull’assedio, fate delle interviste ai testimoni della repressione o dell’assedio, diffondete le testimonianze dei bambini e le informazioni che provengono dagli ospedali. 9 - potete ottenere informazioni sulla situazione sanitaria disastrosa chiamando l'ospedale di Ramallah per parlare al dott. Atari (direttore) o al vice-ministro della salute (dr Munther Sharif) che si trova lì, al numero (972 2) 298 2220. 10 – dateci i vostri suggerimenti su cosa fare e diteci cosa vi occorre per aiutarci. Grazie al Muharraq Club, alle TV di Bahrein ed al Nadwat Al Thaqafa del Dubai che hanno già ascoltato il nostro appello. Grazie a tutte ed a tutti, speriamo di avere presto vostre notizie. (Adila Laïdi)

ZOOM ASSOCIAZIONI 
--------------------------------------------------------------------------------

PERUGIA-ASSISI: IN MARCIA... PER LA PACE
Il Circolo “Fagiani nel Mondo” di VERONA sta pensando di organizzare un pullman per partecipare alla marcia della Pace Perugia-Assisi il 12 maggio 2002. Chi fosse interessato contatti l'indirizzo: fagianinelmondo@libero.it

Per informazioni sulla Marcia leggere qui sotto: Il 12 maggio tutti alla Perugia-Assisi, per la pace - Domenica 12 maggio 2002: Marcia straordinaria Perugia-Assisi per la pace in Medio Oriente. Appello all'Europa: Fermiamo l'escalation del terrore. Fermiamo la carneficina Si svolgerà domenica 12 maggio e sarà un'edizione straordinaria, com'è straordinariamente grave il momento che stiamo vivendo. Di fronte alla drammatica evoluzione del conflitto Israelo-Palestinese e ai pericoli che incombono, la Tavola della Pace ha deciso di convocare per domenica 12 maggio 2002 una edizione straordinaria della Marcia Perugia-Assisi per la pace in Medio Oriente. "Un'impressionante fiume di sangue -si legge nell'appello di convocazione- scorre sotto i nostri occhi alimentando rappresaglie e vendette. Il peggio che tutti dicevano di voler scongiurare è arrivato. Ma al peggio non c'è un limite naturale. Lo deve porre la comunità internazionale, lo dobbiamo porre noi, lo deve porre l'Europa. E' una nostra responsabilità." Con questa iniziativa la Tavola della Pace intende rivolgere un pressante appello all'Europa e alle Nazioni Unite: "Noi chiediamo all'Europa e all'Onu d'intervenire subito in difesa dei più indifesi, della giustizia e della legalità internazionale. Noi chiediamo all'Europa e all'Onu di inviare una forza di interposizione capace di promuovere il cessate il fuoco e di assicurare la protezione delle popolazioni civili. Noi chiediamo all'Europa e all'Onu di assumere tutte le misure di pressione e sanzione diplomatica ed economica necessarie per bloccare l'escalation e riprendere la via del negoziato per la costruzione di una pace giusta e duratura." "Tutti sanno -scrivono i promotori- che senza un deciso intervento dei responsabili della politica internazionale sarà molto difficile spezzare la catena della morte. Per questo noi cittadini europei, consapevoli delle nostre responsabilità storiche, rivolgiamo un nuovo pressante appello all'Europa: fermiamo la carneficina." La Marcia Perugia-Assisi del 12 maggio è promossa dalla Tavola della Pace: l'organismo che coordina il lavoro di centinaia di associazioni, laiche e religiose impegnate in Italia per la pace, i diritti umani e la solidarietà. Tra le prime adesioni nazionali già raccolte ci sono quelle di CGIL, CISL, UIL, Agesci, Acli, Pax Christi, Legambiente, Forum del III settore, Emergency, Mani Tese, Arci, Associazione per la Pace, Focsiv, ICS, Lega per i diritti e la liberazione dei popoli, Peacelink. Per maggiori informazioni: Tavola della Pace - Ufficio Stampa, via della viola 1 (06100) Perugina tel. 335/6507723 - 075/5736890- fax 075/5739337 - email: info@perlapace.it

«LA PACE PROMESSA» - ASSEMBLEA NAZIONALE 2002 DI PAX CHRISTI
Macerata 25-28 APRILE 2002
Programma: Giovedì 25 aprile: ore 16.00: accoglienza e sistemazioneore; 21.00:"chiacchere" e confronti tra i vari Punti Pace (la serata è lasciata libera perché i vari Punti Pace possano esporre la loro "carta d'identità", il loro operato...)
Venerdì 26 aprile: ore 8.45: meditazione e preghiera guidata da padre Mosè Mora, comboniano; ore 9.45: apertura dei lavori da parte di d. Diego Bona; ore 10.00:Globalizzazione e guerra nello scenario internazionale, con particolare riferimento alla situazione mediorientale.
"Quali i possibili spazi per pace e nonviolenza?" Relatori: Padre Benjamin, Luigi Sandri; Un medico che ha operato in Afghanistan ore 15.00: visita a Recanati, accompagnata da una riflessione di Sergio Paronetto "Leopardi: il filo infinito della pace" ; ore 21.30: Video: "Tempo di scelte. Dalla globalizzazione dei profitti alla globalizzazione dei diritti" (Ed. Comboniani)
Sabato 27 aprile: ore 8.45: meditazione e preghiera guidata da padre Mosè Mora; ore 9.45: Globalizzazione e guerra nello scenario latinoamericano e africano. 
Quali i possibili spazi per pace e nonviolenza dopo l'esperienza di Porto Alegre? Relatori: Padre Mosè Mora; Carlo Gubitosa (Peacelink) Miriam Giovenzana (Altreconomia) Paolo Cereda (Caritas Italiana) ore 15.00: gruppi di lavoro 1. Pax Christi in azione: i movimenti del movimento (facilita M.Antonietta Di Capita); 2. I possibili compagni di viaggio: come camminare con Lilliput, Social Forum, Associazioni Cattoliche (facilita Anna Scalori); 3. La situazione mediorientale: riflessioni e possibili azioni concrete (facilita don Renato Sacco); 4. Sudan e Congo: riflessioni e possibili azioni concrete (facilita Tonio Dell'Olio); 5. El Salvador e Chiapas: riflessioni e possibili azioni concrete (facilita Alberto Vitali) Verranno invitati a partecipare ai gruppi anche i relatori della mattinata; ore 18.30: messa e saluto di don Diego Bona; ore 21.00: momento di festa in piazza
Domenica 28 aprile: ore 8.45: meditazione e preghiera; ore 9.45: presentazione, discussione e approvazione delle variazioni allo statuto e del bilancio; ore 11.00: resoconto e discussione sui lavori di gruppo; ore 13.00: conclusioni 
Note logistiche: L'Assemblea si svolgerà presso la Domus Letitiae, Via Cincinelli n.4 - Macerata; tel. 0733/232738
Come arrivare:In treno: scendere alla stazione di Macerata e, andando verso destra, dopo circa 30 mt. troverete la Domus Letitiae. In auto: con la A14 uscire a Civitanova Marche e proseguire sulla superstrada per Macerata. Uscire a Macerata-Corridonia e seguire le indicazioni per la stazione ferroviaria. La quota di partecipazione, comprensiva delle spese di segreteria, è di 90EUR in pensione completa.
Per iscrizioni e ulteriori informazioni rivolgersi a Pax Christi Italia - segreteria nazionale Via Petronelli n.6 70052 Bisceglie (BA) Tel.: 080/395.35.07 Fax: 080/395.34.50 e-mail: segreteria@paxchristi.it http://www.paxchristi.it

