La Svolta
Dalla concertazione all'imposizione

Forse è la prima volta che un'azienda elettrica avvia la procedura ufficiale per l'installazione di una centrale senza aver prima ricercato l'accordo con i rappresentanti politici ed economici di quella località.
Il punto ineludibile fino ad ora era costruire le premesse per uscire vincenti nel confronto successivo, ottenendo almeno il consenso passivo della popolazione.
Una serie ormai nota di argomentazioni costituiva il repertorio di quei dibattiti, accesi ma reali, in cui i cittadini discutevano del loro futuro, dei progetti di sviluppo.
Si trattava, è vero, di luoghi comuni, spesso odiosi perchè apparivano come dei ricatti (lavoro in cambio di salute, si diceva), ma agli albori della liberalizzazione del mercato energetico questa era sembrata una strada percorribile, che conciliava l'interesse economico con l'immagine dell'azienda.
Nel solo anno 2000, ben 169 richieste erano giunte ai comuni italiani. Ogni azienda contattava due-quattro comuni, ponendoli in competizione fra di loro. Abili imbonitori affiancavano i sindaci favorevoli per spiegare che col turbogas si emette nell'atmosfera solo vapore acqueo, prendere o lasciare.
La nostra scelta non è stata facile, ma alla fine tutti eravamo d'accordo: in quel luogo la centrale non poteva sorgere.
Quella prima fase è terminata, o almeno ne è iniziata una nuova.
Siccome Crevalcore è un sito appetibile per posizione e infrastrutture, la centrale la si costruisce ugualmente, con o senza il consenso. E ad imporsi con l'inesorabile avvio della procedura è proprio un'azienda bolognese, che si è costruita un'immagine nelle nostre case promuovendo, con l'assessorato all'ambiente, la raccolta differenziata dei rifiuti.
La nostra gente è contraria: con questo dato di fatto dovrà misurarsi anche chi nella Seabo crede che esistano scorciatoie, chi vuol far soldi facendo l'interventista e tirando fuori il manganello.