Incursione mattutina nel giardino, a cogliere bananine. Scarseggiando
le nozioni sull'altra frutta tropicale, tocca lasciarla li' a marcire
sui rami. E non c'e' nessuno a cui chiedere lumi: anche oggi, domenica,
la reception resta chiusa, con un numero d'emergenza e due quarti di
dollaro per chiamare; non si vede piu' in giro neanche la gatta.
La giornata prevede poche, semplici attivita'.
Colazione ai tavolini di un caffe' su quella che sembra essere la main
street, dove si assiste a un discreto transito di mezzi matti e
fricchettoni d'una certa eta'. Questa citta' un po' decaduta,
tranquilla e amichevole, offre rifugio a forme di vita alternativa in
via di estinzione, dall'easy rider al rasta.
Ma noi siamo turisti e ci dirigiamo senza indugio alle nostre mete.
Si comincia con le Akaka Falls, quindici miglia a nord della citta',
cascate con cornice tropicale rigogliosa quanto mai.
Per il pranzo sosta a Honomu, antico borgo (inizio secolo) in via di
rilancio.
Intavoliamo una lunga conversazione con la proprietaria di un negozio
in ristrutturazione, che ci tiene a raccontarci le sue origini, il
presente e le prospettive future, sopravvalutando la nostra capacita' di
decifrare il suo parlare svelto e sottovoce. Due turisti tedeschi (che
scopriamo essere gli altri occupanti del nostro albergo), suoi ostaggi
fino a quel momento, approfittano della situazione per defilarsi..
Caricatura a parte, e' piacevole riuscire a stabilire un minimo di
contatto con la gente del posto, e alla fine ci congediamo con grandi
abbracci e baci, uno per guancia secondo le nostre usanze forestiere.
Segue ricognizione per il paesello.
Storico General Store
Grande Banyan Tree
Under the Banyan Tree
Sulla via del rientro, deviamo dalla Highway per una scenic drive poco
scenic ma molto cratteristica nel tratto dentro la foresta, e
raggiungiamo l'Hawaii Tropical Botanical Garden, che contende al
National T.B.G. di Kauai la palma (appunto) nella categoria giardini
tropicali.
Insieme ai biglietti acquisto una salvietta antizanzara, che
risultera', come certe condizioni dei teoremi, necessaria ma non
sufficiente..
Il percorso del giardino e' vario e affascinante, ci si imbatte in
autentici fenomeni come l'albero delle palle di cannone, da cui pendono
innumerevoli sfere grosse come bocce, oppure felci dal tronco legnoso,
alte come alberi. Nutritissimo il settore delle orchidee.
Metto una piccola e arbitraria scelta di immagini, da autentico incolto
della materia.
Rientrati in citta', sopralluogo a Banyan Drive, zona di alberghi e
ristoranti, per ipotesi di cena. Come dice il nome, e' un viale
costellato da giganteschi Banyan (varieta' di ficus), piantati da
personaggi illustri (tra cui Roosvelt, Babe Ruth) in tempi di maggior
splendore.
Il luogo e' piacevole, ma i ristoranti non ci entusiasmano.
Ci spostiamo sul litorale est, a Leiwi Beach Park, frequentato dalle
famiglie locali, coi loro pickup, le frotte di marmocchi, i barbecue e
le pilate di surf (per la cronaca il surf nasce proprio nelle Hawaii di
'prima del contatto'). Stona la fragorosa e dozzinale colonna sonora
pseudo-giamaicana che viene sparata dagli impianti stereo, invece di
piu' bonarie e consone musichette hawaiane.
Tentativo di prenotare al Seaside Restaurant, popolarissimo ristorante
di pesce della zona. C'e' solo un tavolo, ma subito (18:15), percio'
rinunciamo a malincuore nonostante le raccomandazioni dell'anziano
guardiano del parcheggio.
In definitiva ceniamo ancora dalle nostre parti, in un bel ristorante
vagamente giapponese. Squadra che vince non si cambia: ordino ancora un
piatto a base di Ahi appena scottato e verdure.
In albergo, ci fanno gli onori di casa queste simpatiche bestiole