TRENTO: TERRE DI CONFINE
La Provincia Autonoma di Trento, il Forum Trentino per la pace e il Comune di Trento, organizzano «Terre di Confine - FESTIVAL MUSICALE FRA NORD E SUD DEL MONDO ALL'INSEGNA DEL RISPETTO E DELLA TOLLERANZA». Trento - dal 10 al 14 maggio 2002. A partire dalle ore 15.00 in tutte le giornate del Festival Palazzetto dello Sport di Trento "Isole galleggianti": percorso autogestito fra immagini, testimonianze e altro all'insegna del rispetto e della tolleranza. Programma: Venerdì 10 Maggio 2002 - ore 10.30 presso “Le radici e le ali “ fiera dell’educazione interculturale alla pace e alla mondialità - Centro Trentino Esposizioni, via Bomporto. Apertura Festival "Terre di Confine". Proiezione di "Linea di confine", film documentario sui CSI a Mostar con letture in diretta di Massimo Zamboni e Davide Ferrario (ingresso libero).Palazzetto dello Sport di Trento, dalle ore 17.00: Freedom: grande festa - concerto di apertura con Banda do Pelò (Brasile), Cankisou (Repubblica Ceca), Circo Fantasma (Italia), Acquaragia Drom (Italia-Rom), Radiodervish (Italia-Palestina), Vetrozero (Italia), Acquaria e Gruppo Elettrogeno (Italia), Verdena (Italia). A seguire: Marley Tribute: Bob Marley un artista al servizio della pace, con Persiana Jones e D.J. Pio e Max from Doc records. Biglietti: 11 euro. Sabato 11 maggio 2002 - ore 17.00 presso “Le radici e le ali “ fiera dell’educazione interculturale alla pace e alla mondialità - Centro Trentino Esposizioni, via Bonporto, incontro con Mercedes Sosa, «Argentina: una testimonianza artistica, sociale e umana». Parata "Fiesta Fiesta", spettacolo itinerante per le vie della città dalle ore 14.30. Cankisou (Rep. Ceca), intervento presso il tendone della Fiera Universitaria e presso la Fiera “Le radici e le ali “. Teatro Sociale ore 21.00, Mercedes Sosa in concerto (biglietti: 25 euro). Domenica 12 maggio 2002, a partire dalle ore 17.00 Palazzetto dello Sport di Trento Marasma general con Caravan De Ville (Italia/Francia), Nuove Tribu Zulù (Africa - Italia), Monaci tibetani di Gyudmed (Tibet), Balkanija (Napoli - Sarajevo). Terre di confine in festa, ska, punk e dintorni… con Roy Paci, Quattrocentocolpi, Vallanzaska, Derozer, Razzi Totali, Porno Riviste. (Biglietti: 11 euro). Lunedì 13 maggio 2002ore 18.00 Parata “Marasma general”, spettacolo itinerante per le vie della città. Martedì 14 maggio 2002, Palazzetto dello Sport ore 21.00 «Jovanotti in concerto», special guest Tricarico (biglietti: 23,50 euro). Le serate del festival saranno presentate da Gianni De Berardinis.

Verona: «I colori della Madre»
L'associazione PACHAMAMA di Verona Ti invita a riscoprire insieme «I COLORI DELLA MADRE il nero, il rosso, il bianco».Un percorso per rivivere gli antichi simboli dei colori e ritrovare il loro significato autentico dentro il nostro corpo e dentro l’anima. Un cammino alla sorgente del femminile rappresentato dalla onnipresente Madre Creatrice in cui attingiamo l’armonia perduta. Un sentiero che porta diritto alla vita profonda, dove si realizza il contatto con la potenza generatrice della Madre Terra. Ci guideranno in questa esperienza LETIZIA TOMASSONE - ROBERTA CESCHI. IL NERO: Sabato 20 Aprile - IL ROSSO: Sabato 4 Maggio - IL BIANCO: Sabato 18 Maggio, ore 16.00-19.00. Per informazione ed iscrizioni rivolgersi direttamente in sede (Piazza Plebiscito, 13 AVESA - Verona) o telefonare al N. 045 7725581 (è segreteria telefonica) – 3286668073 (ore serali).

Chiama l'Africa: CAMPO DI LAVORO 2002, A PARMA
Chiama l’Africa organizza «CAMPO DI LAVORO 2002» a PARMA dal 27 LUGLIO - 03 AGOSTO, primo turno e dal 03 AGOSTO -17 AGOSTO, secondo turno. Un'esperienza di lavoro gratuito in comune e un'occasione per approfondire la conoscenza dell’Africa. Un cammino di crescita personale finalizzato a rafforzare il legame tra noi e i popoli africani. L'attività consisterà nella raccolta e vendita di materiali usati - vestiario, mobili, libri, giocattoli e oggetti vari - con la consapevolezza che possiamo trasformare in risorsa tutto ciò che viene scartato dalla nostra società. In Africa, come in molte altre parti del mondo, il recupero nelle discariche è fonte di sopravivenza per milioni di persone. Età minima: 18 anni; Turni: uno di una settimana (27 luglio-3 agosto) e uno di quindici giorni (3-17 agosto); Numero massimo di partecipanti per ogni turno: 20; Attività: raccolta materiali usati presso le persone che ne avranno fatto richiesta; selezione ed invio di una parte del materiale raccolto alle aziende di riciclaggio; allestimento di un mercatino dell’usato e vendita di oggettistica, mobili, libri, elettrodomestici, giocattoli; Formazione: incontri sul tema "AFRICA dalla schiavitù degli aiuti alla libertà dei diritti”;Tempo libero: tutti insieme in allegria; chi suona strumenti facili da trasportare, chi ha familiarità con le barzellette, ecc… porti il meglio del suo bagaglio; Quota di iscrizione: 30 euro a persona; A carico dell’organizzazione: vitto, alloggio, assicurazione; Viaggio di andata e ritorno: i partecipanti dovranno provvedere autonomamente. Ricavato: sarà destinato a progetti e comunità locali (informazioni dettagliate presso la segreteria) e al sostegno delle attività di Chiama l'Africa in Italia. Consigli utili: Abbigliamento idoneo al lavoro, scarpe comode, sacco a pelo, cambi di biancheria, asciugamani, guanti da lavoro, costume da bagno, tessera sanitaria. Iscrizioni: Richiedere il modulo alla segreteria del campo (si accettano iscrizioni solo accompagnate da modulo compilato e firmato – fax. o E-mail). SEGRETERIA: Chiama l’Africa - sede di Parma, strada Cavestro 14/A 43030 Vicomero (PR) tel 0521-314263 fax 0521-314269 e.mail: muungano@libero.it 


L'associazione SOS Palestina e Terres des Hommes cerca medici, giuristi e volontari per missioni di soccorso in Palestina
L'associazione Sos Palestina insieme a Terres des Hommes , il Medical Relief Committees e la Red Crescent organizzano gruppi di medici e paramedici che a rotazione possano prestare servizio volontario negli ospedali e sulle ambulanze in Palestina. Ogni gruppo si tratterà minimo 15 giorni. Il programma finanziato parzialmente dalla Commissione Europea e gestito da Terres des Hommes, Donne in Nero e Associazione per la pace, ed avrà per intanto la durata di 6 mesi.
Il primo gruppo partirà tra pochi giorni. Il secondo gruppo partirà il prossimo mese. Ai volontari verrà rimborsato il biglietto, avranno l'assicurazione e l'alloggio, mentre non è previsto nessun compenso per la prestazione che è volontaria. Con l'Associazione giuristi democratici, sono in corso di preparazione delegazioni di giuristi, indispensabili per la raccolta di dati sulla violazione dei diritti e i crimini di guerra. Per questi non è prevista nessuna forma di rimborso. 
Una terza area di intervento sulla quale si stanno preparando dei gruppi di volontari sarà quella legata all'ambiente e alla distruzione delle città e anche delle città storiche. Il Riwaq, un centro per la preservazione dell'architettura, ha già preparato documentazione sulle distruzione della città vecchia di Nablus e si è già interpellato l'Unesco. 
Per questo genere di missioni sono ancora in via di definizione le modalità intervento.Per informazioni e adesioni:Associazione per la Pace - Donne in Nero - aderenti Action for peace email lmorgantini@europarl.eu.int  tel. 06-69950217 fax 06-69950200 email assopacexpalestina@tiscalinet.it 
tel. 06-8841958 fax 06-8841749 

Sei seminari per incontrare le differenze 
Sei seminari per incontrare le differenze. Li organizza la cooperativa sociale Onlus Esoxena di Mestre - Venezia, dopo il corso di formazione per mediatori linguistico-culturali esperti nell'area educativa e quello per mediatori esperti nell'area socio-sanitaria. Al centro questa volta il tema dell'immigrazione: l'obiettivo è infatti quello di approfondire e stimolare il dibattito sui molteplici aspetti dell'inserimento del soggetto migrante nel tessuto sociale italiano. 
Con quest'iniziativa, Esoxena intende rispondere alle esigenze di quanti lavorano nell'ambito dell'immigrazione (operatori sociali, culturali, sanitari, formatori e insegnanti), delle aziende del territorio e di quanti siano interessati ad ampliare le proprie conoscenze su questi temi, anche nella prospettiva di metterle a frutto nel proprio settore. 
I seminari SEI se si terranno per sei sabati, sempre con orario 9 - 13, a partire dall'11 maggio e fino al 29 giugno, e saranno ospitati dal centro culturale Santa Maria delle Grazie, in via Poerio 32 a Mestre. Ai partecipanti verrà rilasciato un attestato di frequenza. Per ulteriori informazioni è possibile contattare Paola Delise, della segreteria organizzativa di Esoxena, tel. 041.981836, fax 041.5054519, e-mail p.delise@esoxena.it  . Adesioni entro il 6 maggio 2002. 

PAROLE IN LIBERTA'
di Vincenzo Andraous (vincenzo.andraous@cdg.it- Tel. 0382 3814417) 
--------------------------------------------------------------------------------

Vincenzo Andraous è nato a Catania il 28-10-1954, una figlia Yelenia che definisce la sua rivincita più grande, detenuto nel carcere di Pavia, ristretto da ventinove anni e condannato all’ergastolo “FINE PENA MAI”. Da otto anni usufruisce di permessi premio e lavoro esterno in art.21, da due anni e mezzo è in regime di semilibertà svolgendo attività di tutor-educatore presso la Comunità “Casa del Giovane “di Pavia. Per dieci anni è stato uno degli animatori del Collettivo Verde del carcere di Voghera, impegnato in attività sociali e culturali con le televisioni pubbliche e private, con Enti, Scuole, Parrocchie, Università, Associazioni e Movimenti culturali di tutta la penisola, Circa venti le collaborazioni a tesi di laurea in psicologia e sociologia; E’titolare di alcune rubriche mensili su riviste e giornali, laici e cattolici; altresì su alcuni periodici on line di informazione e letteratura laica, e su periodici cattolici di vescovadi italiani; ha conseguito circa 80 premi letterari; ha pubblicato sette libri di poesia, di saggistica sul carcere e la devianza, nonché la propria autobiografia; “Non mi inganno” edito da Ibiskos di Empoli; “Per una Principessa in jeans” edito da Ibiskos di Empoli; “Samarcanda” edito da Cultura 2000 di Siracusa; “Avrei voluto sedurre la luna“ edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Carcere è società” edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Autobiografia di un assassino-dal buio alla rinascita” edito da Liberal di Firenze; “Oltre il carcere” edito dal Centro Stampa della “Casa del Giovane” di Pavia.

IL NODO SCORSOIO
Mi sono accorto solo oggi dell’arrivo delle rondini. Debbo avere perso il tempo, a seguito dell’uno-due scritto e pubblicato da Oriana Fallaci. Ho dimenticato l’arrivo di un tempo nuovo, ma ho ritrovato davvero il senso da dare alle parole. Perché le immagini denudate di ogni fiction, che scorrono sul video, il sangue disegnato dietro le parole scritte sui quotidiani, confermano che la storia è persino diventata replicante di se stessa. Non c’è colpa per il colpevole, non c’è giustizia per la vittima, non c’è neppure inizio né fine per alcuno, c’è solamente sangue e distruzione. Manifestazioni, girotondi, trasmissioni e films in programmazione, di qua, di là, adagiate sulla riva opposta della ragione: Arafat, Sharon, Palestinesi, Israeliani, Bibbia o Corano, spada o pistola, kamikaze o esercito, l’imbarazzo non è in mio figlio che muore, ma nella scelta, che obbliga, che impone, che costringe e restringe ogni azione di coscienza, fino al punto da conservare il solito metro di distanza che ci separa dall’incontro con la disperazione degli altri. Oriana Fallaci si vergogna di tante cose, e la vergogna è un’emozione secondaria perché complessa, che risente dei contraccolpi, degli urti, delle sofferenze sofferte. Per questo ha ragione a sentirsi così, a non voler rimanere in mezzo al guado, ha ragione di cambiare idea. Ha ragione ad essere indignata, ha ragione in tutto ciò che ha detto ieri, e oggi rinnova con vigore. Ha ragione per la sua storia, per la sua intelligenza, per la sua continua e mai esausta ricerca di giustizia in questo terra rapinata del valore della vita. Ha ragione a non intendere una battaglia di interessi, con una guerra di principi, ha ragione da vendere a uscire dal silenzio comodo, e prendere posizione dalla parte dei giusti, di coloro che non hanno più pace né Fede in cui credere. Ha ragione a sentirsi piegata da tante autorevoli personalità che non sanno più condurre né parlare alle genti, se non per indurre a dormire o peggio a inciampare. Ha ragione Oriana Fallaci. Ha ragione a scrivere il colore del sangue, ha ragione di raccontare questo mondo che non sa più migliorare. Ha ragione, perché chi muore non ha più diritto neppure di essere sconvolto. Ma io penso alla Chiesa, al Papa, ai tanti suoi martiri, e agli ostaggi ancora e fortunatamente in vita. Per ora. A Dio con tante croci, chiodi, spine, e una sola Fede che è amore e non politica. Ai cristiani, mussulmani, ebrei, senza bandiere né privilegi, soltanto popoli custodi della propria dignità-identità, dei propri diritti e dei propri doveri. Penso ai morti, tanti, troppi, crescono nelle fosse scavate a misura,. Morti senza onore dei vincitori, perché non c’è sconfitta più pesante dell’omicidio. Alle donne, ai bambini, nudi o travestiti di futuro, tutti derubati di sogni e di speranze, La Fallaci ha ragione, eppure c’è distanza, ci sono metri da accorciare per sentirmi a lei vicino, in questa sua condanna odierna, e non trapassata. Vergogna, c’è vergogna per ciò che accade in terra di Palestina, di Israele, di ogni continente, che brucia sinagoghe, ma anche ostelli, che innalza vessilli e barricate, ideologie superate e povertà moderne. Vergogna, c’è vergogna, per la richiesta di andare contro all’uno o contro all’altro, smentendo e nascondendo ciò che accade, soprattutto ciò che è. Vergogna, c’è vergogna, in chi non rispetta i domani, ancora tutti dentro al presente che non esiste. In chi abbarbicato alle proprie inadempienze politiche e umane, decide di optare per i plotoni di esecuzione, per le vendette autorizzate, per le follie omicide assunte a regole auree. C’è vergogna da gridare e da liberare nelle strade a mattatoi, nelle vie dedicate a eroi sconosciuti. Per gli innocenti dilaniati, per il popolo tutto incarcerato, per chi non mangia, non lavora, non sorride. Per chi imbraccia il mitra e non sa dove mirare e sparare, perché ogni cosa è diventata priva di valore. C’è vergogna, per chi arretra, per chi avanza, per chi a 16 anni è spedito al creatore, e scatenerà ulteriore punizione. Per chi difende, per chi attacca, e condiziona i più giovani, fino a renderli meno liberi di quanto è dato immaginare. C’è vergogna, nel bambino sforacchiato tra le braccia di suo padre, c’è vergogna nei ragazzi saltati in aria a brandelli sparsi, c’è vergogna nel mio e nel tuo giustificare, nel mio e nel tuo additare sempre quell’altro. C’è vergogna nella scelta di stare da una parte o dall’altra, dalla parte di chi ha pagato il dazio più grande alla storia, e dalla parte di chi anela un po’ di giustizia e di terra inzuppata di sangue. C’è vergogna, tanta vergogna per il potere che non è servizio né umana condivisione. Per il mondo che si scandalizza, ma rimane avvinto al proprio sepolcro imbiancato. C’è vergogna da vendere, allorché Dio, Gesù, Santi e Profeti, sono branditi come clave per demolire case e monasteri, c’è tanta vergogna se la Fede che ognuno professa è il mezzo e non il fine, soprattutto è un abito dimesso più volte, e non è Fede come esperienza di vita che primariamente educa all’amore. E mentre le pagine bianche diventano custodi di segni traccianti, mi accorgo di essere anch’io colpevole non solo per la dimenticanza dell’arrivo delle rondini, di quella loro scia luminosa che è speranza, bensì di essermi lasciato sedurre dalle parole, e non dalle miserie che ci portiamo addosso, tutti nessuno escluso.

Letter@ scomod@ 

-----------------------------------------------------------------------------

Turoldo, Balducci, Bello
di Ettore Masina

Riportiamo di seguito il suo intervento al convegno nazionale della Rete Radiè Resch (Rimini, 12-14 aprile). 

Mi avete chiesto di ricordare qui padre David Maria Turoldo (padre Davide come noi amici lo chiamavamo) e padre Ernesto Balducci, nel decimo anniversario della loro morte. Raccontò una volta padre Balducci che, quand’era piccino, credeva che la notte, dopo che tutti erano andati a dormire, nelle cucine delle case venissero i morti a riscaldarsi con le ultime braci dei focolari. Preparando questo discorso, io ho avuto la sensazione di capovolgere quella favola. e di essere io, vivo, a chiedere a quei due morti un po’ del fuoco che di loro conserviamo. Credo che questa espressione “del fuoco che di loro conserviamo” non sia retorica, perché di ciascuno di loro possiamo dire, senza enfasi e quasi sottovoce, come certo desidererebbero, quello che i due discepoli di Emmaus, di cui parla la liturgia di domani, dissero del Cristo: e cioè che “ci ardeva il cuore nel petto mentre conversava con noi e ci spiegava le Scritture”. Dio sa quanto in questi terribili giorni avremmo bisogno di quel calore. Voi però non mi avete affidato questo discorso perché io parli di una nostra orfananza. Per quelli di noi che si professano cristiani non esiste più, dopo la resurrezione di Gesù di Nazareth, una invalicabile barriera fra i vivi e i morti. La fedeltà dell’amore reciproco, nato dalle comuni speranze e dalle lotte comuni, fa tendere insieme gli uni e gli altri verso il compimento della Creazione. E se alcune parole di chi se n’è andato possono svanire nel tempo o sbiadire nei significati contingenti di fronte all’irruzione di realtà impreviste, così non è per le testimonianze in cui parole e azioni si comprovarono a vicenda. Allora il ricordo dei morti rimane vivo e questa realtà è colta intimamente anche da chi si rifiuta di dirsi cristiano: tutti avvertiamo, infatti, cristiani o no, che nelle nostre vicende vi sono state esperienze e incontri che hanno avuto (o potrebbero avere avuto) dimensioni radicali, un mutamento di orizzonti che ha dato (o avrebbe potuto dare) una nuova qualità alla nostra vita; e questo è avvenuto non perché abbiamo incontrato guru o taumaturghi ma perché accanto a noi, e un poco avanti a noi, si muovevano uomini e donne che, talvolta incespicando e talvolta balbettando, ci mostravano la bellezza di un cammino verso una società fraterna, solidale e giusta, ostinatamente creduta possibile e ostinatamente perseguita - e conferivano così un senso drammatico, ma anche gioioso, alla nostra esistenza costantemente aggredita dai poveri miti egoistici del successo e del consumo. Cristiani o no, sentiamo che questi uomini e queste donne, anche se morti, continuano a vivere almeno nei nostri più vitali ricordi. Per addentrarmi un poco nella loro storia, nella nostra storia, così come anch’essi l’hanno costruita, io partirò quest’oggi da un testo quasi inedito di padre Balducci. Vi entrerò come in una casa che è anche nostra, e ne uscirò di tanto in tanto per qualche considerazione che a me sembra pertinente. Un modo certamente ingenuo e meccanico, ma attento, ve lo assicuro, a ridare voce ai nostri grandi amici. Morto padre Davide, due mesi e 19 giorni prima di lui, dunque, elaborando quello che fu probabilmente, uno dei suoi ultimi dolori, Balducci scrisse: “Quando penso alla grazia di Dio che ci salva, non penso più, come mi avveniva con vani sforzi della mente, a una potenza invisibile e indiscernibile, penso sempre a volti di carne, a presenze umane che, per quanto mi riguarda, hanno dato trasparenza ed efficacia all’invisibile regno di Dio. La Grazia ha, insomma, nomi e cognomi. Ne ho di riservatissimi, ma alcuni posso dirli perché di comune dominio: Giorgio La Pira, Primo Mazzolari, Lorenzo Milani. Ora ne aggiungo un altro: David Maria Turoldo”. E’ in questa prospettiva di fede, che può anche essere fede laica (basta sostituire alla parola Grazia la parola Storia, ma con la S maiuscola; e in tutti i casi è fede nella preziosità dell’uomo) è in questa prospettiva che noi aggiungiamo oggi ai nomi che conserviamo come determinanti nella nostra storia individuale e in quella della Rete Radiè Resch (che non a caso porta un nome non astratto ma dolorosamente personale), i nomi di padre Davide e di padre Balducci, ricordando gli incontri avuti con loro sulle piazze dei nostri sogni e nell’intimo delle nostre ferite consapevolezze. Noi sappiamo di essere stati amati da loro: come gruppo di tanti individui che gli furono accanto, nel caso di padre Davide, come Rete, più specificatamente, nel caso di Balducci: il quale parlò di noi come di una delle “tante dimore della mia speranza”, e, cito: “come una prefigurazione di quella cittadinanza planetaria, senza la quale io cadrei per la vertigine, per la perdita totale del mio vivere quotidiano e del mio vivere storico”. Ma ritorno al testo balducciano, che continua così “I volti sono rivelativi, ha scritto Levinas. Nella “communio sanctorum”, che è il segreto tessuto di cui si nutrono le grandi amicizie nate dalla comune fede, padre David Maria Turoldo è stato un “volto rivelativo”; la nostra solidarietà è stata il tramite umanissimo con cui Dio ha tenuto viva la mia fedeltà, anzi, oso dirlo, la nostra fedeltà”. La solidarietà come forza necessaria e talvolta risolutiva dell’essere fedeli alla nostra identità e insieme fedeli alle imprevedibili richieste del futuro, ecco una lezione che Davide ed Ernesto ci hanno impartito ma che la storia stessa continua a insegnarci: o si è popolo in cammino (e magari in sciopero generale o in corteo o in girotondo, ma senza essere massa, e cioé guardandoci l’un l’altro negli occhi e stringendoci le mani e aprendo le nostre fila a chi è diverso da noi (e, tanto per parlare chiaro, più povero di noi), o si rimane gli eredi non già dei grandi movimenti storici ma di un opaco, ottuso funzionariato politico che li contornò e li inquinò, e che appesta ancora oggi la vita nazionale con la vergogna di un apparente buonsenso che è in realtà smania di omologazione da parte dei potenti e desiderio di raccoglierne le briciole; o si è comunità fraterna, non soltanto proclamata ma vissuta nella realtà concreta (affetti, aiuto reciproco e gratuito, soldi, scambio di informazioni etc.), oppure, nonostante i bla-bla-bla interminabili di certe serate di cosiddetta amicizia, si rimane rinserrati nella fredda penombra di una solitudine personale o famigliare, che non riesce più a dare vera gioia perché non riesce più a vedere se la vita abbia un senso e, se sì, quale. La necessità di isole di affetto solidale nasce non soltanto dall’intima esigenza della socialità della persona, che i poteri forti cercano di ridurre a individuo oppure a pulviscolo, ad atomo di folla, ma anche da un fatto che non pochi di noi (e certamente Turoldo e Balducci) hanno provato sulla loro pelle. Chi si pone in dialettica con il sistema nel quale siamo costretti a vivere - un sistema che spinge al conformismo e alla sottomissione - non è destinato a una facile esistenza. Su Turoldo gravò una decisione presa dai gerarchi più evangelicamente mediocri della Chiesa pacelliana: se ne andasse dove voleva ma non si fermasse mai a lungo in qualche luogo, non potesse, come fu detto, “quagliare”. Balducci fu esiliato da Firenze, a Frascati, poi in una parrocchia della periferia borghese romana, poi a Fiesole come in un ridicolo confino di polizia, per volere di un ridicolo cardinale di Santa Romana Chiesa A moltissimi altri, alcuni dei quali stanno in questa sala, non mancarono dolori, stroncamenti di carriere, eccetera; ed è un’esperienza che purtroppo con i tempi che stiamo vivendo sembra profilarsi all’orizzonte di altre vite: “Credere – ha scritto una volta padre Davide – è entrare in conflitto”. Resistere non è facile neppure se, in piena consonanza con Saverio Borrelli, ne gridiamo tre volte la necessità. La nostra resistenza ha bisogno non soltanto di forme politiche organizzate ma anche di isole di solidarietà nelle quali sentirci sostenuti dalla comune progettualità e anche da quella tenerezza reciproca che deve essere l’anima di ogni stare insieme. Allora, se si portano i pesi di tutti, ma anche di tutti si spartiscono gioie e speranze, la comunità diventa forza di imprevedibile entità, garanzia reciproca, reciproca convalida di fedeltà agli ideali, a una qualità della vita che nasce dall’incontro amoroso con l’altro e genera pace e vitalità. Possiamo chiamare tutto questo “convivialità” per dire spezzare insieme il pane e godere dello stesso vino, il pane e il vino del lavoro dell’uomo, ma anche quelli della speranza e persino quelli mutati in strumento, in sacramento di salvezza. Per molti di noi “Rete” ha sempre significato anche questo. E abbiamo così scoperto che l’impegno che prendevamo nei confronti dei poveri non generava soltanto dolorosa consapevolezza ma anche imprevedibili occasioni di gioia, feste semplici nella loro gratuità e creatività, ma pur sempre indimenticabili. Vi sono stati momenti in cui avremmo potuto dire, come padre Davide, figlio di vignaioli: Amici, mi sento un tino bollente di mosto dopo felice vendemmia:in attesa del travaso. Torno al testo di Balducci su padre Davide, che così continua: “Anche lui, come me, come molti della mia età, è entrato nel tirocinio di monaco e di sacerdote venendo dal mondo degli ultimi, dell’umile gente che abitava nelle Beatitudini con naturalezza, come si abita in campagna o in montagna. E’ questa la prima fedeltà di Turoldo: la fedeltà delle origini”. E Balducci traccia, senza saperlo, quello che è anche. un autoritratto, a pochi giorni dalla propria morte: “Dietro il suo piglio apparentemente aggressivo, c’è sempre stato il continente della tenerezza, quella tenerezza fertile di sogni che è il grande patrimonio dei poveri. Da quel continente vasto come il mondo dei poveri (i quattro quinti dell’umanità), egli non si è mai staccato, convinto che quello è il mondo di Dio. Era questo il suo modo di restare uomo anche essendo un monaco, un prete, un intellettuale, un poeta. “ Noi preti – scrisse ancora Balducci - non amiamo dircelo, ma il nostro compito faticoso, appena usciti dal periodo di formazione, è spesso quello di ritornare uomini, liberandoci dalla frattura fra la nostra genuinità umana e le forme impresse in noi dall’impegno ascetico a imitare i modelli. Il miracolo spirituale di Turoldo è stata la sua umanità originaria, retaggio dell’umile gente, che gli ha reso impossibile guardare il mondo dall’altra parte, dalla parte di coloro, si tratti pure di ecclesiastici, che si sono integrati nella società. Il mondo egli lo ha sempre visto con gli occhi dei poveri, che sono insieme – ecco una verità importante – occhi disperati e festosi”. L’amore per il mondo dei poveri, il mondo visto con gli occhi dei poveri fu per Davide e per Ernesto non soltanto fedeltà alle radici ma profezia. Profezia, spiegarono più volte, non vuol dire conoscere il futuro ma sapere che il futuro non può rimanere incatenato al presente, che l’uomo è vivo in proporzione della sua capacità di volere un futuro diverso, in cui gli “ultimi” vedano riconosciuti i loro diritti e la pace sia la festa dei poveri che hanno avuto giustizia: “L’uomo vero – disse Balducci a un nostro convegno, aprile 1978 – l’uomo vero è quello che rifiuta il presente e aspetta un’altra società, un mondo diverso”. Nessuna conquista religiosa, nessuna affermazione sociale della Chiesa fu mai importante per Turoldo e per Balducci, e neppure sacra, quanto la realizzazione della giustizia, lo schiodamento dei poveri dalle croci erette dal sistema dell’imperialismo capitalista. Davide griderà che la sua fedeltà alla povera gente dalla quale è venuto esige una giustizia senza la quale neppure il paradiso gli sarebbe bene accetto: Dirà in una sua poesia: …nulla che non fosse male, mi rimase estraneo. Ma fierezza mi conforta fino a credere che mi perdonerà. La fedeltà mantenuta, l'istinto, Dio, di te non tradito, l'aver mai tagliato, con le radici, mai rotto, con l'umile gente,o sceso a patti con l'Epulone, mai! Prima ragione dei miei amari conflitti pur con la chiesa: ragione che mi rende difficile accettare perfino una sorte felice: che mia madre e la madre e il padre di Rigoberta e l'ultimo campesino e il negro di Soweto siano in un paradiso dove giustizia non sia fatta... Quanto a Balducci, ci spalancherà davanti ad ogni omelia il quadro della Terra ferita. Aveva confidato una volta, in un altro suo testo poco noto, di avere visto nel noviziato delle Piccole Sorelle, a Assisi, “un grande planisferio che occupava quasi tutta la parete. Come meglio esprimere l’idea, che è poi il programma dei figli del padre De Focauld, che la contemplazione va vissuta lungo le vie del mondo? Da allora anch’io ho tolto dalla parete della mia stanza da letto le immagini dei santi. Vi campeggia una grande carta geografica, in modo che quando mi sveglio, ho sotto gli occhi tutti i continenti. Evito così il pericolo di tenere troppo in su la mia anima e l’avvezzo a camminare con i piedi per terra”. E Balducci aggiungeva che andava “superata la stagione del cristianesimo intimista che ha abituato troppi credenti a ritenersi universali solo perché, chiudendo devotamente gli occhi, sentono di voler bene a tutti gli uomini, ricchi e poveri, bianchi e neri, sfruttatori e sfruttati, a tutti, insomma. Obbligati dalla fede ad affermare l’armonia e la pace, (…) saltano asceticamente le contraddizioni della storia vissuta e si rifugiano nel regno dei Cieli, dove Dio sarà tutto in tutto”. Vivere il vangelo nella storia, significava per Turoldo e per Balducci accettare di contaminarsi e vedere nella Chiesa un strumento messianico di servizio ai poveri, dunque una comunità costretta non solo a rinunziare ad ogni pretesa di potere mondano. ma anche a rinunziare a ogni pretesa di neutralità silenziosa. Balducci guardava al suo maestro, Gesù di Nazareth, ricordando che egli “ha manifestato l’amore dall’interno delle contraddizioni del mondo e lo ha scontato con la morte proprio perché il suo amore per il mondo era sempre anche un giudizio sul mondo”. Questo compromettersi nella storia è il filo rosso mai interrotto nella trama della vita dei nostri grandi amici ed è quello che ce li ha resi tali. Balducci ha detto una volta che noi, la Rete, cercavamo di vivere e di diffondere appassionatamente “la responsabilizzazione delle coscienze, senza di che il mondo non cambia o, se cambia, cambia in peggio”, aggiungendo che noi avevamo capito che “il senso di responsabilità non è l’esclusiva dei cristiani, ché anzi, come ha riconosciuto il Concilio, noi siamo, oggi, testimoni di un nuovo umanesimo nel quale l’uomo si definisce per il suo senso di responsabilità dinanzi agli uomini e alla storia intera”. Lasciatemi dire (spero senza commuovermi troppo) che questo umanesimo nuovo noi lo abbiamo visto testimoniato tante volte in questa sala ormai storica per noi, ma che uno dei ricordi più belli è proprio legato a Balducci. Convegno del 1978., siedono insieme e ci ammaestrano con fraterna consentaneità e con la serena severità di chi vive con la mente e con il cuore le tragedie dell’umanità, Balducci e Lelio Basso, il grande socialista che ci insegnò a farci grido di chi non ha voce. Credo che molti di noi conservino ancora il ricordo del massiccio figlio di minatori del Monte Amiata accanto al piccolo, scattante studioso di Rosa Luxembourg, con il suo volto somigliante a quello di Lenin ma con il suo appassionato interesse per il cristianesimo, anche se egli si proclamava agnostico. Credo che molti, nel vedere insieme il sacerdote e il laico (non so bene come definirlo: certo non posso dire “non credente”, dirò “non religioso”), ripensarono allora – e ripensano oggi - alla poesia scritta anni prima da Turoldo: Fratello ateo, nobilmente pensoso alla ricerca di un Dio che io non so darti, attraversiamo insieme il deserto. Di deserto in deserto andiamo oltre la foresta delle fedi liberi e nudi verso il nudo Essere e là dove la Parola muore abbia fine il nostro cammino. Ho citato il nome di Lelio Basso, accanto a quelli di Balducci e di Turoldo, ma c’è un altro nome che non posso non citare. La compromissione sui drammi della Terra guidò Balducci e Turoldo all’amore filiale per grandi maestri come papa Giovanni e monsignor Romero, che anche noi potemmo, come loro, amare soltanto da lontano: Ma un altro santo ci fu vicino e anch’egli passò per questa sala, per confermarci nella fedeltà alla causa dei poveri e per chiedere a quelli fra noi che si dicono cattolici di essere Chiesa dei poveri e per i poveri. Parlo, come avrete già compreso, di don Tonino Bello. Se la Rete conserverà il ritmo biennale dei suoi convegni nazionali, l’anno prossimo il nome di questo vescovo non potrà essere onorato da un’assemblea come la nostra nel decennale della sua morte: 20 aprile 1993. Allora permettetemi di unirlo oggi, nel nostro ricordo e nella nostra riconoscenza, a Turoldo e a Balducci, ai quali egli, vescovo, guardò come a fratelli maggiori: e di chiedere alla segreteria della Rete che siano ristampate e diffuse le parole che egli ci rivolse qui nel Convegno del 1988. Dei tre profeti italiani della pace che per nostra desolazione sono morti nel giro di 14 mesi, don Tonino Bello era il più mite ed umile: non aveva la voce tonante né il torrente di poesia che sgorgavano da Padre Davide; non aveva la cultura maestosa e acuminata di Balducci; dei tre era il più prete, nel senso che a differenza degli altri due non aveva frequentato università né prestigiosi circoli culturali; per la maggior parte della sua vita aveva fatto il parroco della povera gente. Ma il vescovo Tonino Bello sapeva parlare con il candore e il vigore di un adolescente, anche a cinquant’anni compiuti: e trovare immagini feriali, casalinghe, a tutti comprensibili, per tradurre il vangelo in parole d’oggi. Si rivolgeva ai generali, contestandone i disegni e la retorica, ma come a persone bisognose d’amore; levava la voce a difesa di suo fratello (l’immigrato nordafricano, l’operaio cassintegrato, il vecchio in fila per la pensione); a difesa di sua sorella: la donna del Sud, ancora minacciata dal maschilismo. E alla fine questo piccolo grandissimo vescovo ci donò il suo capolavoro evangelico: già minato dal cancro (lo stesso che aveva ucciso padre Davide) questo walking dead, questo condannato a morte, osò levarsi dal suo letto, fra l’orrore dei medici curanti, imbarcarsi, viaggiare su strade gelide e insanguinate, entrare in Sarajevo con una colonna di pacifisti per deporre nella città-martire il sorriso della solidarietà. Esempio meraviglioso e scomodissimo perché ha aperto dimensioni nuovi alle testimonianze dei pastori di uomini. Voglio dirlo sottovoce ma con intimo strazio: perché nessuno dei vescovi che gremirono il suo funerale è capace (almeno i più giovani e in buona salute) di muoversi per Gerusalemme a portare l’abbraccio di pace a monsignor Sabbah che piange il suo popolo straziato? Perché addirittura non una delegazione di vescovi, presieduta magari dal grande cardinale italiano che si dichiara cittadino di Gerusalemme, che pensa di andarci a vivere, che a Gerusalemme si è comprato la tomba? Dice padre Camillo De Piaz che fu intimo amico di padre Davide: “Padre Davide non avrebbe taciuto”. Sì, è vero, padre Davide non avrebbe taciuto né avrebbe taciuto Balducci davanti a questo atroce quadro in cui si contempla per la prima volta, mi pare, in tutta la sua crudeltà la potenza del capitalismo globalizzato: L’emissario dell’Impero, il rappresentante di un’ ONU che sembra ormai un coro di voci bianche, il capo della Russia ammansita (che celebra i propri massacri in Cecenia con l’aiuto dei consiglieri militari americani) e infine i leaders dell’Unione europea, dunque, tutti insieme, i rappresentanti dell’intera opinione pubblica internazionale, intimano a un paese di meno di 5 milioni di abitanti di rientrare nei propri confini, di cessare il massacro di un altro popolo; e gli statisti del piccolo paese possono rispondere con arroganza: “Lasciateci lavorare”, quasi stessero perfezionando un piano politico. Che vergognosa, samguinosa commedia delle parti, quanti Ponzio Pilato in doppio petto. La realtà è chiara e terribile: ancora una volta (ma questa volta senza maschera) a decidere è la Borsa di New York, la lobby filo-israeliana che governa tanta parte delle multinazionali e circonda e domina un Dobliù Bush, politicamente microcefalo e perverso sul piano etico. Eventi profetati da Turoldo e da Balducci. Turoldo vide distendersi sulla terra che amava ciò che egli definì “il discorso devastatore del mercadante” e ne soffrì soprattutto per le “anime spente” che generava; arrivò a paragonare il suo male alla spietata legge del Mercato, scrisse che il suo cancro era il simbolo de “i paesi capitalisti che mangiano tutto e non distribuiscono ai paesi poveri”. Non si concesse mai di distogliere gli occhi dalle speranze cadute, le contemplò ad occhi aperti. Così Balducci che considerò la guerra del Golfo - guerra aperta del Nord contro il Sud - e i primi lividi bagliori dei conflitti balcanici come un tornante della storia che ci inseriva, più disarmati che mai, in una crisi planetaria. “Ogni illusione sulle magnifiche sorti progressive si è spenta – scrisse Ernesto due settimane prima della sua morte, avvenuta per estenuazione delle forze generosamente spese per l’animazione di tanti gruppi -. Ogni giorno ho notizia di popoli che attorno a me precipitano nella morte, bambini che, appena nati, senza ancora avere aperto gli occhi alla vita, si ripiegano nell’inerzia oceanica della morte (…). L’aggressività intrinseca alla stessa tecnologia (…) ha assottigliato le risorse energetiche e lo ha fatto con tracotanza faustiana e dunque con criminale follìa. Sono certo che nella psiche collettiva questa estrema precarietà del futuro ha generato un collasso della gioia di vivere e, di riflesso, una spinta all’aggressività endemica”. E però, coraggiosi nell’affrontare la realtà, Turoldo e Balducci e Tonino Bello furono eroici nella testardaggine della speranza. Lasciatemi sottolineare, qui e ora, questo concetto. Abbiamo ascoltato ieri una relazione brillante ed esaustiva ma nella quale ogni riferimento alla speranza sembrava del tutto marginale. Stamattina abbiamo udito interventi che ci hanno mostrato la tragedia di un popolo che, a tre ore di aereo da noi, agonizza sotto il maglio di un’enorme macchina militare che pare inarrestabile mentre decine di migliaia di bambini crescono senza sapere cosa voglia dire “speranza”. Io voglio portare qui la mia certezza, convinto che essa sia stata anche la certezza di Turoldo, di Balducci, di Tonino Bello. E questa certezza è la seguente: vi sono momenti nella storia in cui la speranza - le regioni e le ragioni della speranza – non sono visibili. Allora dobbiamo essere capaci di leggerla come in filigrana nel futuro, di cercarla nelle crepe della realtà, negli interstizi della storia, là dove mai il cosiddetto buonsenso e il cosiddetto realismo posano lo sguardo: e dunque anche i noi stessi: in ciascuno di noi e in noi-insieme... Noi possiamo, e dunque dobbiamo, essere generatori di speranza. Come generiamo amori, figli, poesie, pane e futuro per le nostre creature o anche – più semplicemente - non ci arrendiamo al conformismo che ci assale da mille strade, cola come una broda velenosa dall’eloquio di Berlusconi, dalle televisioni ridotte a megafoni di banalità, ma prima ancora dalla soave aggressione del consumismo, come ogni giorno, magari senza parlare, rinnoviamo il nostro atto d’amore con la donna o l’uomo con cui abbiamo scelto di vivere, così dobbiamo ogni mattina rinnovare il nostro patto d’amore con la speranza. Credo fortemente che ogni mattina dobbiamo dire che c’è ancora speranza nel mondo perché in noi (“in me”, deve dire ciascuno di noi), non può essere distrutta la convinzione che la storia non può finire nel pianto della Pacha Mama che vede distruggere le sue creature, che la storia non può finire sino a che non sarà riscattata, ovunque, la dignità dell’uomo, della donna, del bambino. Credo fermamente che ogni giorno dobbiamo cercare di fare emergere dalla nostra pochezza quell’homo absconditus di cui spesso parlava Balducci: l’uomo che Dio ha preparato dentro di noi e che potrà un giorno, se noi sapremo aprirgli la strada fra le nostre debolezze e le nostre paure, vivere in armonia con la Creazione. E’ questo il senso della vita, l’unico che può darci e conservarci una giovinezza che non ha niente a che fare con le rughe e con i malanni. Questo è il lascito, a me pare, di Turoldo, di Balducci e di Tonino Bello, faticatori della Parola di Dio e della causa dei poveri: soltanto la caparbietà e la creatività della speranza danno valore alla vita. Scriveva Balducci in una pagina vergata due settimane prima della sua morte: “Mi accorgo con gioia di avere a mia disposizione un tempo da vivere e da riempire di significati”. Che questa gioia ci tocchi tutti, risieda in noi e nei nostri figli. (Ettore Masina)

e-m@il 
--------------------------------------------------------------------------------

Domani (12/4/02) sarà a Verona il ministro della giustizia Castelli per presentare, tra l'altro, la proposta di istituzione della corte d'appello a Verona. Nel dibattito delle ultime settimane anche sul giornale locale tutti si sono dichiarati d'accordo su questa proposta, nessuno si è ricordato di dire che la prima pdl in questo senso è stata depositata da me ancora nella scorsa legislatura (1996) e in questa nel giugno 2001, mentre quella di cui si parla (Giorgetti) è di marzo 2002. Solo per amore di verità e perchè nella nostra città non c'è agenzia informativa disponibile a riconoscere una 'primogenitura' a Rifondazione Comunista. 
Grazie per l'attenzione. On. Tiziana Valpiana

p@role @ltre 
--------------------------------------------------------------------------------

La nuvola e la duna
Una nuvola giovane faceva la sua prima cavalcata nei cieli, con un branco di nuvoloni goffi e bizzarri. Quando passarono sopra al grande deserto del Sahara, le altre nuvole più esperte, la incitarono: "Corri, corri! Se ti fermi qui, sei perduta!" La nuvola però come tutti i giovani, era curiosa e si lasciò scivolare in fondo al branco delle nuvole, così simili ad una mandria di bisonti sgroppanti. "Che cosa fai?Muoviti!", le ringhiò dietro il vento, cercando di spingerla. Ma la nuvoletta aveva visto le dune di sabbia dorata: uno spettacolo affascinante. E planò leggera leggera. Le dune sembravano nuvole d'oro accarezzate dal vento. Una di esse le sorrise. "Ciao", le disse. Era una duna molto graziosa, appena formata dal vento, che le scompigliava la luccicante chioma. "Ciao io mi chiamo Ola",si presentò la nuvola. " Io Una", replicò la duna. "Com'è la tua vita laggiù?", domandò la nuvola curiosa. "Be' sole e vento. Fa' un po' caldo, ma ci si arrangia. E la tua?". "Sole e vento, grandi corse nel cielo". "La mia vita è molto breve", disse le duna. "Quando tornerà il gran vento forse sparirò!". "Ti dispiace?". "Un po'.Mi sembra di non servire a niente". "Anch'io mi trasformerò presto in pioggia e cadrò. E' il mio destino". La duna esitò un attimo, poi disse: "Lo sai che noi chiamiamo la pioggia paradiso?". "Non sapevo di essere così importante!", rise la nuvola. "Ho sentito raccontare da alcune vecchie dune quanto sia bella la pioggia ", disse la piccola duna. "Con la pioggia noi ci copriamo di cose meravigliose che si chiamano fiori". "Oh, è vero. Li ho visti". "Io probabilmente non li vedrò mai...", concluse mestamente la duna. La nuvola riflettè un attimo, poi disse: "Potrei pioverti addosso io!". "Ma morirai!". "Tu però fiorirai", disse la nuvola, e si lasciò cadere, diventando pioggia iridescente. Il giorno dopo la piccola duna era fiorita.

@ @ @ FINE @ @ @

horizontal rule

Precedente Home Su Successiva

Organizzazione ] Patrimonio Librario ] Attività Culturali ] Informagiovani ] Spazio Utenti ] Periodico Informativo ] Link ]